C'era
una volta (nel film Unbreakable) David Dunn (Bruce Willis), un uomo che dopo
un incidente ferroviario catastrofico è uscito del tutto incolume e con di più
la consapevolezza di avere dei super poteri, precognizione (toccando una
persona "sente e vede cose" che la definiscono come buona o cattiva,
come accadeva a Christopher Walken ne La zona morta) e super forza.
Convinto di essere autenticamente "super", divide pericolosamente
questa ossessione con il figlio Joseph (Spencer Treat Clark), trasformandosi
nel vigilante conosciuto come il "guardiano verde".
C'era
una volta (nel film Split) Kevin Crumb (James McAvoy), un uomo che lavorava
in uno zoo con un forte disturbo dissociativo della personalità, personalità
multiple tra le quali si aggirava un assassino o forse addirittura un demone
dalla forza sovrannaturale che amava farsi chiamare "la bestia".
L'amore di una bella (Ana Taylor-Joy), placò in parte la bestia, ma questa
scappò e divenne lo spauracchio criminale / leggenda urbana conosciuto come
"l'orda".
C'era
una volta un uomo incredibilmente intelligente che fin da piccolo era stato
afflitto da una patologia grave che rendeva il suo corpo fragile come il vetro,
Elijah Price (Samuel L. Jackson). Per cercare di confortarlo, per fargli
credere di avere uno scopo nel mondo, sua madre (Charalyne Woodard) gli
regalava fin dall'infanzia tonnellate di fumetti di supereroi. Diventato
adulto e un super appassionato di comics, di quelli integralisti, un "true
believer" come direbbe lo scomparso Stan Lee. Elijah si interessò sempre
più di fumetti mischiando arte, storia e mitologia, coltivando la convinzione
che i supereroi dei fumetti fossero in realtà lo specchio di storie reali di
divinità vissute realmente sulla terra e "nascoste alla massa". Elijah
arrivò da vero credente alla convinzione che il mondo "dovesse
essere in equilibro" e dedicò tutta la vita alla ricerca di qualcuno
che fosse a lui biologicamente opposto, per un puro calcolo statistico.
Se lui era imprigionato in un involucro fragile e crudele, doveva esserci da
qualche parte anche un uomo con corpo invincibile, un uomo destinato a vivere
per fare del bene agli altri come un supereroe. L'ossessione di questa ricerca
fece diventare Elijah un pericoloso terrorista, il burattinaio occulto di
una delle più grandi stragi locali, ma la sua fede venne ripagata quando scoprì David Dunn. Quando era piccolo, i bambini lo chiamavano "mister
Glass", un soprannome da cattivo dei fumetti, conosciuto Dunn Elijah trova
il suo posto nel mondo e si convince di essere un supercriminale, per tutti i
crimini che ha compiuto per seguire la sua "fede". Un villain geniale
e malinconico come Lex Luthor.
Oggi
David Dunn, Kevin Crumb ed Elijah Price a seguito di alcune vicissitudini sono
tutti internati in un manicomio criminale, nelle mani della dottoressa Ellie
Stample (Sarah Paulson), esperta nel trattare persone con manie di grandezza e
complesso da supereroi. Un medico che vorrà convincersi con tutte le forze e le
scienze disponibili che i supereroi e i supercriminali, i demoni e le altre
cose strane in fondo per il mondo comune "non esistono". Puro
folklore se non peggio, fumetti di bassa lega, creduloneria per masse deboli.
La Stample non sembra certo una "True believer" come Elaijah e
farà di tutto per trasformare quel posto nel dannato Nido del Cuculo. Ma
se i fumetti raccontassero storie vere?
Sono
passati vent'anni da quando M. Night Shyamalan dopo il grande botto di successo
de Il sesto senso coinvolgeva per un nuovo progetto Bruce Willis. In
un periodo in cui se ne parlava ancora a bassa voce, il regista di origine
indiana iniziava a maneggiare il genere - tormentone degli anni futuri, il
cine-comics, presentandone una versione già autorale, intimista, spesso
religiosa più che mistica e decisamente anti-spettacolare. Conferma alle
musiche il grande James Newton Howard, che gioca con un tema dell'eroe che
sottotraccia rispolvera le trombe di Superman di Mancini, scambia le
inquietanti porte e palloncini rossi fotografati da Tak Fujimoto, e passa
ai colori freddi ma "gentili", quasi pastello, di Eduardo Serra, dove
il bene e il male si ammantano di verde e viola sotto un perenne cielo piovoso.
Verde scuro/blu è Bruce Willis, che sembra un po' Superman è un po' Captain
America, Viola è Samuel L.Jackson un po' Joker e molto Prince. Un film
sussurrato, sull'importanza di credere in qualcosa, sul fatto che la cosmogonia
americana non arrivi a Omero ma si fermi e cerchi grandezza e riconoscimento
fra i fumetti di supereroi. A sorpresa, ma neanche troppo, un film sulla
religione e sul fanatismo, su quanto uomini comuni (ma anche dei bambini
americani medi, e questo è il "trigger" della pellicola), soprattutto
se disperati, possono spostare oltre l'asticella per avere "una risposta"
che dia un senso alla loro vita. Molto dramma, poche delle super-botte che i
film cinecomici ci regaleranno in futuro, ma bellissime interpretazioni e la
bella metafora che un supereroe può ben nascondersi tra le persone comuni.
Forse non eravamo pronti, il film incassa ma non fa i numeri, anche se si
riprenderà con l'home video diventando un piccolo classico, M. Night Shyamalan
dopo fantasmi e supereroi passa agli alieni e sarà tutta una nuova storia.
Passa un po' di acqua sotto i ponti, successi e anche no, M. Night Shyamalan è
in Blumhouse, con un micro budget, dove è umilmente ripartita la sua carriera
con The Visit e si inventa Split, una storia di personalità multiple e
sovrannaturali con al centro un James McAvoy avvolto in colori gialli accesi
dalla fotografia di Mike Gioulakis, raccontatoci musicalmente da un sincopato
West Dylan Thordson. McAvoy mette in scena uno strabiliante One-man-show in cui
è un uomo con 23 personalità di tutti i tipi, età, razza, sesso + 1
"rara", forse di matrice diabolica forse di matrice supereroistica
alla Hulk. Sul finale M. Night Shyamalan pensa "E perché no? Oramai lo
fanno tutti..." ed ecco che compare il personaggio di Willis di Unbreakable
e già si pensa ad un capitolo tre. Ma a M. Night Shyamalan (il cui nome sto
copia-incollando grazie ad un comodo tasto, guardate! M. Night Shyamalan, M.
Night Shyamalan, M. Night Shyamalan, M. Night Shyamalan... tutte le volte che
voglio e senza mai sbagliarlo!!) è davvero uno che ci crede ai fumetti al
cinema? Gli interessa davvero questo filone al di là delle implicazioni
religiose, della "origin story" e della follia dietro a mettersi una
mantella per pestare i teppisti di notte? M. Night Shyamalan vuole farlo
Avengers? Ma anche no, che i blockbuster dopo After Earth non gli vengono benissimo
e questo Glass è un low budget come lo era Split. Low budget di stra-lusso, con
grandi attori coinvolti e storia ben studiata, ma convintamente
"minimal" rispetto quello che i fan dei cinecomics degli ultimi
vent'anni si aspetterebbero. Anzi! Un film che ancora di più mette in dubbio
l'esistenza dei superpoteri e la loro relativa rappresentazione visiva. Chi si
aspetta botte da orbi qui "non gode", M. Night Shyamalan fa di tutto
per creare tensione e spesso ci riesce ma non la butta mai davvero in liberatoria
caciara, pensando invece al Nido del Cuculo, come sopra già citato, e facendo
sì che il personaggio più terribile di tutti sia la Paulson, sempre bellissima
e tagliente, che non a caso è perfetta nel ruolo di la dottoressa aguzzina. E se
Willis è verde, McAvoy giallo e Jackson viola, l'aguzzina della Paulson è
circondata e vestita (dalla fotografia sempre del bravo Mike Gioulakis ) di un
terribile rosa pastello da educanda perfida e autoritaria, come la Dolores Jane
Umbridge interpretata per Harry Potter da Imelda Staunton, tutta rosa e dannati
gattini. Il colore "dell'amore fasullo" di chi ha a che fare
"dall'alto" con i deboli e i pazzi.
E che i pazzi impazzino,
quindi. McAvoy fa di tutto per avere il premio di matto e sfoggia tutto il
repertorio dell'orda, tra l'ancheggiamento e le pose sexy di Patricia,
l'ingenuità del bimbo, la paranoia di Dennis, l'hulkesca Bestia che corre sui
muri e parla coi rutti, il professore orientale, il bullo... una grande prova
da matto. Willis, che dopo il remake de Il giustiziere della notte (che ci è
piaciuto, vedi la recensione più indietro) è tornato un po' in pista dopo un
periodo in ombra, qui si conferma solido e generoso, molto bravo a duettare con
il "figlio" interpretato da Clark, sempre umano, sempre eroicamente
dolente. Samuel L.Jackson si vede solo dopo una mezz'ora, ha il personaggio
pieno di tranquillanti e mezza lobotomia, sta per lo più con la bava a fissare
in camera. Ma si mangia letteralmente tutto il film. Con meno possibilità
interpretative di una pianta, per la precisione, si mangia tutto il film.
Imponente pur perennemente sulla sedia a rotelle, diviene tragico, titanico e
alla fine pure "giusto". Si tifa per lui e lui non sa deludere,
ancorato come è ad un personaggio che già vent'anni fa dichiarava di avere
molto amato, Jackson dà il meglio e impone tutto il ritmo della pellicola.
Tutti bravi, il film gira e anche se lunghissimo, più di due ore, non annoia. E
poi arriva lo "Shyamalan twist", il colpo di scena marchio di
fabbrica del regista indiano fin dai tempi dell'esordio. Chi lo rivela muore,
come da tradizione, ma posso anticipare che è una bella rasoiata, qualcosa di
forte, "utile" e che fa anche ben incazzare, ma che dà "potenza" (spero di non rivelare troppo con queste virgolette...) al
messaggio finale a un film che negli ultimi minuti, forse per l'idiosincrasia
di essere avvicinato per dinamiche agli altri cinecomics, vive di qualche alto
e basso. A voi scoprirlo, a voi indagarne la "portata"
effettiva.
Tiriamo
le somme. M. Night Shyamalan intreccia con stile e amore tanto Unbreakable
quanto Split, recupera tutto il
recuperabile in termini di contesto e personaggi, arricchisce e approfondisce,
trova una chiosa unica e confeziona con stile. Il mood è quello di chiudere il
cerchio e permettere la visione dei tre film in serie, come una piccolina
mini-serie TV di lusso, per lo più facendoci trastullare con temi già espressi
nel primo Unbreakable. In questo scegliendo/riconfermando tatticamente un
"volare basso" che forse per chi legge "un nuovo film di
supereroi al cinema" non porta tutte quelle esplosioni e stunt-man che ci
aspetteremmo da un Deadpool (giusto per citare un altro film sui supereroi non
esattamente con budget stellare ma con azione dieci volte più presente che qui
in Glass). Bello il fatto che vengano recuperati molti momenti delle prime due
pellicole per far vedere come gli interpreti e i loro personaggi siano
cresciuti negli anni, anche se mi fa sentire dannatamente vecchio.
L'ultimo
M. Night Shyamalan mi è piaciuto, forse l'ho trovato un po' freddo e poco
accogliente in certi passaggi (ma è giusto che il cinema "smuova"
anche sentimenti come l'inquietudine), mi ha fatto un po' arrovellare (il tema
"religioso" trova terreni semplificati ma per nulla banali) ed
incazzare (anche un po' McAvoy, ma lo dico con simpatia). Ho amato i
personaggi, ho amato le fumetterie dai colori fluo stile discoteca che non ho
mai visto a Milano e nel resto del mondo. Ho amato rivedere la stazione di
Filadelfia con al centro la grande statua dell'angelo della resurrezione, me ne
ero scordato. Ho amato rivedere il Samuel Jackson bambino che va al parco
giochi con i giganteschi pelouche per "foderare" la giostra e pararsi
dagli urti, scena che mi fa ancora male al solo pensiero. Bella la clinica
- prigione con le stanze piene di aggeggi tecnologici per "usare la
kriptonite" contro i supereroi. Glass ha saputo bene giostrarsi nei
territori più sinistri tipici del regista, tanto nella parte melodrammatica
altrettanto tipica del regista. È un buon testamento di quanto di innovativo M.
Night Shyamalan ha apportato al genere cinematografico dei tizi in calzamaglia.
Gente colorata e palestrata forse non troppo dissimile, nei costumi e modi, dai
freak e acrobati che un tempo vivevano nel circo, in un mondo in cui magari
esordiva Superman, agli albori di Action Comics, come un Mosè spaziale. E
nemmeno volava. Roba da veri credenti.
Talk0
ho letto solo ora questa recensione per una rassegna stampa che sto facendo su Glass come esercitazione per un master, volevo solo dire che tra tutte (e credimi le sto leggendo proprio tutte!) credo sia la più bella, completa e profonda in assoluto. Complimenti!
RispondiEliminaTi ringrazio molto! Il nostro obiettivo è quello di sganciarci dalle classiche recensioni in 200 caratteri e con voto finale, per cercare di entrare nel cuore di un film, qualsiasi esso sia. Un grande in bocca al lupo per il tuo master, sperando che t possa continuare, in qualche ritaglio di tempo, a leggerci. Gianluca
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