martedì 8 gennaio 2019

Bumblebee: la nostra recensione!



 - Sinossi fatta male: Cybertron, anni '80 del calendario terrestre. A seguito di un conflitto bellico piuttosto caldo tra autobot e decepticon (riprodotti con dovizia di nostalgia e particolari con la  massima adesione al cartone animato anni '80) il soldato Bumblebee viene mandato su un pianeta qualsiasi vagamente conosciuto dai Transformers (ehm...), il nostro. Qui, il nostro eroe dovrà nascondersi e prepararsi a future comunicazioni. Bumblebee appena atterrato finisce in poche sequenze sotto il tiro di un militare anni '80 interpretato da John Cena (wrestler simpatico e semplicemente perfetto per incarnare l'action hero classico dell'action movie anni '80), ha un incontro ravvicinato con un terribile decepticon finito pure lui lì non si sa come e infine diventa l'E.T./Gigante di Ferro di una tosta ragazzina gnocca e maggiorenne (come ci tengono ad una certa a precisarci). Charlie (Hailee Steinfeld, già bravissima ne Il grinta dei Cohen e qui cresciuta benissimo) ha un po' di problemi a casa, ha delle insicurezze da affrontare e un posto nel mondo da trovare. Bumblebee ha da fare i conti con altri decepticon e con John Cena. Il film parlerà per un buon 80% dei problemi della ragazza e della bella amicizia con il robottino giallo. 


- Per me un grosso e deciso "NO!": Travis Knight è una persona molto interessante. Non solo è figlio dell'uomo che ha creato l'impero delle scarpe Nike (e ha pure un posto oggi nel consiglio di amministrazione), non solo è presidente di quella magnifica realtà che è la società di produzione di animazione in stop-motion che è Laika, ma è anche un regista giovane, pure molto bravo, da tenere in altissima considerazione. Il suo Kubo e la spada magica, quarto lungometraggio di Laika, è un vero gioiello animato e questo Bumblebee è la sua prima prova con attori dal vivo, il primo film del franchise Hasbro dei Transformers non diretto (ma qui comunque prodotto) da Michael Bay. 
Bumblebee ha tutti gli elementi di un film dei transformers.
Una trama che si muove da premesse senza alcuna attinenza logica con i capitoli precedenti (in fondo se un capitolo vi da l'impressione di essere legato al precedente per una trama di ampio respiro "non è un film dei transformers"). 
Bellissimi effetti speciali e visivi ad accompagnare la caratterizzazione (roba da spaccare la mascella e far piangere di commozione soprattutto se siete fan del brand di vecchia data) e combattimenti (con la classica "violenza velata ma non troppo" del brand, che presenta in fondo botte degne di un Mortal Kombat) di robottoni da favola. 
Una bella figliola al centro della scena, Hailee Steinfeld, possibilmente resa ancora più sexy da una fotografia che ne evidenzia le bellissime gambe.
Un tono generale divertente, condito da battute sceme in genere delegate a un personaggio simpaticamente sopra le righe (Cena è una bella, insolita e curiosa fusione degli storici personaggi i Turturro e Duhamel). 
Knight cucina seguendo di massima la ricetta. Non si limita a scaldare i quattro salti in padella ma ci mette del suo nella ricetta, ha una sua visione della storia, ha qualcosa di suo da voler innestare nel franchise. Cita e reinterpreta  il cinema per ragazzi anni '80, tenendo conto dello stupore e magia che sapeva suscitare nei più piccoli. Ha attenzione e garbo nel descrivere in immagini la vita, realistica ma non banale, di una adolescente e del piccolo mondo che la circonda, soffermandosi dove serve e alleggerendo dove serve. Sa evidenziare il cuore del racconto e sa gestirlo nel modo migliore attraverso la storia. Ha  pulizia e logica formale nel gestire le scene d'azione, che deriva dall'effettiva sua competenza nel campo dell'animazione. Come già emergeva in Kubo, Knight sa animare con molta sensibilità  i personaggi "virtuali", motivi per cui i primi venti minuti, autentico "status tecnico" della pellicola, tripudio animato/ digitale a trecentosessanta gradi, sono davvero magnifici.
Tutta questa cura, amore e attenzione, per me che in fondo sono un cretino, rendono il film di Bumblebee una palla colossale. 


Un perfetto lavoro di garbo e di stile che rendono evidente come i Transformers, posti in questi termini e in questo contesto, non hanno per me davvero nulla da dire. Forse perché io Il gigante di ferro di Bird l'ho già visto e amato (scovandolo in dvd quando in Italia una distribuzione miopissima non l'ha valorizzato per nulla), così come E.T. ce l'ho nel DNA perché è stata una delle esperienze più belle della mia infanzia, come come gli anni '80, in cui ero bambino e sono diventato adolescente. 
Posso rendermi conto che per un bambino, che non ha "vissuto negli 80" E.T. e "nei 2000" Il gigante di ferro, questo Bumblebee sia qualcosa di magico, che vada a nobilitare, per i fan, anche "il ricordo" dei cartoni animati dei transformers.
Solo che questo per l'appunto è per me un revival di E.T. e de Il gigante di ferro, e ha pochissimi a che vedere con il cartone animato e il mondo dei Transformers, la cui "sottotrama" è così poco importante per il regista che di fatto la relega ai primi venti minuti iniziali e in poche scene sul finale. 130 minuti di cui si parla di transformers per una 40ina, con i primi venti minuti da urlo, gli ultimi cinque da ponte per il futuro possibile film e nel mentre scenette riciclate dai due film di cui sopra e dalle "scenette dei transformers a casa del protagonista" per lo più riprese dal primo film di Bay del franchise. Il resto è un magnifico affresco sul percorso di crescita della bravissima ragazzina protagonista, sul suo modo di affrontare i problemi e paura per risolverli, anche grazie al suo "amico spaziale" che, come per tutti gli adolescenti, "è solo, incompreso, bistrattato dal mondo, come loro". Una "bella copia" per qualcuno del rapporto tra Sam e Bumblebee del primo film. Ma di fatto una trama che se togli Bumblebee e ci metti un tostapane spaziale o un cane venusiano non cambia di nulla. Non frega in fondo al regista il fatto che Bumblebee sia un transformers e tutta la sua sottotrama abbozzata male (come tutte le trame di tutti i film dei transformers) che gli gira intorno sembra scritta (e magari, per imposizione della famosa "writing room sui transformers" che si occupa della serie, lo è per davvero) da qualcun altro. Ha quasi una marcia diversa. 
Michael Bay aveva a che fare su uguali "trame transformers" strampalate, ma nella sua follia e anarchia visiva dava al film molta più "benzina" di più di così. Knight in 130 minuti (per me pure troppi) va sul racconto di crescita e ci incentra (bene, con tridimensionalità) più o meno tutto il film, con una colonna sonora di brani vintage e strizzate d'occhio a Breakfast Club. Di sicuro a fine visione so tantissime cose su Charlie e ho una nuova sensibilità nel guardare le adolescenti. Bay in 130 minuti faceva lo stesso "percorso di amicizia" ma in un sesto del tempo, ti faceva la sottotrama militare, ti faceva la sottotrama del presidente e della decifrazione del messaggio alieno (o comunque una trama relativa a come il mondo istituzionale/impresa/sociale affrontava i transformers), ti faceva la sottotrama sui men in Black del settore 7, ti faceva il disaster-movie su vasta scala dell'ultimo atto di tutti i film, ti faceva la sottotrama ambientata in un diverso periodo storico, aggiungeva la sottotrama della ricerca di un qualche strano e oscuro manufatto alieno. C'era pure sempre una sottotrama che riguardava animali buffi o mini-transformers o bambini. Bay era spesso bulimico, eccessivo, sopra le righe, confusionario nella gestione del tutto e soprattutto "estenuante" della messa in scena. Bisognava essere pieni di Red bull e carta per appunti per sostenere l'enorme e inutile matassa di informazioni che si affastellavano, che non si amalgamavano mai bene e che si scopriva non avere alcun costrutto e seguito nel film successivo. La visione era frustrante e pesante come una peperonata, ma era una esperienza visiva (fin troppo) completa. Dopo la visione di un qualsiasi transformers di Bay non ho mai imparato qualcosa di nuovo sulla mia visione del mondo, ero solo contento per aver visto uno spettacolo figo e sopra le righe che mi ha bombardato gli occhi e la testa per più di due ore.


Passare da Bay a Knight è come passare da un doppio menù King di Burger King a una insalatina leggera con un the verde. Il "Bay menù" ti riempie lo stomaco per ben oltre i 130 minuti di visione, ne subisci gli effetti per almeno una settimana, tra scene assurde e buchi logici, tra esplosioni continue e immotivate e innumerevoli personaggi assurdi da definire, tra riprese vorticose e psichedeliche. Lo "Knight menù" lo hai già digerito dopo 40 minuti e devi stare in sala fino a 130, con uno dei nodi narrativi centrali che riguarda la voglia della protagonista di tornare a far parte della squadra di tuffi della scuola. Non ci sono indugi sexy nel riprendere la bella protagonista, nessun eccessivo compiacimento per morte/distruzione (anche se un minimo sindacale soddisfacente in questo campo rimane garantito), non ci sono persone/robot/Animali che scorreggiano, niente sottomarini/astronavi/terremoti/invasioni che a un certo punto "accadono", niente politici né dinosauri né esploratori né cavalieri medioevali sullo sfondo, niente feticismo per le auto di lusso, niente o pochissimi botti/squarci/città esplose. Niente Turturro/Tucci/Hopkins/Malkovich che si coprono di ridicolo. Questo Bumblebee ha tutta la sensibilità e gli occhioni dolci per aiutare ogni ragazzina a risolvere i suoi problemi famigliari. Questo Bumblebee può essere un Totoro (o meglio un gattobus) o un piccolo alieno/cucciolo da salvare, magari con l'aiuto di un orribile fratellino in over-acting come la Drew Berrymore di E.T. (che io odio, ma so essere imprescindibile in qualsiasi film per per-adolescenti). MA è per me troppo leggerino, troppo derivativo, troppo per bene ed educato per colpirmi come mi ha colpito la nefanda cinquina di Bay, l'abominevole "abbuffata visiva" con cui mi sono deliziato negli ultimi 10 anni. 


Leggo commenti entusiasti in rete, leggo di gente che ama il franchise che dice che è "questo il modo giusto" per proporre i film dei Transformers. Che questi 130 interminabili minuti sono stati per loro una brezza felice di Amarcord e dolcezza. Per loro questo equilibrio è buono e probabilmente due conti li avranno fatto anche i produttori. Probabilmente hanno ragione loro, tutti, probabilmente a me, che sono un po' strano, dei film dei transformers di Bay interessava di più il fatto che fossero film di Bay, produzioni male-compresse e per me indecifrabilmente attrattive dello squinternato, eccessivo, discutibilissimo e anarchico Bay. Senza di lui questo brand è per me come il sushi senza wasabi. C'è a chi può piacere di più così. 
Io invece sogno ancora il sesto film dei transformers di Bay che non si è fatto è forse mai si farà, quello in cui la Terra diventava il pianeta -transformers Unicron, trasformando tutto lo scenario in un corpo in movimento costante. Sarebbero stati svegliati gli altri cavalieri transformers, i quintessenziali sarebbero arrivati con diecimila astronavi sopra la Muraglia Cinese, si sarebbe disputata la battaglia definitiva tra un rinato devastator contro tutti i transformers combinabili, tutta Londra, New York e Pechino sarebbero esplose sotto attacchi alieni e John Turturro, in mutande e coperto da sperma di lontra aliena, circondato da tutte le conigliette della Playboy Mansion, avrebbe salvato tutti. E insieme a un TurTurro, finalmente protagonista e circondato dalle più grandi fighe della terra più Angela Lesbury, Optimus Prime, combinato a Ultra Magus, avrebbe condotto una battaglia campale di quarantasei minuti, ambientata sulla Luna in collisione con la Terra. Al suo fianco e diventato buono Megatron, alla guida di elefanti in tuta spaziale, contro un campo di meteoriti comandati mentalmente da Steve Buscemi. Il disaster movie definitivo, il war/space/fantasy più eccessivo, l'assurdità finale che sarebbe stata il testamento artistico ultimo alla follia visiva di quel pazzo di Bay. 
Ma non tutto è perduto.
Nel prossimo film Bumblebee potrà sempre aiutare un ragazzino dislessico a far fonte agli attacchi dei bulli della sua scuola, mentre sullo sfondo gli autobot avranno a che fare con gli effetti di un manufatto raro chiamato "qualcosium".
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