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"Chi comanda qui?". Forse è racchiuso in questa unica domanda
tutto il senso di questa straordinaria nuova pellicola sullo storico mostro
gigante della Toho.
Un
mostro enorme, sconosciuto, muta-forma e terrificante si sta muovendo dal mare
verso la costa, verso Tokyo, e solo la politica, una farraginosa, elefantiaca,
ottusa e "vecchia" casa del potere può fermarlo. La creatura si
avvicina, iniziamo a piovere i danni sui tunnel sottomarini, sulle barche, i
porti e il lungo corteo dei burocraticini si sposta febbrile da una sala
all'altra del palazzo del potere, indicendo febbrilmente, come psicotici,
commissioni e sotto-commissioni, organizzando interventi di budget e comunicati
stampa, arrivando alla demenziale pratica di cambiarsi più volte di vestito (da giacca e cravatta a giubottini del servizio civile e poi mimetiche), per dimostrare quanto questi omini siano attivi sul campo. C'è un nuovo
sviluppo? Riunione del quarto piano in stanza del primo ministro sospesa e
indire nuova riunione al piano di sotto, con lo stato maggiore. Un
aggiornamento dalla TV? Riunione sospesa e tutti al terzo piano nella stanza TV
con televisore grande e preparare nuova riunione al sesto piano per stabilire
linee guida per l'incontro con la stampa insieme al ministro degli interni. Ci
sarebbero feriti e palazzi a terra? Tutti di nuovo nella stanza del primo
ministro e in teleconferenza con ministero della difesa, infrastrutture,
servizio civile e sanità. È tutto un andare avanti e indietro di corridoi,
sedersi, bere un tè, aspettare il momento del proprio intervento, leccare il
culo ai politici più in alto o lamentarsi se i propri pupilli non leccano
abbastanza il culo. E se uno di loro, soprattutto i più ragazzini, ha un'idea
intelligente o dei dati scientifici interessanti su "che cacchio sta
succedendo", non può comunicarlo o essere preso sul serio se chi è più in
alto di lui, o l'ha portato al potere come suo capogruppo, la pensa
diversamente. Perché sarebbe un disonore, un imperdonabile schiaffo
all'etichetta. E intanto il mostro avanza e (schiaffo morale), mentre ancora
il governo giapponese è ufficialmente convinto che sia un vulcano
sottomarino o una corrente di aria calda (nonostante abbia appena visto una
cosa immensa uscire dal mare) viene chiamato Godzilla dagli americani, i
potenti americani che stanno sulla costa con le loro navi e le loro bombe.
Intanto il popolino burocraticino nipponico annaspa e colleziona figuracce con
la stampa. Ci sono possibilità che il mostro possa arrivare sulla terraferma,
ma il frato-cugino raccomandato del ministro dell'interno dice che non è
possibile, si indice conferenza stampa sul fatto che il mostro non toccherà mai
terra e tre minuti dopo Godzilla è in centro a Tokyo. Chi comprende cosa fare
non può dare ordini e quando arrivano gli ordini da eseguire, dopo l'ennesima
strage, ci si incarta su pagine e pagine di emendamenti per cambiare la legge e
permettere legalmente che quegli ordini si trasformino in un intervento
effettivo. C'è chi vuole abbattere la creatura dopo tre secondi che si è
convinti che non è un vulcano sottomarino e al contempo c'è chi vuole
catturarla, magari con una rete molto, molto grande. E dopo un immenso tempo
necessario per parlare, chiamare esperti, ricercare esperti momentaneamente
scomparsi e ri-parlare, qualche volta bisogna pure agire. E allora via ad altri
dubbi, mentre si hanno già le truppe schierate sul territorio. Si vogliono
salvare tutti, ma proprio tutti i cittadini, compresi due cretini che si
aggirano in un'area deserta già evacuata da ore perché, appunto, cretini...
oppure, chissene dei due fessi, dare fuoco alle polveri e cercare di
buttare giù un mostro che da quando è giunto sulla terra ferma tira giù Tokyo
palazzo dopo palazzo da ore? Oppure: andranno bene i rifugi antiatomici per i
civili contro un mostro che potrebbe schiacciarli con il suo peso? E chi
dovrebbe gestire l'evacuazione: l'esercito o la polizia? E gli interventi veri
e necessari non arrivano mai... perché una risposta a quella domanda iniziale,
quel "Chi comanda qui?", non arriva mai. L'America è pronta a salire
in cattedra, con la sua delegata-idol jappo-americana (che ricorda molto la
Asuka di Evangelion per carattere), che come prima richiesta, con mostrone in
azione, chiede di trovarle un negozio di Gucci per cambiare il suo scarno
bagaglio di vestiti. All'interno del governo giapponese comunque si è
costituita una piccola ma cazzuta (e assolutamente nerd) commissione
scientifica che sta cercando davvero di capire il mostro e come fermarlo. Avrà
mai voce in capitolo? Come finirà la vicenda? Riuscirà Godzilla a radere al
suolo Tokyo o per lo meno a sfoltirla di qualche burocrate di troppo?
- Quando
pure la natura si incazza delle tasse che paga: è incredibile, pazzesco, il
modo in cui pure noi italiani vedendo questo Shin Godzilla, saltando i più
immediati gap culturali, arriviamo a desiderare che un lucertolone gigante
decida di farsi una camminata su Montecitorio. Il geniale Anno, accompagnato
alla regia dal veterano Shinji Higuchi (e speriamo che Anno presto torni a
lavorare insieme ad un altro Shinji...), con il suo mostro scheletrico,
spurgante sangue e vomitante lava dalla bocca espandibile alla Predator, butta
via il canovaccio classico, la solita solfa da terza asilo della "natura
che si ribella all'uomo cattivo che inquina" e congeda un attimo pure i
traumi post - bomba atomica che avevano senso cinquant'anni fa. Crea
invece un Godzilla dell'oggi, attuale, che punta il dito su quello che siamo
diventati come civiltà moderna nonostante i terribili errori del passato
recente non ancora metabolizzati e che ci avrebbero dovuto pur insegnare
qualcosa. Il Giappone di Shin Godzilla oltre ad aver venduto l'anima agli
americani (che hanno pure "branderizzato" il nome del mostro) appare
come una società con tante buone intenzioni ma stritolata da una classe
dirigente legata quasi sessualmente dalla voglia di burocrazia a tutti i costi.
Un amore malsano per protocolli, sotto-commissioni, tavoli di intesa allargati
che, meravigliosamente, dovrebbero garantire la parola a tutti ma che,
kafkianamente, spesso al lato pratico impediscono di intervenire con la
velocità necessaria quando più serve. E a questo democraticissimo immobilismo
si aggiunge una gerontocrazia significativa, dai toni feudali. Anno non ha
dubbi su chi sia il vero mostro di questa pellicola: degli omini in grigio,
vecchietti e dall'aria infida, che guardano con occhietti cattivi chi gli è
subordinato e ha appena detto qualcosa di intelligente e ovviamente diverso da
quanto avevano pensato loro. Il paese è intelligente e potrebbe fare grandi
cose senza questo modo di concepire la politica. Ma come cambiare le cose?
Servirebbe giusto una parte terza, "la natura", per attivare a una
rivoluzione che non comporti il sangue che si potrebbe trascinare per anni.
Servirebbe un mostro gigante. Peccato che i mostri giganti non esistono e
quindi non possono rendersi utili per testare la capacità decisionale di un
governo e permettere dei cambiamenti di fondo. Peraltro il Godzilla di Anno è
un terribile e spaventoso mostro incredibilmente "a modo". Ci sono
bellissime scene d'azione, che rimandano spesso, anche per accompagnamento
sonoro, all'anime più noto di Anno, Neon Genesis Evangelion, ma il mostro
gigante (frutto di una computer grafica che sposa alla perfezione le tutine in
lattice dei primi film di Godzilla, dandogli un aspetto concreto e
tridimensionale, fatto di muscoli e grasso) è davvero un tipo professionale,
si muove con cura interpretando un ruolo a metà tra l'assistente sociale e
l'ispettore d'igiene. Arriva lento lento, dando al governo il tempo per
organizzare un'evacuazione. Raggiunta la terraferma inizia a nuotare nei corsi
d'acqua interni, perdendo tempo e facendo il minor danno possibile. Scalcia
macchinine vuote lasciate in strada, butta giù palazzi sgombri, attacca solo se
disturbato in modo mooooolto significativo. Ogni tanto va via, permette di fare
delle pause di riflessione, ma quando ritorna appare più alto e più grande, per
consentire di avvistarlo il prima possibile e agire in anticipo. Poi ovviamente
però arriva il momento in cui ti dà il voto, sulla tua prestazione come
"governo che affronta una calamità". E allora sono dolori, partono
fiamme blu da tutte le parti. Ma poi si gira pagina e riparte la trafila e se
il mostro vede che stai migliorando ti dà pure una mano, ti mette il più o un
mezzo voto di incoraggiamento, ti permette la domanda a piacere... non è poi così
stronzo. La natura dà la pagella, nella più evidente metafora di tutti i
tempi.
- ma
quindi si parla, si parla, si parla, si parla e ancora si parla un casino? Sì. Si parla un casino, ma ci si diverte un sacco. C'è molto humour nero, spesso
pure involontario, ma la messa in scena è sempre gustosa, elaborata. Il cast è
molto valido (la idol, la Hishiara, pur simpatica e carinissima recita
come una idol, ma alla fine non si riesce a volerle male, anche perché è uno
dei personaggi più divertenti), si avverte un ottimo gioco di squadra e la
direzione degli attori risulta buona. Hiroki Hasegawa ha il giusto carisma per
tenere insieme la baracca e Jun Kunimura è una roccia. I colpi di scena
abbondano e, anche se ci sono così tanti personaggi che a una prima visione non
si riesce a ricordare tutti, non ci si perde mai nei meandri della trama, tutti
hanno il giusto spazio. Certo poi arrivano le scene con il mostro, e sono
davvero qualcosa da vedere, magari su un maxi schermo gigante. È stato compiuto
un grande lavoro, tra animazione tradizionale, modellini e sculture in
lattice. Questo Godzilla è vivido, primordiale, feroce, inarrestabile quanto
inaspettatamente lisergico, distaccato come un Buddha. Una doppia natura
che affascina e sorprende, quanto gli occhi da pesce della sua prima forma o la
sua immensa coda di serpente con anima propria della forma numero quattro. Anno
prende il mostro di Honda e lo rivoluziona esteticamente, scarnificandolo e
corrompendolo, pur lasciandolo sapientemente e rispettosamente invariato nella
sua natura originale. Anno traduce al moderno senza tradire, pescando a piene
mani dalla sua esperienza di regista di cartoni animati
"evangelizza" la figura di Godzilla per inquadrature, montaggio
e uso dei dialoghi, ma mantiene un rapporto forte con la fonte originale, quasi
intimo. Le scene d'azione sono un vero spettacolo da vedere e rivedere, hanno
sempre una impostazione chiara, netta, geometrica, riconoscibile e un
esito sempre inaspettato. Sono cariche di dettagli e in generale un autentico
orgasmo visivo. Godzilla da pesce radioattivo cresce e raggiunge la spiaggia,
con il sistema respiratorio che mutando spurga sangue dalle branchie sul collo.
Fa i suoi primi passi come un bambino e abbatte i primi palazzi appoggiandosi a
loro, cercando di imparare a camminare eretto. Poi cresce, gli arti inferiori
diventano possenti e la coda infinitamente lunga, una massa da spostare. Quando
inizia a sputare fuoco il suo corpo si accende da dentro di luci bluastre e i
suoi occhi esplodono come ustionati fino a che il fuoco fuoriesce dalla bocca
incontenibile, come un vomito continuo, fino a che raggiunge la perfezione del
raggio laser. C'è un lavoro immenso dietro questa creatura. Speriamo di vederla
ancora, nelle sue future evoluzioni. Magari contro qualche altro mostro
rivisitato e modernizzato. Per il futuro imminente si parla di un film di
Godzilla animato, non è chiaro con quanti agganci con questo Shin Godzilla,
ambientato nel futuro. Sarebbe bello che Anno tirasse fuori un nuovo film live
come questo.
-Grazie Dynit:
è doveroso ringraziare Dynit, la Stardust e Minerva se questa pellicola di
Godzilla è riuscita ad arrivare sugli schermi italiani. Le pellicole della saga
del Godzilla originale giapponese arrivate in sala ormai di perdono all'alba
dei tempi ed è quindi una vera gioia questo ritorno. Anche perché il Godzilla
originale è davvero diversissimo da quello USA e quest'ultimo capitolo
confezionato da Anno è in assoluto per me già una delle pellicole più belle
dell'anno. Dynit confeziona con la sua nota cura l'adattamento e il doppiaggio
e il risultato finale risulta egregio. Speriamo in nuove repliche in sala e in
un'uscita in home video carica di extra. Se siete amanti della cultura
giapponese è un film quasi obbligatorio, ma se amate il cinema in genere e
volete scoprire un nuovo modo per parlare nelle sale di politica, anche facendo
uso dell'intrattenimento, questa è davvero una pellicola da non perdere...
chissà che a qualche convegno elettorale qualcuno venga fuori con immagini di
questo Shin Godzilla.
Talk0
Finalmente un Godzilla come si deve!
RispondiEliminaVero!!
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