domenica 6 novembre 2016

Doctor Strange - la nostra recensione



- Sinossi fatta male: Stephen Strange (Benedict Cumberbatch) è il dio del bisturi, il neurochirurgo definitivo, il pianista della scienza medica, uno degli uomini più intelligenti del pianeta. Ricchissimo e famosissimo, perfezionista fino al parossismo, vive alla costante ricerca di nuove sfide per la sua mente e per le sue mani, allo scopo di poter ampliare il suo personale medagliere di "migliore tra i migliori". Nessuna debolezza, nessun sentimento, Strange mette soggezione a tutti, compresa la povera Christine (Rachel McAdams), che vorrebbe riuscire a tirare fuori il suo lato umano (se mai esistesse). Come succede nelle favole, a un certo punto il destino si accanisce con Stephen: mentre guida con precisione la sua auto sotto la pioggia, sorpassando e facendo al contempo un consulto medico senza guardare la strada, un'auto colpisce la sua vettura. Ci fosse stato lui su quell'auto, questo non sarebbe successo. E così il medico si ritrova con la macchina che gira come una trottola, cade in un dirupo e quasi affonda in un corso d'acqua. Poi tutto diventa nero. Col faccione pestato si sveglia su una barella e non crede ai suoi occhi: le sue straordinarie mani da pianista del bisturi sono tutte malamente ricucite e avvitate a un grezzissimo e contorto supporto di sostegno che pare partorito dal Vincent Price di Edward Mani di Forbice. Se ci fosse stato lui a operare, tutto questo "trattamento Frankenstein" non sarebbe successo. E allora il buon Strange si danna la vita e dilapida il suo patrimonio alla ricerca di infinite cure e operazioni. Per riavere le sue mani, arriva al lastrico, perde le unisce persone a lui amiche e infine rincorre un miracolo. Una persona nota all'ospedale in cui lavora è riuscita a tornare a camminare, nonostante la medicina lo avesse dichiarato invalido. Stephen ci parla, si fa convincere a intraprendere un viaggio in Nepal, in una località misteriosa dove l'uomo afferma di essere stato guarito. Come Julia Roberts in Mangia, Prega, Ama, come Bruce Wayne in Batman Begins, come mia cugina alla terza replica di Pechino Express: la speranza sta in oriente, tra pagode e povertà. Stephen Strange, il massimo uomo di scienza, quello per cui l'uomo è solo un ammasso di molecole combinate, alla fine del viaggio incontra il misterioso Antico (Tilda Swinton). Lui pensa di trovarsi davanti (con un gran moto di fantasia) a un chirurgo che è in grado di riprogrammare cellule con la nano-robotica, un luminare pazzo che opera con strumenti e materiali sperimentali e non approvati dalla medicina mondiale. Ma con sua grande sorpresa Strange si trova davanti una guida spirituale, una di quelle che ti dice di "convogliare verso la guarigione la tua energia interiore". L'ex pianista del bisturi esce pazzo, si sente come il turista truffato con gli elefantini portafortuna appena rifilati in mano, si scaglia contro l'Antico. Ma l'Antico risponde e con un colpo ben piazzato sul petto e in un tripudio di effetti speciali fa letteralmente vomitare arcobaleni al medico.  

Il corpo astrale di Strange salta fuori dal suo corpo e noi con lui, soprattutto se muniti di occhialetti 3D, entriamo in piena psichedelia in stile anni 70. Ci spostiamo nello spazio senza gravità, tra città che si trasformano in caleidoscopi multicolori e dimensioni parallele che pulsano di architetture organiche allucinogene, andiamo in fondo al mare e di precipitiamo ai confini dell'universo. Strange in pochi secondi si spara un viaggio così assurdo che quando è finito rimane lì, davanti alla porta della casetta dell'Antico, per ore, in attesa di un altro giro di giostra. Riuscirà Strange a riavere l'uso delle sue mani per tornare a operare? Oppure scoprirà che niente è accidentale e c'è uno scopo più alto che lo ha condotto in Nepal, ossia farsi di trip mistici fino alla morte?   


- Sembra Iron-Man ma non è.. Serve a darti l'allegria! 
Ha il pizzetto come Iron-Man, ci sono cover fin dal 2000 (la mini di Straczynski) in cui è disegnato identico ad Iron-Man, la sua trasformazione da supereroe avviene "in età adulta" come Iron-Man, l'interprete scelto per impersonalo ha un caché di sicuro non troppo inferiore a quello iniziale dell'attore di Iron-Man. L'universo cinematografico condiviso Marvel "invecchia", si prepara al big bang di Infinity Wars previsto per il 2018-2019 e inizia piano piano il turn-over dei personaggi di punta per la cosiddetta "fase 4", cerca nuovi volti. Hanno già con la Civil War parzialmente "testato" Pantera Nera e Spiderman, avremo presto un assaggio di Captain Marvel e già abbiamo conosciuto "l'identità pubblica" e il costume di Wasp. Ma su Strange si punta molto, tantissimo, Cumberbatch deve essere il Robert Downey Jr 2.0. E se Iron Man dava allo spettatore soprattutto adulto il sogno della seconda occasione, con il capitalista per eccellenza che scopriva il "sociale" e iniziava letteralmente a "volare", Strange fa più o meno lo stesso, ma sostituendo al volo i funghi allucinogeni. Con Strage il mondo Marvel si spalanca al soprannaturale, agli spiriti, alle dimensioni parallele, in una parola: la magia. E viene detto a chiare lettere in questa pellicola: mentre gli Avengers combattono contro minacce provenienti dal piano della realtà, sebbene arrivino da pianeti lontani, ci sono altre forze, come l'Antico, che quotidianamente si confrontano con minacce di origine spirituale. Demoni ultra-dimensionali come Dormammu. 
E la magia come viene presentata in questo film è qualcosa di davvero interessante e "fresco", vintage nella psichedelia e geometricamente ardito come i palazzi mentali di Nolan (che a loro volta presero da Escher, e furono già tradotto al cinema in Labyrinth, tra gli altri). Ci sono gli oggetti magici "con propria personalità", come il simpatico mantello della lievitazione che sembra il nipote delle scope stregate di Fantasia, il cugino del tappeto volante di Aladdin e lo zio del cappello parlante di Harry Potter. Ci sono i libri polverosi "incatenati" e misteriosi stile Necronomicon de La Casa. I glifi con poteri elementari, che si disegnano in aria come nei fantasy moderni (ma senza bacchette) e nei videogame alla Final Fantasy. Ci sono le sbalorditive e vertiginose "realtà a specchio", una evoluzione del concetto dei "campi di battaglia mistici" di X delle Clamp, rielaborati con le architetture mobili di Inception in gigantesche trappole mortali a ingranaggio. Non contenti, ci mettono dentro pure un piano astrale inquietante che richiama Insidious, in cui tutti si muovono come fantasmi, e le porte dimensionali che si aprono e chiudono un diverse zone del mondo alla Monsters & Co. E non vi ho detto molte altre cose che lascio a voi scoprire. La magia ha mille estensioni. E tutto si amalgama benissimo e visivamente è da infarto, soprattutto se visto su uno schermo gigante, magari in 3D. Nell'ottica della implementazione continua, croce e delizia del Marvel Cinematic Universe, i poteri di Strange applicati ad un film corale offrirebbero fin da ora soluzioni visive e concettuali  inimmaginabili. Non mi dilungo troppo su questo punto, visivamente Doctor Strange è fenomenale e Benedict Cumberbatch perfetto per questa parte quanto lo è Robert Downey Jr su Iron-Man. Ma "tutto il resto del film", com'è ?


- La storia dietro agli effetti speciali fighi: non ci giro troppo sopra, la trama è linearissima, piuttosto divertente, prevedibile ma piena di trovate carine. Forse ci si perde troppo per far vedere e un po' spiegare "tutta questa magia" e si lasca un po' da parte la trama. Il film parte lento ma accelera subito, mantiene un ritmo sostenuto e arriva a un finale strepitoso in cui abbiamo davvero il perfetto Doctor Strange dei fumetti, quello che con logica e ironia è in grado di mettere nel sacco le più inimmaginabili potenze cosmiche. Stranamente, per un film nel quale lo scorrere del tempo è un tema-chiave, ho trovato un difetto (seppur veniale) il fatto che non si riesca in alcun modo a quantificare il periodo di addestramento di Strange. Poteva andare bene qualunque cosa e se mi dicevano che nel luogo mistico "pinco pallo" il tempo scorre a una velocità diversa rispetto al mondo reale ci avrei pure creduto. Invece si ha davvero la sensazione che l'apprendimento  accada troppo in fretta, con le relazioni tra i personaggi che appaiono inoltre un po' sacrificate tanto dai momenti in cui viene "spiegata la magia", tanto dalla troppa azione in cui è immersa la pellicola. C'era forse troppo da dire e da fare in questo primo film, ma sono sicuro che con il probabilissimo seguito si riuscirà a esplorare al meglio anche i punti rimasti giocoforza "schiacciati" dalla trama. E il seguito è più che probabile perché qui ci si diverte un casino, sembra di stare alle giostre e forse si arriva a quel livello di sense of wonder imprevedibile del primo Iron Man, quando il personaggio era un perfetto cane sciolto imprevedibile: non lo conosceva ancora nessuno (almeno fuori dalle fumetterie) e nessuno sapeva cosa era in grado di fare e se voleva farlo.


- Gli attori in scena: Cumberbatch è perfetto, con il suo fisico segaligno, gli occhi obliqui e il suo portamento regale. Conserva quella lucida intelligenza e l'orgoglio che ne hanno fatto tanto un ottimo Sherlock che un grande Khan, ma non dimentica di maneggiare l'ironia, da sempre una delle carte vincenti del personaggio di Strange. La sua interpretazione dona nuova luce al personaggio, lo svecchia un po'. 
Tilda Swinton è rimasta negli anni quella splendida ed eterea creatura asessuata vista nel 1992 in Orlando, tratto dal romanzo di Virginia Woolf. "Non appassisce, non inaridisce, non invecchia", per dirlo in omaggio a quella pellicola. C'era quella bellissima scena, nel capolavoro di Sally Potter, in cui la Swinton, Orlando, acquisita una nuova vita e una nuova sessualità (è un testo in cui Orlando trasmigra da un corpo all'altro), scrutandosi allo specchio diceva: "Stessa persona, nulla che sia mutato, solo il sesso è diverso". E questo era possibile perché era un personaggio con una sensualità non annichilita, quanto "doppia". Non è un caso che in Costantine le abbiano fatto interpretare l'arcangelo Gabriele, conservando questa sua doppiezza che però qui appariva letale (maschile) quanto sensuale (femminile, scultorea, quasi michelangelesca). Il "suo" Antico ( e Ancient one non ha alcuna connotazione maschile o femminile) è giocoforza diverso da quello del fumetto, ci dicono che è "molto anziano", forse di origine celtica e appare da subito potentissimo. Se in Orlando e con Gabriele raddoppiava la sensualità, qui la sottrae del tutto e l'Antico appare come un corpo di puro spirito, scavato, svuotato anche nei tratti somatici dal tempo e dalla eterna lotta che combatte contro il male, uno spirito in cerca di riposo e di perdono dai suoi peccati. E la Swinton è sempre straordinaria, forte e vulnerabile quanto "sola" e fragile.
Chiwetel Ejiofor interpreta Mordo e forse è il personaggio più sacrificato nel film. Il suo personaggio compie una trasformazione importante e radicale, ma non riusciamo a vederla bene ed è un peccato. Mordo è complesso, vive sostenuto da un alto senso dell'onore e ha paura che forze potenti, soprattutto se usate con superficialità da mani inesperte o troppo ambiziose, sconvolgano lo status quo, commettendo ingiustizie nei confronti dei più deboli. Il male può annidarsi ovunque. Di sicuro in futuro questo personaggio potrà fare qualcosa di interessante.
Benedict Wong interpreta... Wong. E gli fornisce lo spirito e la paciosità giusta, ne fa la perfetta spalla per Strange, con i tempi comici che funzionano splendidamente. Mads Mikkelsen è Kaecilius e purtroppo finisce presto nel calderone dei villain un po' insipidi di troppe pellicole Marvel. Il suo scopo è così vago che non si rende conto forse nemmeno lui di quello che effettivamente vuole SPOILER e quando Strange con un patto fa sì che lui finisca al cospetto del suo oscuro signore non pare troppo contento FINE SPOILER Mikkelsen cerca di infondergli più umanità che può, persino un sense of humor e il trucco riesce a definirlo bene, tuttavia Keacilius, al di là della forza e brutalità che esprime al meglio, non colpisce come dovrebbe. Ultima ma non ultima Rachel McAdams, il cui personaggio è travolto e sconvolto dalla freddezza dello Strange della prima ora, come dal misticismo dello Strange "del nuovo corso". E' disorientata quanto amabile come Natalie Portman alle prese con Thor, mi è piaciuta.

-La regia: Scott Derrickson lavora con i suoi collaboratori abituali alla regia ed è interessante come questo esperto dell'horror si armonizzi bene al "brand Marvel" senza perdere il suo tocco, pur nel continuo hellzapoppin visivo che si sussegue sullo schermo. Ogni tanto sembra di ritrovarsi ancora in Sinister o Liberaci dal Male, nonostante i demoni abbiamo contorni molto più fantasy e infine facciano meno paura SPOILER geniale vedere il minacciosissimo Dormammu cadere in uno scherzaccio di Strange e rimanerci così male da esasperarsi e deprimersi FINE SPOILER. Derrickson gestisce bene l'umorismo e la leggerezza complessiva, sognante, della pellicola e in più regala certe scene action così di impatto da conservare negli annali. Gestisce bene i personaggi, ma purtroppo ha in mano una sceneggiatura non perfetta dal punto di vista del loro approfondimento. Un capitolo 2 potrebbe fargli aggiustare meglio il tiro.
- Infine: insomma, mi sono divertito. Dal trailer pensavo molto peggio perché mi faceva strano, stranissimo che per fonte di ispirazione più lampante per questo progetto sembrasse evidente la scelta dei lavori di Christopher Nolan, colui che ha ridefinito il personaggio più popolare della DC Comics. Dal trailer sembrava di vedere fotogrammi tratti da Inception o da Batman Begins e a me, che ho letto occasionalmente lo Strange scritto da Stern, da Giffen, da DeMatteis, da Englehart, da Straczynski, da Bandis, da Milligan e recentemente mi sto trastullando con quello di Aaron, non piaceva molto, vi trovano un appiattimento. Mi sbagliavo. Vedere soprattutto la "magia" che di esprime come un complesso caleidoscopio multidimensionale, più intellettuale che fisico, stordisce e inebria quanto accedere nel micro-mondo-molecolare visto in Ant-Man. Il personaggio principale è più divertente del previsto, la storia veloce, i comprimari di classe. Ve lo consiglio senza remore e non vedo l'ora di vedere Strange esibirsi nei suoi trucchetti in Thor Ragnarock e poi in Infinity War. Il "telefilm ad altissimo budget" che è di fatto il Marvel Cinematic Universe si arricchisce di un altro interessante tassello. 
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2 commenti:

  1. è stato il mio Marvel preferito?
    assolutamente no
    eppure, il fatto che avessi così poche aspettative nei suoi confronti, alla fin delle finite, l'ha reso meno peggio di quanto avrebbe potuto essere
    ergo, una piena sufficienza se l'è portata a casa, discreto oserei quasi dire

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  2. Direi che siamo sulla stessa lunghezza d'onda!

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