domenica 2 ottobre 2016

Independence day: rigenerazione - recensione laconica dopo averlo visto di sfuggita al cinema prima che lo togliessero dal cartellone



1)Premessa... dai, provo a scriverla breve... comunque qui si parla del primo film, se non interessa saltare il punto sereni e dirigersi al punto 3): ho 39 anni e mi sento ormai un "anziano signore" a detta delle vecchine che mi cedono il posto in metropolitana. Independence Day, il primo film, mi getta quindi in quel triste vortice di ricordi dei tempi andati che solo a intuirlo ha già smarronato il 76% dei lettori abituali di questo blog. Un'epoca in cui lo storico cinema Silvio Pellico di Saronno veniva letteralmente assediato quando c'era in cartellone il film che a detta di cinquecento persone accalcate in coda era: "Quello grosso, quello bello, quello che ci vanno tutti". E ci andavano davvero tutti a vederlo, al punto che il Pellico, che una sala aveva invece delle 19 dei multiplex di oggi, quando vedeva che non ci stava più posto, tirava fuori uno spettacolo extra che iniziava alle tre di notte per finire alle sei di mattina, con omaggio di cornetto e caffè per i temerari che abbracciavano l'iniziativa. E tra i film grossi c'era ovviamente Independence day, il primo, annunciato con una pubblicità misteriosa che partiva quasi un anno prima, infilata strategicamente tra una puntata di X-Files e una di Millennium. Quello che colpiva gli appassionati dell'epoca del pre-boom-di-internet, quelli che se eri in emeroteca (l'internet room del passato) ti fregavano in continuazione l'ultimo numero di Ciak, era il nome del regista, Roland Emmerich. Un piccolo genio che era riuscito a far sembrare dignitoso e accattivante un filmetto come Moon 44 per poi arrivare nella "serie a". Prima dirigendo quella piccola bomba de I nuovi eroi, il film con Jean-Claude Van Damme più bello di sempre, poi solo due anni dopo portando nelle sale il meraviglioso Stargate, con il redivivo Kurt Russell. Emmerich non possedeva la classe di Spielberg o la sagacia di Verhoeven, ma nei suoi film tutto filava dritto, certe scene erano davvero immense e ti buttavano dentro lo schermo. All'epoca non collegavo ancora bene le cose, ma c'era già nel suo storytelling una forte influenza del fumetto franco-belga, che oggi, attraverso molte opere di Bec come Prometeo o Santuario, vent'anni dopo, cita direttamente Emmerich. Per ID la campagna pubblicitaria con quella Casa Bianca che andava in frantumi con il raggio alieno era qualcosa di epocale. Oggi è normale vedere monumenti distrutti virtualmente al cinema, ma allora era nuovo e faceva una paura fottuta. Anche il fatto che non ci fossero action-hero come Kurt Russell, ma solo un imberbe Will Smith a impersonare il capitano Hiller nel suo aeroplanino-bara, con Goldblum che si limitava a fare lo scienziato (ruolo che storicamente gli riesce benissimo), dava l'idea che non ci fosse nulla di scontato. E dopo mesi di attesa si arrivava in sala ed era tutto "wow". Con Independence Day Emmerich arrivava dritto al suo top e ridefiniva per sempre tanto il disaster movie che i film sulle invasioni aliene, al punto che chiunque in seguito avrebbe saccheggiato da quella pellicola. Nasceva il disaster-action movie. A dirla tutta anche Independence Day saccheggiava da La guerra dei mondi, da Alien, da Incontri ravvicinati, da X-Files, dalla mitologia delle Adduction e dell'Area 51 e da mille altre fonti, ma era l'amalgama a fare la differenza, la capacità di Emmerich di guardare all'uomo della strada e catapultarlo in una storia mille volte più grande di lui, superando il patriottismo (che comunque c'era, anche se non Bay-size) e trasformando la portata degli eventi davvero a livello globale, universale. Perché il nemico dell'umanità sarà stato pure una specie di viscido E.T., ma era corazzato come un Predator, tentacolare come un Alien, armato pesantemente e protetto da scudi impenetrabili nonché spietato. Quando gli alieni arrivavano sopra le città con i loro ufo il film faceva davvero paura. Quando facevano fuoco sulle folle dei pacifisti venute ad accoglierli disintegrando loro insieme ai palazzi, facevano paura. E quando Will Smith, che in tv era solo il divertente principe di Bel Air, con il suo aereo-bara riusciva finalmente a buttare giù un disco volante, da solo, dopo un inseguimento da inferno nel Grand Canyon tutto il pubblico del cinema Silvio Pellico era in piedi a urlare più che a un rigore nella finale della Coppa del Mondo. Il film era questo, paura e gioia che si inanellavano una scena per volta. Persone festanti per una vittoria a fianco di chi aveva da poco perso un genitore in questa fantomatica guerra tra uomini e alieni. Non mancavano sbavature ovviamente. Un cane che riusciva a salvarsi nei modo più improbabili in una classica "scena del cane" (che però era qualcosa di autoironico per me), una soluzione finale stramba che aggiornava maldestramente il virus intestinale (la salvezza umana ne La guerra dei mondi) a virus informatico, le mille bandiere patriottiche e gli infiniti discorsi morali. Ma tutto alla fine funzionava e bene. Belli gli effetti speciali, indovinato il cast, grandiosa la colonna sonora, che annoverava anche dei pezzi fantastici come It's the end of the World as we know it (and i feel fine) dei R.E.M. ID entrava nella storia del cinema come uno dei film più visti di sempre. Quello che avevano visto davvero tutti, a Saronno. Poi sarebbero arrivati Titanic e Di Caprio, il film che avrebbero visto tutti e più volte a Saronno, ma questa è un'altra storia. 


2) L'attesa per un sequel che non fregava molto alla 20th Century Fox Italia - dove io faccio di nuovo le solite illazioni, potete saltare direttamente anche questo blocco se non interessati... roba complottistica di bassa lega, se volete andare al film via verso il punto 3): era in cantiere dal 2001, ma i fatti dell'11 settembre hanno spostato il progetto ID 2 a data da destinarsi. E questo è successo più volte. La questione era che Emmerich con il tempo aveva troppo reiterato la formula, con risultati sempre più altalenanti anche se "sicuri" al botteghino. Micheal Bay aveva poi cannibalizzato e steroidato il suo stile al punto che forse di un ID 2 nessuno sentiva davvero il bisogno. Però veniva fuori negli anni un'idea interessante: i terrestri del primo film dopo la grande battaglia finale potevano aver sfruttato la tecnologia aliena per compiere un forte avanzamento tecnologico. Uno sviluppo così forte al punto che il loro presente diventava molto diverso dal nostro. E questo era un po' il Santo Graal per ogni nerd che si rispetti. Come in Macross, come in Star Trek: primo contatto (i Vulcaniani che "upperanno" la tecnologia terrestre). Si poteva passare dal disaster movie alla fantascienza, arrivando ad una specie di Starship Troopers. Il sogno bagnato che avevo coltivato guardando anche lo sfortunato Battleship di Berg : il fatto che con il mai arrivato film numero due l'incrociatore venisse "pompato" dalla tecnologia aliena al punto da trasformarlo nella versione Usa di Space Battleship Yamato. Se in ID 2 fossero tornati gli alieni, i terrestri, che magari nel mentre avevano iniziato a colonizzare lo spazio, erano pronti a combatterli ad armi pari. Fantastico. Solo che il progetto ID2 sembrava maledetto. Will Smith, l'ingrato bastardo che doveva tutta la sua successiva carriera cinematografica a ID decideva di non partecipare se non ricoperto d'oro e diamanti. Bill Pullman invecchiava malissimo. Venivano scelti come volti nuovi oltre alla brava e sensuale Maika Monroe (davvero brava in It Follows) due spaventosi cani-giovani-attori come Liam Hemsworth (che ha una sola espressione facciale, ed è da (termine rimosso/modificato per non perdere like dal gentisesso, usate pure "bellimbusto")  e Jessie Usher (espressivo e versatile quanto una tazza del cesso  granitico). Il film che ne è uscito, ve lo anticipiamo, non è tuttavia così brutto. Merito soprattutto del cast dei vecchi attori che hanno saputo eclissare i due attori-canidi-giovani aitanti. Ma il  risultato ai botteghini è stato così deludente negli Usa, non riuscendo a coprire i costi della pellicola, al punto che la 20th Century Fox non ha fatto più nulla per promuoverlo. Ed è sconcertante se pensiamo che il film è invece andato benissimo nel resto del mondo, al punto che ha quasi guadagnato tre volte l'incasso Usa. Ed è arrivato in Italia in piena sordina, distribuito malamente nelle sale per giusto due settimane, per lo più a orari improponibili nella mia zona (le 16.30 o le 22.40... Nessuna altra alternativa). Complice lo tsunami Pixar Alla ricerca di Dory, che tiene saldamente d'assedio tutti i multiplex, ID2 ha già finito la sua corsa italiana quando invece, se fosse uscito come nel resto del mondo in estate, sarebbe stato visibile per più di un mese. Ma di questo, il fatto che la 20th Century Fox abbia una sede italiana disinteressata a promuovere i suoi stessi prodotti (e sarebbe bello che la casa madre pensasse di rimuovere certe poltrone) abbiamo già parlato in un vecchio post. Di questo ci dispiacciamo perché l'idea alla base di questo sequel e questo sequel stesso, nonostante Hemsworth e Usher, ci sono piaciuti. 


3) Buio in sala (Ok la recensione vera e propria parte da qui!!) breve sinossi: sono passati 20 anni da quel 4 luglio in cui la Terra ha "rotto il c**o a E.T." (Will Smith dixit, citato come filosofo socratico pure in questo sequel). Che fine hanno fatto i nostri eroi? Il capitano Hiller è deceduto a seguito di un test sul prototipo di caccia interstellare (Will Smith voleva troppi dindi...). Sua moglie (Vivicia Fox) non aiuta più il mondo come lap dancer, ma aiuta comunque il mondo lavorando in un ospedale. Il loro simpatico figliolo che con pistola spaziale giocattolo diceva "vado a sparare agli alieni" è diventato un adulto dall'aria stordita e l'appeal di un armadio a muro un uomo tutto d'un pezzo(Usher), nonché un pilota di caccia come il padre. L'eroico presidente/ pilota  Whitmore (Bill Pullman) è andato in pensione e francamente pure uscito di testa al punto che è ossessionato da incubi/ visioni assurde sugli alieni e una strana palla volante. Sua figlia Patricia è diventata quella gran gnocca di Maika Monroe, è diventata pure lei pilota come il papà ma ora che lui dà i numeri lavora alla Casa Bianca per la nuova presidentessa proto-Hilary Clinton (Sela Ward) e sta più vicino a casa. Si è trovato un ganzo Jake Morrison (Liam Hemsworth), il classico arrogante e indisponente (termine rimosso/modificato per non perdere like dal gentisesso, usate pure "bellimbusto") che nel classico film horror anni '80 verrebbe trucidato dopo venti minuti da Freddy Krueger ma che qui assurge a ruolo di eroe, facendoci rimpiangere (e non era per niente facile) Casper Van Dien in Starship Troopers. Siccome lui è il meglio del meglio del meglio (Will Smith dixit, ma in altro film), Jake e la sua unica espressione da "toro che fissa il treno che passa" "uomo pensoso" e il cappellino portato al contrario da vero (termine rimosso/modificato per non perdere like dal gentisesso, usate pure "bellimbusto")  è il più grande Figo di Dio del sistema solare e nonostante abbia palesemente cercato di uccidere il figlio di Hiller durante una esercitazione (ma per lui era uno scherzo) si lamenta come un bambino di tre anni perché lo hanno punito obbligandolo a guidare astronavi dotate di braccia robotiche sulla superficie lunare. Il suo copilota Charlie Miller (Travis Tope, che a dispetto del cognome qui è abbastanza sfortunato con il gentil sesso), uno degli uomini più intelligenti al mondo, passa il tempo a venerarlo e a salvargli le chiappe mentre lui lo prende per il culo. Credo che si possa provare antipatia per un personaggio per molto, ma molto, molto, molto, moltissimo di meno. Il momento in cui Hiller Jr gli molla un pugno devastante sul grugno è quasi dello stesso impatto per il pubblico di quando Hiller Sr stendeva il suo primo alieno per poi concedersi un sigaro celebrativo. Anche lo scienziato David Levinson (Jeff Goldblum) e il suo papà Julius (Judd Hirsch) sono ancora vivi e combattono con noi. David è diventato un consulente di primissimo piano della Casa Bianca, Julius sta cercando di vendere in giro un libro in cui racconta come lui venti anni prima abbia salvato il mondo, ma con poco successo. Il dottor Brakish Okun (Brent Spiner, ma per i Trekkers anche l'indimenticabile l'androide Data di Next Generation) è miracolosamente sopravvissuto al suo incontro molto ravvicinato di venti anni prima ma versa in coma, amorevolmente seguito dal dottor Isaac (John Storey). Dopo venti anni dall'attacco alieno, i terrestri hanno smesso di farsi la guerra tra di loro e hanno iniziato a unirsi sotto una unica bandiera. Con la tecnologia aliena recuperata e studiata, la corsa spaziale ha fatto passi da gigante e con basi lunari, caccia in grado di superare la forza di gravità e armi evolute, l'esplorazione di altri pianeti sta finalmente incominciando. Poi ci sono ovviamente delle cose strane e inaspettate in questo nuovo mondo. Come il fatto che la Luna sia diventata tutta cinese: gestita da autorità cinesi e branderizzata con prodotti cinesi come il "moon milk". Come il fatto che in una zona dell'Africa la guerra con gli alieni si è protratta per oltre dieci anni, con una mega astronave rimasta parcheggiata e agguerritissima su quel territorio. Con il tempo il locale warlord e il suo popolo sono diventati degli ammazza-alieni specializzati nello sventramento all'arma bianca e hanno acquisito la capacità di percepire gli alieni e comprenderne il loro linguaggio. Fin qui, tutto bene.
Poi dopo uno stato catatonico di vent'anni gli alieni prigionieri dell'Area 51 ricominciano a svegliarsi. Il dottor Okun esce dal coma e la grande astronave che spiaggia ancora sul territorio del nuovo warlord (Deobia Oparei... Un massiccio omone che pare uscito da Machete di Robert Rodriguez) ricomincia a illuminarsi.
C'è una nuova astronave a sfera che appare sulla superficie della Luna. Tutto sembra ricominciare da capo con venti anni prima.
E in tutto questo l'addetto delle imposte Floyd (Nicholas Wright) deve inseguire il dottor Levinson per anomalie sulla sua dichiarazione dei redditi. 


4) L'anima da disaster-movie di questo secondo Independence Day: nel cinema di Emmerich ci sono delle situazioni "bigger than live" che mi piacciono da morire. Sono le scene che riguardano i cosiddetti "personaggi secondari", che si trovano davanti a cose gigantesche come grandini assassine, raggi disintegratori, onde di quaranta metri in pieno centro città e cose di questo tipo. Sono dei piccoli quadretti, a volte che seguono una trama tutta loro, svolgendosi anche in luoghi lontani dal punto in cui "stazionano gli eroi". E sono delle autentiche roulette russe in cui non è per nulla scontato che l'esito sia positivo, anche se il personaggio è simpatico. E a seconda del grado di brutalità dell'evento catastrofico questo personaggi agiscono in modo imprevedibile. Una delle mie preferite è in Godzilla, quando il cameraman Victor "Animal" Palotti (Hank Azaria, una delle stelle del cast vocale dei Simpsons) insegue il lucertolone a piedi e sotto la pioggia con il rischio di farsi schiacciare più volte. Anche in ID2 ci sono scene di questo tipo, ma non funzionano tutte bene. C'è la scena dell'ospedale, che è interessante. C'è tutta la sottotrama di Julius, che a mio parere è forse la cosa più riuscita di tutto il film. E poi c'è la sottotrama dei "tizi in barca", che è lunghissima e davvero senza un mordente, senza un perché. Inoltre il resto di queste "scenette" è davvero desolante, solo gente che sta alla radio, in tutti i paesi del mondo, senza fare davvero qualcosa di attivo. Figurine colorate ma appiccicate male. 
5) l'anima da action-movie trash, pure troppo: lo dico subito... gli effetti speciali sono da paura e si sono probabilmente succhiati una bella fetta del budget. Visivamente il film è una libidine, ma manca gioiosamente di coerenza, al punto che non può che essere una gioiosa scelta intenzionale. E' tutto fasullo, di direbbe, ma ci sentiamo di accendere sempre (forse perché siamo ragazzi anziani di bocca buona) nel cervello il pulsante del "chissenefrega". La dimensione della mega astronave gigante (che arriva sulla terra con un effetto gravitazionale da sballo, un po' l'evoluzione di quello che si è visto in Transformers 4) è davvero incoerente, come è assurda l'eventualità che qualcuno riesca a "percorrerla" in un paio di ore (sarebbe come andare da un estremo all'altro dell'America). Il modo di pilotare i caccia spaziali da parte di attori- cagnacci come Usher e Hemsworth è incoerente, sembrano due fessi che stanno giocando con la playstation, non danno mai l'impressione di essere davvero in pericolo e sviliscono TUTTE le loro scene d'azione. Ma nonostante tutto sono scene divertenti. Come l'azione che si svolge all'Area 51 tra pistole laser e machete è realmente un inno all'action più surreale tipico dei film di Robert Rodriguez, ma funziona alla fine bene, quanto funziona molto bene anche la fase finale della pellicola. Insomma, se abbiamo digerito il virus informatico del primo ID, ce la possiamo davvero prendere con il suo seguito, in cui ci sono pure astronavi con arti robotici? Si potrebbe obiettare che sul finale tutto diventi spaventosamente semplicistico se non puerile, soprattutto dopo l'arrivo di una certa sfera, ma è in fondo lo stesso fanciullesco sviluppo che ci ha fatto innamorare negli anni ottanta di pellicole come Explorers, Navigator e Giochi Stellari - The Last Starfighter. Ve lo ricordate quel: "Sei stato reclutato dalla Lega Stellare per difendere la frontiera contro Xur e l'armata di Ko - Dan"? Sapevate che da Giochi Stellari hanno tratto a Broadway un musical? Pazzesco!! ID 2 ha la stessa ingenuità di quelle pellicole e ovviamente colpisce maggiormente in questo gli anzianotti come me, quelli che venti anni fa erano in coda al Pellico di Saronno per vedere il film dell'anno. Ma questa impostazione è in grado di piacere alle nuove generazioni? 

6) Certo che se i giovani devono immedesimarsi negli attori più giovani il film non è proprio il massimo. Forse parla per me l'effetto amarcord, può essere un mio limite ma, diavolo, tutti gli attori che erano già coinvolti nella pellicola precedente stanno a chilometri di distanza per carisma e interpretazione rispetto alle nuove leve! Ci sono ovviamente delle eccezioni. Bill Pullman è davvero bollitissimo e non riesce a sprigionare quel fascino naturale che il suo personaggio irradierebbe con la stessa noncuranza della fragranza del suo dopobarba. Al contrario, in positivo, Maika Monroe è davvero brava e quando in scena si mangia senza problemi tutti gli altri interpreti. Ma eccezioni a parte, non c'è partita. Goldblum è ancora straordinario, elegante e autentico. Spiner porta con se una gioiosa e contagiosa pazzia e la sua relazione con il personaggio di Storey è davvero qualcosa di tenero e per nulla posticcio (in linea anche con la battaglia personale che da anni e con successo Emmerich, che non è solo regista di "cose che esplodono", combatte). Hirsch è un mattatore assoluto, il sostenitore di una linea comica (come direbbero in Boris) sofisticata e squisitamente cattiva che strappa più di una risata. Di contro i giovani attori sembrano personaggi di plastica che vivono in un mondo virtuale. Così come non toccano i set virtuali della base lunare o della astronave aliena, e non pilotano realmente dei caccia spaziali fatti al computer, nemmeno loro sembrano essere presenti, con i loro sentimenti, sul set. Avrei voluto vedere al loro posto Miles Teller o Michael B. Jordan o Adam Driver o Daniel Redcliffe o Jamie Bell. Tra i giovani ci sono degli interpreti pazzeschi. Forse non avrebbero salvato dai suoi limiti la sceneggiatura, ma Hemsworth e compagnia non ci credono, mai. Sembrano ragazzetti annoiati che stanno chattando su facebook, non dei soldati che stanno realmente rischiando la vita. Peraltro, e questo lo reputo un problema di regia, anche alcuni dei personaggi che dovrebbero essere parte attiva della trama, come Angelababy, hanno si e no tre battute in tutto il film e sembrano lì a fare da scenografia. 
7) tirando le somme, abbiamo ancora voglia di alieni? ID2 non è un film perfetto, ma decisamente un film godibile, che passa veloce, diverte e "potrebbe fare da apripista a un terzo capitolo davvero interessante". lo virgoletto perchè tutto il film, anche se si chiude abbastanza bene, "urla"di volere un seguito delle vicende. Emmerich è invecchiato ma tiene botta, si diverte un mondo e ci fa divertire un mondo con il suo nuovo carrozzone colorato. Forse più sgangherato del solito ma ruspante. Gli attori ci sono, gli effetti pure e nonostante una vena di malinconia e qualche rammarico sono uscito contento. Tuttavia per scelte opinabili di regia, che forse in un generale effetto amarcord hanno dato troppo peso agli attori e alla mitologia di un film di venti anni fa, è mia opinione che la pellicola si sia giocata gran parte del pubblico giovane. Motivo per cui l'etichetta ha chiuso prematuramente i rubinetti, cercando di ridurre i danni. Il film è conseguentemente diventato troppo presto invisibile. Zero passaparola, con giudizi in rete inutilmente crudeli che hanno spinto gli esercenti a tagliare presto le sale. Di conseguenza il pubblico che ci poteva essere, un agguerrito mini esercito di nerd quarantenni, si è ritrovato ( almeno dalle mie parti) come  unici pochi e poco agevoli spettacoli, collocati in momenti della giornata in cui aveva forse il problema di dover lavorare o voler dormire. Forse sarebbe stato un bagno di sangue tenerlo di più in cartellone, ma la Fox e gli esercenti non hanno nemmeno perso tempo a voler dimostrare il contrario, almeno in Italia. Magari tra un anno, con dei soldini extra ricavati miracolosamente in quantità massiccia dall'home video, si potrà sperare ancora in un ID3. Almeno arrivare a pensarlo possibile. E sarà probabilmente un film uguale a questo, puerile ma anche divertente, alla maniera che sarebbe piaciuta ai giovinastri del '96.  Magari non a tutti, ma a me sì. Speriamo non ci tocchi aspettare altri 20 anni per ogni nuovo capitolo. Che il gerovital aiuta, ma a tutto c'è un limite. 
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