1- Sinossi: Passato. Ci troviamo nel 1600, su un galeone dalle
vele bianche che solca il mare in una notte senza stelle. Oltre all'equipaggio
a bordo c'è Abraxas, un uomo di scienza, un moderno Prometeo (e qui ovviamente
mi riallaccio al celebre "secondo nome" del Frankenstein di Mary
Shelley) che traffica febbrilmente tra provette e alambicchi nel tentativo di
trovare una cura per suo figlio, affetto da un morbo misterioso e letale.
Abraxas non cerca una cura specifica ma conosce la strada della scienza per
arrivare alla cura definitiva da ogni male, un rimedio pericoloso e
sconvolgente, in grado di sovvertire anche l'ordine naturale. Abraxas con la
sua pura forza di volontà vuole innalzare la sua scienza sino a dichiarare
guerra a Dio o a chiunque altro voglia sottrargli il bambino, l'unica cosa al
mondo che gli è cara.
Un tuono.
All'orizzonte tra le acque scure appare, come un incendio in lontananza, un
vascello cremisi. E' composto da ossa umane, ultraterrene e animali intrecciate
orribilmente insieme, ricoperte di sangue. Ha vele dal colore indefinito,
lurido, dalle quali si affacciano come da grottesche finestre anime di dannati. Nessun equipaggio a bordo, al di fuori della misteriosa entità che comanda il
timone, sorride e ha il volto segnato come da lacrime di sangue. La misteriosa
visione si avvicina, i marinai che accompagnano l'alchimista tremano, si
sentono scrutati, perché conoscono quel vascello, sanno cosa li aspetta. Mater
Morbi sta arrivando a prendere le loro anime. Ma la strega in realtà più di
ogni altra cosa vuole il bambino malato dell'uomo di scienza, Dylan. Vuole
sottrarlo direttamente dalle braccia di sua madre, Morgana, per farlo suo e per
fargli conoscere il dolore eterno. Ma non è detto che riesca nel suo intento,
Morgana non è una persona comune.
Presente. Ci troviamo a Londra, al 7 di Craven Road. Dylan si sveglia di
soprassalto da un incubo. Lascia che la biondina senza nome a letto con lui
continui a dormire, va in bagno, si toglie il sudore con dell'acqua, guarda lo
specchio. Sorride, ma solo per poco. Mater Morbi appare alle sue spalle e
ricomincia a infettarlo con quello strano male di vivere con cui lo colpì l'ultima volta (numero 280). Passano i giorni e la vita del cacciatore
di mostri prova a continuare, procede nella sua routine, ma Mater Morbi non
molla, questa volta lo sta risucchiando senza sosta da giorni. E allora,
arrivato al culmine, Dylan va via da Londra, parte per la città in riva al mare
di Moonlight, il suo luogo felice, la spiaggia dove ha incontrato in suo primo
amore. In un attimo si trova sulla scogliera dove da ragazzo vinse per la
prima volta la sua paura del vuoto. Dove gettandosi in acqua, carico di
adrenalina, riuscì a scorgere a occhi spalancati, forse, un galeone
inabissato. Ma proprio sul luogo del salto Dylan incontra l'uomo al servizio
del Chaos, John Ghost.
2 - 30 e non sentirli (...lui...) - (questo paragrafo, che nulla apporta alla
recensione, è il mio classico condensato brevettato di noia, in cui
rifletto un po' sui tempi andati stile "quando qua era tutta campagna e
c'era ancora la mezza stagione". Saltare senza pietà per non deprimersi,
affrontare con indulgenza se si è tra i lettori del blog di più vecchia data): Trentesimo anno di vita per Dylan Dog. Non ho comprato la torta, ma ho
brindato per lui, in un modo analcolico che avrebbe gradito. Ho da poco appena
"scartato" il suo primo regalo, lo speciale di Bilotta, e ora la
Bonelli ci offre già per la ricorrenza questo 361 a firma dell'attuale curatore
della testa Roberto Recchioni per gli straordinari, pazzeschi disegni e colori
di Gigi Cavenago, copertinista ufficiale della testata "Dylan Dog Old
Boy". La festa continua subito in edicola con il numero 666, "Zenith
666", di Zagor (a dimostrare che i Dylaniati "più vintage" e
Zagoriani / Zagoristi sono "una faccia, una razza") e continuerà
ancora a fine ottobre con una storia, che immaginiamo virtualmente come una
"seconda parte" di questo 361, che vedrà il ritorno ai testi del padre
del personaggio, il maestro Tiziano Sclavi. Sclavi che direttamente dalla
pagina che una volta era dedicata alla posta apre questo 361, ringraziando
tutti i collaboratori e lettori che in tanti anni hanno voluto bene al suo
personaggio. Grazie a te Tiziano, se mai leggerai in questo delirio da
grafomane le mie righe, voglio dirti che con le tue storie hai reso la mia
adolescenza un luogo della memoria meraviglioso. E grazie anche a tutti gli
scrittori e disegnatori che negli anni hanno raccontato le storie di questo
personaggio, mettendoci dentro sempre qualcosa anche di loro stessi. Dylan con
il tempo e i diversi autori che si sono susseguiti un po' è cambiato e un
po' è rimasto se stesso. Ha sempre le sue convinzioni alimentari, le sue fobie e
techno-fobie, l'amore incondizionato per gli animali, la sua etica di eroe
disarmato, il suo fascino che funziona tanto sulle giovinette quanto su milf e
granny (... Che io "Memorie dall'invisibile", che è sempre un numero
stupendo, me lo ricordo anche per quell'aspetto lì). Dopo 30 anni a Dylan
voglio bene anche per tutti i suoi difetti e la sua prevedibilità, perché in
fondo anche i miei amici più cari, anche io, in quanto umani, siamo tutti un
po' prevedibili, abbiamo alti e bassi, ci siamo persi e qualche volta ritrovati,
abbiamo fatto degli sbagli e festeggiato qualche vittoria. E Dylan con la sua
fallibilità, pedanteria, con i suoi complessi da Peter Pan e da eterno
romantico, è stato e riesce ad essere ancora autentico, umano al di sopra dei
bellissimi scarabocchi di carta in cui abita.
Alla fine però questi trenta anni sono più per noi che per lui. Fosse stato un
eroe che invecchia con il suo autore, come la Valentina di Crepax, avrebbe ora
l'aspetto che Dylan ha sulla collana Il pianeta dei morti del
geniale Bilotta, ma anche quello alla fine è un Dylan che non invecchia, solo
un Dylan del futuro. Dylan è sempre e sarà per sempre uno splendido ventenne
/trentenne, così come appariva sul numero uno. Molti suoi lettori, soprattutto
quelli che lo hanno seguito dagli inizi, sono già sui cinquanta e sessanta e
molti hanno già raggiunto i pascoli infiniti insieme a molti dei primi lettori
di Tex Willer.
Molti vecchi lettori "c'hanno rabbia" sul fatto che Dylan oggi sempre
più "guardi ai giovani", anche per il fatto ineluttabile che non sono
più giovani loro. Non riconoscono più le citazioni horror perché magari
non hanno più tempo o voglia di leggere o andare al cinema come una volta.
Perché magari a casa c'è una bellissima frugoletta che impone la visione
costretta, stile trattamento Ludovico, di Peppa Pig, mentre il suo papà può
dedicarsi alle avventure del suo amico Dylan solo quei tre minuti che ha il
bagno tutto per lui. Il lavoro, la famiglia, quella strana combinazione di
cause/effetti che è la vita: ci cambiano. Alcuni, e sono i più tristi,
non credono più nel romanticismo di Dylan perché hanno smesso di essere
romantici.
Alcuni non accettano il fatto che Dylan "non sia invecchiato". Lo
guardano come uno di quegli scoppiati sui cinquanta che vanno in discoteca di
pomeriggio con i ragazzini. Pensano: "Cosa andrà a fare con quei ragazzini
per chi un horror è Twilight? Perché si è messo a fare il moderno con il
cellulare ed è sempre invischiato con quel tipo romano che urla un casino sui
social? Possibile che abbia ora per migliore amico questa specie di rockstar
mentre prima il buon Sclavi era così riservato da non volere nemmeno che gli si
scattassero delle foto? Perché va in giro disegnato come in quei fumetti
underground dove non sanno cosa sia la prospettiva, quando ha a casa dei bei
disegnatori di una volta che lo vestirebbero per bene? Non lo sa che è fuori
posto nel mondo, se continua a fare prediche a tutti? Non sa che ragazzini di
oggi si annoiano di tutto dopo tre minuti e tra facebook, videogame e Netfix
non li cagano più i fumetti horror? Come può pensare che loro gli vorranno bene
quanto noi, che siamo a migliaia, che siamo con lui da sempre, fin
dall'inizio?". Ma Dylan non li ascolta, continua a frequentare le nuove
"brutte" compagnie ed esce pure con loro il sabato sera. Mentre
gli amici diventati vecchi, gli amici "veri", stanno in pantofole a
casa. Magari alcuni si trovano la sera soli e stressati, dopo giornate di
lavoro infami, a esternare su facebook quanto detestino, con poche sfumature,
l'intera razza umana: facendo due palle così a se stessi e agli altri. Perché
più si diventa vecchi più ci si lamenta. Ma non tutti i fan sono così. Ci
sono i più audaci che hanno scoperto, parlandoci, che i giovani lettori non
sono poi così diversi da quanto fossero loro trenta anni fa. Molti non sono più
assidui, ma prima o poi tornano a leggere un numero di Dylan Dog, magari per caso
(se hanno in tasca il resto dalla farmacia che arriva a 3.50), giusto per vedere se
il loro vecchio amico sta ancora bene. Anche se la gestione della testata di un
certo periodo non piace, vanno sempre a sbirciare per vedere come va.
Spesso qualche numero buono lo pescano ancora. E tornano a fantasticare sul
mondo di dyd, come quando erano ragazzini: "Avrà affrontato di nuovo Mana
Cerace? Sarà di nuovo capitato a Golconda? E che fine avrà fatto Cagliostro? Ma
soprattutto come sarà andata avanti la storia del galeone, di Abraxas e
Morgana, come è nato davvero Dylan Dog e come è arrivato a vivere nel nostro
presente?". A quest'ultima domanda forse qui troveranno "dei dettagli
in più", perché il 361, tra le mille cose che può rappresentare, è soprattutto un corollario della Origin Story del numero 100. In genere le
"revisioni delle origin story" vengono meglio un bel po' di anni
dopo, seguendo l'esempio del Batman Year One di Miller. E ai lettori di vecchia
data piacciono perché fanno sempre fare un bel salto nel passato. Inoltre una
origin story va bene anche ai giovani che, abituati ai supereroi Marvel e DC, oggi leggono prima di tutto le origin story e gli fa sicuramente
"brutto" non sapere come inizi Dylan Dog. Rimango dell'idea che, se
possibile, non si dovrebbe mai scrivere una origin story, meglio lasciare un
po' alla fantasia del lettore (e ai tempi proprio del numero 100, ma anche del
242, molti lettori avevano una "propria" origin story che cozzava con
quella trovata da Sclavi). Ma come vecchio lettore / vecchio pure anagrafico mi
accorgo che più si è anziani e i verdi pascoli di Tex si avvicinano, più si
diventa impiccioni e malati di gossip... l'altro ieri devo aver perso venti
minuti a guardare gli operai che scavavano sotto il ponte... A ogni modo per
me, che siate giovani o vecchi, una bella origin story per il trentennale è
qualcosa che non può fare male. Come non può fare male il fatto che con questo
numero si sistemino un po' delle sottotrame aperte con la gestione di Roberto
Recchioni.
Il 361 è una storia dedicata tutta ai lettori presenti passati e futuri. Auguri
quindi a noi che dopo tutti questi anni "ci siamo ancora" e a chi
continuerà a leggere queste storie quando noi non ci saremo più. E auguri anche
a tutti quelli che non ci sono più e a cui oggi non posso fare a meno di
pensare.
3- l'arte di saper tirare i fili e dire insieme qualcosa di interessante: Non
voglio parlare troppo della trama, perché è essenziale e comunque ve ne ho già
rivelato almeno la metà qua sopra. Vi basti sapere che l'ho vista come una
favola gotica sul senso "migliore" della vita. La chiave di lettura è
per me che appena una persona (Dylan) inizia a vivere (Morgana è la madre, la
vita di Dylan) un po' si avvia inevitabilmente anche alla morte e alla sofferenza
(Mater Morbi). E non è possibile scappare a questo schema/caso/destino (cosa
che cerca di fare Abraxas, con le conseguenze note dal 242). La scelta di Dylan
(se restare tra le braccia della madre o accogliere Mater Morbi) è emblematica
in qualche modo del suo percorso di vita, della sua lotta costante alla paura
di vivere in quanto indagatore degli incubi (e ricorda quella di un celebre
personaggio della letteratura inglese). SPOILER per crescere bisogna accettare
di dover soffrire ma non bisogna fare in modo che sia la sofferenza e la paura
a dominare la nostra vita. In psicologia si può trovare una similare visione
positiva di intenti nell'affrontare il dolore nel concetto di
"Resilienza" FINE SPOILER Al di là di questo si nota come in Mater Dolorosa
si riesce ad intessere a latere una formidabile (anche perché non deve essere
stato per nulla facile metterlo insieme con tanta chiarezza e lucidità)
"tela" in grado di espandere, risolvere e rendere ancora
"vive" alcune trame passate e presenti del nostro Dylan. Un vero e
proprio "innesto" ( Recchioni parla di Eredità nell'editoriale e il
senso è simile) alla mitologia classica di Dylan Dog, con Mater Morbi e
John Ghost in grado potenzialmente (e infatti la bontà della cosa andrà
valutata nei prossimi anni) di diventare significativi quanto lo era Xabaras
prima del 242 (che per me in quel modo è stato davvero buttato via). E
devo dire che per me lo stratagemma funziona (uno "scontro tra
galeoni" stile Pirati dei Caraibi), anche se per molti lettori di vecchia
data, considerata la sacralità dei ricordi, magari sarà poco gradita questa
riscrittura dei temi del numero 100. Si crea ad ogni modo una buona aspettativa
su quanto accadrà nella prossima fase della testata, quella che si vocifera
avrà una continuity più profonda. Alcuni misteri di fondo rimangono SPOILER
come il salto temporale FINE SPOILER, ma solo per farci venire la voglia di
continuare la lettura. Ora potremmo prendere almeno il numero 1, il 25,
il 74, il 100, i 200-201, il 241, il 242, il 280, il 341, il 342, 346 (e
di sicuro altri li ho mancati e sarete più bravi di me a ricordarli), cucirli
insieme e vedere come la accennata trama orizzontale (di una serie che è stata
finora al 95% a trama verticale) possa andare "da qualche parte". E
per me è un bene, dona alla serie un certo respiro epico.
Questo 361 non solo ha quindi l'anima da "bugiardino", aspetto che
lo renderebbe da solo comunque uno dei tasselli assolutamente irrinunciabili
della propria collezione, Recchioni si vede che ha puntato a fare di più, il
suo personale L'impero colpisce ancora. Il tono è cupo,
micro-cosmo (la famiglia) e macro-cosmo (l'umanità) entrano in conflitto, c'è
un duello quasi a spade Jedi (ma visto che Recchioni è un mangofilo come me ci
ho visto sopratutto una citazione "alta" a Utena la fillette
revolutionnaire) e pure un finale irrisolto con stelle cariche di presagi
SPOILER e l'eroe immerso in qualcosa di simile, ma più prosaico, di una capsula
medica di rigenerazione FINE SPOILER. Alcuni lettori miei amici hanno visto in
questo 361 anche lo scontro tra il vecchio Dylan di Sclavi (Morgana) e il
nuovo Dylan pensato da Recchioni (Mater Morbi), ed è ugualmente una
suggestione interessante. Ci sono più piani di lettura e un altro possibile
ancora porta questo 361 anche dalle parti dello Speciale di Bilotta su cui ho
scritto qualcosa pochi giorni fa. Posso dire che l'incantesimo che trasforma
una storia in una storia memorabile a parere mio riesce, anche e soprattutto
per la sconfinata potenza dei disegni di Gigi Cavenago. Tuttavia la narrazione
risulta sempre un po' troppo "roboante", ma questa è la classica cifra
stilistica di Recchioni, il dato che rende le sue opere sanguigne e poco
perfettine. E quindi che piaccia o no gradire questo aspetto diventa anche una
questione di gusti personali.
SPOILER Un esempio su tutti (non di cattiva scrittura, ma proprio di scrittura
iperbolica) è il Dylan bambino, cui vengono assegnate delle frasi "molto
profonde" per la sua età e che assumono un significato solo in virtù di un
arditissimo passaggio, più simbolico che logico, che si può trovare
all'origine delle tavole successive e che in qualche modo potremmo spiegare
come un flusso di coscienze. FINE SPOILER
4- una serie infinita di pazzesche splash-page.
Gigi Cavenago è impressionante, ha un talento incredibile e Roberto Recchioni
qui lascia che si esprima ai massimi livelli. Ne esce un numero con una quantità altissime di bellissime spash-page e disegni di metratura (o dovrei dire
"centimetratura"? Scusate sono un po' stanco) più abbondanti della
classica gabbia bonelliana a nove. Autentici quadri che sarebbero da
scannerizzare e incorniciare.
Faccio una fatica mica da poco nel scegliere le mie tavole preferite ma scelgo
la doppia splash di pagg.92-93, che vorrei grande quanto una locandina gigante
da appendere in camera. Ma anche le pagg.83-84 sono straordinarie. Il tratto
con cui sono delineati i personaggi mi ha ricordato molte delle migliori BD,
anche se lo stile di Cavenago è unico: lo si vede dalla brillantezza degli
occhi dei suoi personaggi, dalla loro sensualità (quasi una mistress coperta
da completi in pelle Mater Morbi) e dal tratto dinamico con cui fa muovere i
tessuti dei loro vestiti e dalle pennellate pittoriche con cui delinea gli
scenari. Il vascello scheletrico di Mater Morbi cavalca acque cariche di
carnose deformità con le sue orripilanti vele organiche. Il suo interno ha
qualcosa di regale ma appare con più attenzione simile a un ventre materno (sarebbe piaciuto a Giger). John Ghost e il suo mondo rimandano invece a quella
solarità plastica di cui è maestro William Vance, sono figure all'apparenza
chiare ma sfuggenti. Le scene con gli zombie sono una esplosione di colori da
pop art, alcune tavole con protagonista Mater Morbi sembrano trovate dinamiche
uniche, quasi fossero riprese all'interno di una fiamma. Il Dylan ammalato di
pag.21 è un bluastro corpo scavato e avvizzito il cui unico alito di vita
sembra uscire dalla bocca, l'unico elemento caldo. I colori di Cavenago trovano
sempre equilibrio nella polarizzazione/estremizzazione tra tinte calde e
fredde. E potrei continuare per ore, per lo più delirando e senza riuscire a
trasmettervi che un centesimo della forza visiva di questo autore.
5- in conclusione: un numero immancabile,uno stupendo comparto grafico, un punto
che segna la rotta del nuovo corso di Dylan Dog e apre ad altissime
aspettative. Non un numero perfetto, ma un numero da avere se amate davvero
Dylan Dog. Non so se potrebbe essere apprezzato a pieno da un neofita (ma
forse mi sbaglio, a vedere questi disegni chiunque potrebbe essere affascinato)
e sono ugualmente sicuro che non potrà fare cambiare idea ai detrattori di
Sclavi e Recchioni, ma questo numero per me è stata davvero una bellissima
sorpresa. In attesa del piatto più atteso di tutti, il ritorno di Sclavi ai
testi previsto per fine mese. Buon compleanno a Dylan e a tutti i suoi
fan.
Talk0
Bellissima recensione, ne parlerò a breve anche io :)
RispondiEliminaLeggeremo molto volentieri! :)
Eliminaancora recensioni dopo le 100 in anteprima?
RispondiEliminaNessuno ti obbliga a leggerla.
Eliminacomunque recchioni ha rotto il cazzo con la crociata contro i vecchi lettori intransigenti ai cambiamenti
RispondiEliminaOpinione tua.
Eliminama pensi che i vecchi lettori cambiano idea se il robe in ogni numero tira avanti questa crociata? No perde ancora più lettori.
EliminaCaro anonimo (magari la prossima volta firma anche solo con un nome di fantasia, almeno così non mi sembra di scrivere a un'entità), credo che sia Bonelli a dover analizzare e valutare i dati di vendita, non certo noi. Non crediamo che questo numero porti avanti una crociata (questo termine associato a dei fumetti ci fa un po' paura...) nei confronti dei lettori. Nella recensione il mio collega li ha citati in quanto, essendo il trentesimo della testata, sia un po' una festa per tutti i lettori, vecchi e nuovi.
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