giovedì 6 ottobre 2016

Dylan Dog n.361: Mater dolorosa



1- Sinossi: Passato. Ci troviamo nel 1600, su un galeone dalle vele bianche che solca il mare in una notte senza stelle. Oltre all'equipaggio a bordo c'è Abraxas, un uomo di scienza, un moderno Prometeo (e qui ovviamente mi riallaccio al celebre "secondo nome" del Frankenstein di Mary Shelley) che traffica febbrilmente tra provette e alambicchi nel tentativo di trovare una cura per suo figlio, affetto da un morbo misterioso e letale. Abraxas non cerca una cura specifica ma conosce la strada della scienza per arrivare alla cura definitiva da ogni male, un rimedio pericoloso e sconvolgente, in grado di sovvertire anche l'ordine naturale. Abraxas con la sua pura forza di volontà vuole innalzare la sua scienza sino a dichiarare guerra a Dio o a chiunque altro voglia sottrargli il bambino, l'unica cosa al mondo che gli è cara.
Un tuono.
All'orizzonte tra le acque scure appare, come un incendio in lontananza, un vascello cremisi. E' composto da ossa umane, ultraterrene e animali intrecciate orribilmente  insieme, ricoperte di sangue. Ha vele dal colore indefinito, lurido, dalle quali si affacciano come da grottesche finestre anime di dannati. Nessun equipaggio a bordo, al di fuori della misteriosa entità che comanda il timone, sorride e ha il volto segnato come da lacrime di sangue. La misteriosa visione si avvicina, i marinai che accompagnano l'alchimista tremano, si sentono scrutati, perché conoscono quel vascello, sanno cosa li aspetta. Mater Morbi sta arrivando a prendere le loro anime. Ma la strega in realtà più di ogni altra cosa vuole il bambino malato dell'uomo di scienza, Dylan. Vuole sottrarlo direttamente dalle braccia di sua madre, Morgana, per farlo suo e per fargli conoscere il dolore eterno. Ma non è detto che riesca nel suo intento, Morgana non è una persona comune.
Presente. Ci troviamo a Londra, al 7 di Craven Road. Dylan si sveglia di soprassalto da un incubo. Lascia che la biondina senza nome a letto con lui continui a dormire, va in bagno, si toglie il sudore con dell'acqua, guarda lo specchio. Sorride, ma solo per poco. Mater Morbi appare alle sue spalle e ricomincia a infettarlo con quello strano male di vivere con cui lo colpì l'ultima volta  (numero 280). Passano i giorni e la vita del cacciatore di mostri prova a continuare, procede nella sua routine, ma Mater Morbi non molla, questa volta lo sta risucchiando senza sosta da giorni. E allora, arrivato al culmine, Dylan va via da Londra, parte per la città in riva al mare di Moonlight, il suo luogo felice, la spiaggia dove ha incontrato in suo primo amore. In un attimo si trova sulla scogliera dove da ragazzo  vinse per la prima volta la sua paura del vuoto. Dove gettandosi in acqua, carico di adrenalina, riuscì a scorgere a occhi spalancati, forse, un galeone inabissato. Ma proprio sul luogo del salto Dylan incontra l'uomo al servizio del Chaos, John Ghost. 


2 - 30 e non sentirli (...lui...) - (questo paragrafo, che nulla apporta alla recensione, è il mio classico condensato brevettato di noia, in cui rifletto un po' sui tempi andati stile "quando qua era tutta campagna e c'era ancora la mezza stagione". Saltare senza pietà per non deprimersi, affrontare con indulgenza se si è tra i lettori del blog di più vecchia data):  Trentesimo anno di vita per Dylan Dog. Non ho comprato la torta, ma ho brindato per lui, in un modo analcolico che avrebbe gradito. Ho da poco appena "scartato" il suo primo regalo, lo speciale di Bilotta, e ora la Bonelli ci offre già per la ricorrenza questo 361 a firma dell'attuale curatore della testa Roberto Recchioni per gli straordinari, pazzeschi disegni e colori di Gigi Cavenago, copertinista ufficiale della testata "Dylan Dog Old Boy". La festa continua subito in edicola con il numero 666, "Zenith 666", di Zagor (a dimostrare che i Dylaniati "più vintage" e Zagoriani / Zagoristi sono "una faccia, una razza") e continuerà ancora a fine ottobre con una storia, che immaginiamo virtualmente come una "seconda parte" di questo 361, che vedrà il ritorno ai testi del padre del personaggio, il maestro Tiziano Sclavi. Sclavi che direttamente dalla pagina che una volta era dedicata alla posta apre questo 361, ringraziando tutti i collaboratori e lettori che in tanti anni hanno voluto bene al suo personaggio. Grazie a te Tiziano, se mai leggerai in questo delirio da grafomane le mie righe, voglio dirti che con le tue storie hai reso la mia adolescenza un luogo della memoria meraviglioso. E grazie anche a tutti gli scrittori e disegnatori che negli anni hanno raccontato le storie di questo personaggio, mettendoci dentro sempre qualcosa anche di loro stessi. Dylan con il tempo e i diversi autori che si sono susseguiti un po' è cambiato e un po' è rimasto se stesso. Ha sempre le sue convinzioni alimentari, le sue fobie e techno-fobie, l'amore incondizionato per gli animali, la sua etica di eroe disarmato, il suo fascino che funziona tanto sulle giovinette quanto su milf e granny (... Che io "Memorie dall'invisibile", che è sempre un numero stupendo, me lo ricordo anche per quell'aspetto lì). Dopo 30 anni a Dylan voglio bene anche per tutti i suoi difetti e la sua prevedibilità, perché in fondo anche i miei amici più cari, anche io, in quanto umani, siamo tutti un po' prevedibili, abbiamo alti e bassi, ci siamo persi e qualche volta ritrovati, abbiamo fatto degli sbagli e festeggiato qualche vittoria. E Dylan con la sua fallibilità, pedanteria, con i suoi complessi da Peter Pan e da eterno romantico, è stato e riesce ad essere ancora autentico, umano al di sopra dei bellissimi scarabocchi di carta in cui abita. 
Alla fine però questi trenta anni sono più per noi che per lui. Fosse stato un eroe che invecchia con il suo autore, come la Valentina di Crepax, avrebbe ora l'aspetto che Dylan ha sulla collana Il pianeta dei morti del geniale Bilotta, ma anche quello alla fine è un Dylan che non invecchia, solo un Dylan del futuro. Dylan è sempre e sarà per sempre uno splendido ventenne /trentenne, così come appariva sul numero uno. Molti suoi lettori, soprattutto quelli che lo hanno seguito dagli inizi, sono già sui cinquanta e sessanta e molti hanno già raggiunto i pascoli infiniti insieme a molti dei primi lettori di Tex Willer. 
Molti vecchi lettori "c'hanno rabbia" sul fatto che Dylan oggi sempre più "guardi ai giovani", anche per il fatto ineluttabile che non sono più giovani loro. Non riconoscono più le citazioni  horror perché magari non hanno più tempo o voglia di leggere o andare al cinema come una volta. Perché magari a casa c'è una bellissima frugoletta che impone la visione costretta, stile trattamento Ludovico, di Peppa Pig, mentre il suo papà può dedicarsi alle avventure del suo amico Dylan solo quei tre minuti che ha il bagno tutto per lui. Il lavoro, la famiglia, quella strana combinazione di cause/effetti che è la vita: ci cambiano. Alcuni, e sono i più tristi, non credono più nel romanticismo di Dylan perché hanno smesso di essere romantici. 


Alcuni non accettano il fatto che Dylan "non sia invecchiato". Lo guardano come uno di quegli scoppiati sui cinquanta che vanno in discoteca di pomeriggio con i ragazzini. Pensano: "Cosa andrà a fare con quei ragazzini per chi un horror è Twilight? Perché si è messo a fare il moderno con il cellulare ed è sempre invischiato con quel tipo romano che urla un casino sui social? Possibile che abbia ora per migliore amico questa specie di rockstar mentre prima il buon Sclavi era così riservato da non volere nemmeno che gli si scattassero delle foto? Perché va in giro disegnato come in quei fumetti underground dove non sanno cosa sia la prospettiva, quando ha a casa dei bei disegnatori di una volta che lo vestirebbero per bene? Non lo sa che è fuori posto nel mondo, se continua a fare prediche a tutti? Non sa che ragazzini di oggi si annoiano di tutto dopo tre minuti e tra facebook, videogame e Netfix non li cagano più i fumetti horror? Come può pensare che loro gli vorranno bene quanto noi, che siamo a migliaia, che siamo con lui da sempre, fin dall'inizio?". Ma Dylan non li ascolta, continua a frequentare le nuove "brutte" compagnie ed esce pure con loro il sabato sera. Mentre  gli amici diventati vecchi, gli amici "veri", stanno in pantofole a casa. Magari alcuni si trovano la sera soli e stressati, dopo giornate di lavoro infami, a esternare su facebook quanto detestino, con poche sfumature, l'intera razza umana: facendo due palle così a se stessi e agli altri. Perché più si diventa vecchi più ci si lamenta.  Ma non tutti i fan sono così. Ci sono i più audaci che hanno scoperto, parlandoci, che i giovani lettori non sono poi così diversi da quanto fossero loro trenta anni fa. Molti non sono più assidui, ma prima o poi tornano a leggere un numero di Dylan Dog, magari per caso (se hanno in tasca il resto dalla farmacia che arriva a 3.50), giusto per vedere se il loro vecchio amico sta ancora bene. Anche se la gestione della testata di un certo periodo non piace, vanno sempre a sbirciare per vedere come va. Spesso qualche numero buono lo pescano ancora. E tornano a fantasticare sul mondo di dyd, come quando erano ragazzini: "Avrà affrontato di nuovo Mana Cerace? Sarà di nuovo capitato a Golconda? E che fine avrà fatto Cagliostro? Ma soprattutto come sarà andata avanti la storia del galeone, di Abraxas e Morgana, come è nato davvero Dylan Dog e come è arrivato a vivere nel nostro presente?". A quest'ultima domanda forse qui troveranno "dei dettagli in più", perché il 361, tra le mille cose che può rappresentare,  è soprattutto un corollario della Origin Story del numero 100. In genere le "revisioni delle origin  story" vengono meglio un bel po' di anni dopo, seguendo l'esempio del Batman Year One di Miller. E ai lettori di vecchia data piacciono perché fanno sempre fare un bel salto nel passato. Inoltre una origin story va bene anche ai giovani che, abituati ai supereroi Marvel e DC, oggi leggono prima di tutto le origin story e gli fa sicuramente "brutto" non sapere come inizi Dylan Dog. Rimango dell'idea che, se possibile, non si dovrebbe mai scrivere una origin story, meglio lasciare un po' alla fantasia del lettore (e ai tempi proprio del numero 100, ma anche del 242, molti lettori avevano una "propria" origin story che cozzava con quella trovata da Sclavi). Ma come vecchio lettore / vecchio pure anagrafico mi accorgo che più si è anziani e i verdi pascoli di Tex si avvicinano, più si diventa impiccioni e malati di gossip... l'altro ieri devo aver perso venti minuti a guardare gli operai che scavavano sotto il ponte... A ogni modo per me, che siate giovani o vecchi, una bella origin story per il trentennale è qualcosa che non può fare male. Come non può fare male il fatto che con questo numero si sistemino un po' delle sottotrame aperte con la gestione di Roberto Recchioni. 
Il 361 è una storia dedicata tutta ai lettori presenti passati e futuri. Auguri quindi a noi che dopo tutti questi anni "ci siamo ancora" e a chi continuerà a leggere queste storie quando noi non ci saremo più. E auguri anche a tutti quelli che non ci sono più e a cui oggi non posso fare a meno di pensare. 


3- l'arte di saper tirare i fili e dire insieme qualcosa di interessante: Non voglio parlare troppo della trama, perché è essenziale e comunque ve ne ho già rivelato almeno la metà qua sopra. Vi basti sapere che l'ho vista come una favola gotica sul senso "migliore" della vita. La chiave di lettura è per me che appena una persona (Dylan) inizia a vivere (Morgana è la madre, la vita di Dylan) un po' si avvia inevitabilmente anche alla morte e alla sofferenza  (Mater Morbi). E non è possibile scappare a questo schema/caso/destino (cosa che cerca di fare Abraxas, con le conseguenze note dal 242). La scelta di Dylan (se restare tra le braccia della madre o accogliere Mater Morbi) è emblematica in qualche modo del suo percorso di vita, della sua lotta costante alla paura di vivere in quanto indagatore degli incubi (e ricorda quella di un celebre personaggio della letteratura inglese). SPOILER per crescere bisogna accettare di dover soffrire ma non bisogna fare in modo che sia la sofferenza e la paura a dominare la nostra vita. In psicologia si può trovare una similare visione positiva di intenti nell'affrontare il dolore nel concetto di "Resilienza" FINE SPOILER Al di là di questo si nota come in Mater Dolorosa si riesce ad intessere a latere una formidabile (anche perché non deve essere stato per nulla facile metterlo insieme con tanta chiarezza e lucidità) "tela" in grado di espandere, risolvere e rendere ancora "vive" alcune trame passate e presenti del nostro Dylan. Un vero e proprio "innesto" ( Recchioni parla di Eredità nell'editoriale e il senso è simile) alla mitologia classica di Dylan Dog, con  Mater Morbi e John Ghost in grado potenzialmente (e infatti la bontà della cosa andrà valutata nei prossimi anni) di diventare significativi quanto lo era Xabaras prima del 242 (che per me in quel modo è stato davvero buttato via). E devo dire che per me lo stratagemma funziona (uno "scontro tra galeoni" stile Pirati dei Caraibi), anche se per molti lettori di vecchia data, considerata la sacralità dei ricordi, magari sarà poco gradita questa riscrittura dei temi del numero 100. Si crea ad ogni modo una buona aspettativa su quanto accadrà nella prossima fase della testata, quella che si vocifera avrà una continuity più profonda. Alcuni misteri di fondo rimangono SPOILER come il salto temporale FINE SPOILER, ma solo per farci venire la voglia di continuare la lettura. Ora potremmo prendere almeno il numero 1, il 25,  il 74, il 100, i 200-201, il  241, il 242, il 280, il 341, il 342, 346 (e di sicuro altri li ho mancati e sarete più bravi di me a ricordarli), cucirli insieme e vedere come la accennata trama orizzontale (di una serie che è stata finora al 95% a trama verticale) possa andare "da qualche parte". E per me è un bene, dona alla serie un certo respiro epico. 
Questo 361 non solo ha quindi l'anima da "bugiardino", aspetto che lo renderebbe da solo comunque uno dei tasselli assolutamente irrinunciabili della propria collezione, Recchioni si vede che ha puntato a fare di più, il suo personale L'impero colpisce ancora. Il tono è cupo, micro-cosmo (la famiglia) e macro-cosmo (l'umanità) entrano in conflitto, c'è un duello quasi a spade Jedi (ma visto che Recchioni è un mangofilo come me ci ho visto sopratutto una citazione "alta" a Utena la fillette revolutionnaire) e pure un finale irrisolto con stelle cariche di presagi SPOILER e l'eroe immerso in qualcosa di simile, ma più prosaico, di una capsula medica di rigenerazione FINE SPOILER. Alcuni lettori miei amici hanno visto in questo 361 anche lo scontro tra il vecchio Dylan di Sclavi (Morgana) e il nuovo Dylan pensato da Recchioni (Mater Morbi),  ed è ugualmente una suggestione interessante. Ci sono più piani di lettura e un altro possibile ancora porta questo 361 anche dalle parti dello Speciale di Bilotta su cui ho scritto qualcosa pochi giorni fa. Posso dire che l'incantesimo che trasforma una storia in una storia memorabile a parere mio riesce, anche e soprattutto per la sconfinata potenza dei disegni di Gigi Cavenago. Tuttavia la narrazione risulta sempre un po' troppo "roboante", ma questa è la classica cifra stilistica di Recchioni, il dato che rende le sue opere sanguigne e poco perfettine. E quindi che piaccia o no gradire questo aspetto diventa anche una questione di gusti personali.
SPOILER Un esempio su tutti (non di cattiva scrittura, ma proprio di scrittura iperbolica) è il Dylan bambino, cui vengono assegnate delle frasi "molto profonde" per la sua età e che assumono un significato solo in virtù di un arditissimo passaggio, più simbolico che logico, che si può trovare all'origine delle tavole successive e che in qualche modo potremmo spiegare come un flusso di coscienze. FINE SPOILER 


4- una serie infinita di pazzesche splash-page. 
Gigi Cavenago è impressionante, ha un talento incredibile e Roberto Recchioni qui lascia che si esprima ai massimi livelli. Ne esce un numero con una quantità altissime di bellissime spash-page e disegni di metratura (o dovrei dire "centimetratura"? Scusate sono un po' stanco) più abbondanti della classica gabbia bonelliana a nove. Autentici quadri che sarebbero da scannerizzare e incorniciare. 
Faccio una fatica mica da poco nel scegliere le mie tavole preferite ma scelgo la doppia splash di pagg.92-93, che vorrei grande quanto una locandina gigante da appendere in camera. Ma anche le pagg.83-84 sono straordinarie. Il tratto con cui sono delineati i personaggi mi ha ricordato molte delle migliori BD, anche se lo stile di Cavenago è unico: lo si vede dalla brillantezza degli occhi dei suoi personaggi, dalla loro sensualità (quasi una mistress coperta da completi in pelle Mater Morbi) e dal tratto dinamico con cui fa muovere i tessuti dei loro vestiti e dalle pennellate pittoriche con cui delinea gli scenari. Il vascello scheletrico di Mater Morbi cavalca acque cariche di carnose deformità con le sue orripilanti vele organiche. Il suo interno ha qualcosa di regale ma appare con più attenzione simile a un ventre materno (sarebbe piaciuto a Giger). John Ghost e il suo mondo rimandano invece a quella solarità plastica di cui è maestro William Vance, sono figure all'apparenza chiare ma sfuggenti. Le scene con gli zombie sono una esplosione di colori da pop art, alcune tavole con protagonista Mater Morbi sembrano trovate dinamiche uniche, quasi fossero riprese all'interno di una fiamma. Il Dylan ammalato di pag.21 è un bluastro corpo scavato e avvizzito il cui unico alito di vita sembra uscire dalla bocca, l'unico elemento caldo. I colori di Cavenago trovano sempre equilibrio nella polarizzazione/estremizzazione tra tinte calde e fredde. E potrei continuare per ore, per lo più delirando e senza riuscire a trasmettervi che un centesimo della forza visiva di questo autore. 
5- in conclusione: un numero immancabile,uno stupendo comparto grafico, un punto che segna la rotta del nuovo corso di Dylan Dog e apre ad altissime aspettative. Non un numero perfetto, ma un numero da avere se amate davvero Dylan Dog. Non so se potrebbe essere apprezzato a pieno da un neofita (ma forse mi sbaglio, a vedere questi disegni chiunque potrebbe essere affascinato) e sono ugualmente sicuro che non potrà fare cambiare idea ai detrattori di Sclavi e Recchioni, ma questo numero per me è stata davvero una bellissima sorpresa. In attesa del piatto più atteso di tutti, il ritorno di Sclavi ai testi previsto per fine mese. Buon compleanno a Dylan e a tutti i suoi fan.  
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8 commenti:

  1. Bellissima recensione, ne parlerò a breve anche io :)

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  2. ancora recensioni dopo le 100 in anteprima?

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  3. comunque recchioni ha rotto il cazzo con la crociata contro i vecchi lettori intransigenti ai cambiamenti

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    1. ma pensi che i vecchi lettori cambiano idea se il robe in ogni numero tira avanti questa crociata? No perde ancora più lettori.

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  4. Caro anonimo (magari la prossima volta firma anche solo con un nome di fantasia, almeno così non mi sembra di scrivere a un'entità), credo che sia Bonelli a dover analizzare e valutare i dati di vendita, non certo noi. Non crediamo che questo numero porti avanti una crociata (questo termine associato a dei fumetti ci fa un po' paura...) nei confronti dei lettori. Nella recensione il mio collega li ha citati in quanto, essendo il trentesimo della testata, sia un po' una festa per tutti i lettori, vecchi e nuovi.

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