1) Sinossi o quasi: Siamo nella lussureggiante foresta di
Darkwood in un giorno in cui lo Spirito con la Scure è particolarmente contento
e tutto felice, saltando di liana in liana, non si fa problemi a urlare al
mondo il suo "Aaaayyaaaaaaaaaakkkk" di pura gioia. Tra le fresche
frasche, dopo un paio di pagine, a un certo punto spunta un amico dal passato!
E' Lupo Solitario, uno dei più integerrimi uomini rossi, bardato con
l'inconfondibile coperchio di una pentola legato con lo spago per corazza e con
un diadema cornuto e dorato con allegato copri-orecchie metallico rubati a
Trider G7. I due non si vedono dal numero 199, cioè dal settembre 1982, da
Italia-Germania, quando in tv c'era Il pranzo è servito, furoreggiava Gundam e
i Tegolini del Mulino Bianco erano grandi almeno sei volte di più il formato
attuale scelto per "bambini fighetti annoiati" (c'era anche la
variante sacher ultra-cool, il "soldino", con al di sopra un cerchio
di cioccolato al latte del diametro della ruota di una bici... O forse ero io piccolo
e vedevo tutto più grande...). Insomma, hanno un mare di cose da dirsi, anche
se Zagor ha tutta la faccia di chi preferiva continuate a saltare liane
gridando "Aaaayyaaaaaaaaaakkkk" a iosa, perché il racconto dell'amico
sarà lungo tipo 9 pagine. In 35 anni, che però nel mondo di Darkwood sono
percepiti come massimo cinque o sei, Lupo solitario ha "chiuso il cerchio
della sua vita", che deve essere una di quelle metafore "stile Re
Leone" per dire che ha messo su famiglia. Si è sposato la squaw Dolce Luna
e un po' da stronzo ha regalato a loro figlio il terrificante nome di Piccola
Lontra. Si erano pure trovati una tenda equo canone all'interno di una pacifica
tribù senza nome, guidata dal saggio anziano cherokee Mano Blu, chiamato così
probabilmente per la sua abitudine di fare un uso massivo di viagra. Ma un nome
ben più inquietante, da serial killer, è quello dello stregone locale, Coltello
Lucente, che infatti loscamente decide di accogliere e spalleggiare nella tribù
un minaccioso straniero da tutti chiamato Occhi di ghiaccio. Si fosse chiamato
lo stregone Sabbietta del Gatto, forse oggi la tribù avrebbe meno problemi.
Siccome le cose tra indiani e cowboy non vanno bene neanche nel mondo di Zagor,
le giubbe blu decidono di erigere un forte presso l'accampamento. La tribù
senza nome è quindi a un bivio. Andare nelle terre dove scende il sole, che in
effetti non sembra poi il massimo, oppure seguire Occhi di Ghiaccio, che come
improvvisato tour operator propone biblicamente "un paese ricco di selvaggina
non noto ai visi pallidi, che si trova oltre un lago di arcobaleno". Tutti
sono d'accordo con Occhi di ghiaccio, che va in giro incappucciato come un
pazzo dicendo cose pazze. Ma Lupo Solitario non ci sta, fiuta la classica
truffa immobiliare e decide di restare nella sua tenda con la famiglia. La cosa
prontamente indispettisce l'incappucciato che, con un sortilegio, lo
addormenta e nottetempo rapisce Dolce Luna e Piccola Lontra. Quando l'indiano
si sveglia non c'è più nessuno, l'intero villaggio è in trasloco come in una di
quelle trasmissioni di DMAX del martedì sera. Lupo solitario segue allora le
tracce dello spostamento della tribù, ma a un certo punto si perde, proprio nei
pressi della labirintica zona presso la sorgente del Susqueanna. Ed è per
questo motivo che oggi è davanti a Zagor a chiedere aiuto, perché lui sa tutto
di tutto, anche come non perdersi nella labirintica zona presso la sorgente del
Susqueanna. Lo Spirito con la Scure rincuora l'amico. Lui sa tutto di tutto e
ci è stato presso quella sorgente, nel numero 200, e sa anche che in
realtà la fonte è doppia e un ingresso segreto è magicamente possibile solo
tramite una mappa. Inoltre conferma che una volta scoperto il passaggio esiste
realmente un lago con i colori dell'arcobaleno, sul cui fondo è posto il
relitto di un galeone insieme al suo equipaggio di non-morti. E se il gruppo è passato di lì Zagor conosce anche l'ulteriore luogo fatato verso cui Occhi
di Ghiaccio sta conducendo la tribù: la terra di Golnor. Un luogo ancora pieno
di elfi, pavol e riol.
2) Per tutti gli intrugli di mio nonno farmacista! Compare all'improvviso come
un oggetto fumettistico non identificato questo numero 666 a colori.
L'occasione è omaggiare Tiziano Sclavi, l'uomo che ha portato sulla testata di
Zagor il suo Lupo Solitario e il mondo di Golnor, all'interno del
festeggiamento per i trenta anni del suo personaggio storico Dylan Dog. Il diabolico numero 666 è infatti un "argomento" da fumetto horror,
Sclavi è il re dell'horror a fumetti Bonelli e deve essere venuta così l'idea,
come il meccanismo con cui si è scelto di collegare il mondo di Dylan Dog con
quello di Zagor. Ma chi cerca una storia dalle tinte forti qui ha decisamente
sbagliato strada. Questo viaggio da Darkwood a Golnor ha tutto il sapore di una
favola di altri tempi, una caccia al tesoro disegnata e colorata in un modo
ultra-classico al punto che potrebbe essere stata realizzata giusto nel 82.
E' davvero come trovare in soffitta un libro per bambini che ci sembra di aver
già letto. Una favola con la morale semplice che la ricchezza non deriva da un
tesoro materiale nascosto. Il vero tesoro è racchiuso nella voglia di
scoprire dal mondo sempre qualcosa di nuovo (la curiosità di Digging Bill)
nelle relazioni con le persone (l'amicizia tra Zagor e Lupo Solitario), nel
cuore di coloro che si amano (l'amore di Lupo Solitario per Dolce Luna e il
figlio. SPOILER in fondo Lupo Solitario e Xabaras hanno così lo stesso fine,
trovate un modo per salvare la propria famiglia, che è anche il proprio tesoro;
anche se il viaggio dell'alchimista ha comportato la fine della sua parte umana
e quindi della sua felicità, sarà proprio il figlio Dylan a ridargli pace FINE
SPOILER.
Questo numero sorprende e spiazza per questa cristallina semplicità, per la
precisa volontà di essere comprensibile anche a un bambino come racconto della
buona notte. Ma non a un bambino moderno, piuttosto al "bambino
interiore" di coloro che con i fumetti disegnati e colorati così ci sono
cresciuti. Certe tavole sembrano davvero uscire dalle illustrazioni dei
racconti fantasy di inizio ottanta (magari da uno dei primissimi monster
manual di D&D). Il punto vero è: volete farvelo questo tuffo nel passato
fino al 1982, per di più con un "animo da bambini" (e sempre che non
abbiate già ucciso il vostro bambino interiore)? Anche perché la storia può
risultare in alcuni passaggi piuttosto criptica se non si conoscono le
coordinate giuste (pur evidenziate dal numero), se non si è vissuto in quei
tempi innamorandosi di quei racconti. Anche perché se non siete tra quelli che
in quell'epoca ci sono vissuti potreste trovate il tutto veramente troppo
"camp". I miei amici Zagoriani si sono un po' divisi in questo senso:
gli anziani sono stati abbastanza contenti, i giovani abbastanza esterrefatti:
1) per "un'invasione di campo" di Dylan Dog sulla testata; 2) per
tematiche e disegni non in linea con l'evoluzione del personaggio. A me
sinceramente è piaciuto, mi ha fatto tornare bambino. Luigi Mignacco scrive una
storia dai contenuti così limpidi e innocenti che oggi è davvero difficile
trovare qualcosa di simile. Se non in ristampa. Luigi Piccatto e Renato Riccio,
per i colori di Fabio Piccatto, dipingono un mondo colorato, ironico e
squisitamente vintage che sul lato fantasy è più vicino a La spada nella roccia
Disney (con influenze grafiche anni '80 come i Masters of the Universe e
monster book fantasy sopra citati), piuttosto che al Signore degli anelli di
Peter Jackson. Io mi sono divertito, anche grazie alle mille citazioni al mondo
di Dylan Dog, ma ammetto che è davvero una amabile bizzarria, che potrebbe non
piacere a tutti.
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