Testi: Barbato;
disegni: Lazzarini
Shannon
frequenta il liceo, è intelligente e un po' sfigata e vive in una piccola
cittadina di provincia nel Galles. Il padre è minatore e sta per molto tempo
lontano da casa; la madre, visto che non esattamente sguazzano nei soldi, ha
trovato un'occupazione saltuaria per la figlia, remunerativa, divertente e
socialmente importante: la fa dormire nei letti dei morti. Sì, Shannon
"c'ha i poteri" e lo ha scoperto per caso da bambina in una notte di
temporale, quando è andata a dormire nel letto che era della nonna. Shannon ha
visto l'ultimo sogno della cara nonna e ha raccontato alla madre dettagli
inequivocabili sul fatto che non fosse pazza. Invece la madre, lei pazza per
davvero, ha raccontato a tutto il paesino della questione, con tutta la gioia
di una che il trattamento sanitario obbligatorio se lo ricerca sui denti. Ed è
venuto fuori il business: muore qualcuno, spostano la salma, ci fanno dormire
lì Shannon, senza manco cambiare le lenzuola e la ragazza dopo un paio d'ore
sogna il sogno "a nolo" del caro estinto e tutti felici. Shannon
poi, boh, si diverte pure a fare questo "servizio per la comunità" e
da perfetta adolescente gotichina dice cose tipo: "I morti mi capiscono
più dei vivi", "In Death note tifavo per Kira", "Sono
stata a dormire in un capanno annesso al cimitero, ed è stato bello".
Forse però non bellissimo, visto quando si è coricata nel capanno ha fatto un
sogno parecchio strano. Qualcuno era morto pure li', ucciso. E prima di
lasciarci aveva sognato i suoi assassini offrendo dei dettagli utili per
trovarli.
Nuovo numero delle Storie scritto dalla cara Paola Barbato, autrice da noi al
75% amatissima perché, se è vero che magari non imbrocca sempre una storia,
quando è in vena ci scappano dei racconti bellissimi. In questo numero si muove
con sicurezza strizzando un occhi alla sua più famosa produzione, dalla storia
adolescenziale "Davvero" alle pagine sognanti di Dylan Dog. La sua
Shannon è una ragazzina sveglia a cui vogliamo immediatamente bene, anche il
fatto di sceglierla come voce narrante ce la rende più intima, vicina. Il
registro narrativo è molto leggero, la storia si legge tutta di un fiato e
anche la parte thriller è ben congegnata, con un paio di twist carini. I
disegni di Annalisa Lazzari rivelano un tratto dalle influenza "manga" sebbene addomesticato, dettagliato e chiaro nella descrizione
degli ambienti e delle azioni, che perde un po' in una semplificazione forse
eccessiva dei tratti somatici facciali, che tendono ad assomigliarsi un po' tra
loro per morfologia. L'espressività comunque è buona. La protagonista
quindi "c'ha gli occhioni manga" oltre che "i poteri", ma
la cosa non dispiace affatto, lo stile si adatta bene al tipo di
racconto. Un numero grazioso.
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