mercoledì 10 febbraio 2016

Dylan Dog 352 - La calligrafia del dolore


"Sine sole sileo". Senza il sole resto silenzioso. Questa frase in latino è incisa in qualche costoso metallo tra i mille ghiri gori extra lusso che danno sfoggio alla silouette di una penna stra-costosa di proprietà di un notaio stra- costoso. La sua origine è ignota, pare sia unica, pare fosse il corpo di una meridiana solare, pare la stessa penna che cercano di ficcare in un occhio a Dylan già dalla ispirata, grezzamente cattiva e citazionista, copertina a firma Angelo Stano e se facciamo "due più due" con le due vignette iniziali a pagina 5 e la cover già sappiamo come andrà a finire la storia. Forse. Forse abbiamo davanti la versione "Mont Blanc" dello storico numero 5 della serie, "Gli uccisori"? Sarebbe una figata, già mi immagino stragi alle poste, presso le assicurazioni, nei tribunali, le penne che uccidono più delle spade, ma non è così. Forse, la storia è un'altra. Con la penna strana, la più amata di una collezione di penne strane, il notaio Calloway ci firma solo le carte che contano, nello specifico, a pagina 6, il passaggio di proprietà di un mega villone, Mooncaster Manor, dal lord proprietario agli ingessatissimi e impersonali coniugi Goldfinch. Tutti felici, prato inglese e ampio parcheggio, ma solo all'inizio. La signora Goldfinch, Diana, da perfetta ex fidanzata di Dylan Dog, preso il castellone scopre di sentirsi terrorizzata ad abitarci e invita il nostro eroe, pigiama munito, a passare una notte nel maniero. Ma prima è tempo di party inaugurale extra lusso con champagne e cotillons cui partecipa anche la sorellina di Diana, diventata negli anni adulta, sexy e porca, pronta a insidiare il nostro eroe come in un film con Hugh Grant. Gli zomperà nel letto durante l'"investigazione" notturna? Certo, ma subito dopo, in un'orgia horror, si trasformerà in un mostro pieno di denti. La magione diventerà in breve il set di Shining e il nostro eroe senza capire che cavolo sia successo si sveglierà poche scene dopo coperto di bende e di flebo in un letto di ospedale. Pare qualcuno sia uscito pazzo, pare che Dylan si sia salvato per miracolo, pare che il vecchio lord proprietario non sapesse di fantasmi infestanti e ricordi come ultima cosa solo di essersi affidato per il rogito al notaio Calloway. Passa il tempo e presto suona al campanello di Craven Road una nuova cliente. Si chiama Juri, lavora in una autorimessa acquistata da poco, con per soci tipi poco affidabili tra cui la caricatura disegnata male di Vin Diesel. L'aria dell'autorimessa, con mille oggetti taglienti più dalle parti di un Final Destination che di un horror kingiano, la spaventa a morte e così pensava di passare da Dylan a proporgli di fare un sopralluogo. Sempre pigiama munito.


Come andrà a finire? C'entrerà qualcosa l'immagine di copertina?
E' tornata l'era Gualdoni!!! No, non è vero, ma è con questa frase esultante che il buon amico Emanuele mi ha commentato a caldo questo numero 352. Una trama abbastanza godibile, un paio di scene splatter mica male, un oscuro burattinaio purtroppo sotto sfruttato e che aveva le carte per essere qualcosa di più "grosso", forse anche in grado di essere il protagonista di un fumetto spin-off. Peccato. Comunque quella che si respira è davvero l'aria di una volta. Qualcosa di lineare, come i gnocchi il venerdì. Dopo i tormenti interiori, i cellulari parlanti, dopo la perdita della casa-oggetti-identità, dopo essere stato quasi solo ospite della sua testata diventato quasi solo una "funzione narrativa" nel numero scorso, dopo Bloch in pensione ecc. ecc. ecco che il buon Dylan torna protagonista in un numero che potrebbe essere stato scritto benissimo 15 anni fa. Chiamiamola Silver age. I testi sono di Cavaletto e sono graziosi, abbastanza funzionali alla trama anche se avrei personalmente preferito meno dialoghi. Troppo lunga la scena della festa, troppo l'incontro con il lord, l'incontro col notaio. Il pathos manca presto perché lo svelamento del segreto sopraggiunge in un lampo. Ma un paio di buoni twist narrativi ci sono e sono validi, così che sono passato dalla sonnolenza del primo e secondo atto al sincero divertimento del terzo. I disegni sono di Piccato, Riccio, Santaniello e Massaglia. Dovrei avere uno spiegone per capire chi ha disegnato cosa, mi limito a dire che le scene oniriche e sanguinolente, così come quelle action, mi sono sembrate davvero gustose, mentre ho trovato gestita con il pilota automatico la caratterizzazione dei personaggi secondari e le ambientazioni. Belle le sequenza di pagg. 25-31, 49-43 e 79-83. Insomma questo numero l'ho trovato divertente e "classico". Sarebbe stato perfetto per la collana Old Boy. Ma forse rimpiango un po' la sua distanza dal nuovo corso recchionianiano. Perché quella storia voglio davvero vedere come andrà a finire. E storie come questo numero ne ho già lette un bel po'.
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