Okinawa, alcuni anni fa. Mentre le onde si infrangono sulla costa, nel piccolo campetto di basket vicino al mare due fratelli si sfidano a canestro. Ryota è il più piccolo e sta in attacco, Sota è il fratello maggiore e blocca ogni suo movimento come una montagna. È implacabile, ma spinge il più piccolo a migliorarsi, a non mollare mai, a continuare a sfidarlo a testa bassa. I due stanno giocando a basket ma anche comunicando tra loro in modo silenzioso. Il loro padre è da poco scomparso e Sota è ora il capofamiglia, quello che si occuperà di Ryota, la sorellina più piccola, e della madre. Anche Ryota ora deve crescere “più in fretta” e Sota, che è l’asso della sua squadra di basket e punta ai nazionali, è lì per spronarlo con la stessa determinazione con cui punta a sfidare con il suo numero 7 gli imbattibili del Sannoh, la squadra più forte. Ryota lo guarda da sempre come se fosse una specie di divinità, è gracile e ancora un bambino, ma ci tiene a dare il massimo e sogna anche lui un giorno di diventare grande e famoso come i giocatori americani delle riviste di basket che i fratelli nascondono nel loro posto segreto. Purtroppo Ryota avrà ancora pochi momenti da passare con il fratello, anche se dopo tanti allenamenti un giorno finalmente riesce a batterlo sotto canestro, realizzando così il suo primo Slum Dunk. Quello stesso giorno Sota esce in mare con degli amici e non torna più a casa. È ora Ryota il capofamiglia. La madre non vuole più stare in un luogo così tragico, getta tutte le medaglie di Sota e sposta tutta la famiglia in un’altra prefettura. Ryota arriva allo Shohoku con il basket che è l’unico modo con cui impara a confrontarsi con il mondo, stringere amicizie e trovare la forza di andare avanti. Il primo anno è turbolento, la squadra guidata dal “demone dai capelli bianchi” Anzai non riesce a combinare quasi niente, nonostante la determinazione dell’enorme e altruista capitano-difensore Akagi. Il giocatore numero uno, Mitsui, un asso in grado di segnare con tiri da 3 punti, alla fine molla il colpo, cede alla rabbia e alla autodistruzione, lascia il club e diventa una specie di teppista. Anche Ryota cerca di fare il possibile quell’anno come playmaker, portando sulla maglia sempre il numero 7, ma tutto questo “non basta”, il fratello rimane per lui un obiettivo inarrivabile e il basket un sogno crudele. Ma ecco arrivare la grande occasione l’anno successivo, con l’ingresso in squadra, direttamente dal primo anno, del determinato, taciturno e già molto talentuoso Rukawa, come dello stralunato, buffo e iracondo Hanamichi Sakuragi, che si autoproclama “genio del basket” anche se è solo alle primissime armi e in fondo si è avvicinato allo sport solo per corteggiare la sorellina di Akagi. Con questa nuova formazione lo Shohoku arriva a scontrarsi proprio contro l’imbattibile Sannoh, in una partita in cui tutti dovranno dare in massimo senza risparmiarsi. Ryota entra in campo con un al polso la fascetta rossa di Sota, determinato a tutti i costi a realizzare anche il sogno del fratello. The First Slam Dunk racconta questa storica partita: dal primo minuto fino al suo sconvolgente ed “eroico” epilogo.
Dopo 30 anni il bellissimo manga Slum Dunk torna in sala con un film scritto e diretto dal suo autore originale, Takehiko Inoue, che qui debutta come regista cinematografico in una produzione Toei Animation e Dandelion Studio. Per anni, almeno dal 2009, l’autore aveva aspettato che si arrivasse a una tecnologia adeguata per trasmettere con i disegni animati la frenesia e i dettagli delle sue tavole ultracinetiche e oggi, con un cast tecnico di altissimo livello (tra cui il chara designer, animation director di Attack in Titan e l’art director di Dragon Ball Z: Broly) e l’animazione tridimensionale mixata alla colorazione tradizionale con la tecnica del cell shading, si può dire che il sogno si è potuto realizzare al meglio. The First Slam Dunk è un autentico prodigio dell'animazione più all’avanguardia e riesce davvero, come prima nessun altro film (anche dal vivo), a trasportare lo spettatore su un campo da gioco “vicino al reale”, tra i rimbalzi e “sgommate” delle scarpe sul linoleum in dolby 5.1 e vertiginose accelerazioni di gioco riprese da angolazioni folli, coinvolgenti e velocissime. Il tutto è legato insieme da un senso dell’azione di gioco sempre chiaro e frenetico e da una potente e variegata colonna sonora, curata da Satoshi Tanabe e Takuma Mitamura, che mischia rock a suggestioni jazz e funky, su cui svettano un paio di pezzi davvero niente male come Love Rockets dei Birthday e Dai Zero Kan dei 10- Feet. Il film ripercorre uno dei momenti focali del manga, assumendo anche dei felicissimi punti di vista inediti. Se era già nota e osannata la capacità tecnica quasi maniacale di Inoue nel raccontare il basket attraverso i suoi personaggi, descrivendo con dovizia di particolari e sincero entusiasmano ogni ruolo, stile e tattica di gioco, il grande merito di The First Slam Dunk risiede anche nella molto riuscita integrazione della “partita” con le tante scene che sviluppano in modo altrettanto curato la psicologia di ogni personaggio. Il personaggio di Ryota assume per la prima volta un molto riuscito e inedito ruolo centrale nella narrazione, al posto del simpatico e strambo Sakuragi, ma tutti i personaggi trovano un giusto spazio emotivo per raccontarci la loro evoluzione dall’inizio del campionato fino alla fatidica partita contro gli “imbattibili”. Ci sono scene cariche di umorismo ma anche molte scene drammatiche particolarmente riuscite, raccontate con tanta cura e credibilità. Molte sono le scene e i flash-back che il pubblico già conosce e ama dalla lettura del manga, come dalla prima trasposizione animata, che Inoue integra nella partita come una felice “greatest Hits”, ma la resa di questi spezzoni nel nuovo contesto è incredibilmente fresca e riuscita, in grado di appassionare tanto i fan storici quando il pubblico che ancora non conosce questi personaggi e il loro mondo. Ci si affeziona in fretta a Ryota e ai suoi compagni, ci si entusiasma per ogni stoppata, rimbalzo e canestro anche se l’esito finale può essere già noto, perché il film elargisce alcune vere e proprie succulente sorprese e nessuna costruzione dell'azione di gioco è mai scontata. The First Slam Dunk in Giappone ha battuto al botteghino il secondo film di Avatar e c’è da dire che dopo questa pellicola è tanta la voglia di “averne ancora” del magico mondo del basket raccontato di Inoue. Andate al cinema senza remore, per una serata diverte e spensierata in cui godere del migliore basket “animato” di sempre.
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