sabato 13 giugno 2020

Chinese Zodiac - la nostra recensione dell'Indiana Jones di Jackie Chan





J.C. (Jackie Chan), conosciuto anche come  "Condor" o "Asian Hawk" (un po' come lo Hudson Hawk di Bruce Willis, che infatti diceva ispirarsi a Jackie Chan) è il super ladro mercenario per eccellenza del team di "cacciatori di tesori" al soldo di una losca organizzazione criminale che, sotto una facciata istituzionale onesta, recupera tesori e ruba opere d'arte per poi replicarle e vendere i falsi alle case d'asta per miliardi. L'affare del momento sono le statue del cosiddetto Zodiaco Cinese del Palazzo d'Estate di Pechino, rubate a metà dell'800 dagli occidentali e finora rimaste nascoste nelle collezioni private. Nello specifico, 12 teste in bronzo che facevano parte di una fontana, per i cinesi rubate dagli occidentali franco/inglesi in modo vigliacco e deliberato e per gli occidentali legittimo bottino di una guerra in cui erano stati trascinati dentro, che ora si vuole scovare per il mondo e rivendere alla Cina. Più teste di bronzo si recuperano, più soldi finiscono nelle tasche dei ladri/cacciatori di tesori. Dal palazzo francese di alcuni nobili decaduti al relitto di una nave europea nascosta su un'isola misteriosa, fino alle pendici di un vulcano, l'Asian Hawk e il suo team si cacceranno nelle situazioni più assurde ed estreme. La presenza nel gruppo di una esperta d'arte che vuole davvero che il tesoro torni in Cina, per una questione culturale e non per profitto, metterà però in crisi il modo di pensare dei ladri. 
Chinese Zodiac è conosciuto anche come Armour of God 3, con il personaggio di Asian Hawk che fin dal doppiaggio italiano viene chiamato con un semplice "J.C". I capitoli 1 e 2 sono inediti in Italia ma non ci sono per questo problemi di comprensione di trama, che è un po' sempre la stessa: Jackie Chan è un super ladro alla Lupin, che utilizza un sacco di tute, rampini e trucchi elusivi per impossessarsi di un bottino che spesso lo porta alla James Bond a girare per il mondo e conoscere persone di altri paese. Non mancano tanti giocattoli alla Bond, macchine "speciali" comprese. Sono film dall'animo internazionale quindi, spesso figli di una buffa visione degli occidentali da parte dei cinesi. Ok... ho capito che ve ne parli almeno un po'..



Nel primo Armour of God, del 1986, coproduzione di Hong Kong con la Jugoslavia, Asian Hawk cercava appunto una "Armatura di Dio" nelle mani di una setta di fanatici religiosi tra i boschi e castelli iugoslavi, piena di monaci psicopatici vestiti come nel medioevo, ma che tra le loro fila avevano anche delle Killer di colore da pura blackspoitation. Era molto fumettistico ma anche divertente, nel 1986, ossia 34 anni fa, Jackie aveva appena girato il capolavoro Police Story, quello con lo stunt folle in cui cadeva indenne da un palazzo, al massimo della forma fisica e delle arti marziali. Armour of God 2 - Operation Condor è del 1991, e ricordo che in Italia è stato "sdoganato" per lo più dal 1995, anno di Terremoto nel Bronx.



Il capitolo 2 alza il tiro, con una caccia al tesoro che incontra scenari che passano dalla Spagna, il deserto del Sahara e una surreale "Volcano Island", alla ricerca di un tesoro trafugato della seconda guerra mondiale. J.C. più che Indiana Jones  è a tutti gli effetti un precursore di Lara Croft e Nahan Drake, diremmo un ipotetico compagno di merende del Jack T. Colton di Michael Douglas, ma alla fine combatte pure lui i nazisti, anche se moderni, con pure un epigono di Hitler come boss finale. Il nostro eroe si divide tra inseguimenti in auto a Madrid, strani percorsi di scivoli e tizi buffi finto-aborigeni nella cartoonesca Volcano Island, ruzzolate tra le due e corse sui dromedari in Marocco. Il tutto sfoggiando oltre che un fisico da paura anche degli occhialoni da sole giganteschi, tipici anni '80, che il Tom Cruise di Top Gun ancora gli invidia. 
Ed eccoci al terzo film, del 2012, un anno dopo il remake di Karate Kid con protagonista il deprimente figlio di Will Smith, che grazie a Dio sembra ora aver messo in soffitta la carriera di attore. Jackie ha però girato nello stesso periodo Little big soldier, uno dei suoi film più belli e maturi, è diventato ulteriormente più famoso "interpretando" Scimmia in Kung Fu Panda e soprattutto è arrivato al film numero 100, proprio questo Chinese Zodiac, che sceglie anche di dirigere personalmente. È un ritorno ai film più ingenui del passato, tanti colori, roba buffa e Amarcord. Anche qui c'è una visione degli occidentali che è tutta matta, ci sono pirati asiatici che paiono usciti da One Piece (con tanto di cosplayer di Jack Sparrow), scene assurde su scivoli alla Goonies (c'è pure un effetto grottesco che di un tratto rende i pirati di cui sopra come Sloth dei Goonies), inseguimenti e giri del mondo. Ma è se vogliamo anche qualcosa di diverso per approccio


Qualcuno si ricorderà certamente di The Tuxtedo, del 2002, arrivato da noi come Lo smoking. Jackie Chan impersona un tizio che per qualche motivo si trova tra le mani un tuxtedo da 007 ultra hi-tech, che permette a chi lo indossa di muoversi come un abilissimo campione di arti marziali... come Jackie Chan. In pratica la pellicola è tutta una gag con Jackie Chan che fa facce buffe mentre il suo corpo avvolto dal tuxtedo si esibisce in complicatissime e precise tecniche marziali. 
In Chinese Zodiac ci troviamo 10 anni dopo The Tuxtedo, ma è sempre il vestito o "the suit", se preferite, a fare la differenza. Non potendo più muoversi veloce come 10 anni prima e limitando quindi le arti marziali a poche centellinate scene con sparring partner esperti, Jackie Chan rimane al centro della scena, oscurando il suo solito team di ladri acrobati a comparse e poco più, "indossando" ciclicamente, come un G.I. Joe, delle tute hi-tech che gli permettono di compiere azioni quasi supereroistiche. A inizio film c'è l'armatura a rotelle, che permette a Chan di sfrecciare sull'infinita discesa di una montagna dopo aver compiuto un colpo, in una scena così lunga, articolata e spettacolare che Vin Diesel Levati. Poi Chan usa una tuta che con un certo slancio gli permette di planare usando un paracadute retrattile, che una in una divertente scena in cui deve fuggire da alcuni cani mentre si trova in un labirinto verde, cercando le zone del tracciato che gli permettono più a lungo di planare. Poi c'è la "suit" finale, una specie di tuta che si gonfia per evitare l'impatto di una caduta da altezza folle, usata in una sequenza alla Point-Break. Sono queste scene "con tuta" il piatto forte, anche se faranno un po' storcere il naso a chi pensava che nel 2012 Chan potesse muoversi ancora come ai tempi di Terremoto nel Bronx. È un Jackie Chan che va incontro ai suoi limiti ma che nonostante tutto non riesce ancora bene a dividere la scena con stunt-man più giovani, seppure ci siano dei buoni tentativi, forse anche perché questo è il film numero 100. È un Chan, questo del 2012, che si farà aiutare per le scene action sempre più da effetti visivi che "spostano il Focus" dell'azione lontano dalle arti marziali  (anche solo una sparatoria è più facile di un combattimento corpo a corpo, se ci sono pure mostri colorati come in Bleeding Steel è meglio) o si concentrerà sempre più maniacalmente in poche scene marziali perfette, in film supportati da un cast che non lo mette più al centro dell'azione (come in Dragon Blade e in The Foreigner). In Chinese Zodiac c'è un Jackie Chan che se diventa "meno artista marziale", e che si scoprirà nel futuro (più) bravo anche sul lato drammatico (per quanto a livello drammatico abbia sempre avuto le sue cartucce), sa comunque mantenersi il buffo mattatore di sempre, con tempi comici perfetti e la mimica di Buster Keaton.
Insomma, gli vogliano bene a Jackie anche in questo Chinese Zodiac spensierato e per famiglie, pieno di colori, scene buffe e tanta matta azione, un po' alla Bond e un po' alla Heist Movie. 
Ne avevo sentito parlare come uno sfacelo, è in realtà un film più che discreto e carico di trovate visive, con al centro un artista marziale leggendario che, anche se un po' appannato, non ha ancora smesso di farci divertire e divertire anche le nuove generazioni. 
Talk0

Nessun commento:

Posta un commento