domenica 19 aprile 2020

La vedova Winchester - la nostra recensione post-datata


La vedova Winchester (una stupenda Helen Mirren), ultima titolare dell'impero economico del più grande costruttore di armi da fuoco e di pattini a rotelle al mondo, è pazza. Ha trasformato la sua mega-villa in un eterno set Lego con sempre nuove stanze che fa costruire o demolire h24 da un'impresa edile, farnetica di fantasmi di persone uccise dai fucili Winchester che incontra giornalmente, crede di essere maledetta e impone ai suoi ultimi parenti in vita, la nuora Marion (Sarah Snook, già vista bene in Jessabelle e nel tv drama Succession)  e il suo nipotino Henry (il piccolo Finn O'Prey), di non uscire mai dalla magione. Sta pure con in casa, pagato, Angus Sampson, che ha interpretato il cacciatore di fantasmi Tucker, di Specs e Tucker di Insidious, e qui pare interpretare il bis-nonno di Tucker, con lo stesso pallino per l'occulto. Insomma, per il Consiglio di Amministrazione della Winchester, futuro impero "anche" dei pattini a rotelle, la vedova ha perso le rotelle, va estromessa dai "soldi della ditta" e per questo debba essere quanto prima dichiarata pazza da parte di uno specialista. La vedova acconsente alla verifica ma designa per la sua stessa perizia un tipo strano, ombroso, con un passato difficile e una brutta dipendenza dal Laudano, il dottor Price (interpretato da  Jason Clarke, che ormai sguazza nell'horror mainstream come caratterista indispensabile, anche perché molto bravo a fare il pazzo). Il CdA risponde: "Ok, perché no?" e il buon Price, che già di suo vede allucinazioni h24 per lo "sballo da Laudano", viene mandato a villa Winchester a vedere se ci sono davvero i fantasmi che la vedova sostiene di vedere. Ci saranno davvero i fantasmi? 


In tempi in cui "si deve restare in casa" su Rai4 e Ray Play ci si può comunque divertire e imbattere in un film interessante quanto assurdo come La vedova Winchester. Un film diretto dai fratelli Spierig, i registi del brillante Daybreakers - l'ultimo vampiro, del buon Predestination e del non così orribile Saw Legacy, ma che mi era stato sconsigliato come la morte ai tempi dell'uscita in sala, facendomi salire a mille la voglia di vederlo. Così appena è uscito in home video sono andato a prenderlo approfittando di un'offerta, ma sono in realtà tornato a casa con La settima musa, che più o meno aveva la stessa copertina, mi dicono essere ugualmente brutto ma devo verificare. Aspettando che uscisse magari ex noleggio, ecco che te lo trovo su Rai4 e mi ci butto, consapevole dai trailer che sarà probabilmente una "baracconata deluxe" sul tema della casa stregata, in salsa vittoriana, a metà strada tra Haunting di Jan de Bont e I 13 spettri di Steve Back. Una pellicola "Deluxe", in un mare di film horror sempre più mezzi-indipendenti realizzati con tre lire e telecamera del cellulare (non dico "brutti", dico "per una volta qualcosa di diverso"), perché basata su una storia vera e famosissima, arricchita da un impianto scenografico davvero ricercato, sontuoso, realizzato con tutti i crismi estetici, benedetta da un cast di tutto rispetto che annovera anche Eamon Farren, distintosi nell'ultima serie di Twin Peaks. Una pellicola comunque "baraccona", con una concezione dell'horror prettamente escapista, da casa degli orrori da luna park, dove si guarda più alla quantità ludica dei jump-scare rispetto alla costruzione di quella sofferenza mentale e sottile di cui si sono fatti bandiera oggi Ari Aster, Jordan Peele, Guadagnino. Non siamo quindi molto distanti dal cinema, forse più prodotto che diretto, da James Wan, dove gli "spaventateli" vengono nobilitati da una qualità produttiva figlia dello stile Hammer. Da amante del genere in un horror, anche "da parco giochi",  mi appassiono alla costruzione degli ambienti e dei "mostri", dalla filosofia di fondo che muove l'ingranaggio. In questo La vedova Winchester, interpretando il mito della reale villa Winchester,  è molto interessante. La villa è una specie di calamita per gli spiriti, la vedova la usa per renderli manifesti e purificarli. Ogni stanza che viene creata è di fatto la riproduzione del luogo in cui è stato ucciso il fantasma e può fungere da amplificatore, per permettere il dialogo con lui, oppure da gabbia di contenimento, qualora l'entità non sia collaborativa. Se il fantasma viene aiutato a trascendere la stanza si abbatte e se ne costruisce una nuova, se il fantasma è violento la stanza viene sigillata con 13 chiodi diventando un "ecto-contenitore" (alla Ghostbusters), una prigione dalla quale cercherà di scappare. Le stanze sono collegate tra loro da un sistema di tubi con cui si può comunicare a distanza, sono piene di passaggi segreti, c'è una campana che suona a mezzanotte forse dividendo il tempo della giornata tra vivi e morti. L'impianto funziona anche dal punto di vista che ci siano i fantasmi e fosse tutta una allucinazione "condivisa", per i motivi sopra esposti nell'analisi della trama, tra lo psichiatra e la vedova. Il senso di colpa della vedova per essersi arricchiti vendendo armi si mischia bene al senso di colpa del medico, amplificato dalla sua dipendenza, di vivere sui dolori delle persone senza davvero avere la certezza di averle aiutate. Entrambi potrebbero sviluppare quella che in psicologia si chiama "follia a due", vedendo di fatto "spiriti". Una costruzione come la villa Winchester può poi scricchiolare e cadere se al suo interno c'è una entità spirituale furiosa, ma potrebbe avvenire lo stesso se la costruzione è perennemente sottoposta a lavori di demolizione e ricostruzione che ne minano la stabilità. Esiste un doppio binario interpretativo per tutto quello che vediamo e questo è davvero il fiore all'occhiello della pellicola. Se quanto finora esposto può essere affascinante, da "pepe" alla storia e allieta lo sguardo, il comparto narrativo sceglie in modo un po' pigro e poco coraggioso di ricalcare troppo situazioni già abusate nelle pellicole di genere e infila dentro pure un paio di supercazzole moleste. Visto con poco disincanto, seguendo le supercazzole, qualcuno potrebbe sostenere che il film punti ad avvalorare  l'american dream di poter sparare con un fucile ad ogni cosa, compresi i fantasmi. In un epoca in cui circola il Coronavirus e gli americani hanno deciso prima di saccheggiare i supermercati alimentari di svuotare le armerie, come se loro potessero con i fucili sparare anche ai virus, la cosa fa decisamente riflettere. Da un altro punto di vista e seguendo una diversa supercazzola, qualcuno può leggere questi fantasmi in larga parte come degli ipocriti, in quanto  morti per lo più in conflitto a fuoco alla pari, spesso durante eventi bellici, solo perché il loro fucile "funzionava meno bene di un Winchester". Come se avessero bevuto Pepsi per tutta la vita e in punto di morte scoprendo la Coca Cola, valutandola migliore ma non potendola più bere, andassero a prendersela con il CEO di Atlanta infestandogli casa. Se riuscite a schivare queste due supercazzole dandole il giusto peso, troverete ne La vedova Winchester un film horror più carino, un ottovolante ben confezionato anche se non travolgente, molto soddisfacente sul piano visivo e con ottimi attori coinvolti. Assolutamente non un capolavoro ma un discreto film per una serata scacciapensieri. 
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