lunedì 9 marzo 2020

Candyman - Il trailer



È grosso, porta un lungo mantello nero, ha un uncino al posto di una mano, il fisico enorme e sexy,  la voce suadente, nel film del 2012 e sequel, di Tony Todd. È Candyman, una delle più riuscite figure horror nate dallo scrittore inglese Clive Barker, il babau che se dici per tre volte il suo nome allo specchio ti compare alle spalle, viene a prenderti e ti fa fuori. Lo spirito inquieto di uno schiavo di colore dell'ottocento che per aver sedotto una donna bianca (ed essendo da lei ricambiato) è stato coperto di miele, come un "uomo dolce", e fatto mangiare vivo da delle api inferocite. Ed è forse per questo che uccide se evocato, perché chiamarlo "candyman" è offensivo come la "parola con la n" che discrimina le persone di colore. Il film originale di Bernard Rose era bellissimo, fresco, uno dei migliori horror degli anni '90. In una Chicago da sogno, spesso fotografata al tramonto, piena di graffiti e paesaggi urbani  dai colori caldi, il film raccontava l'amore impossibile e struggente, con gli echi migliori del Dracula di Stoker, tra un mostro e una donna, sottolineato dalla sontuosa colonna sonora di Philip Glass. C'era una forte e ben costruita componente thriller, qualche "nota magica" alla X-files, la paura esplodeva nelle scene in cui le luci si spegnevano e arrivava il buio e presto irrompeva con lampi elettrici lo splatter, sangue e sbudellamenti anche "da stomaci forti", non per un pubblico occasionale. Ma di questo miscela horror era la malinconica love story, nata per finire nel più tragico dei modi, la sua nota più bella, quella che ci accompagnava a casa dopo la visione. Quindi se il Candyman di Todd era favoloso, uno dei boogieman più riusciti di sempre per possanza e stile, la studentessa di folklore Helen, interpretata dalla bellissima e incantevole Virginia Madsen, era in realtà il vero colpo di genio, quello che conferiva alla vicenda una insospettabile credibilità emotiva e narrativa, elevandola per me anche sopra a coevi adattamenti di Barker, come Hellraiser, che puntavano troppo sul piano visivo. Il finale è tuttora qualcosa di inaspettato, amarissimo. Anche il seguito, di Bill Condon, cercava di bissare la stessa formula, inscenando un Candyman ritornato in vita e alla ricerca della moglie reincarnata nel presente. Ebbe successo anche se era meno bello e generò un secondo seguito, diretto da Tury Meyer, in cui il Candyman tornava per cercare la nipote... stava diventando una variante del Giustiziere della notte e forse è bene che la serie lì si sia fermata un attimo a riflettere su cosa fare da grande. Il film diretto da Nia DaCosta, scritto e prodotto da Jordan Peele, riparte dal finale del primo Candyman, un po' come fatto dal recente Halloween. Si vuole rimettere al centro una componente visiva ricca e carica di influenze artistiche, si sceglie per regista una donna, perché Candyman torni a essere più di ogni altra cosa una love story dal punto di vista femminile, come lo era nell'originale. Ma l'attesa più alta è ovviamente per Jordan Peele, ormai a tutti gli effetti lo Spike Lee del cinema horror contemporaneo. Dopo i suoi geniali Get Out - Scappa e Noi, film che hanno saputo mischiare al meglio l'horror con la commedia per dare corpo a thriller sociali originali quanto inquietanti, Candyman è una sfida diversa, lo pone direttamente a confrontarsi con quello che per fama è a tutti gli effetti il "Dracula nero", scritto dal migliore Clive Barker di sempre. Sarà interessante e vi confesso che dal primo momento che ho sentito parlare del nuovo Candyman ho sperato che dietro ci fosse Peele, non vedo letteralmente l'ora. 
Todd sarà di nuovo Candyman, nel cast anche il simpatico Yahya Abdul-Mateen II visto in Noi, e molti volti televisivi in attesa della grande occasione, da Empire a Chicago Fire. Ho buone vibrazioni, a risentirci prima di giugno, data d'uscita della pellicola.
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