giovedì 4 luglio 2019

Ti presento Patrick - la nostra recensione del film sul carlino che piacerà molto alle vostre mogli, madri, sorelle e nonne




Sarah, un'insegnante single e un po' fuori forma, goffa e demotivata, che vive in un piccolo appartamento con un padrone di casa un po' stronzo, riceve in eredità dalla nonna il carlino Patrick. Da lì un'iniezione di fiducia senza pari, due spasimanti che se la contendono, una barca su cui vivere, un importante scopo professionale e morale facilmente raggiungibile e, ovviamente chilometri di verde e natura incontaminata in cui trascorrere le giornate nel migliore equilibrio corpo-mente possibile. E tutto grazie a un cagnolino che per la prima parte del film disintegra casa e sporca tutto, pur vestito spesso in completini adorabili.
C'è una chiara macro-categoria filmica che posso riassumere liberamente come "robe da donne che per lo più piacciono a mia madre, ma anche a mia sorella, difficilmente a me". Sono per lo più quei film del pomeriggio di rete 4 in cui le persone vivono problemi di vita in genere poco traumatici, scoppia l'amore tra coppie in genere depresse ma pronte a "riaprirsi alla vita", si "respira l'aria pulita" di ambientazioni ricche di verde, corsi d'acqua, cortesi vicini di casa e concittadini accoglienti e sorridenti. Tutto passa sotto un sole splendente e se c'è, per rispetto di un minimo di drammaturgia, qualche "microscopica sfida" che attende i protagonisti, la soluzione della stessa non occupa più di 6 strazianti minuti. Tutti vivono in regge faraoniche che curano personalmente in quanto "persone a servizio e altre forme di schiavitù sono bandite", tutti fanno sempre festa, se c'è uno stronzo prima della fine del film è diventato una brava persona. Mia madre parla in questi casi di "un film bello", nell'accezione di un film "Film bello con persone e posti belli, tranquillo, rilassante, positivo, senza sparatorie o alieni ed ammazzamenti, con la trama non troppo difficile da seguire (che se ti addormenti comunque sai che finisce bene) ". La materia di Rosamund Pilcher per intenderci, cui qui, nel film di cui parliamo oggi, si innesta florido (in quanto variante già "rodata", il classico"pet-movie". Il cucciolo o "animale-amico", che sia cane, gatto, cavallo o orca assassina, anche se i tempi di Free Willy sono passati), piace. Un  professore di psicologia una volta mi ha spiegato che è proprio una questione di "memoria genetica": in presenza di neonati e animali da compagnia, salvo gravi traumi personali a monte, tutti noi esseri umani siamo propensi a volerli coccolare, abbracciare, proteggere. È una combo letale contro la quale in pubblico femminile medio non ha speranze, spesso servita da una regia di stampo televisivo ritmata da una colonna sonora stile Amedeo Minghi in Fantaghirò. Le donne accolgono a braccia aperte questo tipo di prodotto quanto la programmazione di Food Network o Pomeriggio 5. Ti presento Patrick è a tutti gli effetti quello che per mia madre è un "bel film", e non fatevi ingannare dalla caratterizzazione della protagonista inglesina goffa stile Bridget Jones: i film di Bridget Jones o Sex and the city stanno in un diverso campionato perché sono "troppo sessualmente e lessicalmente accesi" e per questo non restituiscono la pace sensoriale/ esistenziale di circa un'ora e mezza che può fornire di solito un film "di genere bel film per mia madre". Allo stesso tempo, Ti presento Patrick è lontano da cose come Beethoven, Io & Marley o Hachiko dove il "pet" innesta meccanismi di convivenza ed empatia anche disfunzionali o tragici. Il pubblico dei film di "genere bel film" non vuole incazzarsi o deprimersi nel primo pomeriggio, del resto, o passerebbe a guardare chi ha in studio la Balivo. Questo filone di film è puro oro per la televisione italiana e quindi va analizzato ci gli occhi del pubblico che ha deciso di andarlo a vedere dopo la visione del trailer o solo la locandina. Ti presento Patrick quindi, anche considerandolo parte di questo particolare "genere", funziona. Non ci sono buchi di trama né particolari complicazioni della suddetta. Si lascia guardare grazie a un minutaggio non troppo eccessivo e a un ritmo non troppo soporifero. Gli attori sono simpatici e seguono tutti una "evoluzione al positivo" completa. È pieno di verde, di cuccioli, barche su splendenti corsi d'acqua e gente cordiale. E poi c'è il carlino. Con la sua facciotta buffa, dall'aria sempre malinconica. Le zampettine che saltellano, il codino batuffoloso. E i vestitini da "padrino" e "bay watch". Quando è il scena il buon Patrick ruba la scena a tutti e va ad insidiare per tenerezza nelle top ten il gattino Goose di Captain Marvel. Ti presento Patrick è un film di fascia pomeridiana di rete 4, godibile nella sua riconoscibile e "tranquillizzante" cornice di genere. L'impostazione generale è quella di un prodotto televisivo medio di genere, perfetto da degustare tra il caffè e la pennichella pomeridiana. 
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