Cesare (Christian De Sica) è il direttore del Grand Hotel Colombo di Milano, conosce
undici lingue e ha ai suoi piedi il mondo fino a quando, un brutto giorno, la
proprietaria (Regina Orioli) lo convoca sul terrazzo dell'ultimo piano
dell'albergo e lo licenzia. C'è di mezzo una fusione con i capitali cinesi,
servono persone più giovani e dinamiche, grazie per il tuo impegno e tanti
saluti. Cesare a casa tiene una moglie (Lunetta Savino) spendacciona, una
suocera che ha voluto farsi il lifting da poco e un figlio giovane, rapper di
belle speranze, con primo disco da produrre, minimo 30 mila euro con 10 da
anticipare, con il singolo già pronto dal titolo "like me Silvia" (che sarebbe poi " like me Silvio", con la "o", in quanto
lui è in realtà omosessuale ma teme che questo possa essere visto come uno
stigma e canta canzoni dedicate a donne che non può amare... aspetto di trama
che si poteva approfondire). Cesare sta in bolletta ed è senza lavoro, urge
improvvisare qualcosa. La soluzione potrebbe essere il padre della
proprietaria, il signor Massimo Colombo (Massimo Boldi), che cerca una badante
e offre più di cinquemila euro al mese. In sedia a rotelle, sessuomane e amante
delle eccentricità, il Colombo vuole però solo badanti donna. E così,
controvoglia (ma si poteva e doveva approfondire) Cesare si traveste da donna,
con un look e acconciatura a metà strada tra Crudelia, Paola Marella e Simona
Ventura, si carica di seno finto prosperoso preso al pornoshop, scopre di
camminare incredibilmente bene e con naturalezza nelle scarpe da donna (ma
pure qui si doveva e poteva approfondire) e di proporsi come badante del
Colombo.
Scorrono
sulle note dell'amarcord gli 83 minuti della nuova pellicola cinepanettone, che
riunisce dopo molti anni il duo comico Boldi - De Sica. La regia questa volta è
di De Sica stesso e traspare evidente il lavoro di ri-armonizzazione dei tempi
comici del duo, l'uso delle modalità migliori di "ricercarsi nelle
battute" anche con l'uso dei più amati tormentoni. Il buon De Sica sfoggia
il suo repertorio di "Aiutatemi!", "Ma questa è una
cafonata!", "Questo strucco mi svacca", " Ettelevidallepalle!!!" mentre cavalca la sua ormai quarantennale versione
di Tootsie di Dustin Hoffman. Boldi, con una parrucca in testa che lo fa
assomigliare a Takeshi Kitano (oh, ma ci rendiamo conto del potenziale??? Gli
vogliamo dare una pistola e un ruolo pulp da killer in un film noir a
Boldi?) è un po' un bambinone stile l'Arturo di Dudley Moore e non rinuncia
alla sua vena da autobiografia (ama i tamburelli) e alla sua cifra di comico
lunare. In un primo frangente sembra che la coppia voglia mettere in scena la
sua versione di Quasi Amici e una divertente e malinconica corsa in "semi
go-kart" è forse il punto più riuscito del film. Manca forse il coraggio
di far piangere, cosa che riesce nelle commedie francesi e si arranca invece a
inserire, come in passato, nelle commedie italiane. E qui Neri Parenti mi
bacchetterebbe, perché Amici come Prima è come genere, come tutti i
cinepanettoni, una farsetta, un componimento leggero da "dopo pranzo di
famiglia" fatto per scacciare le malinconie in modo leggero. Però buoni
spunti per approfondire i personaggi in chiave non solo macchiettista qui ci
sono, seppur tra le righe, e forse un pochino di più doveva e poteva emergere
circa il loro rapporto, anche con un paio di minuti di film in più. Quindi
"se fosse stato una commedia francese" il tema della solitudine di
entrambi i personaggi principali sarebbe emerso ed esploso con la
"svolta", che avviene quasi a fine film come presupposto narrativo (e Boldi poteva diventare "matto" dopo quella svolta,
acquisendo più spessore). "Se fosse stato una commedia francese" si
sarebbe indagato di più sulla naturalezza di De Sica di indossare
abiti femminili, sulla relazione non idilliaca con la moglie, sull'accettazione
senza riserve della natura del figlio. Però questo non è farsa ma commedia,
toccare certi temi fa sì che le maschere diventino troppo diverse rispetto a
quanto ce le immagineremmo, perché così ce le siamo immaginate da anni. Anche
se, prive della carica sovversiva e scorretta di un tempo (ma quanto erano
cattivi i personaggi alla "trivellone?"), prive della gioiosa
sessualità che strabordava dai primi film della coppia (perché qui non c'è come
ai tempi d'oro una Emanuela Foliero nuda coperta solo di bolle nella vasca da
bagno? Che fine hanno fatto le donne nude?), prive del pantheon surreale di
personaggi di supporto anarchicamente irresistibili e scureggioni (Casagrande
non regge il confronto con i qui dolosamente assenti Enzo Salvi, Biagio Izzo,
Ceccherini, i fichi d'india), le maschere storiche di De Sica e Boldi qui sono
troppo depotenziate per far deflagrare la risata, ma al contempo troppo
trattenute per far evolvere il film in una commedia alla francese. Obiettivo
raggiungibile con poco sforzo e che avrebbe elevato il film su un
altro piano rispetto agli altri, proponendosi come qualcosa di diverso!
Insomma.
Mi avete tolto le parti scoreggione e con queste se ne sono andati i momenti
più gioiosamente matti della farsetta (a parte la classica, immancabile scena
del "cambio d'abiti), ed è un peccato mortale. Mi avete tolto la
"leggerezza" della figura femminile, anche di stampo erotico, per
offrire alle donne dinamiche tragiche e non comiche. Regina Orioli e
Lunetta Savino hanno personaggi costruiti in modo così razionale e credibile
che sembrano davvero uscite da una commedia alla francese e non da una farsa.
Si sente l'assenza ad alleggerire i toni una figura femminile più sbarazzina e
stralunata come poteva essere stata in anni passati la Del Bufalo, la Francini
o la Chillemi (c'è solo la macchietta sottosfruttata della zia col botox).
Oppure la trama poteva rendersi più sfaccettata scegliendo di percorre un paio
di vie. Da un lato (perché no?) si poteva ragionare su una "Drag
queen" (nel film a un certo punto compaiono pure a un tavolo due
possibili drag queen...) che avrebbe potuto insegnare a De Sica a muoversi sui
tacchi (sarebbe stato interessante in questa ottica un trainer, se non si
voleva prendere di petto lo spinoso argomento della sessualità)... ma poco
altro, perché il personaggio di De Sica qui è quasi un santo, ben lontano dalle
sue maschere più irriverenti, dotato di un certo realismo.
Tirando
le somme. La coppia si è riformata e come prima uscita ha scelto il terreno
sicuro della Greatest Hits/Revival. Se lo hanno fatto i Litfiba, pure qui non
ho di massima nulla in contrario e i fan della coppia gradiranno. Se non che,
piccolo rimpianto, il film sembra sfiorare/volgere a/propendere verso, senza
avere però la volontà di cogliere davvero, una dimensione nuova e che poteva
dare nuova prospettiva al "cinema panettonaro": perché a
questo punto, tolto l'umorismo più ruspante e la sensualità più esibita,
costruiti alcuni personaggi pure realistici e con "i piedi per
terra", la commedia sofisticata non sembra poi una meta così
distante.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento