giovedì 8 novembre 2018

Gungrave Gore - in arrivo per il 2019



Qualche tempo fa (il luglio del 2002) Sega, in collaborazione con il mangaka Yasuhiro "Trigun" Nightow portò sulle PlayStation 2 un assurdo videogioco sparatutto realizzato da Red Entertainment (che ricordo soprattutto per il per me bellissimo Blood will tell, videogame sempre per ps2, realizzato qualche tempo dopo, tratto dal manga Dororo di Tezuka). Parliamo ovviamente di Gungrave.


Realizzato in grafica cell shading per renderlo più simile ad un anime, arricchito di una struggente musica jazz e ambientato in un futuro hardboiled con elementi neo-noir, Gungrave era uno sparatutto in terza persona che ci metteva nei panni di un misterioso omone armato pesantemente, che portava costantemente con sé (come nello storico western Django) una bara. I'ingombrante feretro, pesante ed eccentrico (opera come tutto il mecha design di un altro nome illustre tra i mangaka, Kosuke "Oh mia Dea/Tales of" Fujishima), era legato alle braccia stesse del protagonista ed era in grado di cambiare il suo aspetto in una combinazione infinita di armi pesanti, similmente alla leggendaria croce del reverendo Wolfwood di Trigun. Ma il nostro oscuro eroe, conosciuto come Beyold the Grave, la teneva solo come extra, prediligendo farsi strada, tra montagne di gangster futuribili, robot da combattimento e una casta di vampiri, dando voce alle sue due enormi pistole. Grave è un non-morto, una specie di mostro di Frankenstein muto, tragico e letale. Per portare a compimento l'inevitabile sterminio che un gioco action a base di tanti proiettili impone, seguendo una trama che lo porterà a scontrarsi con figure legate al suo oscuro passato, Grave viene collegato periodicamente da uno scienziato a un macchinario che gli trasfonde grosse quantità di sangue. Giocare nei panni di Grave permette di assaporare l'onnipotenza, la tragicità e la bellezza di un personaggio unico, ma questo non rende il gioco un titolo perfetto, anzi. Grave è "troppo grosso", al punto che il suo personaggio di spalle + bara copre i tre quarti dello schermo di gioco. Grave è "troppo potente" e se si cerca una sfida il gioco risulta molto facile anche nei livelli di difficoltà più elevati. I livelli sono "troppo simili",  pur contando su alcuni guizzi davvero felici (che me lo fanno paragonare alle opere di Susa 51), la trama è "troppo breve". In genere c'è di molto meglio in giro per i videogame action e Red non è il top degli sviluppatori quanto un onesto e volenteroso team di pochi membri. Però l'intero gioco trasuda carisma e se preso nel modo giusto sa farsi amare. Il blasonato studio di animazione Mad House, non a caso uno degli sviluppatori di alcune puntate di Cowboy Bebop, non si lascia certo perdere il fascino di Beyond The Grave e del suo mondo. E così nasce un anime da paura, che è una vera tragedia non sia mai arrivato in italiano.



La trama dell'anima è più hard-boiled e molte delle derive steampunk  "alla Batman di  Tim Burton" del videogioco originale vengono accantonate in ragione di un contesto più concreto e tragico. Ma lo spirito è ancora quello, la realizzazione ottima e la storia avvincente. Non passa troppo tempo e arriva un nuovo capitolo del videogame, sempre targato Red.


Questa volta il nostro eroe è accompagnato nelle scorribande da una sua banda di Mariachi (ogni riferimento alla trilogia western moderna di Robert Rodriguez è assolutamente voluto). I livelli sono più vasti e ragionati, il divertimento è sempre presente, ma tutte le amabili imperfezioni che rendevano unico il primo gioco sono sparite. Gungrave Overdose è imprescindibile per i fan ma allo stesso tempo una delusione che di fatto affossa il piccolo brand. Ci sono meno scene animate evocative, si sente di trovarsi tra livelli spogli, anche se la formula e il budget impiegato sarà probabilmente lo stesso. La danza delle pistole ipnotizza come sempre i fan di Equilibrium (altra citazione voluta), ma il corpo lento e pesante di Grave appare "troppo piccolo". Gungrave chiude. 


Qualcosa è però rimasto nei sogni di una silenziosa comunità di videogiocatori che hanno adorato il primo piccolo ed imperfettissimo capitolo. Qualcuno aspettava un ritorno del pistolero con la bara. Ogni tanto ci rigioco a dispetto delle animazioni legnose, della scarsa interazione di gioco, dell'approssimazione dei comandi. Per me è uno dei titolo che riescono ancora oggi a trascinarmi di peso in un anime, come Asura Wrath, Killer is dead e Killer 7. Tutti titoli imperfetti (per questo non ho citato cose come Zone of The Enders second runner, che gli sta diverse spanne sopra), ma che rigioco come "riguardando un anime". Così ho fatto i salti quando un annetto fa sono iniziati i lavori di non uno, ma due Gungrave. Un titolo è per i visori vr e di lui per ora non mi interesso (forse i vr di prossima generazione...). L'altro è Gungrave Gore, ed è a tutti gli effetti il nuovo capitolo.



Sembra che presto, intorno all'inverno 2019, tornerò a impersonale il buon Grave su ps4.  La storia è ovviamente ancora blindata, il timore di un titolo non epocale è palpabile e giustificato da un Gungrave Overdose così così. Ma il fascino c'è tutto ed è ancora intatto e la produzione sembra promettere un lavoro di classe, benedetto da un alto budget. Se fosse uscito un capito 3 di Gungrave per la ps3 mi sarei immaginato meccaniche alla Gear of War o un ritmo di gioco indiavolato alla Vanquish. Certo aspettative altissime per il Red studio, ma qualcosa di "similare" mi avrebbe per lo meno fatto felice. Oggi incrocio le dita più che posso e non vedo l'ora di sapere di più di questo Gungrave Gore. Se saranno guilty pleasure fioriranno (tanto anche se sarà una ciofeca so che vorrò prenderlo), ma se la saga godrà di un primo, vero, titolo tripla A non vedo l'ora di esultare. 
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