Tanti auguri alla Arc System Works per i suoi trent'anni!!
Nel 1988
nasceva nella prefettura di Yokohama la casa di sviluppo di videogame come
Rolling Thunder, Guilty Gear, Blazblue e Dragon Ball Fighterz. Parlo ovviamente
di Arc System Works, storico sviluppatore per etichette come Sammy, Sega e
Banpresto, per me da sempre sinonimo di classe, stile e qualità massima
nella produzione di videogiochi "a tema combattimento" (senza
dimenticare però la loro comunque significativa produzione di giochi di ruolo,
visual novel, nonché il loro mitico, "Contra apocrifo", Hard Corps:
Uprising), ma che mi piace ricordare anche come la casa che di recente
ha supportato la distribuzione (e implementazione tecnica) di
opere di sviluppatori più piccoli, ma non meno valenti come Ecole
Softwere - French Bread (Under night in-Birth), Examu (Arcana Heart 3), Type
Moon (Melty Blood), Lizardcube (il remake di Wonder Boy: Monster Island, che
presto avrà un seguito) A+ (studio legato allo Studio d'Animazione Trigger,
che pubblicherà tra poco il gioco di Kill la Kill). Mi fa strano oggi pensare
che nonostante Arc System Works non fosse per me uno studio noto fino al primo
Guilty Gear, di cui apprendevo l'esistenza nel '97, i suoi primi lavori,
realizzati per terze parti (cabinati, giochi per console e porting da sala
giochi), avevano accompagnato da sempre la mia infanzia, adolescenza e età
adulta. Double Dragon giocato sul sega master System a casa di un amico, quel
"bondesco" Rolling Thunder che furoreggiava insieme a Guerrilla Wars
nel bar delle medie, il tostissimo Battletoads per le console 16 bit, parente
"figo e impossibile" dei giochi delle Turtles. Con Arc System ho
giocato così tanto che i suoi programmatori mi sono entrati nel
cuore. Voglio bene a questi ragazzi quanto ne voglio a Teasure, al Sonic Team,
a Cyberconnect 2 e Platinum Games. Soprattutto li stimo da quel Guilty Gear che
prendendo in mano l'eredità di Capcom e di Snk decideva, in un'era di
picchiaduro in 3D, di preservare l'anima in pixel dei picchiaduro classici
nell'unico e giusto percorso da prendere: trasformarli in cartoni animati in
movimento. Street Fighter prendeva la strada di Tekken trasformando i suoi
lottatori in pupazzi orribili a vedersi e legnosi da comandare, Arc
System esplorava i confini del pixel pefect e del picchiaduro ultra-tecnico,
volutamente tosto, volutamente eccentrico, volutamente ultra/nerd, spremendo le
nuove palette grafiche dei nuovi processori verso una definizione e pulizia
visiva da urlo, espandendo il concetto visivo (stupidamente abbandonato da
Capcom) di Darkstalkers. È bello animare un lottatore di wrestling con ogni
muscolo corretto al suo posto? Arc System animava un fantasma-piovra
mutaforma, psicopatici con buste di carta in testa, lolite vampiro che
lanciavano fiorellini, donne con capelli mutanti e senzienti, demoni che
giocavano a biliardo. Il mondo dei picchiaduro andava verso il realismo (le poche nicchie di resistenza bella serie Marvel vs Capcom). Arc System andava
a caccia di stupore videoludico. Stupore che era perfetto per incarnare nei
videogiochi i cartoni animati (storico un Ken il guerriero per Ps2, da noi in
Italia mai distribuito per la miopia dei distributori nostrani). Si poteva
parlare di Anime-fighting games. Arc System infine abbracciava anche lei la
strada del simil-3D, ma con i piedi di piombo e aspettando i tempi giusti e la
tecnologia migliore, il cell shading. Prima timidamente nel 2007 con Battle
Fantasia, poi con tutta la classe, il tecnicismo, la passione autentica, la
potenza di calcolo e spregiudicatezza grafica possibile in Guilty Gear
Xrd (2014) e "ieri" con Dragon Ball Fighterz. La base rimane
il miglior Battle System possibile, la grafica diviene "da paura",
laddove negli ultimi lavori in 2D rimane "sbalorditiva" (la saga di
Blazblue su tutte). E proprio con Dragon Ball Fighterz, che è un gioco da
paura, lodato da critica e pubblico e in continua espansione (nonché a
mio parere il gioco di Dragon Ball più bello dell'epoca moderna), Arc System
compie il miracolo dei miracoli e arriva in testa a tutti all'EVO 2018, la più
grande manifestazione al mondo nel campo dei videogiochi di combattimento.
Dragon Ball Fighterz supera nelle iscrizioni al megatorneo Street Fighters e
Tekken e sta sul trono del mondo, guardato benevolmente a distanza dall'ultimo
Blazblue, titolo di Arc System rimasto fieramente nerd e pixel (e che pixel!!
Parliamone!), presente alla manifestazione con una manciatina di fieri
partecipanti. Certo rispetto a Guilty Gear e Blazblue questo Dragon Ball
Fighterz è più abbordabile, meno estremo e meno nerd, più vicino al giocatore
occasionale che al giocatore ultra esperto. E di sicuro la fama è legata a uno
dei fenomeni multimediali (perché Dragon Ball è un fenomeno a tutti gli
effetti ormai) con maggiore seguito sulla terra. Ma il cuore di Arc System si
sente, pulsa e fa in modo che il gioco non sia affatto banale e possa anzi
ambire, nelle mani dei giocatori più capaci, a un elevato grado di
tecnicismo. Se è abbordabile all'inizio a tutti i fan di Goku, dedicandoci il
giusto tempo e impegno può arrivare ad appagare anche gli utenti più esperti, i
veri amanti del gaming hard core. E chissà che qualche Gamer che diventerà
ultra-esperto in Dragon Ball Fighterz non voglia un giorno passare a Guilty
Gear e Blazblue, in un cerchio dell'amore eterno per gli anime fighting Game
che si rinnova in eterno.
Oggi Arc
System festeggia. E come solo i giapponesi sanno festeggiare, lo fa con questa
bella canzoncina.
E adesso, altri 30 anni di anime fighting da paura.
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