lunedì 16 luglio 2018

Il sacrificio del cervo sacro - la nostra recensione



Un cardiologo dalle mani bellissime e con il barbone da Babbo Natale (Colin Farrell) fa un casino per colpa di due goccetti di troppo e sul suo tavolo operatorio muore il padre di un ragazzino strano (Barry Keoghan, già bambino strano in Dunkirk). Il bambino è strano forte e inizia a stalkerare duro il medico, che per senso di colpa se lo prende pure in simpatia all'inizio. Il bimbo strano gli propone continui incontri, la visione forzata di Ricomincio da capo integrale, la limonata della madre... fino a che lo invita proprio a fare sesso con la sua mamma depressa Alicia Silverstone... ma è davvero lei??? Ma dove era finita e soprattutto perché la sua tuta da Bat-Girl era l'unica senza capezzoli in Batman e Robin di Schumacher?? Torniamo in tema. Insomma, non è una frequentazione sana, che si sta allargando pure ai figli del medico e allarma presto anche la di lui moglie (Nicole Kidman), casalinga algida che ama pratiche sessuali eccentriche stile bambola di plastica... scusate sto di nuovo divagando... dicevo, moglie Nicole Kidman, con un paio di nudi integrali per rinverdire i bei tempi, che fa qui la casalinga algida che si vede spuntare dovunque come un fungo il brutto bimbo strano. Un fungo con la faccia inquietante. Il gioco è bello, ma il medico si rompe un po' i coglioni all'ennesima strana richiesta del ragazzo... che mi pare che fosse confutare, in una delle molte scene di tensione omoerotica della pellicola, se il dottore avesse sotto le ascelle tre volte il numero dei peli delle ascelle del ragazzo strano... Quindi Colin Farrell inizia a diradare gli incontri, "c'ho da fare", "ti chiamo io nel giorno del mai", "stasera niente Ricomincio da capo" ed ecco che il piccolo mostro gli spara addosso una maledizione Horror da paura, roba biblica stile Charlton Heston in cinemascope. Se il dottore non ucciderà uno dei membri della sua famiglia a scelta, moriranno tutti e tre tra atroci sofferenze. Prima non riusciranno più a camminare, poi smetteranno di mangiare, poi arriverà il sangue dagli occhi e infine inizieranno a cadere come mosche. Questa piaga egizia su scala ridotta attacca prima il figlio e poi la figlia, ovviamente non c'è cura scientifica che tenga, ovviamente il ragazzino sa qualcosa ma è così figlio di puttana da non aiutare. Il medico dovrà decidere e in fondo tutto succede perché non ha voluto fare sesso con Alicia Silverstone. 


Il regista Yorgos Lanthimos è greco come le olive nere e la tragedia greca, motivo per cui appena usciva questo film nelle sale tutti a dire: "Ma dai??!! Una tragedia greca con maledizioni e crisi familiari annesse, ambientata ai giorni nostri con Colin Farrell cardiologo??!!". Ed è più o meno così, pur riconoscendo al nostro regista il patentino di "matto" già dall'opera precedente, quel Lobster fanta-strano dove se non ti sposavi entro 45 anni diventavi un animale a tua scelta. Lobster era straniante, ma pure questo Cervo Sacro non scherza per niente. È tutto strano e tutto rarefatto, pare a tratti di trovarsi  in un incubo di David Linch post peperonata, il greco ha tutte le accortezze tecniche del Kubick di Shining, infonde il misticismo malato di Rosmary's Baby di Polanski, ha la classe di farvi venire un mal di mare emotivo lungo e spietato. Gli attori funzionano nel loro muoversi in contesti sottilmente sinistri, il meccanismo narrativo regala un paio di scene scioccanti e la colonna sonora farà di tutto, tutto ciò che è inumanamente possibile e inammissibile per inquietarvi, agitarvi, tritarvi i timpani e devastarvi le sinapsi. Tutto funziona e funziona bene. Se fosse stato un Horror Blum House il piccolo Keoghan ora avrebbe dei piani di sfruttamento degni de La notte del giudizio e la Neca sarebbe già al lavoro per una action figures da mettere accanto a Freddy Kruger. Ma non è così, purtroppo e per fortuna. E il film funziona, anche se sa rendersi in qualche frangente antipaticamente troppo più  bravo nello spaventarci di quello che ci aspetteremmo. Perché il greco vuole risucchiarci in un incubo in cui i personaggi si trascinano impotenti verso un epilogo già segnato, c'è solo punizione all'orizzonte e nessuna redenzione, con vittime sacrificali che non possono fare altro che sperare per se stesse, anche nei modi più subdoli. È uno di quegli "Horror senza uscita", che tanto piacciono nel panorama europeo ma che non tutti siamo forse disposti ad accettare, decidendo di cadere indifesi tra le braccia della paura. Io un giro in sala ve lo consiglio, ma può essere che ne uscirete incazzati neri e pronti a ribollire di rabbia per quanto il greco è riuscito a colpirvi senza pietà dove fa più male, nel subconscio. È un film che per me può potenzialmente dividere il pubblico. Ma io ho gradito. 
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