venerdì 25 marzo 2016

Dylan Dog n. 353: Il generale inquisitore


Esiste un film misterioso ed esiste per "davvero"! Si chiama "Il generale inquisitore" e racconta la storia di un molto oscuro cacciatore di streghe realmente esistito e realmente tremendo, al punto da aver ucciso qualcosa come trecento donne supposte streghe. Il film fa parte della fin troppo breve filmografia di Micheal Reeves, regista di sole tre pellicole, prematuramente e tragicamente scomparso a soli 25 anni a causa di una forte depressione e di un letale cocktail di barbiturici. 
Durante una visione de "Il generale inquisitore" dei giorni nostri, Dylan incontra per caso uno degli attori della pellicola, Ian Ogilvy, ai tempi molto amico di Reeves e che ancora oggi non si dà pace. L'attore infatti racconta a Dylan di come il regista in seguito all'uscita del film fosse turbato e perseguitato da un uomo misterioso, James Trevanian, che potrebbe averlo fatto uscire pazzo come potrebbe, forse, essere stato soggettista, sceneggiatore e finanziatore occulto de "Il grande inquisitore". Riuscirà Dylan, a distanza di anni, dal 1969, a sbrogliare la matassa e dare un senso alla fine di Michael Reeves? 


Davvero molto, molto interessante. Accatino pesca a piene mani nella storia dell'horror cinematografico inglese e scova un mistero irrisolto che diviene il soggetto alla base di questo numero. Ma che dico, questo numero, per quanto possa essere fruito autonomamente, rappresenta quasi un seguito, un making off, una recensione e un documentario legato alla pellicola e una riflessione sulla vita del suo regista. A questo punto dovrebbe partire spontanea (e spero vivamente succeda perché sarebbe un peccato non farla) la caccia alla pellicola de "Il generale inquisitore", omaggiata e pure riprodotta in alcuni fotogrammi dal bravissimo Casalanguida su questo numero 353. Ma si trova questo film? Ci sta il dvd? Sì, si trova sotto il nome de "Il grande inquisitore" e in rete viaggia sui 7-13 euro in dvd, non è fuori catalogo. In ogni caso il film è bello, tetro e ancora divertente per gli spettatori più giovani (testato). E poi ci sta in mezzo alla scena un gigantesco Vincent Price tutto matto a cui si sono ispirati per me anche il mitico F.Murray Abraham (Bernardo Gui ne Il nome della Rosa, pellicola che tristemente ricordiamo in questi giorni) e il  buon Gary Oldman (l'unica cosa bella di Cappuccetto Rosso Sangue). L'ho già detto per "In fondo al Male", quando Dylan ci spinge a guardare, ascoltare e leggere qualcosa di bello, non dobbiamo essere troppo timidi e dobbiamo cogliamo l'occasione:  potrebbe anche valerne la pena. Mi ricordo che da piccino (nell'era dei pc 286 che andavano a disconi quadrati di cartone, secoli prima di internet...) leggevo avidamente i libricini sui film horror allegati al Dylan speciale, li distruggevo letteralmente a furia di sfogliarli e poi in estasi andavo a saccheggiare la videoteca di fiducia. Ugualmente andavo a caccia delle canzoni citate negli albi, spulciando in luoghi che oggi sono quasi estinti, i leggendari "negozi di dischi". E' bello che anche gli autori di oggi tengano a preservare questo "filo rosso multimediale". Quindi lo spunto è bello e da lì si dipana una trama interessante, molto citazionista, ovviamente "meta-cinematografica", più horror che investigativa, più biografica che fantastica, sul senso del bene e del male alla base della visione dell'opera di Reeves. Un intreccio spumeggiante, volutamente a "puzzle senza pezzi" nella ricostruzione del "materiale narrativo" e anche sorprendente nell'epilogo, quasi Faustiano. Per un verso apre a dubbi trascendenti, irrisolti e gustosi allo stesso tempo, propri  di una pellicola sempre troppo poco citata come "Frailty" di Bill Paxton. Per un altro esplora la "mostruosità nella normalità" alla maniera delle opere più belle di Polanski. Per un altro ancora deflagra in derive degne del Jason Voorhees targato Ronny Yu. E poi c'è Groucho. Un Groucho XXL come non lo si vedeva da tempo, carico a pallettoni e intenzionato a riempire pagine e pagine fitte fitte di barzellette tremende, prendendo soprattutto di mira (ma mai con cattiveria) la nuova fiamma del capo, che in questo caso è rea di essere vegana. E anche qui mi ricordo i Dylan speciali, quelli con allegati i libricini delle barzellette di Groucho, stupendi! Quanto sono vecchio. Quindi una lettura divertente, parecchio citazionista ma non in tono negativo, resa ancora più gradevole dagli ottimi disegni di Casalanguida. La trama prevede salti temporali, filmati, digressioni storiche e mille media diversi di lettura e per questo Casalanguida sceglie stili e sfumature diverse per sottolineare i diversi "livelli" narrativi (almeno 4 ). Il risultato finale è sempre chiaro e preciso. I disegni delle figure umane appaiono sempre morbidi ed espressivi, le sue donne sono bellissime e i suoi mostri terribili, i paesaggi sono dettagliati e in genere la tavola risulta molto bella nella composizione dei chiaro scuri. Ogni tanto mi ha felicemente ricordato il 100 Bullets di Azzarello. 
Un numero decisamente promosso. Datecene altri così. 
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