Esiste
un film misterioso ed esiste per "davvero"! Si chiama "Il
generale inquisitore" e racconta la storia di un molto oscuro cacciatore
di streghe realmente esistito e realmente tremendo, al punto da aver ucciso
qualcosa come trecento donne supposte streghe. Il film fa parte della fin
troppo breve filmografia di Micheal Reeves, regista di sole tre pellicole,
prematuramente e tragicamente scomparso a soli 25 anni a causa di una forte
depressione e di un letale cocktail di barbiturici.
Durante una visione de "Il generale inquisitore" dei giorni nostri,
Dylan incontra per caso uno degli attori della pellicola, Ian Ogilvy, ai tempi
molto amico di Reeves e che ancora oggi non si dà pace. L'attore infatti
racconta a Dylan di come il regista in seguito all'uscita del film fosse
turbato e perseguitato da un uomo misterioso, James Trevanian, che potrebbe
averlo fatto uscire pazzo come potrebbe, forse, essere stato soggettista,
sceneggiatore e finanziatore occulto de "Il grande inquisitore". Riuscirà
Dylan, a distanza di anni, dal 1969, a sbrogliare la matassa e dare un senso
alla fine di Michael Reeves?
Davvero molto, molto interessante. Accatino pesca a piene mani nella storia
dell'horror cinematografico inglese e scova un mistero irrisolto che diviene il
soggetto alla base di questo numero. Ma che dico, questo numero, per quanto
possa essere fruito autonomamente, rappresenta quasi un seguito, un making off,
una recensione e un documentario legato alla pellicola e una riflessione sulla
vita del suo regista. A questo punto dovrebbe partire spontanea (e spero
vivamente succeda perché sarebbe un peccato non farla) la caccia alla pellicola
de "Il generale inquisitore", omaggiata e pure riprodotta in alcuni
fotogrammi dal bravissimo Casalanguida su questo numero 353. Ma si trova questo
film? Ci sta il dvd? Sì, si trova sotto il nome de "Il grande
inquisitore" e in rete viaggia sui 7-13 euro in dvd, non è fuori
catalogo. In ogni caso il film è bello, tetro e ancora divertente per gli spettatori
più giovani (testato). E poi ci sta in mezzo alla scena un gigantesco Vincent
Price tutto matto a cui si sono ispirati per me anche il mitico F.Murray
Abraham (Bernardo Gui ne Il nome della Rosa, pellicola che tristemente
ricordiamo in questi giorni) e il buon Gary Oldman (l'unica cosa bella
di Cappuccetto Rosso Sangue). L'ho già detto per "In fondo al Male",
quando Dylan ci spinge a guardare, ascoltare e leggere qualcosa di bello, non
dobbiamo essere troppo timidi e dobbiamo cogliamo l'occasione: potrebbe
anche valerne la pena. Mi ricordo che da piccino (nell'era dei pc 286 che
andavano a disconi quadrati di cartone, secoli prima di internet...) leggevo
avidamente i libricini sui film horror allegati al Dylan speciale, li
distruggevo letteralmente a furia di sfogliarli e poi in estasi andavo a
saccheggiare la videoteca di fiducia. Ugualmente andavo a caccia delle canzoni
citate negli albi, spulciando in luoghi che oggi sono quasi estinti, i
leggendari "negozi di dischi". E' bello che anche gli autori di oggi
tengano a preservare questo "filo rosso multimediale". Quindi lo
spunto è bello e da lì si dipana una trama interessante, molto citazionista,
ovviamente "meta-cinematografica", più horror che investigativa, più
biografica che fantastica, sul senso del bene e del male alla base della
visione dell'opera di Reeves. Un intreccio spumeggiante, volutamente a
"puzzle senza pezzi" nella ricostruzione del "materiale
narrativo" e anche sorprendente nell'epilogo, quasi Faustiano. Per un verso
apre a dubbi trascendenti, irrisolti e gustosi allo stesso tempo, propri
di una pellicola sempre troppo poco citata come "Frailty" di Bill
Paxton. Per un altro esplora la "mostruosità nella normalità" alla
maniera delle opere più belle di Polanski. Per un altro ancora deflagra
in derive degne del Jason Voorhees targato Ronny Yu. E poi c'è Groucho. Un
Groucho XXL come non lo si vedeva da tempo, carico a pallettoni e intenzionato
a riempire pagine e pagine fitte fitte di barzellette tremende, prendendo
soprattutto di mira (ma mai con cattiveria) la nuova fiamma del capo, che in
questo caso è rea di essere vegana. E anche qui mi ricordo i Dylan speciali,
quelli con allegati i libricini delle barzellette di Groucho, stupendi! Quanto
sono vecchio. Quindi una lettura divertente, parecchio citazionista ma non in
tono negativo, resa ancora più gradevole dagli ottimi disegni di Casalanguida.
La trama prevede salti temporali, filmati, digressioni storiche e mille media
diversi di lettura e per questo Casalanguida sceglie stili e sfumature diverse
per sottolineare i diversi "livelli" narrativi (almeno 4 ). Il
risultato finale è sempre chiaro e preciso. I disegni delle figure umane
appaiono sempre morbidi ed espressivi, le sue donne sono bellissime e i suoi
mostri terribili, i paesaggi sono dettagliati e in genere la tavola risulta
molto bella nella composizione dei chiaro scuri. Ogni tanto mi ha felicemente
ricordato il 100 Bullets di Azzarello.
Un numero decisamente promosso. Datecene altri così.
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