Londra,
diciannovesimo secolo. Una donna dal viso spettrale vestita da sposa spara da
un balcone del centro sulla folla, servendosi di due pistole, mente canta una nenia inquietante. Poi si ferma, si infila una pistola in bocca e si
suicida, finendo presto distesa sul tavolo dell'obitorio. Ma il giorno dopo la
stessa donna incredibilmente abbandona il tavolo operatorio e torna in vita,
come fantasma, ancora con il cranio spappolato, percorrendo le vie di Londra,
fino a trovare e poi uccidere, con un colpo di fucile il suo ex marito. La
donna poi scompare tra la nebbia e riappare all'obitorio, dove la salma viene
ricoperta da pesanti catene. Come ha fatto il cadavere a muoversi? Il
mistero non verrà risolto fino a che, anni dopo, sembra che il fantasma
della sposa sia tornato in attività e abbia una nuova lunga lista di omicidi.
Chi riuscirà a fermarla?
Benedict Cumberbatch e Martin Freeman, dopo essere stati sul grande schermo per
Peter Jackson una strana coppia Drago- Hobbit, Smaug e Bilbo, tornano a essere la ugualmente strana coppia "bromance" Sherlock e John, per
quella che a tutti gli effetti è, compressa in un solo film, la quarta
stagione dello sfavillante serial sull'investigatore del 221b di Baker Street a
firma Moffat e Gatiss. E' stata una attesa lunga anche perché i due attori che
dal 2010 danno vita a questo serial sono nel tempo davvero esplosi a livello
internazionale. Faccio una predizione. Prima o poi si incroceranno di nuovo
insieme, magari in un film Marvel, visto che sono per ora stati già
"precettati" per Civil War e Doctor Strange, pellicole che la Casa
delle Idee ha deciso di far debuttare proprio in questo 2016. Ma torniamo a
Baker Street, per rispondere a una domanda che magari qualcuno si starà
facendo.
Si può guardare questo film senza aver visto le tre serie precedenti di
Sherlock? Per me, è meglio di no. Anche se l'ambientazione pare a prima vista
non considerarlo possibile, gli eventi e i legami tra i personaggi
rispecchiamo la situazione che si prospettava alla fine della terza stagione.
Uomo avvisato, tiriamo innanzi o meglio, indietro, oppure, come recitava il
Rocky Horror Pictures Show, "lasciamo che inizi il time warp".
Abbandonato lo skyline del London Eye e del "Megafallo@", i cieli e
le vie del nostro serial del cuore diventano quelli della Londra
vittoriana presa dritta dritta dalle pagine di Sir Arthur Conan Doyle. Tanti
costumi d'epoca, interni elaboratissimi e una poco invasiva cgi. Scenografie e
fotografie, pur con un gusto moderno che strizza l'occhio alla serie,
richiamandola in mille dettagli, sono realizzati, in pieno omaggio e orgoglio inglese, con riferimento alla serie tv del 1964, quella con Holmes e
Watson interpretati da Peter Cushing e Nigel Stock. Ma non basta, a impepare
il tutto ci sono pure dei richiami soprannaturali ai fantasmi velati della
inglesissima e recentemente di nuovo in auge (the woman in black) casa di
produzione di film horror Hammer (che annovera film dove peraltro era facile
trovare Cushing). Bello, non "vecchio" ma vintage, di impatto.
Già quando sono circolati i primi trailer con Cumberbatch con pipa e
cappello con bottoni, i fan hanno apprezzato, hanno pianto felici e hanno
scolato due birre scure. L'operazione ancora solo "nell'aria" era
piaciuta. Ma come si poteva renderla possibile? Come contestualizzare questo
strano viaggio nel tempo senza farlo apparire come uno spinoff "tanto
per"? E qui arriva il genio di Moffat, non a caso frontrunner del Doctor
Who, che se ne esce con una trovata geniale e soprattutto sensata che sta a voi
scoprire. Tutto il cast è presente e al top, la scrittura è sempre divertente
e accorta, dettagliata, squisitamente sopra le righe quanto chirurgica. I
nostri eroi si scambiano continui battibecchi con una scioltezza inarrivabile,
giocando a interpretare versioni "alternative" dei loro ruoli. Ne
esce un Holmes più sadico che mai che non vede l'ora di assistere ad una
decapitazione. Un Watson vittima della moglie, ma sempre amabile e sfigato,
che fa la voce grossa con la servitù da signorotto benestante. Gatiss, come
sempre anche sceneggiatore, dà al suo Mycroft, ricoperto da trucco pesante,
una stazza pachidermica degna del ciccione "in esplosione" de Il senso
della vita dei Monty Python, un surreale, grottesco creaturo che pur di
vincere una scommessa con il fratello è in grado di accorciarsi la vita. C'è
poi una scena "silenziosa", altro omaggio ai Python che fa
sbellicare. Altri dettagli non ve li dico o temo di rovinarvi qualcosa.
L'investigazione, come sempre nel serial, è da seguire con un po' di attenzione
ma non è troppo tortuosa La nuova "vecchia" Londra con calessi al
posto delle auto è intrigante, quanto i suoi cupi sotterranei e la nebbia
onnipresente, con candele che non si spengono mai di
Hammeriana memoria. Parte come un horror, mischia con la commedia, con intrigo
e forse col sovrannaturale, con l'onirico. La trama non conosco sosta e
regala pure un paio di momenti epici niente male. Le strizzatine d'occhio ai
fan si sprecano e rendono felici. E voglio ricordare per chi non lo fosse, che
non è difficile, anche in ragione a questioni di tempo, diventare fan di
questo Sherlock. In fondo tutta la serie è divisa in nove film (tre a
stagione) lunghi come questo e non occorre fare il mutuo per mettersi in pari,
basta prendersi una unica raccolta di dvd (le tre stagioni complete insieme )
che sta oggi intorno ai 15 euro.
Questo film, sarà perché amiamo gli attori e i loro personaggi, sarà perché
Londra ce l'abbiamo sempre nel cuore, ci è piaciuto e tanto, facendoci crescere una voglia matta di nuovi capitoli del serial BBC. Certo non è una
mega produzione come il dittico di Guy Ritchie, non aspettatevi una Londra
gigantesca digitalizzata, quanto una ottima puntata di un telefilm ad alto
budget. A cercare un difetto nella sceneggiatura c'è forse un passaggio di
trama un po' brusco e "troppo risolutivo" che riguarda una certa entrata
in scena della signora Watson. Ma è un neo che ci può stare. Bentornato
Sherlock. Ora vi saluto e mi faccio una mini maratona.
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