Storia del veterano scrittore di Tex, Claudio Nizzi, disegni del promettentissimo (quasi un Hirohiko Araki apprendista di Herge'...) Emiliano Tanzillo. Copertina del sempre ottimo Aldo Di Gennaro.
Abissinia, governo ladro!!! Questo per me negli intenti doveva essere il titolo "uncut" di questo volume. Perché quando si vanno a scrutare le accise sulla benzina compare ancora oggi, per l'importo di 1,9 ex lire per litro, il "sostentamento delle nostre truppe italiane per la guerra in Abissinia iniziata nel 1935". E probabilmente non ancora finita, dopo 80 anni, siccome si paga ancora oggi, orgogliosamente e senza battere ciglio, per permettere la continuazione di quella gloriosa spedizione militare. Della quale in ogni caso si sa pochissimo perché non ci arrivano aggiornamenti da tipo 80 anni per l'appunto, nel pieno disinteresse della stampa. Ed ecco che interviene la Bonelli con la sua collana antologica "Le storie", almeno a raccontarci cosa accadeva nel '35 a coloro che si sono imbarcati in questa infausta avventura. A quelli ricchi e a quelli meno agiati.
Torino, 1935. Due militari, scuola ufficiali, uno abbastanza "pettinato", l'altro di origini più umili, stanno appunto parlando per i corridoi dell'accademia militare della "questione Abissinia". Il "povero" è dubbioso e all'idea di finire in Africa a combattere con le scimitarre non fa i salti di giubilo. Il pettinato ribatte che è una cosa fighissima, se vinciamo avremo un posto extra dove farci le vacanze senza impestare d'estate i due metri cubi per ombrellone di Rimini. E poi bisogna farlo per vendicare la sconfitta di Adua che ancora non lo fa dormire bene la notte e così riscattare il buon nome dell'Italia, trattata da pezzente a Versailles. L'amico ribatte "e sticazzi " e l'agone politico muore lì. Se non che i due si ritrovano a giocare a tennis e il pettinato fa l'errore di presentare la sua fidanzata all'amico che la vede, si innamora e nottetempo se la tromba clandestinamente in un intreccio da sceneggiato di rai uno del pomeriggio della domenica, disegnato in mezza tinta, che fa apparire queste scene "romantiche" come quegli inserti di storie di cronaca di Famiglia Cristiana degli anni inizio '80. E qui arriva però la svolta narrativa figa. Il ritorno dell'agone politico 2.0. L'amico barbone non ci sta a passare da infame con il pettinato, non vuole essere scoperto. Ma potrebbe più serenamente vivere la relazione con la fidanzata di lui se almeno rompesse l'amicizia con quest'ultimo e allora, con una pretestuosità del tutto italica (e candidamente ammessa dal soldato) decide di litigarci apposta e farci a botte con la giustificazione morale che lui odia i fascisti. Roba che se lo menava perché era laziale la scena non cambiava di una virgola. Con questo gesto il nostro eroe si inimica il pettinato raccomandatissimo ex amico (che in un modo o nell'altro troverà altre ragioni per tenerlo in antipatia) e solleverà un tale polverone che sarà degradato da ufficiale a "truppaglia" e spedito in Abissinia a subire il peggio nonnismo da caserma e magari a rischiare la pelle contro qualche guerriero vestito con una tunica e armato di lancia. Ma il fato renderà di nuovo possibile l'incontro dei due ragazzi e della loro amata, proprio in Abissinia.
La prima parte del racconto, dove la matrice sentimentale predomina è anche narrativamente la più debole. Visivamente non manca di fascino, il lavoro di ricerca per la ricreazione degli ambienti, vestiti e veicoli è sontuoso e i disegni, con una forte connotazione realistica, fanno davvero respirare aria di altri tempi. Ci sono tavole imponenti e bellissime come quella di pagina 24 sul discorso di Mussolini del 2 ottobre del '35 (in tempi perfetti per l'anniversario, essendo l'albo uscito agli inizi di ottobre). Ma il pezzo forte di questo volume è la ricostruzione della battaglia presso il fiume Dorè, un autentico spettacolo grafico che occupa l'albo da pagina 52 a 87. Cruento, dinamico, splendidamente ritmato, qualcosa per impatto di molto simile ai primi quindici minuti di Salvate il Soldato Ryan. Tavole straordinarie colorate in mezzatinta a matita che rendono ancora più vivide le dune, le polveri e le esplosioni. Scontri ravvicinati all'arma bianca, scene di massa, le onomatopee grandi e bianche a dare la "voce" delle bocche da fuoco, con il suono della mitragliatrice che in tavole così fittamente disegnate riesce quasi a tagliare, spezzare le immagini. Un lavoro tanto accurato per i dettagli storici, tra divise, armi, mezzi militari quanto appagante nelle dinamiche action. Il volume si chiude poi riprendendo la tematica melò dell'inizio, fornendo una noticina narrativa amara (e forse cattivella...) e un finale forse troppo accomodante, ma la lettura complessiva funziona e il fumetto si legge che è un piacere . Questo anche grazie alle straordinarie e già ampiamente elogiate tavole di Tanzillo. A una composizione dei paesaggi accurata, accompagna un certo gusto nel descrivere l'azione, un forte senso di realismo, Ma dei suoi personaggi mi ha colpito una conformazione più "umana" anche se (paradosso) più caricaturale, che si scorge nella espressività dei volti, con sopracciglia folte e "dinamiche" (quasi caricaturali alla Herge') ed occhi profondi. Davvero sapiente l'uso della mezza tinta, che mi ha ricordato la composizione della tavola di un artista poliedrico come Araki. Non vedo già l'ora di ammirare i prossimi lavori di Tanzillo. Davvero un buon numero, che perfettamente si inquadra tra micro e macro storia alla maniera de Un uomo una avventura.
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