Niente sinossi, niente sbattimento, questo film non mi è piaciuto. Ci sono così tante cose che me li fanno girare, che davvero non riesco a vederci nemmeno un'ombra di bicchiere mezzo pieno. Sam Mendes, il regista di questo e di Skyfall, voleva a tutti i costi riportare indietro, "rigenerare" (alla doctor Who), Bond al vecchio stampo, ai tempi in cui il mondo e il botteghino si era già ampiamente rotto i coglioni del Bond vecchio stampo. Erano usciti Bourne, Mission Impossible, XXX e Brosnan guidava una Aston Martin al cinema dentro una pubblicità della vodka Keglevick, presso una impossibile discoteca sul circolo polare antartico. Si era perso del tutto il contatto con il reale, non esisteva più manco la trama, si stava per chiudere baracca. Poi arrivò Craig, si mise in scena il romanzo "perduto" di Fleming, la spia inglese tornò a essere un carro armato umano, ma con il cuore e Bond resuscitava, diventava moderno, realistico, spaccava colli su lavandini di ceramica spaccando anche i lavandini in ceramica. Nemici credibili nel modo moderno, donne per una volta tridimensionali. Due film dopo arrivava Mendes, che non aveva capito niente di cosa era capitato al franchise di Bond negli ultimi anni, probabilmente con a casa il cofanetto con tutti i film di Bond mai aperto, da vero nerd. Ciao ciao Bond realistico, in occasione del cinquantesimo del personaggio tornano tutti gli stereotipi ampiamente superati e sfottuti da Austin Powers. Il problema è che i produttori storici, la famiglia Broccoli, glielo hanno lasciato fare, infinocchiando pure le Sony e compiendo un vero e proprio attentato al grande lavoro di aggiornamento dell'era Craig, operato da Marin Campbell e proseguito da Foster. Quel Bond è morto in Skyfall, bevendo una proletaria e economica Heineken al suo funerale, altro che Martini agitato e non mescolato. E allora bentornato al Bond con l'auto spara-cazzate, ai cattivi tutti matto e tutti buffi, alle gnocche non parlanti e arrapate che sembrano uscite da Diabolik collezione oro. Sotto la maschera di un sempre più bolso e meno convinto Craig, orfano della immensa Judy Dench, riecco affiorare il sorrisetto un po' sbarazzino, ma per me soprattutto cretino, di Roger Moore, insieme ai suoi completini da ammiraglio marinaretto di sta cippa, che mi sono sempre stati sul cazzo.
Oltre il
danno la beffa poi. Continua Mendes, a modo suo e insensato quanto immotivato
nell'opera di umanizzazione dell'era Craig. Ma quello che ne esce è solo una
"riduzione a soap opera" del personaggio, che cade purtroppo nell'autoparodia. Ora sappiamo più cose del suo passato di 007 ma sono davvero non le volevamo
sapere. Banali. Il suo mondo è sempre più piccolo e sterile. Perfino i nemici
storici diventano macchiette insignificanti. Casinò Royale ci presentava un
eroe "proletario" duro e burbero che combatteva un dipendente di una
multinazionale che sposta armi e capitali. Quantum confermava, faccia a faccia
e senza filtro, in uno stadio al buio, un pericoloso uomo delle caverne pronto
con la clava a contrapporsi a quello che davvero poteva essere il reale
volto del terrorismo, piccoli burocrati, persone ricche quanto
"qualsiasi", anonime, che si nascondono al led dei loro portatoli con
la paghetta tenuta al sicuro alle Cayman. Realismo, cacchio, per una volta.
Per due volte. Poi arriva sciagura Mendes, che non ha capito nulla
del nuovo Bond, che amava i giocattoli e Roger Moore, che vuole il cattivo alla
Dr Male perché quando ha visto Austin Powers al cinema rifarlo identico era
uscito sdegnato dalla sala (o almeno così immagino). E infatti con Mendes il
cattivo diventa di nuovo un buffone da cartone animato sopra le righe, che
vive in una base-giocattolo e fa: "Wah ah ah ah" dell'era Brosnan (l'era dei poveri rispetto all'era Connery... Sempre opinioni personali, bene
inteso...).
In Skyfall cercando di proseguire il tema del "Bond
interiore" si sparava la Supercazzola del Bond orfanello, con la casa di
campagna dove era stato accudito, piena di fucili e di ricordi (ma con la Aston
Martin a ricordarci "guarda che sono sempre io", stucchevole,
inutile e patetico fanservice) che un senso l'aveva, ma solo per
assestare la più brutta "cosa" ("risvolto di trama" sarebbe
eccessivo) che sarebbe arrivata in Spectre. La "barzellettizzazione" finale, l'identità del capo della Spectre, degna di una fanfiction di
Twilight scritta da una dodicenne non infoiata. Perché è noto che le
dodicenni, anche non anagrafiche, fan di Twilight infoiate per lo meno te ne
escono con 50 sfumature di grigio. Qui no, qui solo tristezza e desolazione,
una fanfiction senza idee che rielabora solo le cose che già si sanno, i
pensierini della Smemo. E tutto il film poi è così, cacchio. Da un'altra
pagina della Smemo di Mendes esce la sua classifichina aggiornata delle scene
di Bond che gli piacciono di più. E lui vuole rigirarle, rimasticate insieme,
a dimostrare, da fan senza fantasia, senza alcun senso del tempo che passa e
tanta, troppa infantilità, che il Bond di Moore, Dalton, Brosnan, Connery,
Craig e dello sciatore con le orecchie a sventola è in fondo sempre sempre e
solo la stessa persona. "Come il Dr Who", lui vorrebbe dirci, ma
senza avere le palle cubiche che Gatiss e Moffat infondono da anni in quella
seria e nella rilettura di Sherlock Holmes, non a caso altra icona
"rigenerata" più volte, solo nel recente da Guy Richie alla
serie tv Elementary, da poco in sala pure una versione anziana con Ian
Mckellen. Ma sono prodotti che si apprezzano proprio per le sfumature sempre
diverse, per gli originali punti di vista e ambientazioni inedite. Per Mendes è coerente e logico solo pescare a ritroso da Goldfinger, Al servizio segreto
di sua maestà, Thunderbolt, Die another day, Dalla russia con amore e un
sacco di altre pellicole, frollandole infine con il materia "nuovo" dei
film di Craig. Unire i puntini nel modo più banale possibile e poco più.
L'effetto finale è un: "Mio dio ma perché mi fai questo?". O almeno è
l'effetto che ha fatto a me, che sono un fan di Bond anomalo, che passo
direttamente da Connery a Craig ritenendo "non così bello" quello che
ci sta nel mezzo. Ma a quanto ho capito sono in tanti i fan anomali come me,
che hanno esultato al cambiamento di tre pellicole fa e sono depressissimi
oggi.
Mi sembra
doveroso dirlo, perché è indubbio che un fan tout court di Bond si
divertirà probabilmente un casino con questo giocattolone. Che per me
risulterà comunque triste per mille motivi oltre a quelli sopra già esposti.
In fondo sono anch'io depresso da questo film...ma lo sono appoggiato a un'Aston Martin... |
Ordine sparso.
I titoli
di testa. Le immagini del classico pezzone di apertura sono accompagnati per me
dalla canzone più brutta delle canzoni brutte di un film di Bond, un pezzo
intimista in cui il cantante prende acuti da castrato irritanti. Un'oscenità
solo in parte graziata dalle solite stilose immagini che accompagnano la
canzone di inizio film di Bond.
L'inseguimento a Roma. A due all'ora, con
traffico zero. C'è qualcuno che ha visto la cosa in senso metafisico. Il buio
della notte, il mistero di una capitale come Roma vuota, l'eroe che si
contrappone con il suo doppio malvagio sulla riva del Tevere, lungo i canali
come in Terminator 2. E invece per me è una palla. Io quando vedo un
inseguimento voglio che sia a livelli di Ronin. Questo non è manco
classificabile come inseguimento per me. Sono due tizi in auto stronze a due
all'ora. E se penso quanto è costato girare a Roma questa moscerie mi
imbestialisco. Inaccettabile, coreografato come un ritorno dalla discoteca
alle due di mattina del pariolino medio, sinceramente brutto.
Le Bond
girl. Ok che Bond è sempre molto fumettoso in questo aspetto delle relazioni
uomo-donna, ma qui siamo davvero all'implausibile. Non c'è più nemmeno il
momento di seduzione, non si fa più manco "finta". Bond tromba
perché è Bond e punto. La Bellucci è una tristissima e insipida parentesi,
casalinga disperata pronta a offrirla in sei secondi netti, se non era Bond
andava bene anche il postino, l'idraulico o l'agente della Folletto. La
Seydoux, ennesima francesina che se la mena dagli incisivi spaziosi e
espressività da baccalà, non ha alcun senso nel modo in cui si
relaziona con Bond, mancano davvero le basi per un rapporto diverso da quello
di un nonno che deve passare il pomeriggio con la nipotina annoiata
raccontandole di quando era giovane. Quando giunge l'ammmore davvero si pensa
di essersi persi due o tre scene.
Velo pietoso sulla Spectre. Una vera
barzelletta. La scena della famosa esplosione "gigantesca" riportata
dai rotocalchi è ridicola per resa ed effetti (fai esplodere un bidone pieno
di benzina e radi al suolo un impero del crimine) e tutta l'organizzazione pare
costituita da tre fessi in croce. Se mi chiami il film "Spectre" io
mi immagino qualcosa di immane, magari un esercito infinito di serial killer
dal cappello rotante e scarpe con coltello che affrontato un attacco combinato
di spie in giacca e cravatta, esercito, carri armati ed elicotteri Apache.
Poteva venire pure esagerato e sopra le righe come Kingsmen. Sarebbe stato
epico. E invece nulla di nulla, nemmeno un tentativo di scrittura convincente.
Senza farvi alcuni spoiler la Spectre sembra avere la consistenza di un
camioncino dei gelati che si trova al mare. E uguale figura da cioccolatai la
fa la squadra "doppio zero", una organizzazione che sembra annoverare
meno di 5 persone in tutto, manco il telefilm più sfigato ha un cast così
risibile. Moneypenny irriconoscibile, da un film all'altro passa da agente sul campo ultra cazzuto a impiegata londinese sottopagata, un mistero come il
ridimensionamento di Q a "quello informatico che fa cose compiuterose",
roba triste assai. Fiennes bello tosto in parte, per lo meno ma Christopher
Wantz , oh, non mi ha convinto per nulla. Probabilmente anche perché il suo
personaggio è scritto malino, ma davvero mi è parso moscio moscio.
Sorvolando su tutti questi aspetti"formali", sul gusto personale e una montagna di fan service inutile, tra Aston Martin e orologi, si può comunque trovare qualche oggettivamente bella scena d'azione (anche se sempre in ottica citazionista da opere precedenti), una regia qualche volta solida anche se forse non ispirata, una gustosa scena di tortura che fa molto "dentista", un colpicino di scena che per me è molto, ma davvero molto "meh" , ma che a qualcuno magari piace.
Non posso dire certo nulla di male invece su Dave Bautista e le scene action "fisiche" che lo riguardano. E' un perfetto sgherro old-style, ci crede è simpatico e a questo omone non è davvero possibile volere male. Mi è piaciuta un botto tutta l'introduzione ambientata durante il Giorno dei Morti, dal piano sequenza bello lungo alla scena dell'elicottero, cattiva e ostentata quanto basta. Notevoli pure le scene sulla neve e il viaggio in treno. Depotenziato, sbrigativo e bruttarello il finale, anche se l'ambientazione ci sta tutta, solo che i finaloni per me sono altri.
Alla fine per me moooolti più no che sì. Anche se non è il Bond che mi piace, comunque un disastro totale non è; se volete alla fine ci si può pure divertire a vederlo. Nell'insieme Skyfall l'ho trovato più bello e completo, ma a sua volta per me Casino Royale è chilometri meglio di Skyfall (sì lo so mi sto ripetendo come gli anziani..).
Sarà l'ultimo Bond di Craig? Forse. La pellicola sembra creata apposta per "chiudere le trame" e traghettarci verso un nuovo Bond. E c'è chi dice sarà Idris Elba. E sarà omosessuale. Magari vegano. Vedremo. A ogni modo spero in un maggiore coraggio per la prossima pellicola. E' giusto che un'icona non si perda travalicando spazio e tempo, che si aggiorni di continuo pur preservando la sua essenza. Ma in qualche modo deve riuscire a leggere i nuovi tempi, attualizzarsi, farsi "più vicina" al mondo che vive il pubblico in sala. I primi due film di Craig stavano davvero raccontando un mondo nuovo, intrigante e pericoloso, vicino a noi. I film di Mendes ci ributtano 007 fuori dal tempo, quasi a rivendicare solo gli aspetti più formali dell'eroe di Fleming, quelle che per me sono le fesserie. Ha sicuramente influito la crisi della Metro Goldwyn Meyer, che ha impedito la produzione di almeno un paio di film mentre Craig diventava troppo vecchio, aspetto che ha reso brusca questa "rigenerazione". Ma è andata così. Bond è sempre Bond alla fine. Proveremo sempre a farcelo piacere.
Sorvolando su tutti questi aspetti"formali", sul gusto personale e una montagna di fan service inutile, tra Aston Martin e orologi, si può comunque trovare qualche oggettivamente bella scena d'azione (anche se sempre in ottica citazionista da opere precedenti), una regia qualche volta solida anche se forse non ispirata, una gustosa scena di tortura che fa molto "dentista", un colpicino di scena che per me è molto, ma davvero molto "meh" , ma che a qualcuno magari piace.
Non posso dire certo nulla di male invece su Dave Bautista e le scene action "fisiche" che lo riguardano. E' un perfetto sgherro old-style, ci crede è simpatico e a questo omone non è davvero possibile volere male. Mi è piaciuta un botto tutta l'introduzione ambientata durante il Giorno dei Morti, dal piano sequenza bello lungo alla scena dell'elicottero, cattiva e ostentata quanto basta. Notevoli pure le scene sulla neve e il viaggio in treno. Depotenziato, sbrigativo e bruttarello il finale, anche se l'ambientazione ci sta tutta, solo che i finaloni per me sono altri.
Alla fine per me moooolti più no che sì. Anche se non è il Bond che mi piace, comunque un disastro totale non è; se volete alla fine ci si può pure divertire a vederlo. Nell'insieme Skyfall l'ho trovato più bello e completo, ma a sua volta per me Casino Royale è chilometri meglio di Skyfall (sì lo so mi sto ripetendo come gli anziani..).
Sarà l'ultimo Bond di Craig? Forse. La pellicola sembra creata apposta per "chiudere le trame" e traghettarci verso un nuovo Bond. E c'è chi dice sarà Idris Elba. E sarà omosessuale. Magari vegano. Vedremo. A ogni modo spero in un maggiore coraggio per la prossima pellicola. E' giusto che un'icona non si perda travalicando spazio e tempo, che si aggiorni di continuo pur preservando la sua essenza. Ma in qualche modo deve riuscire a leggere i nuovi tempi, attualizzarsi, farsi "più vicina" al mondo che vive il pubblico in sala. I primi due film di Craig stavano davvero raccontando un mondo nuovo, intrigante e pericoloso, vicino a noi. I film di Mendes ci ributtano 007 fuori dal tempo, quasi a rivendicare solo gli aspetti più formali dell'eroe di Fleming, quelle che per me sono le fesserie. Ha sicuramente influito la crisi della Metro Goldwyn Meyer, che ha impedito la produzione di almeno un paio di film mentre Craig diventava troppo vecchio, aspetto che ha reso brusca questa "rigenerazione". Ma è andata così. Bond è sempre Bond alla fine. Proveremo sempre a farcelo piacere.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento