Londra, fine del diciannovesimo secolo. Tra gli umidi vicoli di White Chapel si aggira un mostro mentre focolai di ribellione al potere costituito e alla potente Compagnia delle Indie minacciano la tranquillità dei cittadini.
Ma la compagnia delle indie non erano questi tipi qui drogati di fregna e balsamo idratante? Ma saranno poi così pericolosi?
Ma c'è l'Ordine a vegliare su Londra, una associazione segreta così segreta e misteriosa che le sue radici affondano addirittura nel ciclo bretone. I suoi membri portano i nomi dei leggendari cavalieri della tavola rotonda e sembrano essere invincibili quanto immortali (curioso che al cinema ci sia in questo stesso momento Kingsman, dove è protagonista un Ordine del tutto simile formalmente a quello di gioco, peraltro differente dall'M6 che era descritta del fumetto da cui è tratto il film... corsi e ricorsi storici). La loro tecnologia è frutto del puro genio scientifico di Nikola Tesla e gli permette di tener testa a nemici implacabili quanto dai contorni soprannaturali. Tuttavia le minacce si stanno facendo sempre più grandi e i cavalieri oggigiorno sono come non mai divisi. C'è aria di cospirazione e non è facile distinguere gli alleati dai nemici. Nei primi giorni di dicembre Sir Galahand si sveglia in una buia cella ed è diretto da dei loschi carcerieri verso un triste destino. Riuscirà a salvarsi?
Anticipato da tempo con un numero inimmaginabile di news ed interviste, ecco finalmente uscire negli store del nostro paese il nuovo brand esclusivo di Ps4. Lo studio che lo ha realizzato, Ready at Dawn, piccolo ma cazzuto e sotto la guida del gigante buono Andrea Pessino, aveva prima lavorato alla saga di God of War psp, spingendo i limiti della grafica della console portatile oltre ogni immaginazione. Gli si chiedeva qui il miracolo, saltando a piè pari la ps3, di far vedere al mondo quello che potrebbe fare la nuovissima ps4 e i Ready at Dawn, che hanno allo scopo creato ad hoc un nuovo motore grafico, ci sono dannatamente riusciti. Un gioco stupendo da guardare al punto da essere una tech demo della nuova console Sony e al contempo un gioco davvero solido, privo di glich, tearing o porcherie varie e che non necessita di alcuna patch per essere giocato.
Ma quello che colpisce dell'aspetto visivo di The Order 1886 non sono solo i "muscoli", in termine di prestanza del codice. Il lavoro artistico è semplicemente fenomenale e i dettagli sono tanti e tali che pare di trovarsi davvero nella Londra, un po' distopica e steam-punk del diciannovesimo secolo. I personaggi sembrano "veri" tanto sono ricchi di sfumature e texture, i vestiti autentici, gli edifici storici, i ponti, le strade, gli oggetti e perfino gli effetti meteorologici donano un'aura quasi fotorealistica al tutto. Ricordate Metal Gear Solid 2, quando si poteva sparare alle bottiglie per il gusto di farlo e si stava ore ebeti a guardare i cocci rotti colorati? The Order 1886 fa fare cose del genere. Estasi. Se a questo si accompagna anche un comparto sonoro di prim'ordine, senza rischio di smentita riteniamo che esteticamente The Order 1886 sia il top che si può trovare su console di nuova generazione allo stato attuale.
Parimenti superiore alla media è la storia, che viene descritta nella canonica decina di ore di gioco in cui si dipana la campagna. Il livello della narrazione e il coinvolgimento emotivo che ne segue non hanno nulla da invidiare al classico Heavy Rain per ps3. L'intreccio misterioso, il carisma dei personaggi e la cura certosina con cui il mondo viene arricchito di sempre nuovi dettagli catapultano il giocatore nella trama senza lasciargli la possibilità di staccarsi fino alla fine. Chi fa spoiler muore!! Giocatelo all'oscuro di tutto! Merito anche di un livello di recitazione di rilievo quanto del fatto che tra le fasi narrative e quelle action non si nota alcuna differenza dal punto di vista visivo. Sembra di assistere a un unico lungo, spettacolare film nel quale ogni tanto siamo chiamati a intervenire in mirate situazioni. Questo implica quindi momenti in cui dovrete solo parlare e camminare. Riuscirete a resistere a delle fasi narrative o siete tutti vittima di una sindrome che vi obbliga a voler sparare su tutto ciò che si muove, dal momento in cui accendete la console fino allo spegnimento, compulsivamente schiacciando i tasti del pad? Il gioco fa anche questo tipo di "selezione all'ingresso". Tutto è calibrato e sensato, i personaggi si muovono in un ambiente sempre coerente e logico e la cura di dettaglio si spinge quasi al maniacale quando si tratta dell'ingresso in scena, spesso apocalittico e dalle forti connotazioni drammaturgiche, delle nuovi armi dell'ordine. Quando imbraccerete per la prima volta la Termite o l'arma spara-fulmini avrete quasi un orgasmo sensoriale per l'ebbrezza della potenza, sentendovi al contempo una discreta merda per l'uso, a volte bastardo, per cui usate nella trama detti giocattoli. Sir Galahand è un eroe tragico e giocoforza il giocatore sarà obbligato a seguire il suo tragico destino. Il gioco non fornisce bivi di comodo, ci mette a contatto di scelte dolorose compiute per noi dal nostro avatar, facendocene sopportare il peso. Non vi dico quanto mi sono trattenuto dal premere il tasto r2 in uno degli ultimi momenti del gioco.
Mi veniva da piangere quasi e un gioco che riesce a ridurti in questo stato, a trasmettere emozioni, non è un gioco qualsiasi.
Ma veniamo al sodo, asciughiamoci le lacrime e parliamo di come effettivamente si usa il pad in questo The Order 1886. Per le dinamiche di gioco, il titolo si presenta prevalentemente come uno sparatutto in terza persona alla Uncharted, con l'aggiunta di alcune sezioni da giocare in modalità assassino silenzioso e alcuni momenti che si risolvono grazie a dei quick time event. Guideremo il nostro eroe quindi per le vie di Londra, compiendo un tragitto tortuoso ma che non contempla dinamiche di salto particolari, tutto scorre tranquillo e i pochi momenti acrobatici vengono effettuati in automatico grazie alla pressione di semplici tasti. L'intelligenza artificiale dei nostri nemici è abbastanza limitata, ma il loro numero è consistente e tenace e almeno in un paio di occasioni bisogna essere abbastanza bravi a saper leggere la tattica giusta di gioco, ma la sfida non appare mai frustrante. Le fasi da assassino silenzioso hanno invece una certa intransigenza, come le fasi in quick time event, fallire un agguato non trasforma tutto in una carneficina alla Hitman, ma decreta il game over immediato e il caricamento dall'ultimo salvataggio. Tuttavia i salvataggi sono spesso ravvicinatissimi e ripetere un quick time è questione di pochi secondi, almeno a livello normale. Come sopra richiamato la componente narrativa è di un certo peso e si fonde al gameplay, con il risultato che i ritmi di gioco non si discostano molto dai ritmi narrativi. Il titolo parte quindi piuttosto lento e alza il livello di azione qua e là fino alle concitate fasi finali, ma non raggiunge mai un livello di frenesia assoluta. Chi si aspetta di entrare in azione, saltare le scene di dialogo e smitragliare all'infinito casca quindi malissimo, ma chi ha amato Heavy rain si troverà subito a casa e si godrà il viaggio dall'inizio alla fine in prima classe. Il titolo dura il giusto ma non troppo e a chi rimane invischiato del suo indubbio fascino fa venire una voglia matta di mettere le mani sul nuovo capitolo.
Mi veniva da piangere quasi e un gioco che riesce a ridurti in questo stato, a trasmettere emozioni, non è un gioco qualsiasi.
Ma veniamo al sodo, asciughiamoci le lacrime e parliamo di come effettivamente si usa il pad in questo The Order 1886. Per le dinamiche di gioco, il titolo si presenta prevalentemente come uno sparatutto in terza persona alla Uncharted, con l'aggiunta di alcune sezioni da giocare in modalità assassino silenzioso e alcuni momenti che si risolvono grazie a dei quick time event. Guideremo il nostro eroe quindi per le vie di Londra, compiendo un tragitto tortuoso ma che non contempla dinamiche di salto particolari, tutto scorre tranquillo e i pochi momenti acrobatici vengono effettuati in automatico grazie alla pressione di semplici tasti. L'intelligenza artificiale dei nostri nemici è abbastanza limitata, ma il loro numero è consistente e tenace e almeno in un paio di occasioni bisogna essere abbastanza bravi a saper leggere la tattica giusta di gioco, ma la sfida non appare mai frustrante. Le fasi da assassino silenzioso hanno invece una certa intransigenza, come le fasi in quick time event, fallire un agguato non trasforma tutto in una carneficina alla Hitman, ma decreta il game over immediato e il caricamento dall'ultimo salvataggio. Tuttavia i salvataggi sono spesso ravvicinatissimi e ripetere un quick time è questione di pochi secondi, almeno a livello normale. Come sopra richiamato la componente narrativa è di un certo peso e si fonde al gameplay, con il risultato che i ritmi di gioco non si discostano molto dai ritmi narrativi. Il titolo parte quindi piuttosto lento e alza il livello di azione qua e là fino alle concitate fasi finali, ma non raggiunge mai un livello di frenesia assoluta. Chi si aspetta di entrare in azione, saltare le scene di dialogo e smitragliare all'infinito casca quindi malissimo, ma chi ha amato Heavy rain si troverà subito a casa e si godrà il viaggio dall'inizio alla fine in prima classe. Il titolo dura il giusto ma non troppo e a chi rimane invischiato del suo indubbio fascino fa venire una voglia matta di mettere le mani sul nuovo capitolo.
Fin qui sembra quindi inconcepibile che un titolo così possa aver diviso in due tanto la stampa specializzata quanto i giocatori. Il gioco è un po' elitario nel suo richiedere attenzione maniacale alla narrazione e non può piacere magari a tutti, ma il risultato concreto è che intanto The Order 1886 sta vendendo un casino e nonostante le stroncature un seguito è quantomai auspicabile.
Noi lo abbiamo amato, intensamente quanto brevemente. Un'esperienza che ci ha fatto tornare alla mente le giornate, poche, ad amare Zone of Enders: un ottimo mix di storia e gameplay quale antipasto migliore al sublime ZoE 2. Ugualmente ci siamo ricordati del primo Killzone, così imperfetto quanto pieno di cazzimma e affascinante anche solo a ricordarlo. Ci sono margini di miglioramento generale ma l'esperienza vale anche qui la candela, appaga occhio e mente come pochi altri titoli sul mercato, ti spinge a ripensare di notte ai possibili sviluppi della trama e al magnifico viso e agli occhi di Isaboe. Non serve altro.
Ma perché a così tanti non è piaciuto e virtualmente anche a voi potrebbe non piacere, al di là degli aspetti sopra rimarcati?
Il mondo di gioco è magnifico ma piuttosto limitato a binari narrativi rigidi. In un momento in cui vanno per la maggiore i videogame sandbox, in cui uno può liberamente esplorare un mondo virtuale per lo più di svariati chilometri entrando in ogni luogo e valicando ogni anfratto, The Order 1886 presenta una strada con pochissimi bivi e una serie infinita di porte chiuse. Non ci sono di fatto nemmeno missioni secondarie di rilievo e la storia obbliga a seguire pedissequamente la sceneggiatura di base. Forse si poteva fare di più. Lo ammetto. Per quanto io odi profondamente i sandbox, che nella maggior parte dei casi più che missioni varie e infinite racchiudono noiose ripetizioni fino allo stremo degli stessi livelli o quasi, oppure obbligano il giocatore ad attività cretine di perlustrazioni folli pur di conquistare un trofeo. Ma di contro un apparato visivo come quello di The Order 1886 allo stato è impensabile per un qualsiasi sandbox uscito. Narrativamente però esistono Mass Effect e Dragon Age, che durano degli anni e hanno una trama e sottotrame varie di primissimo ordine. The Order con le sue dieci ore scarse poteva effettivamente essere più lungo anche solo a livello narrativo. Pessino ha dichiarato che si sono concentrati sul motore e che in futuro riusciranno a espandere il mondo di gioco. E noi siamo con lui.
Un altro punto di vista che potrebbe far storcere il naso è l'assoluta mancanza di componenti on-line. Non ci sono multiplayer, campagne cooperative, death match vari, modalità orda. Tutte cose che a me non sono mai fregate per nulla e che quando le ho trovate in titoli recenti "perché ci volevano", come in God of War Ascension mi hanno fatto sommamente cagare. Se voglio giocare online prendo giochi come Cod, rispolvero il vecchio Unreal per Ps3, faccio un party tra amici a Diablo 3 e mi cimento con Evolve. Per me pensare che ogni gioco debba per forza avere una componente online è un assurdo. Ma c'è chi ci tiene. Il team di Pessino molto umilmente ha dichiarato che robe online non le hanno mai fatte e non volevano fare porcherie quindi hanno cassato sul nascere ogni prospettiva. Onesto, ma magari questo non piace a tutti comunque.
E quindi arriviamo alle conclusioni del caso. The Order 1886 è un'avventura cinematica che sta dalle parti di Heavy Rain anche che ha meccaniche di gioco più vicine a degli action classici. E' un gioco che si insinua sotto la pelle piano piano, ci abbraccia e conquista, fatto di momenti di pura magia e che sarebbe un delitto non provare a giocare perché il mondo strilla che è troppo corto, troppo facile o troppo imperfetto. Consiglio a chiunque per lo meno di noleggiarlo o chiederlo a un amico (magari comprarlo in società) e portarlo a termine nella canonica "quota tempo libero week end". Il gioco merita e probabilmente un secondo o terzo giro della campagna principale avrete voglia di farli, per scoprire i mille retroscena, leggere i mille foglietti di carta, ascoltare le registrazioni audio o seguire le tracce di Jack lo squartatore. Lasciare che questa IP nuova cada nel dimenticatoio quando con le premesse che ha potrebbe diventare negli anni un titolo di punta è un vero delitto.
Così noi stiamo con Pessino e lo ringraziamo di cuore per questo suo nuovo affascinante mondo distopico ancora tutto da scoprire ma già così eccitante da assaggiare.
The Order può ricordare molte cose, ma è la miscela con cui le mette il scena a renderlo uno spettacolo unico e figherrimo.
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Noi lo abbiamo amato, intensamente quanto brevemente. Un'esperienza che ci ha fatto tornare alla mente le giornate, poche, ad amare Zone of Enders: un ottimo mix di storia e gameplay quale antipasto migliore al sublime ZoE 2. Ugualmente ci siamo ricordati del primo Killzone, così imperfetto quanto pieno di cazzimma e affascinante anche solo a ricordarlo. Ci sono margini di miglioramento generale ma l'esperienza vale anche qui la candela, appaga occhio e mente come pochi altri titoli sul mercato, ti spinge a ripensare di notte ai possibili sviluppi della trama e al magnifico viso e agli occhi di Isaboe. Non serve altro.
Ma perché a così tanti non è piaciuto e virtualmente anche a voi potrebbe non piacere, al di là degli aspetti sopra rimarcati?
Il mondo di gioco è magnifico ma piuttosto limitato a binari narrativi rigidi. In un momento in cui vanno per la maggiore i videogame sandbox, in cui uno può liberamente esplorare un mondo virtuale per lo più di svariati chilometri entrando in ogni luogo e valicando ogni anfratto, The Order 1886 presenta una strada con pochissimi bivi e una serie infinita di porte chiuse. Non ci sono di fatto nemmeno missioni secondarie di rilievo e la storia obbliga a seguire pedissequamente la sceneggiatura di base. Forse si poteva fare di più. Lo ammetto. Per quanto io odi profondamente i sandbox, che nella maggior parte dei casi più che missioni varie e infinite racchiudono noiose ripetizioni fino allo stremo degli stessi livelli o quasi, oppure obbligano il giocatore ad attività cretine di perlustrazioni folli pur di conquistare un trofeo. Ma di contro un apparato visivo come quello di The Order 1886 allo stato è impensabile per un qualsiasi sandbox uscito. Narrativamente però esistono Mass Effect e Dragon Age, che durano degli anni e hanno una trama e sottotrame varie di primissimo ordine. The Order con le sue dieci ore scarse poteva effettivamente essere più lungo anche solo a livello narrativo. Pessino ha dichiarato che si sono concentrati sul motore e che in futuro riusciranno a espandere il mondo di gioco. E noi siamo con lui.
Un altro punto di vista che potrebbe far storcere il naso è l'assoluta mancanza di componenti on-line. Non ci sono multiplayer, campagne cooperative, death match vari, modalità orda. Tutte cose che a me non sono mai fregate per nulla e che quando le ho trovate in titoli recenti "perché ci volevano", come in God of War Ascension mi hanno fatto sommamente cagare. Se voglio giocare online prendo giochi come Cod, rispolvero il vecchio Unreal per Ps3, faccio un party tra amici a Diablo 3 e mi cimento con Evolve. Per me pensare che ogni gioco debba per forza avere una componente online è un assurdo. Ma c'è chi ci tiene. Il team di Pessino molto umilmente ha dichiarato che robe online non le hanno mai fatte e non volevano fare porcherie quindi hanno cassato sul nascere ogni prospettiva. Onesto, ma magari questo non piace a tutti comunque.
il mitico Pessino mentre cerca di fare spoiler sulla trama futura della serie The Order... ma quanto è grosso Pessino? |
E quindi arriviamo alle conclusioni del caso. The Order 1886 è un'avventura cinematica che sta dalle parti di Heavy Rain anche che ha meccaniche di gioco più vicine a degli action classici. E' un gioco che si insinua sotto la pelle piano piano, ci abbraccia e conquista, fatto di momenti di pura magia e che sarebbe un delitto non provare a giocare perché il mondo strilla che è troppo corto, troppo facile o troppo imperfetto. Consiglio a chiunque per lo meno di noleggiarlo o chiederlo a un amico (magari comprarlo in società) e portarlo a termine nella canonica "quota tempo libero week end". Il gioco merita e probabilmente un secondo o terzo giro della campagna principale avrete voglia di farli, per scoprire i mille retroscena, leggere i mille foglietti di carta, ascoltare le registrazioni audio o seguire le tracce di Jack lo squartatore. Lasciare che questa IP nuova cada nel dimenticatoio quando con le premesse che ha potrebbe diventare negli anni un titolo di punta è un vero delitto.
Così noi stiamo con Pessino e lo ringraziamo di cuore per questo suo nuovo affascinante mondo distopico ancora tutto da scoprire ma già così eccitante da assaggiare.
The Order può ricordare molte cose, ma è la miscela con cui le mette il scena a renderlo uno spettacolo unico e figherrimo.
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