L'esorcista. Padre
Damian Karras (Jason Miller) è il pastore di una piccola comunità
di Georgetown e vive insieme alla madre malata. Regan MacNeil
(Linda Blair) è la figlia di un'attrice (Ellen Burstyn) ed è
ammalata al punto da mutare la sua personalità. La madre, non
credente (e bestemmiatrice incallita, almeno nella versione italiana)
cerca in tutti i modi di scoprire le cause della malattia di Regan
affidandosi all'ospedale, sottoponendo la figlia a tutti i possibili
controlli in ambito celebrale e non, ma la situazione non cambia e
anzi degenera. Fino a che non si rassegna a considerare
l'imponderabile, il soprannaturale, e decide di contattare padre
Damian. Il giovane prete, trovandosi davanti a un drammatico caso di
possessione chiede ai superiori il da farsi e la Chiesa invia in suo
aiuto l'anziano esorcista Padre Merrin (Max Von Sydow), tanto devoto
quanto debilitato nel corpo. Sotto la guida di Padre Merrin e con il
supporto della madre della bambina Padre Damian parteciperà a un
lungo e difficile rito di esorcismo che minerà le sue convinzioni,
insinuerà in lui terribili dubbi e lo porterà a una rinnovata
fede. Monumentale.
Il film di William Friedkin rappresenta una delle
pagine più importanti della cinematografia mondiale. Attori
straordinari mettono in scena il grande conflitto tra bene e male, fornendo una dolorosa e realistica interpretazione supportata da una
solida sceneggiatura, ricca di informazioni di stampo
documentale-scientifico. Linda Blair offre nello specifico un'interpretazione pregna di spaventosa violenza visiva, tanto da
assurgere a icona del genere horror. La pellicola è seguita
dal valido ma non pari ai botteghini “L'esorcista –
l'eretico”, ma gli altri seguiti non riescono a fare altrettanto
bene. La pellicola originale vive per anni nel circuito delle seconde
visioni prima e dell'home video poi, trovando nel 2000 la strada per
una nuova versione director's cut (a parer mio anche piuttosto
illogica nel modo in cui rimonta determinate scene) e ora viene
riproposta con un libretto allegato sulla produzione e tanti extra
nel nuovo formato blu ray. Decisamente imperdibile.
L'evocazione. Lorraine
(Vera Farmiga) ed Ed (Patrick Wilson) Warren sono dei demonologi o
esperti dell'occulto per altro realmente vissuti e coinvolti in casi
di possessione documentati e trasposti pure in pellicola come il noto
Esorcismo di Emily Rose e la possessione di Amityville. Lorraine è
una sensitiva, da sempre in possesso del dono-maledizione di vedere i
fantasmi. La sua vita non è facile e ogni volta che entra in
contatto con creature del mondo dell'ombra è come se una parte di
lei si andasse a perdere. Tuttavia Lorraine crede che questi suoi
poteri debbano essere messi a disposizione di tutti, sente la
necessità di fare del bene al prossimo. Ed è un ex poliziotto e ha
deciso di seguire la moglie, di starle vicino nella sua missione.
Teme per lei, si rimprovera di non potere vedere quello che Lorraine
vede, cerca di fare in modo che la moglie corra meno pericoli
possibili e in cuor suo maledice la frase con cui spesso lo
rimbrotta: “E' il destino che ci ha fatto incontrare, perché tu
mi permetti di fare questo lavoro proteggendomi”. Pertanto Ed la
protegge con il massimo del suo amore e con la scienza, elaborando e
mettendo in atto i principali protocolli e apparecchiature per la
caccia ai fantasmi e difendendo la loro abitazione con continue
benedizioni da parte del prete locale. Perché spesso il male si
trasmette attraverso gli oggetti e per proteggere il resto del mondo
da tali manufatti loro li raccolgono. Nella casa dei Warren vi è
infatti una stanza, interdetta alla figlia, nella quale i manufatti
vengono stipati e sigillati, nonché costantemente benedetti, per
privarli del potere o quantomeno cercare di contenerli. Lorraine ed
Ed Warren vivono la loro maledizione con coraggio e altruismo,
aiutano nel casi soprannaturali più strani e tengono
saltuariamente conferenze per spiegare come il mondo dell'occulto
spesso si confonda e mimetizzi nei confini della scienza.
La famiglia Perron
ha da poco cambiato abitazione scegliendo per una stranamente
economica abitazione ai margini di un bosco. Ha fatto all'apparenza
un affare, ma il posto nasconde delle insidie inaspettate. Ogni notte
una delle figlie, già affetta da sonnambulismo, sbatte la testa
contro un armadio mentre l'altra si sente tirare i piedi nel buio da
mani invisibili. Con il tempo tutto degenera, iniziano a comparire
ombre minacciose, le porte della casa si aprono senza motivo e
qualcosa sembra abitare la sinistra cantina interrata. La logica non
sembra più potersi applicare. Nella casa c'è qualcuno. Carolyn
Potter (Lily Tayor) decide così di rivolgersi ai Warren.
Regista del primo
Saw e nuovo regista per la saga di Fast'n'Furious, James Wan negli
anni si è confermato come abile e dotato cineasta, particolarmente
devoto al genere horror e thriller. Con grande rispetto per le
tematiche più classiche del cinema di genere, spirito citazionista,
capacità di re-invenzione e sapiente utilizzo della macchina da
presa oltre a omaggiare Cane di Paglia con "Dead Sentence", ha
rinverdito il mito dei film sui pupazzi maledetti, ha confezionato
anche l'interessante "Dead Silence" e diretto la sua personale
re-interpretazione della casa stregata con la saga di Insidious. Con "L'evocazione" Wan reinterpreta e mette la sua personale impronta
autorale nel genere delle pellicole sulla possessione diabolica,
accogliendo la lezione di opere del passato di spessore come "L'Esorcista" e creando con esse un ponte con le attuali tendenze
dell'horror moderno rappresentate da "Paranormal Activity" e le nuove
tv serie di sedicenti cacciatori di fantasmi. Quello che ne esce è
un prodotto dalle qualità grandemente superiori alla media grazie a una sapiente e chirurgica regia, attori strepitosi tra i quali si
segnala una straordinaria Vera Farmiga, un intreccio intenso e
credibile e una prospettiva per molti aspetti nuova nell'affrontare
il tema. Una pellicola giustamente premiata al botteghino nonché una
delle principali sorprese di questo ultimo periodo di horror movie.
La concomitanza de "L'esorcista" e de "L'evocazione" in Home video mi permette di parlare un
po' dei film a tema possessione. Un filone florido nel campo
dell'horror che vede nelle due pellicole sopracitate una diretta
connessione per temi e meccaniche. Due prodotti di qualità che a ogni modo non voglio mettere in relazione in ambito di chi sia il più
bello (che comunque è L'esorcista, pur restando L'evocazione un
ottimo film) quanto di quello che rappresentano o per me
rappresenterebbero oggi nello sterminato campo dell'horror
cinematografico.
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"E' pronta la cena!" "Arrivo mammina!" "Ti porto dal medico..." |
Chi non è
credente vede nei film sulle possessioni diaboliche un motivo come un
altro per provare dei brividi, testare la capacità del regista di
spaventare. In fondo che si sogni Freddy Kruger, due gemelline che si
incontrano per caso svoltando nel corridoio di un hotel deserto o ci
si imbatta in un fauno con gli zoccoli tra le rovine di un giardino, quello che conta maggiormente è che il film possa spaventare. Certo
il diavolo risulta mattatore in gran parte delle pellicole horror,
contendendosi con gli zombi il maggior numero di pellicole dedicate.
Ha i suoi “fan cinefili” anche solo come icona horror. Per chi è
credente invece non c'è niente di peggio che un film horror sulle
possessioni diaboliche, si avverte una pulsione trascendente che
spaventa a prescindere dallo spettacolo inscenato. Questa dicotomia,
in un mondo in cui tantissima gente ama spaventarsi, fa indubbiamente
la fortuna di pellicolacce da due soldi tipo “L'altra faccia del
diavolo” (che vengono visionate per sfizio per poi essere
giustamente dimenticate), ma non impedisce che siano realizzate
pellicole realmente belle e complesse sul tema, frutto di complessi
studi e documentazioni, come "L'Esorcista", la saga classica di "Omen", "Rosmary's Baby", "Il Rito", "Paranormal Activity" (in parte), "Rec", "L'esorcismo di Emily Rose", "Insidious" (che affronta in piccola parte
il tema, ma il cui “demone” è terrificante) e appunto questo,
splendido, "L'evocazione". Pellicole che al di là di fare paura si
soffermano su rituali e stilemi classici delle pratiche di esorcismo,
dimostrandosi nei casi più estremi quasi dei medical drama
“religiosi” più che film horror in senso stretto.
Molti non
credenti pensano che "L'Esorcista" (da poco uscio in una lussuosa
riedizione celebrativa in blu ray) debba gran parte del suo successo
agli effetti speciali all'avanguardia (e alcuni oggi lo bollano come
“bruttino” perché ritengono oggi tale effettistica antiquata), al
di là del fatto di essere indubbiamente un bellissimo film recitato
magistralmente e assolutamente terrificante. Ma per i credenti gran
parte del successo della pellicola risieda in due aspetti che
stranamente vengono meno frequentemente citati. La componente
scientifica del racconto e il realismo dei personaggi, spesso uomini
comuni e non “peccatori da punire” come nella maggioranza dei film
horror moderni, soprattutto nei “teen horror” (vedasi in merito il
simbolismo fornito ad hoc in pellicole spettacolari come “Quella
casa nel bosco”). Un approccio clinico alla materia, una attenta e
procedurale disamina della fasi dell'intervento, supportato dall'uso
anche di materiale scientifico realmente esistente, donano alla messa
in scena dei film sulle possessioni un taglio documentaristico in
grado di offrire una certificazione dei fatti, di calarci nel reale.
É noto come tale strada sia poi stata la fortuna di film come Rec o
Paranormal Activity in cui è la telecamera a fornire la giusta
prospettiva documentaristica. A tale approccio realisti ai tempi de
L'Esorcista contribuì una circostanza del tutto imprevista e davvero
spaventosa (e dove la religione ha il suo peso), il Vaticano in
occasione proprio di questa pellicola ha confermato l'esistenza delle
pratiche di Esorcismo, una specie di parente scomodo tra le pratiche
demandate ai sacerdoti di cui si accennava nel diritto canonico (chi
ha studiato magari a giurisprudenza la materia saprà che in un tempo
passato il cosiddetto “esorcistato” era materia del primo anno nel
corso per sacerdoti praticato nei seminari), ma che non era bella cosa
mostrare troppo. Certo era poi contorto anche a livello meramente di
catechesi affermare l'esistenza di Dio discendendo dall'esistenza del
diavolo.
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Non son tanto bella, ma parlo cinque lingue! |
Ai tempi de “L'esorcista” veniva a ogni modo dalla Chiesa
autenticata la presenza di preti-combattenti-specializzati,
effettivamente schedulati e operanti nel mondo che, spinti da fede
incrollabile, erano di fatto capaci di confrontarsi e sconfiggere
entità di tipo ultraterreno. Ulteriore riserbo sulle pratiche di
esorcismo da parte della Chiesa era volto a impedire la
strumentalizzazione di tali pratiche, gli abusi da parte di sedicenti
guaritori o esaltati che oggi impestano anche youtube trasformando
quasi in barzelletta l'intera pratica (mi vengono in mente video di
predicatori americani che a colpi di kung fu scacciano demoni che collaboratori gli lanciano contro). Ma non si poteva
ulteriormente non dare conto dell'esistenza degli esorcisti, che da
sempre operano solo e soltanto dopo che vi siano accertamenti
medico-scientifici e l'approvazione vescovile all'uso. Pertanto
esiste addirittura un corso in Vaticano, presso il Pontifico Ateneo
Regina Apostolorum, cui è possibile accedere con certi requisiti (ma
sembra che sotto richiesta si possa partecipare anche senza essere
sacerdoti e siano pertanto aperti agli interessati); se siete
interessati vi consiglio anche il recente film “Il rito” con
Hopkins nonché il libro da cui lo stesso è tratto, che riporta
sotto forma di saggio una dissertazione del suddetto corso ed
esperienze di esorcismo pratiche, focalizzandosi sui metodi di
indagine investigativa e sulla critica analisi di casi limite, dove
possessione e schizofrenia potrebbero sovrapporsi. Questo libro,
interessante proprio per il suo punto scientifico più che religioso,
si intitola: “Il rito - storia vera di un esorcista di oggi” di Matt
Baglio.Tornando a noi, se ci sono quindi esorcisti addestrati, ci
sono anche figure come i demonologi, laici che insieme a medici e
psicologi si impegnano allo scopo di fornire le prove scientifiche
propedeutiche perché l'esorcista possa essere autorizzato a intervenire, referti che con certezza escludano cause mediche o in
ogni caso incompatibili con un intervento che, se non necessario,
potrebbe minare la sanità mentale del soggetto passivo.
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"Mamma guarda cosa ho imparato dal gufo dello zoo!" |
Considerazione personale. Si può cassare tutte queste storie,
buttare tutto via e ritenere che sia tutta una recita organizzata a uso e consumo della campagna acquisti di nuovi credenti. Ma al di là
della bontà ti tale prospettiva (che poi vi pare possibile che si
riesca davvero a convincere qualcuno a convertirsi al cristianesimo
paventando un uomo nero con corna e zoccolo? Per me no) siamo davvero
disposti a “chiudere quella porta”, a ritenere che tutto sia
finto al di là di un ragionevole dubbio? Come possono persone di
colpo parlare in lingue antiche mentre i loro connotati si deformano?
Come possono delle preghiere, pur mirate, portare alla guarigione di
dette persone? Possibile che esorcismi si pratichino in altre
culture, ho in mente il Buddhismo, e i procedimenti ed esiti siano
similari? Circostanze strane e (ad oggi) non spiegabili (a meno che
non si “creda in qualcosa”... e “credere” significa
“affidarsi senza poter sapere”). Anche il più fermo non
credente teme in una certa misura l'ignoto e l'inesplicabile,
dopotutto, così come considera il Big Bang come l'inizio di tutto
pur non sapendo cosa ha provocato “dal nulla” quel Big Bang.
Personalmente apprezzo il dubbio, lo nutro come stimolo
intellettuale, fidando e al contempo diffidando di tutto, ma non
escludendo a priori qualcosa (e ricordandomi di avere una testa
pensante). Vi invito a non tracciare confini definiti-definitivi su
nulla: il mondo vi apparirà di colpo più interessante.
Oltre a questo
approccio scientifico l'Esorcista aveva un altro indubbio merito,
rappresentava persone di indubbia normalità e umanità. Padre Damien
non era un eroe senza paura, ma un uomo pieno di dubbi che viveva
preoccupato per la salute della madre e si trovava di colpo in un
mondo per lui troppo grande; lo stesso esorcista era un uomo anziano
e provato, pronto a sacrificarsi per il bene altrui. Stessa
impostazione realistica che riscontriamo in "Rec", un po' meno in "Paranormal Activity". Il film potrebbe reggersi da solo anche senza
gli effetti speciali.
Scientificità
dell'approccio e umanità dei personaggi. Queste sono le chiavi per
me del reale successo de "L'esorcista". Le stesse chiavi di lettura che
troviamo oggi magistralmente impiegate ne "L'evocazione" di James Wan.
Ma dove i due film meno si accostano è sulla speculazione della
paura con “connotazioni religiose”, per me affrontata
diversamente anche alla luce dei differenti periodi storici in cui
sono state concepite queste opere. "L'esorcista" è terrificante,
subdolo, carico di agghiaccianti immagini subliminali volte ad
espandere il terrore dello spettatore. In esso bene si rispecchia un
periodo (metà anni '70) in cui la religione vacillava a causa di una
sempre più accesa crisi dei valori cristiani. Si può quindi dire
che l'opera bene descriva una crisi della religiosità. "L'evocazione" ha un approccio più soft, spiega che anche le presenze più
terrificanti sono in fondo creature definite che, pur avvolte da una
cortina di fumo che le rende intangibili, non riusciranno mai a
sfondare la quarta parete, rimanendo prigioniere della loro
dimensione. Per questo possono essere combattute e contenute. "L'evocazione" (così come "Il rito" e in una certa misura "Rec") giunge in
un periodo di crisi della religiosità così acuta che più che
spaventare punta a riaffermare le potenzialità della fede. "L'evocazione" è frutto di un rinnovato sentimento di fiducia verso la
religione, frutto peraltro dei tempi recenti. Se nel caso de "L'esorcista" provavamo quindi paura per via delle spuntate armi della
fede (che nonostante tutto vinceva grazie al titanismo sacrificale
del prete e dell'esorcista) ne "L'evocazione" la paura, che pur rimane
potente e strisciante, può essere guardata negli occhi, da occhi che
quasi la sezionano in modo scientifico, e sconfitta, pur a monte di
grandi sacrifici. Conta maggiormente l'indagine che il senso di paura
collegato, si potrebbe dire. Qualcuno si è lamentato del fatto che "L'evocazione" spaventi molto di più nella prima parte, dove le
presenze sono per lo più invisibili, rispetto alla seconda parte
del film, dove gli occhi di Loranne Warren riescono a vedere
chiaramente i mostri che cercano di nascondersi nell'ombra, riuscendo
nel contempo a definirli e catalogarli grazie alla collaborazione del
marito e del loro staff. Di fatto non avviene proprio così e certe
scene della seconda parte sono in grado di farvi schizzare sulla
sedia. Ma per me è proprio questo l'aspetto più accattivante
dell'opera di Wan, il trattare il tema delle possessioni come una
malattia da curare e opportunamente studiare scientificamente.
Il
terrore non deve per forza risultare solo dal “buh!” che vi fa
rizzare i capelli a ogni cambio repentino di inquadratura (aspetto
su cui ha sadicamente giocato Zemeckis ne "Le Verità Nascoste"), ma può
essere qualcosa di più inconscio e strisciante, una “sensazione di
disagio” che bene può corrispondere alla apertura di una porta
sull'ignoto. E ciò corrisponde a una precisa filosofia di Wan nel
trattare del soprannaturale, riscontrabile anche nel suo "Insidious" e in "Dead Silence", opere che risultano per solidità di tali
“regole” quasi legate da un filo rosso (che mi dite se speculo sul
fatto che la megera dei burattini di "Dead Silence" potrebbe essere la
stessa dama velata “che muove corpi altrui” di Insidious nonché
lo spirito che alberga nella terrificante bambola de "L'evocazione"?
Potrebbe starci...). Wan non mira a spaventarci a morte quanto a
ricercare nel reale la presenza di mondi diversi. Ma non sottovalutate
in ambito horrorifico le potenzialità del senso di “smarrimento
dello spettatore” di cui si pregna questa pellicola, è qualcosa di
molto più potente di un qualsiasi babau alla Jason o Freddy. Per
questo, per farci credere che stiamo assistendo a qualcosa di reale,
è ben disposto a sacrificare persino colpi di scena e
spettacolarità. E l'operazione riesce talmente bene che il film
potrebbe funzionare anche senza gli elementi soprannaturali,
limitandosi a raccontare il profondo legame affettivo tra un marito
devoto e una moglie destinata alla sofferenza ma spinta da profondo
altruismo, un sentimento che grazie alla straordinaria bravura di
Patrick Wilson e Vera Varmiga riesce davvero a commuovere e
coinvolgere anche i più tenaci amanti dell'horror.
Alla luce di
tutto quanto sopra esposto, ci troviamo davanti aduno script
straordinario, attori eccezionali e un'impostazione dal taglio quasi
documentaristico nel narrare eventi soprannaturali. Gli effetti
speciali, complice un budget contenuto, sono davvero minimali. Zero
computer grafica, zero gratuiti effetti spavento posticci (ma solo
autentici e terribili effetti spavento correttamente e funzionalmente
collocati). Atmosfera a mille. Ce ne fossero di film di questo tipo!
Non sorprende che si stiano già muovendo per un capitolo 2, questa
pellicola è solo un assaggio di tutti i casi documentati dei Warren
e nasconde “in bella vista” suggestioni degne di essere trattate
in più di una iterazione cinematografica. Ad ogni modo da spettatore
mi auguro che le prossime storie permettano di stare ben lontani, a una distanza di sicurezza di 20 km minimo diciamo, dalla personale
stanza delle “reliquie” dei Warren. Ce n'è abbastanza da non
riuscire a dormire mai più.
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