martedì 17 maggio 2022

Io e Lulù (Dog): la nostra recensione!


Ha gli occhi dolci, da abbracci bellissimi e ama guardare sul divano Grey’s Anatomy in dvd. Ha sempre combattuto per il suo paese in prima linea, da buon soldato, nei confitti più recenti. È una bella cagnolona Lulù, anche se ha il cuore spezzato per la recente scomparsa del suo padrone e qualche “piccolo” problema legato all'aggressività che ha fatto decidere ai superiori di sopprimerla. Non prima però di un ultimo viaggio on the road, dalla base a un paesino sperduto d’America, per assistere al funerale del suo vecchio padrone. Nel viaggio sarà accompagnata da Jackson (Channing Tatum), un soldato in momentaneo congedo in seguito a una grave ferita alla testa, che spera di tornare presto a combattere, sbarcando il lunario come cuoco in una tavola calda. 

C’è tutta la compostezza e la poesia delle delle grandi storie on the road piene di buoni sentimenti di Clint Eastwood, nel nuovo film diretto e interpretato bene da Channing Tatum. Ci sono tutte le emozioni della vita vissuta con al fianco un cane, la malinconia per una vita “troppo breve”, un po’ di commedia e pure una goccia di follia inaspettata quanto graditissima, quando la trama ci manda fuori dall’on the road, a incontrare curiosi (e irresistibili) hippie che vivono ai margini della autostrada. 

Ci si diverte e ovviamente ci si commuove, seguendo una storia lineare quanto saporita da situazioni surreali, carica di magnifici paesaggi americani e con al centro un messaggio in grado di colpire un pubblico molto eterogeneo. 

Può sembrare che Tatum giochi facilissimo nei confronti del pubblico, mettendo al centro della scena questa enorme cagnolona arrabbiata e stanca come John Rambo e come lui affetta da PTSD. Una cagnolona ingabbiata, triste ma con ancora tanta voglia di dare e ricevere affetto, prima di finire di “servire il suo paese” per sempre. Ma di fatto non deve essere stato per niente facile trovare ed addestrare questa bravissima Lulù, che domina la scena con grande classe e per la sua interpretazione dovrebbe già ambire a un riconoscimento ufficiale della Academy, come migliore attrice canina (e ci aspettiamo magari in futuro di trovare protagonista in qualche altro film). Tatum riesce a ritagliarsi un personaggio che non le è da meno, la supporta emotivamente in ogni scena e riesce pure a gestire con lei, nella finzione cinematografica, un destino condiviso, speculare quanto davvero drammatico. Una condizione esistenziale che arriva fortissima al di là di ogni metafora e riesce a dare davvero cuore e sostanza alla pellicola. Un ottimo biglietto da visita, questa prima regia di Tatum come “autore completo”. Il risultato di una carriera fino ad ora non banale, in cui l’attore ha saputo giocare con la sua fisicità da “bisteccone” (con la complicità di registi come Sommers e Soderbergh)  e al contempo prendersi gioco (con la complicità di registi come Trey Parke, di Vaughn e di recente con i fratelli Nee in The Lost City). Una carriera in cui ha avuto anche l’intuito di dedicarsi bene al doppiaggio, come ritagliarsi dei succosi ruoli minori in opere di grandi autori come Tarantino, i Cohen, Bennett Mirrell, Rogen. 

Io e Lulù è il classico film per famiglie e amanti degli animali, realizzato con tutti i migliori crismi, dalla storia alla colonna sonora, alle ambientazioni, passando per una coppia di ottimi interpreti. È un film che può sembrare qualche volta impastato di patriottismo, ma dietro a questo aspetto riesce spesso a ri-leggere la grande “disillusione” del sogno americano, affrontandola con spirito critico e quanto malinconico, utilizzando il tema del viaggio come momento di crescita etica, come in molte opere di Eastwood. 

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