Ha gli occhi dolci, da abbracci
bellissimi e ama guardare sul divano Grey’s Anatomy in dvd. Ha sempre
combattuto per il suo paese in prima linea, da buon soldato, nei confitti più
recenti. È una bella cagnolona Lulù, anche se ha il cuore spezzato per la recente
scomparsa del suo padrone e qualche “piccolo” problema legato all'aggressività
che ha fatto decidere ai superiori di sopprimerla. Non prima però di un ultimo
viaggio on the road, dalla base a un paesino sperduto d’America, per assistere
al funerale del suo vecchio padrone. Nel viaggio sarà accompagnata da Jackson (Channing Tatum), un soldato in momentaneo congedo in seguito a una grave
ferita alla testa, che spera di tornare presto a combattere, sbarcando il
lunario come cuoco in una tavola calda.
C’è tutta la compostezza e la poesia
delle delle grandi storie on the road piene di buoni sentimenti di Clint
Eastwood, nel nuovo film diretto e interpretato bene da Channing Tatum. Ci sono
tutte le emozioni della vita vissuta con al fianco un cane, la malinconia per
una vita “troppo breve”, un po’ di commedia e pure una goccia di follia
inaspettata quanto graditissima, quando la trama ci manda fuori dall’on the
road, a incontrare curiosi (e irresistibili) hippie che vivono ai margini
della autostrada.
Ci si diverte e ovviamente ci si
commuove, seguendo una storia lineare quanto saporita da situazioni surreali,
carica di magnifici paesaggi americani e con al centro un messaggio in grado di
colpire un pubblico molto eterogeneo.
Può sembrare che Tatum giochi
facilissimo nei confronti del pubblico, mettendo al centro della scena questa
enorme cagnolona arrabbiata e stanca come John Rambo e come lui affetta da
PTSD. Una cagnolona ingabbiata, triste ma con ancora tanta voglia di dare e
ricevere affetto, prima di finire di “servire il suo paese” per sempre. Ma di
fatto non deve essere stato per niente facile trovare ed addestrare questa
bravissima Lulù, che domina la scena con grande classe e per la sua
interpretazione dovrebbe già ambire a un riconoscimento ufficiale della
Academy, come migliore attrice canina (e ci aspettiamo magari in futuro di
trovare protagonista in qualche altro film). Tatum riesce a ritagliarsi un
personaggio che non le è da meno, la supporta emotivamente in ogni scena e
riesce pure a gestire con lei, nella finzione cinematografica, un destino
condiviso, speculare quanto davvero drammatico. Una condizione esistenziale che
arriva fortissima al di là di ogni metafora e riesce a dare davvero cuore e
sostanza alla pellicola. Un ottimo biglietto da visita, questa prima regia
di Tatum come “autore completo”. Il risultato di una carriera fino ad ora non
banale, in cui l’attore ha saputo giocare con la sua fisicità da “bisteccone” (con la complicità di registi come Sommers e Soderbergh) e al contempo
prendersi gioco (con la complicità di registi come Trey Parke, di Vaughn e di recente con i fratelli Nee in The Lost City). Una carriera in cui ha
avuto anche l’intuito di dedicarsi bene al doppiaggio, come ritagliarsi dei
succosi ruoli minori in opere di grandi autori come Tarantino, i Cohen, Bennett
Mirrell, Rogen.
Io e Lulù è il classico film per famiglie e amanti degli animali, realizzato con tutti i migliori crismi, dalla storia alla colonna sonora, alle ambientazioni, passando per una coppia di ottimi interpreti. È un film che può sembrare qualche volta impastato di patriottismo, ma dietro a questo aspetto riesce spesso a ri-leggere la grande “disillusione” del sogno americano, affrontandola con spirito critico e quanto malinconico, utilizzando il tema del viaggio come momento di crescita etica, come in molte opere di Eastwood.
Talk0
Nessun commento:
Posta un commento