giovedì 5 maggio 2022

Gli amori di Anais: la nostra recensione

 


Anais (Anais Demoustier) è una ragazza sempre in corsa, pronta a farsi travolgere dalla vita mentre lei stessa travolge tutto e tutti quelli che le sono intorno. Specializzata in confusionari sub-affitti al limite del legale, casini occasionali riguardanti biciclette e lavori disertati, domande molto personali in direzione di perfetti sconosciuti e altre amenità relazionali, Anais salta di fiore in fiore, innamorandosi ora di coetanei, ora di anziani ora di un lavoro, ora di un luogo. Poi quando le cose si fanno più concrete e meno giocose lei scappa, si dilegua, stacca i telefoni. Forse, senza saperlo, nel tentativo titanico di scappare da qualcosa di interiore che incombe ma che lei stessa non vuole vedere, Anais si caccia in una nuova passione e in un nuovo amore. Così dopo essere saltata da un coetaneo un po’ rozzo a un intellettuale di mezza età, la ragazza si innamora perdutamente della moglie di quest’ultimo (Valeria Bruni Tedeschi), di professione scrittrice affermata. La scopre prima su un romanzo, poi la incontra. La ragazza pur di inseguirla si imbuca in un centro congressi nella campagna francese. Decide di farsi assumere dalla struttura come cameriera per pagarsi il soggiorno, diserta un impegno lavorativo di vecchia data, ignora una situazione familiare difficile da poco emersa, scompare perfino agli amici. Tutto, pur di conquistare quella donna e l’incredibile calore che scaturisce con la sua arte. Sarà davvero amore o solo un’altra passione passeggera?

Il film dell’esordiente Charline Bourgeois-Tacquet, sottolineato da una frizzantina colonna sonora di Nicola Piovani, ci porta in un mondo popolato di intellettuali e sognatori, innaffiato da amori platonici e casini amorosi e che piacerebbe molto a Woody Allen. Un mondo che viviamo all’inseguimento continuo di una protagonista solare quanto sfuggente, stralunata quanto seducente, perennemente travolta da una passione atavica che la pervade e la caccia nelle situazioni più assurde, spesso comiche o surreali. Se l’Amelie Poullain di Jeunet era sempre curiosa e innamorata del mondo fin nei dettagli di ogni cosa, Anais ogni volta che sposta lo sguardo da un obiettivo e l’altro è come se incenerisse (come l’arma dell'ironia, la più affilata del buon cinema francese) tutto quello che non le interessa più, in un gioioso inno distruttivo all’ES freudiano. Tra case che allagano e incontri di lavoro importanti ignorati all’ultimo minuto, la nostra eroina segue la sua passione e nient’altro. Con una strabiliante capacità di riemergere dai casini in totale indifferenza, come se “le cose del mondo che non sono passione” non la toccassero.  Anais Demoustier la interpreta come una donna sempre in corsa, che parla di continuo, che elargisce infiniti sorrisi e poi sparisce, che quando arriva al culmine di un rapporto e subentra l’impegno tronca tutto. Questa “adolescente infinita” non può che scontrarsi e specchiarsi nel suo opposto, la donna matura interpretata da Valeria Bruni Tedeschi. Sempre timida, quasi silenziosa, fuori-posto, in punta di piedi. Ma in grado di far esplodere i suoi sentimenti sulla carta. Una figura femminile che è forse spinta dalla stessa passione e trasposto della ragazza, ma che ha imparato a contenersi, sublimare, creare confini e regole, forse anche a discapito della felicità. In un infinito balletto tra giovinezza e età adulta, tra passionalità sfrenata e disincanto, il film di Charline Bourgeois-Tacquet cerca una strada e identità  tutta sua, veleggiando tra i generi. Gioca con l’ironia, la fisicità dei corpi, il romanzo epistolare e una piccola porzione di dramma, che piano piano incombe, si palesa e forse può dare un ordine alle cose. Tra scene molto divertenti e surreali, fiumi di parole (anche letterarie) e intensi momenti passionali, cresce l’alchimia tra le due protagoniste. Le interpreti sono state entrambe molto brave nel delineare malinconicamente i tratti di quella che infine appare come un'unica figura femminile, scissa a metà, che si insegue tra adolescenza ed età adulta un po’ con paura e un po’ con gioco. 

Un ottimo esordio alla regia con una pellicola leggera ma piena di passione. Un film non perfetto forse, dove non tutto è bilanciato e alcuni personaggi ce li perdiamo via da un momento all’altro (cose che però è anche la cifra del carattere di Anais), ma anche un film che con maestria riesce bene a descrivere sentimenti complessi, travolgenti, contraddittori e assolutamente umani. 

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