lunedì 9 agosto 2021

Suicide Squad - Squadra Suicida: la nostra recensione del nuovo film di James Gunn


(Premessa doverosa: è un film vietato ai minori) Suicide Squad è un film per un pubblico adulto, pieno di sangue, tette, battute a sfondo sessuale e decapitazioni. Certo non è solo “tutto qui”, c’è anche della sana ironia, una punta di critica sociale costruttiva, una bella vena sentimentale e malinconica, perfino delle parentesi “sognanti” in grado di smuovere anche i cuori più di ghiaccio. Ma sangue, tette, battute a sfondo sessuale e decapitazioni finisce che te le ritrovi un po’ ovunque alla fine dei 130 minuti della pellicola, anche se tutto è così estremo e assurdo “da fare il giro”, consegnando agli appassionati di fumetti “estremi e non” uno degli spettacoli più spassosi e appaganti degli ultimi anni. Però trovo giusto almeno avvisare quanti amano andare a vedere con i propri bimbi i film di supereroi al cinema, che per me sono i padri migliori del mondo, delle peculiarità “estreme“ della nuova pellicola del bravissimo regista dei Guardiani della Galassia, che oggi privo della supervisione Disney è davvero “scatenato”, come ai tempi in cui lavorava per la casa editrice indipendente Troma, patria dei film pieni di tette, sangue,  battute sporche e decapitazioni “a uso ridere”. Un modo di vedere i fumetti e la vita non adatto a un pubblico di 6 anni, ma che può essere “tutto giusto” per lo spettatore adolescente-tipo, pronto ad apprezzare la magia del cinema espressa dai film in cui si spara e squarta con in sottofondo battute a sfondo sessuale, in quanto unica espressione freudiana di tutto il tormento ormonale della magica età in cui si hanno i brufoli e le prime cotte. Un momento rituale verso l’età adulta in cui i supereroi di riferimento non sono più Spiderman e Flash, ma gli anti-supereroi Lobo e Deadpool e, con onore, anche le storie più scorrette, come questa di Gunn, della Suicide Squad. Che belle le case editrici che non ci trattano tutti solo come dei bambini e creano film/fumetti che ci accompagnano, con temi ad hoc sviluppati per differenti fasce di età, verso la maturità! Sono un po’ come Paolo Bonolis, che da Bim Bum Bam ci ha poi insegnato ad ammirare la bellezza delle tette in Ciao Darwin per poi in seguito parlarci del Senso della Vita. Così quando la divina Margot Robbie in una battuta del film dice: “Mi piace la pioggia, è come se gli angeli si facessero le seghe su di noi”... beh, tutto torna. Il senso della vita, che spesso è precluso ai film non vm18, ci viene svelato... Ma di cosa stavo parlando? Ah, sì: non ci portate al cinema i bambini di sei anni o aspettatevi per lo meno che citino alla maestra, all’ora del dettato, battute su pompini, seghe, esperienze anali, rapporti incestuosi o con madri di persone sconosciute, cacca, pipì e vomito.  Fine della premessa. 

 


(Sinossi fatta male) Nel mondo in cui vivono superoi come Batman e Wonder Woman, la Suicide Squad è un gruppo ultra segreto che opera per il Governo americano in missioni “scomode”. È composto da supercriminali che decidono di collaborare con la giustizia in cambio di uno sconto della pena, ma entrare in squadra è quasi sempre una pessima idea. Il nome “Squadra suicida” non è infatti stato scelto a caso e anche se alcuni supercattivi sono di fatto riusciti a rivaleggiare con Flash o Lanterna Verde, il governo si premura di affidargli missioni ai limiti delle possibilità di sopravvivenza. Nota triste a margine: i supercriminali seri in genere non si fanno “comprare” e in questi gruppi finiscono per lo più mezze tacche, scapestrati e pazzi. Scartine solitamente patetiche in cerca magari di una piccola possibilità di essere “eroi”, per lo più destinata ad andare in fumo insieme alla loro integrità fisica. La nuova missione dell’esercito di “expendables” di Amanda Waller (Viola Davis, sempre perfetta nella parte della grigia e spietata direttrice governativa) ha per meta l’isola sud americana di Corto Maltese e Hugo Pratt apprezzerebbe. Qui la dittatura locale sta pasticciando con delle stelle marine assassine di natura forse aliena, che potrebbero dare più di un grattacapo ai sevizi segreti americani. Servirà una squadra omicida extra-extra large, per far fronte a un numero assurdo di militari, villici locali posseduti e resi zombie da stelle marine assassine in formato piccolo  e pure gigantesche “stelle marine assassine-Kaiju” alte come palazzi. Servirà tanta carne di cannone, così tanta che la Waller decide di dividere la Suicide Squad in più “gruppi suicida”, in una missione che ha però sempre la logica malata del 30 vs 20.000 di un videogame.

Dal consueto gioco al massacro esce momentaneamente il cecchino hi-tech Deadshoot (Will Smith ha chiesto una pausa per impegni concomitanti ma dalle ultime indiscrezioni è pronto a tornare in futuri film), finito chissà dove, ed entra a questo giro il misconosciuto ma equivalente Bloodspot (l’ottimo Idris Elba), sempre un cecchino hi-tech, ma che dicono una volta abbai quasi steso Superman con una pallottola di Kriptonite. Da tempo vive da recluso-modello scontando la sua pena, è un tipo a posto che vuole voltare pagina, ma la Waller lo desidera in campo così tanto che lo costringe ad entrare in squadra sotto il ricatto di mandare in carcere a vita sua figlia, finita in una brutta situazione penale. 



La supercriminale Harley Queen (la sempre più “divina” Margot Robbie, il vero grande motivo per ri-guardare il precedente Suicide Squad), già sopravvissuta a mille battaglie con la Suicide Squad e di recente “co-fondatrice” delle Birds of Prey (il vero unico motivo per riguardare Birds of Prey) è di nuovo in squadra, finita dentro per un reato di “sicurezza stradale” qualsiasi. Ma per lei distruggere stati canaglia con esplosivi in testa e su tutto il corpo è come andare in gita il fine settimana a Gardaland e tutto va bene. Di nuovo caposquadra, unico non-criminale del gruppo e forse l’anima più pia/fessa di tutte, torna il sempre più disincantato, più underdog e meno boy-scout  Rick Flag (Joel Kinnaman, qui più simpatico che nel primo film). Ha un buon ascendente sulle scartine della Suicide Squad, una visione del mondo positiva ed è effettivamente difficile volergli male. Mentre è facilissimo pensare male del nuovo nerboruto e parecchio ottuso supersoldato Peacemaker (John Cena, una vera rivelazione, il ruolo che potrebbe farlo sfondare come fu per Bautista con Drax, sempre in un film di James Gunn), un gigante rozzo ma inaspettatamente buffo. Non si può invece che tifare forte per la ragazza che sa guidare mentalmente i topi, nickname Ratcatcher (interpretato dalla dolce Daniela Melchior, con Ratcatcher1, il padre, che nei flashback ha il volto dell’ormai amatissimo e lanciatissimo Taika Waititi, il personaggio più poetico e sognante della vicenda ). Non si può che volere un pupazzetto pelouche dell’uomo-squalo King Shark (in originale doppiato da un divertito Sylvester Stallone in vena di “io sono il PRIMO Groot, quello per adulti”, quasi in competizione a distanza con Vin Diesel), anche se spesso lo vedremo smembrare e ingurgitare persone con i suoi teneri occhietti buffi. Non si potrà che tifare fortissimo pure per l’eccentrico mutante spara-pois colorati Polka-Dot Mam (David Dastmalchian, che incarna cosi a pieno l’essenza di un personaggio da Suicide Squad da diventarne un simbolo, davvero da applausi), la cui vita è stata rovinata da una madre luciferina davanti a cui scomparirebbe pure Darkseed. Avremo tanto amore anche per il cecchino albino Savant (l’ amatissimo Michael Rooker, attore-feticcio di Gunn), per il mutante “allungabile” T.D.K.  (l’amatissimo Nathan Fillon, altro attore-feticcio di Gunn), per il tronfio ma fiero lancere Javelin (Flula Borg, intenso quanto “giallo”), per l’uomo-donnola Weasel e l’eccentrico Calendar Man (interpretati entrambi da Sean Gunn, fratello del regista, che si porta sempre dietro come suo attore-feticcio per piccole parti), per il sempre amato e pazzerello Captain Boomerang (Jai Courtney) e tanti altri. Tante altre scartine, pronte a raccontarci la loro storia, farci esaltare e divertire, ma per cui non potremo mai affezionarci troppo. Perché sarà davvero una strage, fin dall’inizio, ancora ai titoli di testa. Sarà una piccola, sanguinolenta e nerissima sfilata di super-tizi colorati che continuamente esplodono cose fino a che finiscono per esplodere loro stessi, in uno dei più sanguinolenti (e divertenti) film di superoeroi per adulti mai girato. Riuscirà qualcuno a sopravvivere e a dimostrare di poter essere, nonostante tutto, un eroe?

 


(La “nuova” Suicide Squad di James Gunn) Tornano al cinema gli umanissimi “losers“ del DC Universe, dopo che il capitolo 1 della serie, a firma “David Ayer + 20 altri tizi” era riuscito nonostante tutto a riscuotere un buon successo di pubblico. Ne avevamo già parlato a suo tempo, dell’immenso casino produttivo in cui si era ficcata questa pellicola. In sintesi, la Dc voleva un film serio, ma poi esce Deadpool per la Fox e di colpo tutti vogliono un film sbarazzino e il cambio di rotta avviene all’ultimo momento, in post-produzione, quando in pratica tutto è già girato, con il regista che viene estromesso perché contrario a questa nuova linea e con la produzione che affida il montaggio finale al team misconosciuto che ha confezionato il secondo trailer del film, quello “buffo” ed economicamente ritenuto più vantaggioso. Non contenta, la DC farà qualcosa di simile al film della Justice League, ma ne riparleremo a suo tempo, quando mi deciderò a recensire la Snyder Cut uscita nel 2021. Sta di fatto che il film esce “un casino”, con personaggi che non riescono mai ad essere troppo seri o troppo buffi, con un montaggio allucinante e pure con effetti visivi “così così”. Nonostante tutto è però un film divertente, l’idea della Suicide Squad è affascinante e ancora più affascinante è Margot Robbie nel ruolo di Harley Queen, che riesce quasi da sola a rendere non solo digeribile ma quasi discreto tutto il polpettone. C’era anche Will Smith, ma in versione “mi è morto il cane”. Un paio di cameo di Batman e Joker e tutti erano felici. 

Oggi invece si può “ri-partire bene” con James Gunn e le cose vanno davvero benissimo. Il tono è chiaro fin da subito, gli attori sanno cosa fare e lo fanno al meglio, amalgamandosi bene, la trama ha un senso anche solo a livello di “rapporto di potere” (una delle principali e giustificate critiche “per addetti ai lavori” della prima pellicola). Se avete letto la sinossi qua sopra avrete già notato che mi sono sperticato di lodi per gli attori. Ottimo John Cena, molto valido come di consueto Idris Elba, straordinaria e stralunata Margot Robbie. Eroe e personaggio dell’anno lo spara-pois di David Dastmalchian. Magnifico Taika Waititi sul suo monologo sui topi, che diventa il momento più alto del film. Giganteschi gli effetti speciali messi in scena, appagante e costante l’azione e soprattutto un plauso per il “tono” dell’operazione, ossia la scelta di farne un fumettone per adolescenti-adulti, sporco, cattivo e sboccato. Un film i cui si parla di eroismo, erotismo ma anche di fragilità, di morte, di sconfitte, di crudeltà imposte dall’alto. Satira e sbudellamenti, topi pelosi e polvere, matti e teneri squali mangiateste. C’è tutto il disgusto e l’amore per l’estremo che “ti fa smuovere” e che un film per tutte le età non può avere. È un vero film per adolescenti-adulti che negli anni ‘80 avrebbero guardato lo zio Tibia (e poi magari Smaila), avvolti in quella “puzza della roba degli adulti”, come lo fu il dittico di Deadpool prima che Deadpool entrasse in Disney con quella specie di favola di Natale. Mi piace ancora di più il fatto che questo Suicide Squad sia arrivato dopo un Wonder Woman 1984, che è rivolto a un pubblico di bambini, da uno Snyder’s Cut Justice League rivolto ai “vecchi nerd” (ma non a tutti, non a me) e ad un Joker, che è rivolto a un pubblico di adulti-adulti. Era la strada per trattare i fumetti indicata dalla Fox e una alternativa possibile alla creazione di un multiverso come la Marvel Disney, che ha pur i suoi meriti di continuità e stile. Qui sul blog non si tifa per Dc o Marvel, ma solo per i bei film di cui questo Suicide Squad di Gunn è un ottimo esempio. 130 e passa minuti che volano in un attimo e la voglia di vederne subito un altro. Certo non è per tutti e se non vi piaceva troppo la rappresentazione della violenza (pur così esagerata da essere fumettosa), le parolacce e le allusioni sessuali, è meglio che vi rivolgiate ad altri cinefumetti. Ma se siete alla ricerca di divertimento “forte” il nuovo film di Gunn è quello che fa per voi. In attesa che qualcuno resusciti la X-Force, è una bella giornata per gli amanti dei fumetti più sporchi e cattivi. 

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