sabato 22 agosto 2020

Harmony - il secondo tassello dell’ Project Itoh, on-demand e presto home video, grazie ad Anime Factory

 

Per molta fantascienza moderna uni dei temi centrali è l’intelligenza artificiale, il modo in cui le macchine si adatteranno al mondo. Per Itoh l’intelligenza umana rischia di diventare “artificiale“, annichilendo la coscienza del singolo, attraverso un procedimento scientifico nato al fine di eradicare dall’uomo la paura di vivere. 
Futuro. A seguito di una catastrofe globale è stata edificata una società nuova. Non ci sono più malattie, conflitti e tutto sembra colorato di rosa. L’Organizzazione Mondiale di Sanità è diventato un organismo apicale rispetto a ogni stato, al fine della preservazione della vita sopra ogni altro valore. Agli esseri umani vengono impiantate fin dalla giovane età delle nanomacchine in grado di vigilare sulla salute in tempo reale e attraverso un'applicazione legata alla retina vengono inviati continui messaggi su come vivere e comportarsi nel modo migliore. Tutte queste migliorie eu-genetiche, unite a un cocktail di neuro-scienza applicata, hanno però un effetto collaterale inquietante: tutti sembrano essersi omologati su modelli comportamentali comuni, esprimendo preferenze e stili di vita similari. Tutti sono “felicemente” controllati, curati e supportati psicologicamente al punto di essere svuotati, al punto di far avanzare il lecito dubbio di “vivere realmente”. Nelle zone più povere del mondo al contrario si avverte un maggiore senso di individualità, accompagnata da una capacità di scelta di vita che per certi versi si accompagna a un grado maggiore di libertà, nonostante in quei luoghi i conflitti e miseria siano all’ordine del giorno. È qui che una giovane ispettrice dell’OMS di origine giapponese, appartenente al prestigioso gruppo dell’Elica, vive in un mondo a metà strada, tra tuareg e scontri tra droni militari, ma al contempo libera dai vincoli dall’avanzata società “Sanitaria”. Tuttavia un imprevisto la porta a tornare in Giappone a confrontarsi con il suo passato, rievocando delle amicizie socialmente pericolose e in grado di scatenare sorprendenti conseguenze per il destino stesso dell’umanità. Qualcuno potrebbe arrivare il programma “Armonia”, in grado di spegnere una volta per tutte tutti i problemi sociali del mondo. Anche a discapito dell’annichilimento di ogni coscienza. 


Tra citazioni dei Dolori del giovane Werther di Goethe e del Pendolo di Foucault, con una acuta quanto spietata e inquietante analisi “messianica”, datata anno 2008, della “società sanitaria”, che oggi nel 2020 sembra davvero vicinissima e poco futuribile, Itoh sgancia la seconda bomba da fantascienza sociale della sua sua breve quanto straordinaria carriera. Se in Genocidal Organ il tema era l’impossibilità dell’uomo di far fronte alla sua autodistruzione “geneticamente garantita” da un fantomatico “organo genocida” interno alla sua corteccia celebrale, giocando con l’applicazione bellica di tale struttura, in Harmony Itoh si concentra sul mito della libertà “ai tempi del futuro“. Un uomo socialmente arrivo nel volontariato, controllato a livello medico e psicologico, gentile, produttivo, amabile. Il tutto tramite dei comodi messaggi neurali tempestati nella sua testa a ogni istante, nanomacchinine che ne curano ogni parametro vitale, un’opprimente e onnipresente colore rosa che abbraccia vestiti ed edifici perfettamente ecosostenibili, ibridi, para-biologici. Un uomo così tutto fuso in un “tutto indistinto” al punto da dubitare se sia in grado di desiderare qualcosa di diverso, di socialmente alternativo. Se non addirittura un uomo in cui vi è il dubbio esista un pensiero autonomo al di là del soddisfacimento delle pulsioni più comuni, come via via la trama sembra suggerire. Itoh sceglie il punto di vista di tre donne, raccontate dall’adolescenza all’età adulta. La perdita dell’adolescenza diviene una sorta di lutto doppio, perché in questo mondo fantascientifico comporta oltre all’inizio di un lavoro “omologato/ingrato“ (l’incubo ricorrente in tutta la narrativa giapponese: lo spegnimento di ogni sogno, di sport o successo, dopo l’età del liceo, con davanti solo un grigio ufficio da salaryman) anche l’implementazione sottocutanea di un qualche marchingegno elettronico di controllo sociale. Un lutto che viene affrontato con una fuga dalla realtà, con una “morte”, e con un’omologazione forzata. La vicenda si muove tra presente e passato evidenziando una storia dalle tinte sempre più fosche quanto “universali”. Come in Genocida Organ ci sono moltissime scene d’azione e si passa attraverso ricostruzioni animate di scenari internazionali, con molto “oriente” arabo, ma sempre con un occhio di riguardo ai tormentati paesi dell’Est Europa (qui si esplora la Cecenia). Lo studio animato scelto per questa pellicola del 2015 è il blasonato Studio 4 C di Spriggan, SteamBoy, Childer of The Sea. I registi sono Michael Arias, che con Studio 4 C aveva già diretto l’ottima adattamento di Tekkonkinkreet, e Takashi Nakamura, storico direttore dell’animazione in Akira.
Come per Genocida Organ voliamo quindi altissimo a livello tecnico. Harmony è un film visivamente sorprendente, pieno di intuizioni visive e dalla trama davvero affascinante. Ci sono molti inserti in computer grafica, ma questa è usata in un modo molto originale, quasi a creare degli “avatar di pietra” all’interno di un cyber-spazio, con effetti che rimandano alle ugualmente misteriose “statue dei saggi” di Ergo Proxy. Il Character design risulta molto particolare, a tratti risulta quasi umoristico, a tratti rileggendo soprattutto negli abiti e volti delle protagoniste una atmosfera da “maiocco” tra divise alla marinaretta, fiocchetti e treccine, alternati a improbabili divise militari sgambate. L’intero mondo di Harmony è carico di colori sparati e strutture complesse ad alveare. Ovunque ci sono robot e veicoli con componenti pseudo-animali. Dai droni-asinello agli aerei con ali d’uccello e code avviluppate a piovra. Un bel trip.
La seconda pellicola dedicata ad Itoh è sorprendente e attuale per noi quanto la prima. Un viaggio irrinunciabile per gli amanti della fantascienza, in specie di quella sociale. 
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