lunedì 31 agosto 2020

Dragonero il ribelle n. 10 - Il dormiente - la nostra recensione


Premessa: Siccome è agosto, in un periodo per tutti un po’ pieno di stress e ammennicoli,  anche noi siamo questo mese un po’ dormienti, come da titolo di questo numero di Dragonero. Speriamo di far uscire la recensione almeno entro marzo, salvo imprevisti. Buona notte... cioè, buona lettura!


Quest’estate non andremo al mare, come cantava Giuni Russo, ma dalle parti dell’Enclave della montagna, tra “i figli di Olhim” che cavalcano fieri stambecchi, a strafogarci di cioccolata con miele e radici di gengiovo. In più i figli di Olhim grazie all’energia spiritale del loro grande frassino sono riusciti ad abbattere l’esercito imperiale e la loro signora delle lacrime. Come radio Deejay, che una volta arrivati in montagna scompare dall’autoradio, sovrascritta da Radio Zeta e la sua compilation di balli lisci tirolesi, anche la super arma del gran sacerdote non ce la fa in questi luoghi, manca di appeal sul popolo. Con il tour della Signora delle Lacrime che va a monte, nella capitale c’è malumore tra chi davvero comanda, le donne, mentre l’isteria continua imperterrita tra i maschietti. Il sacerdote è depresso duro e vuole conforto e qualcuno che gli stiri le tuniche bene. Uno come Roney, già ingestibile quando tutto va bene, alza la crestina così in alto che sembra sempre di più il cattivo bullo di uno spettacolo di wrestling alla Randy Orton. Per evitare che si inalberi pure il terzo fesso, Leario, questo viene tenuto lontano dal problema del giorno, irretendolo e instupidendolo con la solita geisha compiacente che lo sballa tra tette, strani fumi psicotropi e canzoncine autoprodotte neomelodiche. Insomma, la ribellione sta in vantaggio 3 a zero e può permettersi pure di fare un po’ di melina. Ian decide così, per rilassarsi, di voler farsi coccolare un po’ da Briana. Ma sta così troppo rilassato che mentre si rilassa con lei pensa alla sua vecchia fiamma, la “lupa”, che nomina ad alta voce mentre si aggroviglia con Briana nel momento di massimo piacere. Non l’avesse mai fatto, Ian rischia la vita di più adesso che contro le regine nere!!! Gmor preoccupato dalle grida che vengono dalla camera da pomiciamento deve intervenire per evitare che Briana ammazzi l’amico, corre e fa in tempo ad evitargli un affondo mortale di una Golden Axe (non succede davvero, ma se accadesse non mi impressionerebbe). Tra la vita e la morte, mentre Briana lo ricuce con la grazia di un macellaio ubriaco, Ian trova il tempo di elaborare per lei una supercazzola senza senso tipo: “No vedi, amore, Briana, luce dei miei occhi... non pensavo davvero a quella mia vecchia amica, che so non devo nominare davanti a te o mi sguinzagli contro i meta-lupi. Vedi, è diverso! È un po’ come avviene a Sera nel numero di Dragonero il ribelle di qualche mese fa! C’ho un marchio magico invisibile sul braccio dal numero 6 della collana, che mi mette pure a me in contatto con la magia degli alberi e altre robe hippie. Così mi è venuta in mente l’amica lupa, che pure lei è una strega di riti silvani vari, che mi ha chiamato attraverso il marchio magico, tre minuti fa, ma per una cosa serissima, giuro!! Vedi? Magia, non tradimento psicologico!!! La lupa ha un problema e  devo aiutarla a risolverlo, me lo ha detto mentalmente. Quindi ora che sei calma vado da lei, dalle parti degli Olhim, dove fanno quella cioccolata che tu sai... devo partire subito, anzi parto proprio adesso!! Ci vado da solo così non impegno la truppa in una missione pericolosa. Userò il pollo volante e atterrerò direttamente nella tenda della lupa a fare ciò che devo.  Quindi non stare a pensare che sono il classico burino che pensa a una donna mentre sta con un’altra! Siamo in un fantasy moderno, diamoci un po’ di modernità intellettuale.” Briana, da persona moderna di un fantasy moderno, gli crede. Così Ian vola a farsi una cioccolata e a farsi assegnare dalla lupa una quest corroborante a base di draghi drogati da certe piantine hippie. 

Il nuovo numero di Dragonero, scritto da Enoch per i disegni di Antonella Platano, entrambi davvero in forma, è un trionfo di epica e scene d’azione di massa raccontate attraverso sontuose splash page ultradettagliate. Lo scontro tra i figli di Olhim e le truppe imperiali (pagg. 5-25) è roboante, con gli eserciti che si squadrano prima della battaglia con tavole panoramiche a doppia pagina, all’ombra di montagne imponenti. L’esercito del nord attacca dall’alto, gli imperiali muovono dalla pianura. La narrazione visiva si fa vertiginosa, verticale. Gli imperiali vengono travolti da una valanga umana di guerrieri cornuti con le onomatopee che tramutano gli stambecchi alla carica in un rombo simile a un terremoto. La fuga degli imperiali è disperata, splatter, la paura è chiara nei loro occhi e pari a quella che suscita la figura imponente e spettrale della Signora delle Lacrime mentre si muove sovrastando gli avamposti Olhim. Se all’inizio della battaglia tornano alla mente scene del terzo film de Lo Hobbit, piano piano si arriva alla vivida brutalità di Bravehart, in un crescendo. Dopo un po’ di tavole di dialogo per riprenderci da questo travolgente overture visivo, l’azione torna in scena massiccia e potente (pagg. 64-94), quando Ian incontra il drago dormiente, in un modo di nuovo differente, questa volta vicino alla favola illustrata. Lo spettacolare confronto tra Ian e il drago, in uno spettacolare luogo tra fiamme e ghiaccio,  trova il climax quando i movimenti dei dei due diventano “sospesi, rarefatti fino quasi a cristallizzarsi“ (pagg. 88-89) in pochi movimenti-chiave, attraverso tavole dove la raffinata e chirurgica descrizione del codice del valiedarto sul combattimento ci ruba lo sguardo, ci fa soffermare sui testi. Il drago, una delle creature in assolute più belle in Dragonero, è anche qui enorme e regale, con una storia complessa di rapporti con gli uomini alle spalle, una voce tonante. A questa “aura”, a mia impressione, contribuisce benissimo il modo in cui “graficamente parla”: dei giganteschi baloon dallo sfondo nero irregolare e contornato di una linea bianca, con il lettering più grande degli altri personaggi, quasi doppio, dalla grafia più irregolare, che non cela aggressività e timore dietro ad ogni parola. Il dormiente ha un suo tesoro da difendere ed è qualcosa di diverso dal solito, qualcosa che ce lo rende umano, scostante, irragionevole. Come sempre, quando arrivano le scene sulla scalcinata corte imperiale Dragonero dà sfoggio al meglio della sua linea comica. Ringraziamo Roney per le sue pose e dialoghi da fessacchiotto, attendiamo il suo pupazzetto da collezione. Zhabele la “lupa” (la chiamo di solito “la lupa” perché mi dimentico sempre dove sta la “h” e se ci sta la “e” finale) rimane un personaggio ricco di fascino, che dopo gli eventi delle Regine Nere ha ora un ruolo ancora più importante nello scacchiere geopolitico della serie. La Platano la dipinge dalle forme giunoniche e dallo sguardo malizioso, ma dagli occhi decisi di una regina. Enoch non contiene in lei la sua sconfinata passione per Ian (sadicamente contratta per questioni di gossip che saranno in seguito sviluppate), allude romanticamente al passato che hanno avuto insieme, ma comunque riesce a dare la risolutezza e distacco che sempre più il suo personaggio, per ruolo, richiede. Gli Olhim c’hanno gli elmi con le corna, sembrano usciti da Skykim e va benissimo così. Nelle scene di massa sono meravigliosi e carichi di dettagli. Visivamente funzionano, così come sono davvero bellissimi i paesaggi di montagna in cui la Platano li disegna. 
Enoch con la sua consueta classe confezione un nuovo bel numero, la Platano lo rende visivamente da urlo. La testata Bonelli rimane a livelli altissimi ed è sempre un piacere leggerla. Davvero un buon lavoro. 
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