sabato 30 dicembre 2017

Smetto quando voglio masterclass e ad honorem. Il nostro parere!


A volte prendere la laurea conferisce una sorta di superpotere, ma in Italia non crediamo molto ai supereroi e il mondo del lavoro lo dimostra. Incarichi sottopagati, competenze ridicolizzate, nessuna certezza per il futuro. Per chi comanda ci sono sempre prima parenti da piazzare, politici da soddisfare, posti di lavoro da non far prendere a chi può in futuro fargli le scarpe. E così i laureati che non riescono a trovare un posto adeguato, o per lo meno retribuito, fuggono all'estero insieme ai loro cervelli o sono costretti a vivere "nella clandestinità del loro superpotere" inventandosi una professione al di sotto del loro livello. Un po' come gli X-men. E se ci sono gli X-men non è impossibile che ci sia in giro anche la malvagia confraternita dei mutanti di Magneto. In un attimo,  Breaking Bad docet, per disperazione, si può passare al lato oscuro. Metti alle strette un uomo buono e intelligente e questo può incazzarsi oltre l'inimmaginabile perché, come scriveva  Moffat per il suo Doctor Who: "Il diavolo scappa quando un uomo buono va in guerra". Così, per pagarsi una lavatrice a rate, il precarissimo ricercatore universitario della Sapienza di Roma Pietro Zinni (Edoardo Leo), percorrendo la strada del Walter White di Bryan Cranston in Breaking Bad, inizia a scavallare il confine del bene e del male e a improvvisarsi novello drug lord. Però siamo in Italia e tutto virtualmente cambia. Una droga è illegale per la nostra legge solo se è presente in un elenco che si aggiorna ogni semestre, indi per cui produrre una droga nuova non è reato finché la stessa non compare nella lista e se prima non si riesce a identificarla chimicamente, i tempi possono allungarsi. Con questo bonus temporale di impunità (in realtà ci sono mille altri capi di imputazione anche per la vendita di una droga nuova, ma sono pene "virtualmente" più basse... anche se può capitare che se si accumulano possono sempre fare "l'onda") Pietro chiama a raccolta tutti i suoi "amici con superpotere" finiti male. Antropologi che si fingono burini per essere assunti come operai e non ce la fanno, chimici ridotti a fare da lavapiatti di ristoranti etnici, latinisti che lavorano come benzinai notturni e altro ancora. Tutti con studi disparati e disperati, tutti in cerca di una seconda occasione, possono fondendo insieme il loro super potere costruire la droga più elaborata e ambita, possono creare il sistema di business più articolato ed efficiente per smerciarla, possono riuscire a diventare invisibili alla polizia anche perché per cultura e stile di vita "improbabili". La disperazione fa la forza, il business parte bene. C'è solo da fare i conti con chi è venuto prima di loro anche in quel campo. 


C'è un'idea di cinema che parte da John Landis, passa  per Robert Zemeckiis e Ivan Reitman e arriva a Todd Phillips, c'è una strada in parte percorsa negli anni '80 da Neri Parenti con Scuola di ladri e Pompieri. C'è la voglia di usare facce nuove, magari prese da un serial di cult come Boris, la voglia di reinventare un genere e parlare anche di attualità senza essere troppo consolatorii. Miscelate commedia e azione, usare la serialità, conferire lustro all'intelligenza. Obiettivi ambiziosi e raggiunti in questa unica e imperdibile trilogia di Sydney Sibilla. Una serie in continuo crescendo che culmina con un scontro, quello tra i personaggi di Leo e Lo Cascio, che è una delle pagine più belle e critiche del cinema italiano dei giorni nostri. Ci si diverte in questa storia di "fuga dei cervelli dalla legalità", ma anche ci si commuove, si riflette e si spera in un mondo migliore, un mondo in cui per i giovani possa esistere un futuro.
Strepitoso il cast, divertenti la parti comiche e le parti action, geniale una sceneggiatura che riesce ad intessere una trama elaborata, interessante, ironica, satirica, spietata e mai banale. Mi ci sono innamorato, ve lo confesso. Al punto che non voglio rovinarvi nulla sulla trama, perché voglio che per voi sia una scoperta come lo è stato per me. Questi film parlano alla mia generazione, quella dei neo-quarantenni, urlandoci in faccia la realtà. In molti non sono riusciti a realizzare quello che volevano fare da grandi, anche se erano "sogni piccoli". Non abbiamo cambiato il mondo o non ce lo hanno fatto cambiare, ma teniamo botta e abbiamo ancora molto da dire. Film come questi sono un manifesto importante per tutti quei supereroi in incognito che con due lauree oggi sistemano gli yogurt al supermercato o fanno lavori per cui basterebbe una scuola professionale. Sibilla non vende american dreams e di questo gli saremo sempre grati.

Sono sceso un po' sul malinconico. Ne è venuta fuori  un'analisi più di cuore che di testa ma questo ogni tanto ci sta, siamo pur sempre in un blog. Vi invito comunque tutti a scoprire questa saga, a cercarla in videoteca e correre al cinema a vedere l'ultimo capitolo ancora nelle sale. È una saga dal sapore internazionale per la produzione e le soluzioni registiche messe in campo, che sicuramente può fare breccia anche tra più giovani per il ritmo narrativo e l'umorismo. Davvero ottimi gli attori, da Leo a Fresi, da Marcoré e Lo Cascio. Personaggi tridimensionali, non macchiette. È il modo più moderno possibile anche per fare satira nel nostro paese, puntando il dito su politici, professori, forze dell'ordine. Tante risate, un po' di inseguimenti e un po' di autocritica: il cocktail perfetto per me. Andate a vederlo e fatemi sapere. 
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