Sinossi
fatta male: Fine anni '80. Batman e Nightmare furoreggiano nelle sale
cinematografiche, i giovani tirano ancora i dadi a Dungeons & Dragons e
nelle sale giochi, tra i fumi dei biliardi e le palline dei flipper si
intravede già il primo Street Fighters. Per incontrarsi tra amici non c'è
WhatsApp e bisogna fisicamente andare in bici a trovarsi da qualche parte, le
biblioteche sono ancora un posto dove si leggono libri e basta, i tagli di
capelli sono assurdi e voluminosi come mai nella storia dell'umanità. Darry è
una cittadina colorata e piena di viuzze carine, sembra un bel posto per vivere
ma non è la provincia americana più tranquilla del mondo. A Darry scompaiono i
bambini così in fretta che i volantini per le ricerche vecchi di una settimana
vengono subito sostituiti dai nuovi, e non vi dico che casino avviene con le
foto apposte sui cartocci del latte. E per i bambini che non scompaiono ci sono
i bulli, che sono praticamente una istituzione locale riconosciuta, attiva ed
entusiasta. I bulli si occupano con cura dello sterminio di minoranze etniche,
persone sovrappeso, orfani in carico ai servizi, lamentose vittime di abusi e
ipocondriaci. La municipalità risparmia e ringrazia. Fortuna che a Derry ci
sono anche i "perdenti". In un mondo che guarda dall'altra parte, i
perdenti sono gli unici che si occupino effettivamente di entrambi i problemi
di cui sopra, sparizioni e bulli. Saranno mocciosi, rachitici, sfigati, derisi,
ghettizzati e inascoltati da adulti più evanescenti che nei fumetti dei
Peanuts, ma i perdenti hanno le palle. Il fratellino di Billy, il leader
carismatico dei perdenti, è sparito anche lui. In un giorno di pioggia torrenziale
il piccolo George era stato per l'ultima volta visto di sfuggita
mentre seguiva la sua barchetta di carta che schizzava veloce lungo una strada
in discesa. Billy pensa che il fratello sia ancora da qualche parte, che si può
trovare magari dove finiscono i tombini, magari in uno snodo idrico fuori
città. I giorni sono passati e i suoi genitori sono sicuri che sia morto, ma
Billy no. Per questo coinvolge gli altri perdenti nella ricerca e con le loro
bici, compatto, il gruppo arriverà al "pozzo", uno dei posti più
antichi e pericolosi della città. Lì sotto forse potrebbe abitare un mostro. Ma
un mostro, seppure ancestrale, alieno o muta-forma che sia, è comunque
poca cosa se hai a che fare 24h con i motivatissimi e socialmente impegnati bulletti
locali. E se i bulli più terribili possono comunque cadere sotto una pioggia di
sassate, non è detto che un mostro possa resistergli. Tuttavia dovranno
guardarsi bene dall'affrontare la misteriosa entità chiamata Pennywise, il
pagliaccio ballerino. Ha denti da squalo e una voglia matta di spaventare i più
deboli usando le loro stesse paure.
C'era
una volta: C'era una volta un libro, uno tra i più voluminosi che potevi
trovare in libreria, con in copertina una barchetta di carta che si dirigeva
verso un tombino e una creatura minacciosa. Dentro ci si trovava più cose sulla
vita che in decine di libri sul tema, da Stand by me a Jack
Frusciante è uscito dal gruppo. C'era la scuola, l'amicizia, il primo
amore, i bulli, le medicine, i primi capelli che cadono, la paura, la notte, i
tradimenti, il sesso, i rimpianti. IT parlava del "crescere" sapendo
affrontare le proprie paure, parlava dell'importanza nel credere negli altri,
parlava della consapevolezza che arriva da adulti di dover fare i conti con il
proprio passato. In IT c'è "tutto" e chi lo ha letto (soprattutto da
ragazzo) lo ha fatto proprio, ha trovato in quel tutto anche qualcosa
della sua vita personale. Chi lo aveva letto lo consigliava ad altri, ed è
successo per anni. Anche chi non amava le storie dell'orrore, categoria alla
quale nominalmente IT appartiene (il che è vero, ma c'è dentro come dicevo
molto di più), lo aveva in casa. Poi ne fecero uno sceneggiato per lo più
bruttino ma con un bell'attore in parte, Tim Curry. E la gente tornò a leggerlo
in massa. Poi capitò che con l'arrivo della rete si iniziò a leggere di meno e
molti si riducevano a scaricare lo sceneggiato bruttino di IT di cui sopra. La
cosa era in effetti un male, al punto che se ne accorsero anche ad Hollywood.
C'era una volta su YouTube il corto La Madre e c'era una
volta Guillermo Del Toro che dopo averlo visto decise di produrlo per il grande
schermo con alla regia i suoi autori, i fratelli Muschietti. Il film aveva la
giusta magia visiva, spaventava e commuoveva, il finale era struggente,
cattivo, indimenticabile. Rappresentava al massimo una storia d'amore che
riusciva a superare un contesto dell'orrore. Passa un po' di tempo e IT, dopo
la serie TV degli anni '90 con Tim Curry, gira di nuovo tra i tavoli di
Hollywood alla voce "nuove idee per un brand". Ci lavora il regista
di True Detective, prende il romanzo e ne riscrive ampie parti basandosi sulle
sue esperienze personali, sui suoi bulli e sul suo sangue, sulle sue prime
pulsioni amorose. Ne da un visione molto originale e molto splatter che non
attira troppo i botteghini secondo gli esperti di screen test assunti dai
produttori paganti. Il progetto si sgonfia, il budget cade a precipizio, se per
"precipizio" intendiamo almeno 35 milioni di dollari, ed ecco che
compaiono i Muschietti che sostanzialmente ripartono da zero o quasi. Ereditano
la stessa impostazione di massima del regista di True Detective, ossia dividere
il film in due parti al netto di zero flashback, corrispondenti ad adolescenza
ed età adulta dei protagonisti, si mettono al lavoro con il massimo impegno
sulla "parte uno" (sperando di realizzare un giorno la parte 2...).
Rispetto al lavoro di Fukunaga arriva uno sguardo diverso all'opera, più
leggero, più teen, più anni ottanta, più Stranger Things che va
fortissimo in TV. Niente influsso da Shining (che i fan duri e puri di King
odiano lo Shining di Kubrik), niente "troppo" Stand by me o echi di
altri adattamenti di King, niente strizzare d'occhio allo sceneggiato TV con
Tim Curry. Prendono gli spielbergiani Goonies e li mixano con le migliori idee
visive dei film di paura anni '80, i Nightmare on Elm Street di papà Wes Craven
(che qualcosa dal libro di King han pur preso). Poi trovano, che non era
scontato, un interprete per il mostro che potesse essere davvero bravo e desse
all'icona classica un sapore interessante (Bill Skarsgard) e fanno un casting
eccezionale per i giovani protagonisti, i "Perdenti". I soldi sono
pochini e vanno impiegati un bel po' in post produzione, ma sono sfruttati bene
quanto in un'opera Blumhouse. Le scenografie sono magnifiche e colorate, le
creature (perché senza fare spoiler ci sono "più creature") sono da
brivido e hanno un che di artigianale e sopra le righe che le rende
carismatiche. E poi i Muschietti trovano al contrario di Fukunaga il mood
giusto per lavorare senza modificare troppo il testo, che in fondo è: "il
libro IT non lo puoi fare tutto al cinema, semplifica e fai la tua top
ten delle cose che hai preferito". Certo, togliendo/alleggerendo però quella cosa sessuale nota che mi spaventa il pg-13. Spesso fare le top non
è semplice, bisogna accettare dei compromessi con l'accetta. Metti questo più
questo, non scordati di quello, non pensare minimamente a togliere quell'altro,
infondi uno spruzzo di logica. È difficile, ma i Muschietti hanno un buon mood
e allora ti capita di trovarti in una sala buia, con i pop corn, rapito da
questi piccoli attori teneramente sfigati e dal loro mondo da brivido ma non
troppo. E questo è l'altro doveroso aspetto. Forse qualcuno voleva più paura,
forse qualcuno voleva una top ten diversa delle scene migliori tratte da IT,
forse qualcuno si perde un po' sul fatto del pagliaccio. Tim Curry con il suo
Pennywise ha spaventato un paio di generazioni. Il suo era un mostro spaventoso
che si celava sotto un edgard- abito da pagliaccio. Il Pennywise di questo film
è invece un super potente X-men (stile Mystica con qualche bonus extra)
"ragazzotto- bulletto". L'avversario perfetto per dei ragazzini
motivati, che per il prossimo film dovrà essere qualcosa di ben più minaccioso,
ma che cinematograficamente parlando al giorno d'oggi è davvero tanta, tanta
"roba". Con questo Pennywise, un po' "gollum" e un po'
mutante, i cosiddetti millennials (o "gggiovini d'oggi) hanno finalmente
il "loro" Freddy Krueger inserito nel film perfetto per descrivere al
meglio l'adolescenza. Ho la sensazione che questo film, dagli adolescenti di
oggi, verrà letteralmente "consumato" e citato per i prossimi
trent'anni. E poco importa (anzi "chissenefrega" proprio) se non
corrisponde alla "top ten" delle scene del libro IT che ognuno di noi
ha in testa, perché questo sarà il loro starting-point e per una volta tutti
citeranno a memoria gli stessi passaggi. Poi magari leggeranno il libro e si
accorgeranno che il mondo è più vasto e più bello e che 1000 e passa pagine si
possono consumare più in fretta di quanto pensassero.
Giudizio
finale: IT è forse il film dell'anno. Ha cuore, ha ritmo, ha dei magnifici
personaggi e degli effetti scenici unici che lo rendono iconico. Certo a volta
può sembrare troppo condensato, con scene che non respirano abbastanza per
tanto vengono affastellate dai jump scares. Certo a volte urla troppo la sua
natura di film destinato più agli adolescenti che agli adulti. Certo Derry
sembra troppo Pennywise-centrica. Certo potrebbe non contenere la top-ten delle
scene tratte da IT che amate di più. Ma per me sono alla fine peccati veniali
di una pellicola che mi sento di consigliarvi senza alcuna remora.
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