Vanessa
Wilson, la scream Queen definitiva. Dylan ha la casa piena di sue VHS (ma a
guardare i disegni paiono dvd, chissà perché), poster e memorabilia. Le ha
pure scritto di suo pugno una letterina da vero fan devoto e oggi, come per
magia, grazie a quella letterina, Vanessa Wilson è lì, al 7 di Craven Road, per
ringraziarlo del suo supporto e affetto. Sembra la canzone "E Raffaella è mia" di Tiziano Ferro. Certo Vanessa è un po' che è fuori dal giro delle
star che contano. Il fisico regge, ma le rughe iniziano a farsi strada. E' stata
messa da parte dopo un paio di flop a vantaggio di attrici più giovani e che
urlano più forte, non può farci niente. E' depressa e sconfitta, dimenticata dal
mondo. Il fantasma della diva che era un giorno la perseguita. E' quello il
fantasma che Dylan deve esorcizzare, magari in camera da letto. Una notte di
passione dopo,Vanessa scompare. Il nostro eroe teme che sia finita in un brutto
giro, anche per il misterioso e inquietante biglietto indirizzato a lui che la
donna lascia come ultima sua traccia. Pochi indizi che lo portano ad un viaggio
intercontinentale inaspettato e affrontato senza Travelgum. Riuscirà il fan
numero uno a trovare e a salvare la diva dalla sua ossessione per il cinema e
dai fantomatici giurati dei Bloody Awards?
Eros e thanatos, amore e morte declinati in sesso e sangue, una ricetta inquietante ma vincente che
inconsciamente, primordialmente, attira e che ha reso grandi negli slasher,
almeno quanto "i mostri", le Scream Queen, tanto le peccaminose
"bitchs" che le virginali "final girls". Autentiche coppie
di fatto sullo schermo, i mostri e le vittime. Norman Bates si avvicinava armato a una
bellissima Janet Leigh sotto la doccia e il suo coltello sembrava comporre un
disordinato amplesso sessuale che sfociava con uno sverginamento, il sangue di lei che
arrivava a turbinare nel tombino mente l'ultima barriera alla nudità dei corpi,
la tenda da doccia, veniva strappata. Jason Voorhees aveva una passione
autentica per uccidere utilizzando lunghe lame, tanto che in Freddy vs Jason la
scream Queen Kelly Rowland gli chiedeva esplicitamente di mostrare il "suo
lungo coltello". Michael Myers aveva una passione parentale e
morbosa per la sorella Jamie Lee Curtis, ma amava anche giocare con le coppiette. Lo dimostrava il suo celebre travestimento da "amante fantasma" (ci hanno fatto addirittura una action figures!!) con lenzuola e occhiali come maschera, usato per ingannare la bellissima P.J.Soles del primo film, per confonderla con lo stesso travestimento poco prima usato dal suo ragazzo (precedentemente ucciso) per poi per
trapassare le sue carni in un rapido raptus (non una grande performance). Il mangaka Tatsuya Egawa nell'horror Deadman arrivava a spiegare, scientificamente,
il modo in cui i morsi dei canini dei vampiri generassero, sul collo di procaci vittime,
ferite a forma e struttura di vagine. C'è un flirt continuo tra sesso e horror, tra mostri e bellissime ragazze seminude che provano a fuggire a loro. Ognuno ha le sue
scream Queen preferite. Io sono da sempre innamorato di Heather Langenkamp e
quest'anno attendo tantissimo di vedere al cinema Blake Lively (che per me è nata
per questo tipo di parti) in The Shallows giocare a una specie di striptease
con i denti di uno squalo gigante. Insomma, un numero dedicato ad una scream Queen mi
piace sempre, dai tempi de "Il fantasma di Anna Never". E come è
questa Vanessa Wilson? Un po' sul viale del tramonto ma sempre diva, consapevole
ed esigente del suo ruolo di unica protagonista della storia, come esplicitato
in una azzeccata ed estrema scena onirica. Una attrice che sa di avere anche un
corpo sensuale da esibire e usare come suo potere per irretire le folle e i
fan, forse fino a confonderli. Un personaggio forte protagonista di una storia
forte, estrema, dalle parti dello snuff movie, come vediamo fin dalle prime
tavole dell'albo. Un numero molto sanguinolento con cui la testata punta a un
livello di budella e schizzi ematici su pagina davvero extra-large. Un numero
che già dal titolo minaccia temi forti e che cita in copertina Frank Miller
nella sua opera più "peccaminosa". Non è lettura per tutti, qui la
violenza visiva è molta. Labbra divelte da mazze ricoperte da spine metalliche,
corpi arsi vivi come spiedini, decapitazioni a uso orgasmo, torture corporali
a base di mannaie e martelli che penetrano le carni, smembramenti a piacere
operati da carnefici-attori che si fingono ora cuochi d'alta cucina ora soldatini.
Tuttavia, e purtroppo, c'è "solo questo" nel numero 357 di Dylan Dog.
Ossia vincenti, grottesche, alimentari, spaventose e divertenti scene splatter
splendidamente disegnate da Furnò e Armitano, ritratte per lo più in
cinematografici set, non-luoghi spaventosi e artificiali carichi di donne
seducenti e terrorizzate in balia di oscuri e spesso garruli carnefici. Tutto
cattivo, attraente e funzionale per il lettore che "sa quello che
vuole" ed è in cerca di facili sfogli a frustrazioni quotidiane. Un po' come
chi prende Tex e va a sfogliare le pagine solo in cerca delle sparatorie. Ma se
si brama da un fumetto horror solo questo, non è meglio rivolgersi direttamente
a comics porno-splatter come Crossed della Avatar Press? Lo splatter va benissimo,
ma il canovaccio narrativo confezionata da Ruju pecca di eccessiva
schematicità. Il modello di riferimento sembra inizialmente essere quel film
maledetto di A Serbian Movie di Srdan Spasojevic. Bastava "citarlo di più" per farne un fumetto migliore, magari mettere da parte le scene più
intraducibili per un'opera main stream e concentrarsi sulla caratterizzazione
emotiva dei personaggi, sulla caduta esistenziale e morale del protagonista (un attore fallito in cerca di un ultima parte... Ricorda qualcosa), sulla
esaltazione erotica, macabra e gioiosa di carne e sangue vista attraverso gli
occhi di vittime e carnefici. Qualcosa di tutto questo "rimane" nel
lavoro di Ruju. Il senso del "business", della
"autenticità", del deprezzamento morale. Solo che sulle pagine di
questo numero abbiamo di questi temi una versione drammaticamente e
inesorabilmente depotenziata, a "uso gialletto". Un A Serbian Movie
adattato a puntata di Don Matteo, abbinato a un finale senza guizzo e da
plagio (citazione qui è un termine riduttivo) a uno dei più riusciti film di
Tarantino. Una volta imboccata la parte finale, la storia si trascina banalmente su un lungo e
prevedibile binario triste (perché ripeto, è la riproduzione di un epilogo
notissimo, ma fatto male) fino alle ultime vignette e a un colpo di scena che, possa piacere o meno, riesce a farci trastullare in po' e dare un senso interessante alla
lettura. Speravo qualcosa di più. Il personaggio di Vanessa creato da Ruju non
è affatto male. E' sexy, autoritario, fragile e cinico. Ha inizialmente una
interessante caratterizzazione e le scene che la riguardano, in un progressivo amalgama di eros e thanatos, pornografia e morte, sono le migliori: dirompenti,
tracotanti, ruvide. Sul finale lei mi piace di meno, ma questo è un mio giudizio personale che si abbina alla sensazione che la storia manchi di quel qualcosa in più che mi porti ad empatizzare i suoi personaggi. Il lavoro di Ruju comunque alla fine sicuramente intrattiene e
accompagna con una cornice abbastanza funzionale, quelli che sono scollegati ma impattanti quadretti
"grandguignoleschi". Possiamo quindi immaginare questo "Vietato ai minori"come una sorta di "film a episodi", un genere di recente rinato grazie a opere come ABC of the Death e V/H/S. Ma si poteva fare di meglio.
SPOILER
Non si comprende come sia possibile che un gran numero di attori e
registi si radunino ogni anno senza che un paparazzo o la stampa ne sappiano
qualcosa. Il terrore per l'alta quota di Dylan viene liquidato forse con
troppa facilità. Il dettaglio della cicatrice sul collo doveva essere visibile
prima anche per i lettori. In genere per la tecnologia e contesto sembra che la
storia sia ambientata nel 1986, non che sia per forza un male però, un po' di
sano amarcord.
SPOILER.
Insomma
divertente anche se poteva essere più interessante, troppo derivativo, ma
splendidamente disegnato al punto da invogliare a tornare più volte sulle
tavole più impattanti, specialmente quelle che vedono la Wilson padrona-vittima
della scena.
Talk0
La storia migliore degli ultimi tre anni e guarda caso porta la firma di Ruju, colui che dovrebbe essere il vero curatore di Dylan Dog.
RispondiEliminaCome curatore Ruju non dispiacerebbe neanche a me.
Elimina