mercoledì 22 giugno 2016

The neon demon - il nuovo film di Nicholas Winding Refn, nelle sale ora, grazie a Midnight Factory


Jesse (Elle Fanning) è l'incarnazione della bellezza. Prendetelo come dato di fatto e passiamo oltre. Quando entra in una stanza irradia tutto con una luce calda stile telecamere di Paola Ferrari e tutti rimangono folgorati e in adorazione. Sicura del suo "potere", Jesse arriva a Hollywood per sfondare come modella. Il fotografo Dean (Karl Glusman) la ritrae plastica, sdraiata su un divano e con la testa aperta in due dopo un brutto massacro a sfondo familiare. Perché la ama. Le foto arrivano alla gente che conta e in qualche misura c'entra pure la truccatrice  Ruby (Jena Malone), che si definisce ai party la "custode" di una villa gigantesca, probabilmente la villa vacanze di Satana. Che burlona. Anche Ruby la ama. Forse è per questo che la sera trascina Jesse in locali perversi insieme a due modelle - mostro tristi e pericolose completamente rifatte in silicone che vorrebbero solo ucciderla di invidia per i suoi occhioni a cerbiatto e fisico da principessa Disney con allegati gli uccellini che le volano intorno quando cammina. L'amore per Refn fa fare cose di questo tipo. Ma Jesse è positiva sul futuro, per questo continua a vivere, sicura e tranquilla, nel lurido e fatiscente motel di periferia gestito dell'inquietante Hank (Keanu Reeves): rissoso alcolista, ricattatore per diletto, forse un assassino, di sicuro un pedofilo, probabile stalker. Però Hank è uno che ispira fiducia e di cui ci si affeziona. Almeno secondo Jesse e per... Nessun altro sulla Terra. Motivo per cui non lo denuncia quando una sera, rincasando, Jesse trova nella sua camera non uno scarafaggio, non un topolino, non un ramarro ma una cacchio di dannata tigre africana di 6 metri che ha tipo sventrato ogni sua proprietà. Lei dice: "Ma come cavolo è entrata?". Hank dice: "Ce l'hai messa tu perché sei una perversa e mi ripagherai i danni". Si vede che anche Hank la ama. Di fiore in fiore Jesse finisce, dopo aver duedipiccato un ragazzino troppo dolce, per colpire l'immaginazione del misterioso e spietato fotografo Jack (Desmond Harrington), un tizio che si accompagna a una enorme e inquietante valigia nera ripiena di solo Dio sa cosa. Vuole stare solo con Jesse, butta fuori tutti dal suo studio fotografico e apre la valigia. Me estrae una vernice dorata sicuramente cancerogena da spalmare sulla pelle delle modelle, comprata al Lidl. Jesse è felice di essere ricoperta come una statuina degli Academy Awards. Jack l'ha vista e l'ha scelta  e questo provoca reazioni pazzesche e inconsulte alle altre modelle. Perché in questo film le modelle sono gente che passa tutto il giorno a essere scartata ai provini perché troppo vecchia, troppo sfigata, troppo con le orecchie in fuori. 


Jesse invece è "nuova", è "fresca", non è rifatta o adulterata chirurgicamente e in un mondo che apprezza il biodegradabile è un valore non da poco. Ma siccome le modelle hanno saltato la terza asilo per il loro primo servizio di intimo, non ci arrivano al fatto che non se le caga più nessuno perché sono vecchie e in fondo sempre le solite tre modelle che si presentano a tutti i provini. Perché giuro che è così, Refn mette sempre le solite 3 modelle di gomma a ogni provino. Così le mannequins pensano che Jesse abbia tipo un asso nelle manica sovrannaturale per aggiudicarsi le passerelle. Se Jesse ha un qualche potere, loro vogliono averlo per poter brillare come lei. E per scoprire il suo mistero sono disposte a frequentarla, cosa invero facilissima in una Los Angeles in cui vivono letteralmente 6 persone in tutto, seguirla assiduamente ovunque è mal nascondendo il fatto di odiarla o forse di amarla. 
Poi un bel giorno a Jesse arriva la grande occasione e il suo potere, la sua bellezza, il neon demon (una sorta di mood da "super figa di legno siderale" che ha l'aspetto grafico di un triangolo colorato volante preso di peso dalle scene più fantasy di Conan il Distruttore o dalla Valle dei Re di Gardaland) potrebbe cambiare e travolgere la sua vita. Chi si aggiudicherà il cuore di Jesse? 

Frammenti di trama, suggestioni, una rincorsa labirintica a interpretare tessuti narrativi non abbinati. Scene che dovrebbero seguire logicamente ad altre scene ma che si perdono, non arrivano proprio sullo schermo. Un vero sbattimento, visto che mi aspettavo più una roba di donne vampire in reggicalze che si menano e fanno cosacce tra una doccia e l'altra. Mai dare retta ai trailer. Il film si fa "vestito" (guarda che metaforone ti trovo, da sobrio, alle 18.39 del pomeriggio, cercando di elevare la discussione) giocando di contrasti ed emozioni forti, cercando un senso nell'insieme più che nei singoli componenti. A sfruttare il materiale, ossia la matassa di argomenti solo accennati che compone il "film", cinicamente si poteva tirare fuori una serie tv. Magari con scene zozze di vampire sotto la doccia, che non era male come spunto di partenza. Si è scelta invece la carta un po' stronza dell'oggetto misterioso, ma di sicuro culto, "facciamo il film strano che dice e non dice", anche se probabilmente non appagherà gli sforzi produttivi dei realizzatori ora, tra trent'anni se ne parlerà ancora. Forse. E' stata una scelta alla fine giusta? Di seguito un po' di cavolate a caso sul tema. Di sicuro è stata una scelta impopolare e originale.


Pochi giorni fa parlavamo di cinema alimentare di lusso, presentando l'ultima pellicola di Tarantino ad uscire in Blu Ray come un hamburger di lusso, gustoso, appagante, magari intoppante ma irrinunciabile. Tarantino pesca il meglio dalla cinematografia di genere, impone il suo timbro di garanzia su temi anche desueti o proprio fuori moda e per magia quei temi, i film da cui ha preso ispirazione, ritornano attuali, diventano "cool" . Così ti trovi a vedere il suo Django per poi correre a riguardare il Django originale insieme a mezza chilata di altri spaghetti western. Vedi Kill Bill e ti fiondi su Hero, prodotto guarda caso anche da Tarantino. Oggi non ci distanziamo troppo, metaforicamente, ma qui si fa l'inverso. Refn vuole scioccare e non accomodare. The Neon demon è quindi qualcosa di liquido nella nostra immaginazione, quasi uguale al classico Bloody Mary che, con tutti i suoi estimatori e detrattori, trovate in tutti i bar, quasi ovunque. Un cocktail raffinato e strano forte. Solo apparentemente "da donne" per via della sua caratteristica pseudo- salutista, offerta da quel gambo di sedano che spesso lo accompagna. Un cocktail, più simile al sugo per la pasta per la sua preponderante componente di pomodoro, che gioca sull'effetto (sorpresa che non è sorpresa) dolce-salato e sull'allegoria visiva del sangue, un feroce aspetto cremisi. Il Boody Mary è deciso al gusto, per nulla accomodante. Dalla preparazione agli ingredienti, come da quello che si è mangiato due minuti prima, il  Bloody Mary può variare dell'80% nel piacervi o meno, spesso varia in peggio. La Vodka e' al 30% e come sua natura sembra solo di passaggio, "semplice come acqua" scende in due sorsate e poi attacca alle spalle. Il limone, 10%, avvolge di freschezza e per un istante ricordiamo il ghiacciolo che prendevano al bar della spiaggia, ci sentiamo a casa, ma dura poco,subito arriva il tabasco insieme al sale e al pepe, a ricordarci che non stiamo bevendo Coca Cola ma, appunto, il sugo della pasta, che questo è un mix insolito, pungente e per nulla dolce, e che in fondo non sappiamo perché cacchio l'abbiamo ordinato, non fosse per quel suo nome "che fa gore", accattivante. Infine, insieme alla salsa worcestershire arriva, come un treno merci, il succo di pomodoro, il 60% del mix, il piatto forte, qualcosa di veramente alieno per chi non ha mai provato il succo (e può non piacere) e lo sperimenta solo ora con la vodka (e può non piacere peggio). E' un cocktail classico, c'è chi lo ama, c'è chi lo prende solo per dire "io bevo Bloody Mary", affascina anche se come effetto primario spesso indispone. Se lo proverete poi con elementi non di qualità, come un succo pomodoro di marca scarsa, non vorrete più avvicinarvi a lui per il resto dei vostri giorni. Ma se vi piace, tornerete per un altro giro. Insomma, si ama o di odia e spesso nemmeno lo si capisce. E questo vale incredibilmente per molte pellicole di Refn. Hanno nomi d'impatto forte. Sono fiere di essere "fuori dal coro". Sono apparentemente lineari nell'andamento, ma ci si "ubriaca subito" e la storia prende strade strane e impreviste. Infine si accetta tutto e ci si bea della loro stranezza fino in fondo, ma la ricetta potrebbe andare di traverso alla fine, lasciando un saporaccio. Refn non vuole piacere, non vuole accomodare. Refn vuole stupire, spesso a tutti i costi. 


Non manca in The Neon Demon un animo citazionista, attento e devoto. Ci sono richiami "autunnali" a Lynch (Mulholland Drive), la perfezione geometrica di Argento (Suspiria), la famelicità alimentare di Suskind (il Profumo), la plastica "d'animo" dei Vanzina (Sotto il vestito niente), la "merda" intellettuale di Altman (Pret-a-Porter), il fantasy estetizzante di Zemekis (La morte ti fa bella), la mistica religiosa della bellezza estrema del corpo di Ferretti (La carne), la "fame di cervelli" di Romero (La notte dei morti viventi), i non-luoghi di periferia di Hitchcock (Psycho), la staticità esistenziale di chi offre di se sempre e solo un'immagine di (S) Coppola (Somewhere), la cattiveria nei rapporto relazionale di Von Tier, il rigore nella rappresentazione di Van Sant. Refn è bravissimo con la cinepresa, gli attori sono bravissimi, tutto funziona e bene formalmente, ma rimane a livello di suggestione, si punta all'opposto della refenzialità, ricercando inedite fragranze e modi nuovi per cullarvi sensorialmente con l'avvolgente colonna sonora di Cliff Martinez e la fotografia di Natasha Braier. Ci sono buchi narrativi, ma ci sono fieramente. Refn nemmeno vuole che "capiate troppo", che arriviate a definire una pellicola che per vocazione anarcoide sfugge da un qualsiasi incasellamento, anche di massima. E' un film dolce? E' un film amaro? E' una commedia? Un horror? Un dramma esistenziale? Una love story? Una unica ed essenziale, evidente e ingenua, metafora sulla bellezza come costrutto sensuale/ sessuale/ alimentare? The neon demon è "così come è", originale quanto narrativamente nudo, iconoclasta, ruvido. E pure altezzoso e stronzo, crasso e labirintico. Ma  se siete fortunati, se siete abbastanza suggestionabili e quindi suggestionati dal suo fascino, se il sole è in trigono con Urano e la vostra giornata felice, sarà il film stesso a parlarvi a livello neurale, intimo, suggerendovi che avete voi il potere (forse) di vederci dentro tutto quello che volete. 


Come nei film di Tarantino (impossibile non far rincorrere idealmente all'infinito Refn e Tarantino) si avverte che c'è molta più storia di quanto non appaia su schermo, che i personaggi hanno vissuti che travalicano la pellicola. Ma nella nuova pellicola di Refn sembrano non esserci confini storici e immaginifici, narrativamente può esserci davvero "di tutto" . All'apparenza è davvero uno splendido contenitore vuoto, finemente lavorato e attraente, che può assumere un significato diverso - altro (bello-brutto) solo a seconda di quello che lo spettatore vuole ficcarci dentro. Minore è la vostra voglia immaginifica (anche momentanea, fate conto sia un giorno in cui "non siete in vena"), minore lo sforzo di giocare con i pochi tasselli che ci vengono forniti per costruire il  puzzle che di fatto è la trama di The Neon Demon, minore è il fascino chi il film saprà sprigionare. Insomma: se nutrite in seno un "horror vacui" alimentato da anni di pellicole che dicono e spiegano tutto, specialmente americane (e comunque se siete in cerca di un film leggerino da dormicchiare) The neon demon potrebbe non fare per voi. Finireste a elencarne enigmisticamente solo le stranezze della trama. Potrebbe essere tutto un rincorrersi di "Ma cosa è successo tra il punto a e il punto b? " oppure "Cosa voleva dire quel personaggio dicendo che fa quel certo lavoro?", "Che cosa sta facendo allo specchio quel personaggio? Cosa c'entra la luna?". Un continuo riempire forsennato di buchi neri narrativi, dei quali il regista è conscio e fiero. Un incoerente sforzo di ricerca di una logica di cui anche allo stesso regista frega pochissimo. Refn butta carne al fuoco e se ne sbatte delle risposte: "Trovatevele da soli!", sembra dire, "Dategli voi un senso!". Certo che può essere frustrante un film che ricerca il suo senso dagli occhi e dalla testa di chi lo guarda, ma in fondo non è così per le immagini di un capo di moda che vediamo (soprattutto le donne) su una rivista? Separiamo la modella dal vestito, compiamo una astrazione essere-apparire. Guardiamo un capo di abbigliamento per come andrà bene a noi, con i nostri accessori e la nostra incredibile personalità. E magari irritandoci, quel giorno che lo sfoggeremo in una serata importante, se qualcuno, diversissimo da noi e con una "classe assente" ne porta in pubblico uno identico a tre metri da noi, "accomunandoci", "svilendoci", "parificandoci" a lui? La moda vive di soggettività, individualismo, e Refn adatta il cinema a questo concetto. Refn sembra quasi nascondersi dietro a una etichetta di moda, come si intuisce nei titoli di testa. Ed è traumatico per chi nei film cerca sicurezze, "bolle di sapone sotto controllo di vite alternative", scottarsi con una visione così radicale e non lineare. Così potreste uscire di sala frastornati e irritati, cercando conforto in uno sguardo amico che vi possa aiutare a capire "cosa cacchio ho appena visto?" oppure (se il sole è in trigono con Uran, dicevamo...) potreste essere ludicamente e  sinceramente contenti per il giocattolo strano che vi è appena stato regalato. Allora può essere una commedia nera? Se bendisposti rispondereste: "Sì, e funziona". Potrebbe essere un horror? "Sì, e funziona". Potrebbe essere una storia d'amore non corrisposto? "Sì', e funziona alla grande". Ma non ci sono buchi narrativi? "Sì, ma li ho riempiti io, divertendomi". Refn non fa prigionieri. Ma prendete The neon demon dal lato sbagliato (lo ri-sottolineo perché mi pare vero) e lo odierete da subito e per sempre. Pur riconoscendogli un certo fascino formale, una recitazione interessante, quelle favolose musiche da paura e quella luce tutta particolare, tra il mistico e l'artificiale, che ricopre ogni scena. Strano e con un nome Figo come il Bloody Mary, il succo di pomodoro con vodka che vi fa guardare strano da tutti gli avventori della birreria, intenti magari a ridervi addosso. Ve la sentire di tentare la sorte? Per me ne vale la pena. L'insieme è originale come poche altre cose sulla piazza. Se amate Refn non devo certo io convincervi, ma se di Refn avete visto solo Drive vi consiglio prima di vedere Solo Dio perdona, che con questo The Neon demon ha molto in comune, costituisce quasi un dittico uomo-donna. Andateci comunque informati e non nell'attesa di un horror con tante tette o fareste la fine di Nelson che in una celebre puntata dei Simpson's va a vedere Il pasto nudo di Cronemberg unicamente perché è un film vietato ai minori... Forse magari un porno...



A tutti gli altri buona visione...
Talk0

2 commenti:

  1. The Neon Demon è un film affascinante, morboso, faticoso, complesso, eccessivo, oscuro, freddo, personalissimo, aperto a molte interpretazioni e impossibile da interpretare. Non so ancora se mi è piaciuto oppure no, ma credo sia un film da vedere per qualsiasi appassionato di cinema.

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    1. a distanza quasi di un mese ci ripenso ancora a tutti gli interrogativi che muove questa pellicola. Mi ha davvero colpito.

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