giovedì 5 giugno 2014

Godzilla di Gareth Edwards : la nostra recensione

Sinossi: Nel 1999 Joe Brody (Bryan Cranston) e la moglie Sandra (Juliette Binoche) lavorano in Giappone presso la centrale nucleare di Janjira. Il giorno della festa del papà il piccolo Ford (CJ Adams) prepara con grande impegno uno striscione celebrativo per Joe, ma il padre non ha tempo di vederlo, alla centrale ci sono grossi problemi e lui è il responsabile della sicurezza. Giunti all'impianto, Sandra insieme a un team protetto da tute antiradiazione si addentra nei meandri dell'installazione a indagare su strane anomalie elettromagnetiche. Nel mentre Joe dalla sala di controllo deve addossarsi l'ingrato compito di spegnere tutto, non ci sono i segni di meltdown ma sta succedendo qualcosa di grosso. Nel giro di poco tutto precipita. La centrale scoppia, Joe vede Sandra morire davanti ai suoi occhi mentre in un disperato tentativo ha cercato fino all'ultimo di garantire alla moglie una via di fuga dal reattore. Ford dalla scuola assiste impotente allo spettacolo dell'esplosione della centrale di Janjira. Passano gli anni. Ford (Aaron Taylor - Johnson) è diventato un artificiere e ha sposato l'infermiera Elle (Elizabeth Olsen). Dalla loro unione è nato Sam (Carson Bolde). Esattamente come quel fatidico giorno del 1999 è di nuovo la festa del papà. Una telefonata rimanda Ford nel Giappone a fare i conti con il suo passato. Joe è finito di nuovo nei guai. Dopo la morte della moglie ha ostinatamente continuato a indagare sulle cause dello strano incidente del 1999. Un'ossessione che lo ha spinto più volte a recarsi al dì là della zona radioattiva di Janjira, luogo e motivo per il quale è di nuovo in manette quando Ford lo incontra. Il padre è ostinato, ossessionato, la sua vita sì è interrotta con quella esplosione. Non si è trattato di un errore umano o della sicurezza dell'impianto, sa di poterlo provare. Ford, che per lungo tempo non gli ha perdonato la morte di Elle, vorrebbe ora girare pagina, accogliere a casa Joe e fargli conoscere il nipote, sistemare la famiglia. Ma prima il vecchio tecnico della centrale di Janjira insiste per coinvolgerlo in un'ultima avventura. Da poco nella zona della centrale sono stati rilevati gli strani dati riscontrati nel 1999 e tornare in loco forse potrà fornire una soluzione al mistero. Ford e Joe, coperti da tute antiradiazione in quella che pare la malata ricostruzione di quel lontano giorno, tornano così nella loro vecchia casa a recuperare i dati che il padre aveva raccolto su dischetto. Finalmente Joe può guardare lo striscione per la festa del papà che il piccolo Ford preparò con tanto impegno per lui. Finalmente Joe può dimostrare di non essere pazzo quando espone al figlio le sua teoria dell'incidente. Anche se riguarda qualcosa di folle come creature che si muovono sottoterra.

Commento easy e spoiler free: Rivelare quello che succede dopo equivale a rovinare il film e quindi preferisco non farvene cenno se non nella zona spoiler. Sappiate però che Edwards comprende e restituisce in pieno la grande forza emotiva del primo Godzilla di Honda, riesce ad andare oltre l'icona e le sue oltre 30 (trenta!!!) incarnazioni filmiche, puntando all'origine del personaggio, la sua ragion d'essere. Godzilla è la natura che si ribella all'uomo. La risposta di madre terra al peccato originale commesso dagli uomini nell'aver ricercato fonti di energia così spaventose da autodistruggere il mondo. Energie che sono peraltro state utilizzate senza alcuno scrupolo a fini bellici da un paese che si professa da sempre "garante della pace". Il mostro che schiaccia i palazzi e ci guarda dall'alto al basso come formiche ci fa capire quanto siamo ancora piccoli e insignificanti, anche se racchiusi nelle nostre eleganti gabbie moderne antisismiche. Un monito a non commettere nuovi errori, ma anche una condanna che cammina a ricordarci che gli errori del passato fanno inevitabilmente eco nel presente. Chiamiamolo pure Karma o rispolveriamo il consueto adagio "le colpe dei padri ricadranno su figli" e abbiamo centrato il problema, la classica ideologia giapponese che si riversa tanto nei loro monster movie quanto nei j-horror. Il mostro "è la natura" e anche se non lo vediamo spesso a figura intera (laddove il regista si impegna a farcelo vedere il meno possibile), le sue "ramificazioni" sono sempre presenti nello spettacolo di una natura mai tanto "matrigna" e spietata. Poi arriva il climax. Un piccolo ragionevole dubbio iniziale viene chiarito. Il film evolve, giunge a una nuova prospettiva, mutuata dalle successive opere di Godzilla nella partitura più diretta. Viene esposto, sottolineato e messo in pratica un concetto difficile da comprendere e accettare ma necessario per andare avanti, per poter scorgere vacue lontane speranze per il piccolo uomo, in un mondo che lo vede in balia di onde contro le quali non può fare nulla. La parola è: "Equilibrio". A questo punto il pubblico (almeno nelle proiezioni cui ho assistito) si divide in due. Chi vuole accettare questa nuova prospettiva, comprende il messaggio del film, il senso della saga di Godzilla che da oltre 30 anni affascina il mondo. Inizierà a gasarsi a dismisura e ad apprezzare come il regista riesca a districarsi in un territorio davvero difficile (dove cade nella parodia è cosa di un attimo) e con cui relazionarsi. Chi non la vuole accettare di contro ritiene la pellicola pretestuosa, magari ridicola, un po' troppo lunghetta, magari esteticamente molto bella ma tutto sommato implausibile. Godzilla divide. Se Pacific Rim operava una sorta di "selezione all'ingresso" del proprio pubblico, Godzilla di Edwards ha questo bivio a metà pellicola, la posizione più scomoda di tutte. Tuttavia è tanto buono da non dispiacere nemmeno ai detrattori.
Ma lo spettacolo si presenta da subito splendidamente girato, con una fotografia sontuosa e straordinari movimenti di camera. Gli effetti speciali sono letteralmente da lasciare a bocca aperta e sembrano fatti con tutto l'impegno necessario per non deludere tanto i fan di vecchia data che i più esigenti palati. La musica è coinvolgente e appassionante e la sceneggiatura ha delle punte così ben scritte da far sorvolare su alcune situazioni all'apparenza implausibili (in genere tutte le azioni con protagonisti i militari sembrano implausibili), ma che a una seconda visione appaiono decisamente più sensate (una seconda visione "affettiva" diciamo...). Per provare il terrore davanti a un pupazzo digitale che pare tanto un pupazzo di gomma dobbiamo prender in prestito gli occhi di attori che davvero ci credono e possono trasmetterci l'angoscia e la precarietà di trovarsi di fronte a lui. Edwards sceglie attori molto bravi e soprattutto "umani", fallibili, la cui sopravvivenza lungo il corso della pellicola non è mai scontata. Cranston è gigantesco come ci ha abituato dai tempi di Breaking Bad, ma anche la Binoche riesce, nonostante la sua breve presenza sullo schermo, a farsi ricordare a gettare le basi emotive della pellicola. Taylor - Johnson è sperduto, impotente, ma lotta fino alla fine, citando pure una scena alla Soldato Ryan. La Olsen è appropriata alla parte e dolcissima. Una menzione a parte per Ken Watanabe e David Strathairn. Rappresentano la coscienza storica, il fronte giapponese e americano all'indomani di quella assurda guerra, il ricordo del dolore legato all'inebriante potenza di disporre di armi spaventose. Semplicistico forse, ma potente, azzeccato in questo contesto, non allunga troppo il brodo.  Il film è bello, funziona, ma forse soffre troppo dell'effetto vedo-non vedo. Curiosità di cui tratteremo dopo nello specifico ma che possiamo qui sintetizzare come una precisa e ragionata scelta stilistica, in piena sintonia con la precedente pellicola di Edwards peraltro, Monsters. Edwards fa film di mostri, ma ce li fa vedere pochissimo. Un po' sadico in effetti. Ma rende. Nei suoi film si dice "oggi mostri" con lo stesso tono di "oggi arriva un tornado, solo che con i tentacoli". E la cosa è più interessante di quanto appare a una prima lettura. Per ulteriori dettagli, cretinate e assurdità varie è ora presente la corposa (?) area spoiler. Vi invitiamo a leggere questa parte solo dopo aver visto  la pellicola. Speriamo di avervi quantomeno incuriositi.


SPOILER ZONE SPOILER ZONE ALERT SPOILER ZONE SPOILER ZONE
Qual è il vero Godzilla? Negli anni '90 la computer grafica fece passi da gigante e un film con dinosauri digitali riempì le sale di tutto il mondo e il portafoglio di un regista come Steven Spielberg. Il secondo Jurassic Park vedeva un T-Rex in una metropoli fare cose simili a quelle di Godzilla, un classico film dei mostri della Toho, solo che in scala ridotta. Qualcuno disse: "Cacchio dobbiamo fare un film come Godzilla con gli effetti di Jurassic Park e vendere un botto". Così chiamarono Ronald Emmerich, Puff Daddy e un sacco di star a fare la colonna sonora più ganza di tutta la storia e i tizi degli effetti dei dinosauri a fare gli effetti di un dinosauro solo, ma molto grosso, e di una piccolo covata di pseudo-velociraptor, che tanto erano piaciuti in Jurassic Park. Godzilla fu completamente rivisitato in ottica Tyrannosaurus Rex da Patrick Tautopulos, un nome grosso degli fx a cui diedero totale carta bianca e per apprezzamento pure il nome del protagonista della pellicola (interpretato dal sempre pessimo Matthew Broderick). Ugualmente le origini del personaggio vennero riscritte perché gli americani volevano così. Il film devo averlo visto 146 volte e non posso negare che mi sia piaciuto ogni volta e volessi un seguito quanto prima. Solo che non fece altrettanto al botteghino e indispettì parecchio i giapponesi. Al punto che in Final Wars, una delle più divertenti e riuscite pellicole del brand originale (dal regista di Versus... filmone action-zombie da recuperare...), la solita misteriosa razza aliena (di che sto parlando? Si vede che conoscete poco il brand e per questo non capivate quando folle esultavo per un possibile Pacific Rim vs Godzilla...) fa combattere il Godzilla di Emmerich contro l'originale, con l'esito qui sotto riportato.

Perché le icone non si trattano così, cazzo!  Il Godzilla di Emmerich figlia, pesca pesci per fare il nido, non sputa fiamme e non assomiglia per nulla all'originale. Una cacchio di chioccia con un predatore vero. E quando in un popolo è radicato un certo aspetto e carattere per un personaggio non ha senso e non è bene cambiarlo. Prendete il Gabibbo.


Nessuno si è mai sognato di fare un re-style del Gabibbo per renderlo realistico o più simile ad un T-Rex perché Jurassic Park ha venduto bene. Nessuno ha mai sognato di dargli l'accento partenopeo. Rosso. Dall'accento genovese. Pare ci sia un uomo al suo interno. Ma va benissimo così. Il vendicatore rosso è uno dei tanti reporter di Striscia la Notizia, uno dei più seri, e peraltro non si è mai sottratto dalla lotta quando la situazione lo ha necessitato (vedi le lotte contro il punteruolo rosso...). Allo stesso modo i giappi sono oltremodo affezionati al loro lucertolone preferito, al punto che anche nei film più recenti il mostro ha un aspetto ancora simile all'originale. Pupazzoso e con chiaramente al suo interno un uomo che distrugge a cartoni e codate modellini di palazzi. E questo anche nel contesto di film con effetti speciali "più moderni", perché le scene di lotta "classica" hanno un loro fascino e i fan le vogliono, le esigono, in un mix passato-presente-retro-futuristico a volte anche di difficile comprensione. Lasciate perdere il Godzilla di Honda in bianco e nero, questo è il Godzilla che vive e respira oggi in Giappone.


E qui veniamo anche al punto del nome. Bypassiamo i deliri jappi che vorrebbero "Gojirah" un incrocio di "gorilla balena", andiamo al termine internazionale. Godzilla pare la contrattura di "God Lizard" ed è esattamente questo il punto. Non un giocattolo in balia degli umani o una mammina sperduta che deve fare su la covata,  ma una forza della natura, una divinità o semplicemente il predatore per eccellenza, quello che spazza via la concorrenza per essere il solo e unico padrone di casa sua. Prendete la definizione che preferite, ma l'esito non cambia. Gli esseri umani sono per lui "ininfluenti", un fastidio, non c'è in lui vera volontà distruttiva al di là di "passare da a a b" o "liberare il campo da altri predatori". Ma questo non gli impedisce di essere spesso misericordioso verso i più piccoli, come se fosse iscritto al WWF.
Effetto vedo-non vedo

Bene, il Godzilla di Edwards è lo stesso identico giapponese, magari con giusto un "paio" di dettagli a renderlo splendidamente realistico. Pur tuttavia è lui, il tizio con un costume di gomma e coda, con i suoi colpi tipici e le sue mosse da "lotta libera", che Edwards riesce a far cogliere ai fan e sono accennare a chi troverebbe la cosa in qualche misura pacchiana. Un'operazione così sottile che scatena spontaneo l'applauso. Non fosse che nelle successive pellicole, in quanto la 2 è già in pre-produzione, qualcosa di più dovrà pur farci vedere! Raffinato, un po' paraculo, decisamente in contrasto con la scelta di magnificare ed esibire bene esposti i mostri di Pacific Rim. Probabilmente per questo Godzilla sta avendo più fortuna al botteghino di quanta ne abbia avuta l'anno scorso nello stesso periodo Pacific Rim. In fondo è un film disaster movie con il tizio di Breaking Bad. Il mostro si avverte, ma grazie ai meriti di regia e sceneggiatura è sempre presente nei nostri pensieri, anche se lo vediamo in scena davvero pochissimo. La creatura stessa è l'occhio del ciclone della sua emanazione naturale, di tutti i maremoti, terremoti e squartamenti di palazzi che provoca il suo passaggio. Il problema è che se non vuoi far vedere troppo il mostro e vuoi che lui tuttavia rimanga il fulcro di tutto devi usare i classici escamotage dei film godzilliani delle origini. I militari idioti e le loro stronzate. In Rim i militari guidano colossi di ferro che prendono a pugni i mostri senza distruggere troppo il paesaggio. I capi burocrati intanto costruscono uno stupido muro modello "L'Attacco dei Giganti". Ma i soldati menano. Far vedere i pugnoni di robottoni giganti è però per i detrattori di Rim, grezzo, li riporta ai giocattoli di quando erano bambini (e molti criticoni sono giovinastri che non sanno cosa sia Daitarn 3 o Mazinga Z e magari in casa per "robottone" avevano un personaggio dei Digimon a zero carisma). Non avvertono il metallo, gli ingranaggi, la tecnologia che si erge contro la natura... ma stiamo divagando. C'è del titanismo in Rim, una messa in scena sempre precaria, una situazione perennemente critica che in un attimo è pronta a esiti negativi. Ma c'è del cuore e, nonostante l'ottusità di qualcuno, del sano spirito di sacrificio eroico. L'uomo è in primo piano, protagonista e non sullo sfondo a fare cazzate. In Godzilla è presente per esigenze di trama tra un cazzotto e l'altro. Ma se la parte dell'uomo-qualunque, del disaster movie è spettacolare, meravigliosa, gestita alla perfezione, catartica, tutto il filone narrativo dell'intervento militare è tremendo. C'è eroismo "militare" anche in Godzilla, ma non ha la stessa forza evocativa.  Più disincantato, inconcludente, affidato al caso, volto al sopravvivere più che al contrattaccare, è motore di scene anche interessanti (c'è anche una mega scena che pare rubata da un Transformers di Michael Bay... indovinate quale).  Ma soprattutto di scene al limite dell'assurdo, strumentali,  volte a giustificare, sottolineare con l'evidenziatore rosso, ribadire fino al vomito che stringi stringi ci troviamo in una maxi-metafora ecologista dove l'uomo, salvo quei tre che fanno i medici o gli artificieri o i pompieri è testaccia di cazzo per passione e timore di avercelo piccolo in una sentita critica all'utilizzo di energie pericolose. Torniamo un po' al Miyazaki di Nausicaa e ci rompiamo davvero le palle a vedere tutte le reiteratamente cretine scene con protagonista la "megabomba". Una retorica di cui avremmo fatto magari a meno ma dalla quale non si può prescindere, essendo uno dei cardini di Godzilla da 30 e passa film . Per lo meno è aspetto che non viene troppo a stressare in ragione della complessiva messa in scena, ma è altrettanto non reiterabile in un numero 2. Se non per puro autolesionismo.
Godzilla verso l'infinito e oltre: il film ha avuto successo. Nonostante le legittime critiche la qualità generale è stata molto apprezzata. Ora se ne vuole ancora e ancora e ancora. Voci di corridoio, idee bislacche della rete e amenità varie vengono a seguire.


Piacerebbe un cross-over tra Godzilla e Pacific Rim. Le basi per una storia comune possono tranquillamente esserci e, soprattutto, la Legendary ha prodotto tutti e due i titoli. Il problema sta tutto per ora nel differente approccio al genere "mostroni" di Edwards e Del Toro. Soprattutto alla luce del fatto che nessuno di loro vorrebbe cedere anche solo momentaneamente la sua creatura all'altro. Anche il fatto che Rim sia andato bene ma non straordinariamente fa per ora desistere dal progetto. L'idea-ponte poteva essere il mecha-godzilla, personaggio classico per i fan e che potrebbe a tutti gli effetti essere una "prova"degli Jeager di Pacific Rim...

Un Godzilla contro King Kong (debitamente modificato e ingigantito con dna alieno magari) pare altresì più probabile, anche perchè Legendary sta per attivare collaborazioni con la Paramount e il progetto piacerebbe assai, magari legato a un'ambientazione giurassica... Del resto similmente a Godzilla anche in King Kong di Peter Jackson il mostrone arriva dopo un'ora e passa. Magari i due registi collaborerebbero qui...

I fan di Godzilla amano Mothra, il megafarfallone. Nel film di Edwards c'è un riferimento velato a lui, ma potrebbe essere giusto un easter egg... Chissà. Poi in rete si trova davvero di tutto.


Godzilla contro il megatartarugone Gamera con nuovo brand in espansione? Abbastanza improbabile per ora. Poi le trame di Gamera con tanto di bambine psichiche piagnulente sono da suicidio...


Godzilla contro il mostro di Cloverfield alla corte di J.J. Abrams e la sua cricca? C'è già un problema logico di chi è venuto prima tra uovo e gallina e poi il mostro di Cloverfield è atrocemente brutto per me...


Questo poi lo vorrei davvero troppo vedere, Batman lo rimpicciolisce e ci fa a botte. Ben Affleck approverebbe la trama per me... 
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