lunedì 17 giugno 2013

La Casa

Ataque de pànico. Un corto del 2009 visibile su you tube. Ve lo linko senza metterlo direttamente qui essendo un'opera completa di 5 minuti... 


è con questo micro-colossal che Fede Alvarez ha convinto Raimi delle sue potenzialità. Il grande cineasta deve aver rivisto in Alvarez qualcosa di lui, la capacità con poco di realizzare grandi cose, una precisione tecnica non usuale nel narrare in immagini. Raimi decide di affidargli il suo bambino più caro, la pellicola che lo ha reso celebre, perché Alvarez la reinventi, la modernizzi e le doni quel tratto realistico e malinconico che già pervade Ataque de pànico. Così lo script di Evil Dead, da noi "La casa", arriva nelle mani del giovane regista uruguaiano che accoglie l'invito con il giusto rispetto, mentre (immaginiamo) gli tremano le gambe. Raimi non vuole solo che Alvarez diriga, vuole che riscriva tutto, che faccia l'opera sua. Lo affascina il realismo che il ragazzo riesce a trasmettere nelle sue opere, nonostante siano fantastiche, una prospettiva nuova per La casa, che ha sempre puntato più sul goliardico che sul drammatico. Alvarez ci prova, imbrocca qualcosa e perde la rotta in alcuni punti, scrive e riscrive ma Raimi segue da vicino i lavori, lo esorta e incoraggia a dare il meglio, gli affianca Diablo Cody per dargli la motivazione giusta: vuoi per la sua grande capacità di sceneggiatrice, vuoi perché è una ex lap dancer (e cosa può stimolare di più di una lap dancer con una bella testa?). 

Lo script è pronto ed è perfetto. Perché cinque persone dovrebbero oggi ritrovarsi in una baracca tra i boschi il fine settimana? Ai tempi di Raimi la risposta sarebbe stata che era l'unica location disponibile per il budget, pertanto i personaggi avevano un'inclinazione hippy che gli permetteva di divertirsi con poco, magari con qualche aiutino etilico. Ai giorni nostri la casa nel bosco diventa invece luogo di recupero, una finestra a diretto contatto con la natura dove una ragazza può sperare di riuscire a disintossicarsi, sempre che l'atmosfera di isolamento non rechi troppa angoscia e l'astinenza riempia di incubi e allucinazioni il percorso di rehab.



Scherzetto! Il trailer è del film Shrooms, classe 2006. di fatto molto simile come atmosfera alla pellicola di cui stiamo parlando oggi tanto per ambientazione che presupposti: i mostri sono allucinazioni da abuso di stupefacenti o sono reali? Se riuscite recuperate Shrooms (distribuito da noi dalla Eagle, credo si trovi ancora agilmente in dvd).
Ma torniamo a noi. 5 amici si ritrovano in una baracca nei boschi. Ecco il trailer vero


Ok, scherzavo di nuovo. Niente Thor in questa pellicola. Ma Quella casa nel bosco è un dannato capolavoro che dovete assolutamente vedere!
Ricominciamo... c'è una casa nel bosco che nasconde qualcosa di inquietante...


inquietante e pure un po'noioso... fine della ricreazione, ecco il trailer ufficiale de La Casa, remake di Fede Alvarez.


David (Shiloh Fernandez) se ne è andato di casa da un po', si è fatto la sua vita, ha lasciato la famiglia nei guai. Dopo la morte della madre, la sorella Mia (Jane Levy) è finita sulla cattiva strada, ha iniziato a drogarsi e nonostante i propositi non è riuscita a ripulirsi senza ricadere per più di un pomeriggio. Spinto agli amici di infanzia Eric (Lou Taylor Pucci), Olivia (Jessica Lucas) e dalla fidanzata Nathalie (Elizabeth Blackmore),  David decide di assistere la sorella in un doloroso percorso di disintossicazione, che si svolgerà in quella baracca nei boschi. David dovrà essere forte, nel gruppo c'è chi è infermiere e può intervenire prontamente in caso di bisogno, ma per la maggior parte del tempo Mia sarà incontrollabile. Piangerà, urlerà e si dimenerà, forse aggredirà qualcuno ma se tutto va bene, se non ricadrà nell'eroina, ci sarà forse una vita migliore ad attendere la ragazza. Peccato che la casa non la pensi così e abbia ben altri piani per il gruppo di amici. Spinti da un odore disgusto proveniente dalla cantina, vengono scoperti animali morti disposti ai capi di un glifo disegnato sul pavimento, penzolanti su ganci ancorati al soffitto in legno. Al centro un altare sacrificale sporco di sangue e nascosto nei pressi un oggetto spettrale, che attira l'attenzione di Eric, che lo chiama a sé. David ripulisce e sotterra le carogne, torna al piano di sopra e si concentra sul motivo reale per cui si trovano lì. Eric è quasi ipnotizzato dalla cantina, fino a che non trova un libro ritenuto così pericoloso dai precedenti proprietari da essere chiuso e sigillato con metri di fil di ferro. Eric con una pinza riesce a snudare lo scritto dalla sua corazza. La sensazione al tatto è sconvolgente così come atterrisce un'analisi più accurata del materiale di cui è composto. 

Pagine in pelle umana intrecciata a capelli, parole scritte con il sangue. Ma Eric non desiste, si trova quasi in uno stato di trans. Mentre Mia al piano di sopra affronta l'inferno dell'astinenza forzata, Eric legge parole in una lingua sconosciuta, evoca qualcosa che è rimasta in agguato per anni, una forza inumana e vendicativa che subito si scaglia sulla mente più debole del gruppo, su Mia, per impossessarsene. La ragazza tenta la fuga, ma nulla può fuggire all'occhio della creatura evocata, in grado di comandare la natura, di abbattere i ponti con il mondo esterno pur di cibarsi delle sue vittime. Mia cerca di resistere ma non vi è ribellione possibile. Vorrebbe comunicare agli altri di andarsene da quel posto maledetto, ma i ragazzi al piano di sopra pensano che lo stato allucinato della ragazza dipenda dall'astinenza, cercano di intervenire con sedativi ma sono impreparati ad altro. Così il mostro evocato da Eric si fa strada dentro Mia, trasfigurandone l'aspetto, mutandone la voce. La ragazza posseduta si avventa sull'amica Olivia e le apre la bocca con la forza, allarga il palato con le mani, schiude la mandibola e dentro vi vomita sangue nero. I ragazzi spaventati rinchiudono Mia in cantina, assicurano la botola d'ingresso con delle catene, sono nel panico. Olivia inizia a mutare. La cosa che si è impossessata del corpo di Mia ride sinistramente e osserva con ghigno raccapricciante, da sotto la botola, le sue prossime vittime, schiudendo felice i suoi nuovi occhi rossi. Sarà una notte di sangue.

È difficile girare i remake nonostante siano una pratica produttiva abusata. Se il pubblico viene in sala con le aspettative di un prodotto sicuro-collaudato-metabolizzato, contento di mangiare sempre la stessa minestra, saltuariamente capitano bocconi indigesti e la corazzata produttiva può pure vacillare, distruggendo di fatto la gallina dalle uova d'oro. Le vittime illustri della modernariato dello strillo sono molteplici, da Amityville all'ultimo Freddy, passando per pasticciati L'ultima casa a sinistra e rinnovamenti senza palle come l'esteticamente eccelso ma senza troppa convinzione The Grudge, la cui ultimissima reiterazione è davvero da sconforto collettivo. Ogni tanto però le resurrezioni accadono, vedasi i superficiali ma comunque piacevoli Non aprite quella porta di Nispel, Le colline hanno gli occhi di Aja, lo stesso Piranha 3d sempre di Nispel (che anche se è “nuovo” è piuttosto derivativo da certi film anni '70), ma prontamente ecco che viene messo degli stessi in produzione un sequel, che disintegra tutto, svuota il senso, fa ridere i polli. Spesso di notte mi sveglio madido di sudore pensando a Le colline hanno gli occhi 2. Ogni tanto la resurrezione dà nuova linfa al brand. Sono casi rari ma documentati come il dittico di Halloween di Zombie, non a caso poco capito dal pubblico. Il remake de La casa di Alvarez è un buon prodotto e sta confortevolmente una spanna sopra alla media dei remake classici. Gli attori sono validi e ben calati nella parte, le scene splatter e le mostruose aberrazioni da possessione demoniaca sono magistrali e frutto di un lavoro certosino di truccatori-artigiani, professionisti dell'intaglio nel lattice che sono stati preferiti alla computer grafica e hanno davvero dato il meglio di loro. La cinepresa fa il suo dovere, il divertimento è garantito da spaventi costanti e ben gestiti. 
Un plauso alle attrici Lana Levy e Jessica Lucas, ma sarebbe ingiusto non parlare bene anche del resto della compagine degli allegri 5. Ma è davvero il film più spaventoso di tutti i tempi, come locandina vuole? No. 

È una bella giostra dalle trovate visive interessanti e da mille ester eggs per i fan della serie classica di Raimi. Musica e montaggio sparano a mille le emozioni. La fotografia, trucco e scenografie sono molto belle e dettagliate. La storia è buona e, cosa non banale, nemmeno idiota. Ma se volete spaventarvi di brutto c'è di peggio, almeno secondo la mia modesta opinione, perché il film difetta in quello che per molti è un pregio: è troppo patinato. É un vezzo dei tempi, ma troppa accuratezza visiva non fa che rendere un prodotto ammaliante laddove dovrebbe essere tetro. Lo sbaglio arriva dritto dal remake di Non aprite quella porta di Nispel. L'originale film sui cannibali descriveva ambienti sporchi e rugginosi, faceva sentire allo spettatore l'olezzo di carni in putrefazione, tagliava a documentario le scene facendo partire l'immedesimazione. Nispel aveva preso appunti, ma il suo scenario re-interpretato aveva una fotografia virata color terra, raggi di sole ad illuminare un prato di fatto rigoglioso, ambienti così curati nel dettaglio da essere, mi si perdoni l'orribile parola, fasulli. Un bellissimo set per una casa di streghe, ma niente più. Anche La Casa è troppo bello da vedere, troppo curato nei dettagli, ma questo fa esclamare “cavolo quanto sono stati bravi i truccatori!” invece di lasciarci terrorizzati e senza parole, tremanti, a coprire gli occhi con le mani. Di contro il remake di Alvarez è molto più splatter e cattivo del lunapark di Nispel, ma l'aria che tira è però quella. Il realismo è altrove, magari in qualche pellicola spagnola come Rec, magari nel vecchio Esorcista, tra la moquette baganata di sangue di Shining, tra il fango e le viscere di Cannibal Holocaust, nello specchio nascosto tra i quadri di Profondo Rosso, tra i ghiacci de La cosa, tra la raccolta di feticci anatomici de La Mosca.

Ma se non ambite a cercare il film definitivo di paura, ecco che il film di Alvarez comunque saprà intrattenervi e divertirvi sulle sue montagne russe. E questo ve lo garantiamo. Vale i soldi del biglietto e di tanti pop corn. 
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