martedì 4 giugno 2013

Fast & Furious 6


In principio fu l'adrenalina. Una pulsione selvaggia a spingersi oltre le convenzioni come la legge, pur di trovare se stessi in uno stato di estasi massima. L'adrenalina consuma come una droga, diventa il padrone di casa, spinge i suoi sudditi a delinquere pur di continuare a esistere. L'adrenalina si esprime poi nell'automobile, liberando demoni repressi da troppe code su quel cavalcavia sempre intasato dai tir, da quelle kafkiane attese nel parcheggio dopo la fine di un concerto. 

Credo sia quello il punto focale in cui uno decide di dotare la propria alfa usata color cacca di un alettone rosso scarlatto, fiamme sulle portiere e un barile di nos a rimpiazzare il posto passeggeri. Qualcuno si gaserà poi cercando di fare le penne con una quattro ruote (Celentano ce la faceva), qualcuno bravo si troverà uno sponsor come l'elettrica Grassoni per la granturismo di Baranzate, qualcuno insidierà nottetempo i parcheggi del Billa in centro per gommificarne l'asfalto ruotando a trottola. Poi ci sono quelli che ne fanno un business clandestino, quelli che corrono illegalmente nelle aree dismesse. Da corridori di corse clandestine il passo all'indebito è breve, per chi non sa più smettere quando i soldi finiscono, per ottenere quella bomboletta di nos, per ultimare quel tuning rosa-principessa di Hallo Kitty che illumina l'avantreno. Ci si vende il plasma, la play, il divano, la mamma e poi, se si è proprio drogati, ci si arrangia. 

The Fast'n' The Furious (da noi senza il The) semplifica il mondo, un costrutto platonico adrenacentrico da deriva tuninghesca: I “veloci” sono i buoni, i cattivi sono i poliziotti che con armi quasi fantascientifiche fanno “rallentare” le macchine dei primi. Tra chi è rock e chi è lento (Celentano cit.) Dominic Toretto (Vin Diesel) è tra i primi, per comprarsi il tuning Hallo Kitty si arrangia compiendo colpi ad alta velocità rapinando portavalori et simila utilizzando con la sua banda potenti bolidi truccati (deve essere passato dalle parti di Saronno un paio di mesi fa...). Ha come nemesi un poliziotto, O'Conner (Walker), che però ha anche lui la scimmia della velocità. Similmente a Point Break nasce un rispetto prima e poi un'amicizia. Similmente a Point Break ci si mette l'amore per una bella ragazza, proprio Mia (Jordana Brewster), sorella di Toretto, a incasinare le cose, tanto per il campione motorizzato che per la sua nemesi. Capeggia a inizio e fine pellicola un'ovvia raccomandazione, ma che non si sa mai, repetita iuvant: “Dannati pischelli non provate a imitare le scene del film con la Polo di papà, che se non può usarla con che soldi vi comprate poi i giochi della play? Dannati esauriti state lontani dalla Clio di vostra moglie, non imitate le scene del film, che poi con che soldi la stessa, se non può andare a lavorare, vi compra i giochi per la play?”. Stunt da paura, personaggi kick-ass carismatici, regia frenetica. Diesel cementa nella memoria popolare un eroe tragico, dolorante e sbagliato (quasi un Rocky non redento), ma per il quale è facile parteggiare: ha un suo codice morale, ha un grande amore per la sua famiglia, è sicuramente nonostante tutto una brava persona. Michelle Rodriguez è Lefty, donna forte e tormentata ma in grado di slanci sentimentali, contraddittoria quanto autentica, ruba la scena a qualsiasi pezzo di metallo su quattro ruote. Trionfo al botteghino. 

Al capitolo 2 si scombinano le carte. Via Toretto, la velocità diventa qualcosa da usare a fin di bene (e nessuno ci crede più), Walker con Tyrese (sempre simpaticissimo) improvvisano un buddy movie divertente, arricchito da nuovi stunt, ancora ambientato nel mondo delle corse clandestine, questa volta terreno di prova per corrieri del crimine. Eva Mendes incanta e ruba la scena a qualsiasi pezzo di metallo con ruote. Il giocattolo è però rotto, fumo bianco dal motore, frizione fottuta. Anche se il divertimento è tanto, i produttori e il box office non ci credono più. La serie potrebbe finire qui. Tutto in stand by alla ricerca del Toretto perduto, che intanto inanella film niente male e sogna Annibale, che fino ad oggi non è ancora riuscito a girare. Poi arriva un regista orientale (Lin), si vuole svecchiare il brand e fenderlo agli “addetti ai lavori”, fare di Fast'n'Furious un film-a-catena non dissimile alle saghe ballerecce indirizzate ai ballerecci stile Step up 1,2,23. 
Capitolo 3. L'idea non è male anche perché non tutto si è ancora detto del “ballo a motori” e c'è una categoria nuova di competizione da esplorare, dal sapore orientale, il drifting: l'arte di derapare in micro-curve nata nei parcheggi più malfamati di Tokyo, dove l'amaretto di Saronno si serve con ghiaccio e latte. Il budget è limitato ma l'idea è ancora valida. Il nuovo personaggi principale è assurdo per improbabilità, un bifolco che pare uscito da Hazzard che in una notte impara a parlare in giapponese fluente, ma i comprimari, su tutti il carismatico attore Sung Kang, che interpreta Han, quasi un Gatsby del tuning con gli occhi a mandorla, sono ottimi. La storia pare modestamente scritta su un francobollo, ma è simpatica e trova nelle venature di storia criminale anche maggiore convinzione del capitolo 2. Le macchine sono ultra colorate ed assurde, una ha persino un tuning che ricorda l'incredibile Hulk. Il giocattolo diverte, il cameo di Toretto commuove, il drifting diventa la piaga del parcheggi di alcuni centri commerciali e impazza nei videogiochi. La velocità è tornata al centro della scena insieme al titanismo dei suoi ciechi adepti. Non manca anche un goccio di tragico, che piace tanto. La mayor vuole reinvestire, il regista del terzo capitolo diviene il regista fisso delle nuove pellicole. 

Capitolo quarto, che non si chiama “Fast 4” perché è noto che fare un film con il 4 porti sfiga (leggenda urbana che trova innumerevoli riscontri, potete verificare), ma esce come Fast'n'Furious (noi avevamo già cacciato via il the, mettiamo nella nostra titolazione “solo parti originali”.). O'Conner, diventato un superpoliziotto alla Bond, ha spinto Lefty a diventare un'infiltrata, in qualità di corriere per un criminale. Lefty muore. Toretto vuole vendicarsi del criminale. Apoteosi. Il film funziona, gli inseguimenti pure, un nuovo aspetto delle gare clandestine viene sviscerato, le corse con il gps, con bandierine check-point sullo schermo a designare la tratta. Aumenta anche l'azione fisica e le sparatorie, Fast'n'Furious diventa un action completo e già guarda al futuro. Nella scena iniziale c'è di nuovo Han e Toretto si diletta con un gruppo di amici a rubare benzina da un camion articolato cisterna nei pressi di un canyon. La sequenza è un film nel film di una spettacolarità spinta al massimo e sarà questa la nuova incarnazione della serie: con il quinto capitolo F'n'F diventa l'Ocean's Eleven dei fighi e motorizzati. 

Con fast 5 tornano tutti i personaggi di tutte le serie, si crea un maxi gruppo di criminali incalliti a cui si aggiunge anche la bellissima Elsa Pataky nel ruolo di Elena. Il gruppo deve inanellare dei furti ad altissima velocità e sulle loro tracce viene messo un mastino come Hobbs. Non fatevi ingannare dal nome da filosofo, Hobbs è interpretato da The Rock ed è così potente e carismatico da mettere in secondo piano perfino Vin Diesel. La lotta tra i due, e tra il vero cattivo, è semplicemente epica, le acrobazie si spingono laddove nessun uomo era mai giunto prima, il budget è colossale e ben investito. Alla quinta reiterazione la serie spacca di nuovo al botteghino e trae sempre frutto dalle ultime nuove aggiunte per evolversi con un rispetto e coesione tra i capitoli lodevole. Lefty è ancora viva, per salvarla Hobbs assolda il team di Toretto contro un militare pazzo che con un proprio team tratta di plutonio e sciccherie da terza guerra mondiale. La serie diventa così, con il team-up con The Rock, gli Avengers motorizzati (avrei voluto dire i Thunderbolts motorizzati in accezione Marvel, ma temo mi avrebbero capito solo in sei..). Ma già si parla del 7 e uno scontro epico sta per palesarsi, uno scontro atteso da milioni di fan delle pellicole di botte e motori: Toretto contro SPOILER. Vedetevi il film dopo i titoli di coda e godete. 
Ma torniamo al capitolo 6...
Gli uomini migliori si riconoscono perché hanno un proprio codice. Per Dominic Toretto (Vin Diesel) tutto ruota sulla preservazione della famiglia, sulla conservazione del nido che ha costruito sicuro in … per sé e i suoi amici, da poco allargatasi con l'arrivo di … figlia di Mia e di O'Conner (Paul Walker), in un posto dove fa sempre caldo, la Corona (sponsor ufficiale della serie) scorre ghiacciata e a fiumi e le grigliate sono all'ordine del giorno. Per Shaw (Luke Evans, che prossimamente sarà Il Corvo), ex soldato, ex spia, ex mercenario, la ragione di vita è la precisione, a discapito di tutto e di tutti: l'istinto e determinazione nel portare a termine i lavori, far combaciare i pezzi, essere il migliore, il pezzo grosso. Due uomini simili: entrambi appassionati di auto, entrambi a capo di una banda di scavezzacollo, entrambi a loro modo gang-star, ma oggi posti su due barricate diverse. Non perché uno sia “il bene” e l'altro "il male”, non perché Hobbes (The Rock) prospetti l'avversario di Toretto come una concreta e pericolosa minaccia nazionale. Toretto vuole Shaw perchè Shaw ha con sé Lefty (Michelle Rodriguez), che tutti credevano morta e Toretto la rivuole indietro. Così Dominic chiama a sé tutto il clan, Hobbes spiega piani e motivi che il branco, ovviamente, ignora (in una spassosa scena in cui mentre The Rock parla gli altri sono intenti a trovare una moneta per un distributore automatico di merendine) laddove la realtà è molto più semplice delle parole: bisogna recuperare Lefty e nel mondo di Fast'n'Furious basta saper guidare da Dio per raggiungere ogni scopo.
Roboante nuovo capitolo del “brand” Universal. La trama è come sempre per lo più un pretesto per legare scene d'azione spettacolari ed estreme. Qui ci sono almeno 4 sequenze da brivido, di cui due degne da essere nella top ten delle migliori scene di inseguimento di sempre. Per gli amanti di azione e motori è una vera manna e si consiglia vivamente se possibile di godere di tutto ciò su uno schermo enorme (tipo Arcadia di Melzo) con un impianto audio stellare. Pura estasi audiovisiva. Tutto è ben oliato, divertente, velocissimo e godibile. Gli attori già si conoscono, e noi li amiamo, danno il meglio di sé e si crea una sinergia davvero invidiabile per altri prodotti simili. Ma non è tutto, tra roboanti macro-inseguimenti c'è spazio pure per divertenti e collaudati siparietti comici ormai marchi della serie (con l'aggiunta delle battute sul presunto uso di Hobbs dell'olio per bambini) e si fa spazio pure una vena drammatica, che sviluppa un personaggio bello e sfaccettato come Lefty il cui ritorno nella serie dà davvero qualcosa in più al già ricco piatto offerto. Non di soli motori vive Fast'n'furious, gli attori sono sempre convincenti e creano tra loro la giusta sinergia in grado di legare e dare forza alla pellicola. Se il team di Toretto era un po' una garanzia, non meno interessante il team di Shaw, in cui militano attori non meno interessanti, tra cui anche campioni di wrestling e dove viene specchiata, in versione dark, la compagine di Toretto e soci. Lo stesso Evans è un bel cattivo senza sé e senza ma, uno che gode nel tritare autoveicoli sotto i cingoli di un carrarmato mentre procede in contromano su un'autostrada in una delle scene di maggiore impatto della pellicola. Wow. È un piacere vedere come la tenuta della serie non accenni a crepe, come il “gioco” possa di fatto moltiplicarsi ancora all'infinito (se ben gestito come dal bravissimo Lin) divertendo una platea che ripaga puntuale il box office offrendo ad una major la voglia di finanziare senza taccagneria in nuovo imminente giocattolo. Assolutamente da vedere, il miglior film attualmente in cartellone per tutta la famiglia. 
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