Finalmente a ottobre potremo tornare al cinema per le
nuove rocambolesche avventure di Robert Langdon (sempre interpretato
misteriosamente da Tom Hanks, anche se nei libri assomiglia decisamente a Liam
Neeson). Dopo Il codice Da Vinci e il "prequel-sequel" Angeli e
Demoni ci siamo saltati in sala Il simbolo perduto, ambientato a Washington e a
base di complotti "para-massonici" a favore del quarto e finora ultimo
libro di Dan Brown sul suo "detective dell'antichità". Del libro mi
pare che ne abbiamo già parlato su questo blog ai tempi dell'uscita (Clicca Qui). Diciamo che io e il
mio socio la vediamo parzialmente in modo diverso, ma lascio a voi recuperare
quanto abbiamo già argomentato. Ora è il turno di Ron Howard, sempre solidale
con Brown nelle trasposizioni, di farci perdere, anche sul grande schermo, tra
le vie di Firenze e Venezia (e forse anche qualche altra parte) per risolvere
dotti e complicati enigmi di matrice dantesca partoriti da una folle mente
criminale. E forse ci sarà anche un po' di paranormale. Forse. Dietro rebus da
settimana enigmistica e visioni del nostro paese che può avere solo qualcuno
che ci viene in vacanza in resort da dieci stelle per vedere musei, l'enigma da
risolvere ha comunque implicazioni non banali su un grave e attualissimo
problema dell'umanità (forse il più grave di tutti). Come andranno a finire le
cose? Io lo so, ma magari al cinema sarà diverso (un po' lo spero).
Passano gli
anni ma Tom Hanks con quel gatto morto in testa che gli fa da parrucchino
continua a non potersi vedere. Speriamo abbia un po' di verve in più del solito.
Qui è accompagnato dalla bella Felicity Jones, che presto
vedremo sullo schermo anche il Rogue One. Aspettiamoci, come per Angeli e
Demoni, qualche attore italiano. Visto l'argomento mi sa che Benigni una
capatina la potrebbe pure fare. Pieraccioni però no, vi prego. Se c'è,
tagliatelo. I nostri tesori nazionali culturali (le chiese e le città, non
Pieraccioni) invece sembrano in forma anche in questo trailer e per me
sono la vera ragione che mi spingerà a prendere il biglietto, sopportando i
ragionamenti spesso strampalati di Brown ma di contro apprezzando molto il suo
senso del ritmo narrativo e dello spettacolo. Se alla fine questi film spingono
qualcuno a entrare in un museo o a farsi una vacanza in una città d'arte, non
possono essere da subito bollati come una brutta cosa. Chissà se lo
prenderà anche il mio socio il biglietto. E già mi immagino da domani code di
persone alla ricerca della Maschera di Dante...
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