mercoledì 29 aprile 2015

Far East Film Festival 17 - martedì



La giornata di martedì al festival di Udine si è presentata abbastanza interessante, varia e a tratti gustosa. Il primo film che abbiamo visionato è The continent, cinese, opera prima di un idolo locale di nome Han Han, uno che scrive, fa musica, dibatte nei Talk-show e se ha tempo inaugura fontane. Per il suo debutto nella nobile arte non pugilistica, Han Han sceglie il Road Movie, buttandoci dentro qualcosa di autobiografico e innaffiando il tutto col gusto della commedia - tragedia dei sogni infranti. Un tontolone, un traffichino e un professore (indovinate chi sia l'alter-ego di Han Han), partono dal loro isolotto ameno - decadente per portare il professore (avete indovinato dove si cela Han Han immagino) a 4000 km lontano, verso la sua nuova vita e lavoro. Ma vogliono telare anche gli altri due e per suggello bruciano le loro case, distruggendo di fatto, per effetti del propano, mezzo villaggio. Perché il simbolismo è tutto.


Via i ponti col passato, il nuovo che avanza, Cina terra delle opportunità. Nel viaggio incontreranno diverse donne, ma prima si dimenticheranno il  tontolone in giro, perché fa riderissimo. La prima donna è una loro paesana che vive freneticamente nella Hollywood cinese cambiando d'abito a ogni inquadratura. E dopo scene riderissime li lascerà come sfigati. Poi l'intellettuale (avete capito chi è l'alter - ego di Han Han?) si invaghisce di una prostituta che t compare in stanza d'albergo prima ancora che la chiami al telefono, perché tanto la chiameresti lo stesso e fa riderissimo.
da qui parte una pantomima, una specie di truffa della prostituta per abortire e cose strane cinesi che trasformano per un po' la trama in una palla al cazzo noiosa sequenza narrativa. Ma poi il viaggio prosegue, tra sogni infranti e speranze speranzose e mal  riposte verso il genere umano tutto. La meta si avvicina in un continuo inno alla vita e al futuro, in genere tragico all'immediata prova dei fatti. E poi di botto il film finisce, nel momento in cui le scenette on the road iniziano a ingranare e pare di assistere davvero a un film divertente. Perché farà riderissimo i cinesi, ma non sempre gli occhi a palla.
Successo stratosferico in patria, folle esultanti. The continent è interessante spaccato della Cina di oggi, sognante e sincero, ben fotografato con lunghe inquadrature, della macchinina dei nostri eroi presa dall'alto, che ci piacciono, ci stimolano. LA storia è molto a "quadretti", i più pure divertenti. Mancano in modo imbarazzante "le palle", la volontà di scalfire un'aria tranquilla e un po' paracula che ammorba l'intero show. Probabilmente non si ha libertà creativa a cannone da quelle parti, dice qualcuno. Unica scena davvero figa e di rottura riguarda un missile - sonda - qualcosa erede cinese del Voyager. E lì ci si commuove e pure si applaude. Rimane una cosuccia divertente, ben recitata, un po' frammentaria e forse inconcludente, ma che proprio per questo ultimo aspetto possiamo guardare con un po' di affetto.

How to win a Checkers (Every Time) di Josh Kim
Ecco un film che difficilmente è stato prodotto dall'ente turismo thailandese. Perché lì non è tutto Muai Thai, Tony Jaa, elefanti e una lingua che fa sembrare tutti imitatori di Paperino. Ci sono ampi diritti per gli omosessuali e transgender, ma poco altro di positivo e nei ghetti la povertà è da paura  e a 21 anni hanno, giuro, qualcosa di simile agli Hunger Games. La leva è obbligatoria, ma va a estrazione in una lotteria della sfiga. Se becchi palla rossa vai a sparare e finisci male, se becchi la nera resti nella miseria. E nessuno scampa, giusto gli operati con gli ormoni in regola, due sovrappeso e tutti i malavitosi e ricchi in genere. Gli altri, anche se hanno babbo morto e vita da schifo, anche se sono monaci, se beccano la rossa partono. La storia parla di due fratelli, il più grande tiene la baracca con un lavoro da barista, il piccolo sogna di guidare le moto. Poi arriva per il grande il tempo della lotteria della morte, e il piccolo cerca di fargliela sfangare "come può".


Il film affronta prevalentemente il punto di vista delle coppie omosessuali e lo fa con garbo e tranquillità. Il fratello più grande ha un compagno ricco, tutte le donne della pellicola con approssimazione del 76% sono transessuali. La trama è interessante, la narrazione veloce, il mondo downtown thai è spaventoso, pieno di abusi, prevaricazioni, scene forti tanto per violenza che per connotazioni sessuali. Esce  lo spaccato di un paese dove i buoni muoiono e farsi "furbi" significa dannarsi a una vita per nulla bella. C'è rimpianto, rabbia ma anche tenerezza e n questo i giovani attori si dimostrano capaci, convincenti. Ci è piaciuto.

Helios di Sunny Luk e Longman. Giga - coproduzione action di Cina e Hong Kong.
E simo arrivati a quello che per noi tamarri è il pezzo forte della giornata. Un film grande, grosso e cattivo, pieno di effetti speciali e duemila personaggi in cui tutti menano tutti e a muovere i fili di una spaventosa caccia all'ordigno nucleare è un tizio che pare uscito dai cattivi di James Bond. Se gli americani lo scoprissero, lo copierebbero. E' automatico. Il fantomatico Helios incarica un ladro zarro carismatico (Chang Chen, che tutti avete sicuramente visto ne Il buono il matto e il cattivo) e una topa di livello stellare plus (Janice Man, che vi farà buttare dalla vostra cameretta il poster di Scarlett Johansson) di fregare un'arma nucleare tattica coreana da piazzare a Hong Kong. Si mettono insieme per bloccarli una task force di poliziotti/esercito/fotomodelli hong-kongesi, cinesi e coreani, ma quando si mette di mezzo la politica tutto va a rotoli, tutti si scannano ed Helios con i suoi personal avengers del male gongola.



Un po' disaster movie un po' action estremo di stampo quasi supereroistico, un po' thriller di spionaggio, un po' melodramma patriottico e un po' riflessione sui casinosi rapporti tra Corea Cina e Hong Kong, questo Helios è una bomba. Divertente, veloce, esagerato in ogni sua parte. La risposta intelligente agli ultimi Fast'n'furious potremmo dire, con una punta bondiana da rimirare, copiare, esportare. Di fatto potrebbe essere un film di Bond visto dalla parte della Spectre, dove gli eroi buoni abbondano, ma sono in sostanza carne da macello. Un Gundam visto dalla parte di Char Aznable. Viva i cattivi, potremmo urlare, anche perché carichi di quella intelligente ambiguità che ci spinge quasi a tifare per loro, laddove il resto è puro gioco di potere che macina per auto - conservazione i pochi eroi - martiri. Nutritissimo e di prima grandezza il cast, trama a orologeria d non farsi assolutamente spoilerare. Lo vogliamo, già da ora, in tutte le sale d'Italia e dell'universo. C'è pure una canzone di coda di stampo bondiamo, a farci godere fra trama intelligente, gnocca e chilata di proiettili e auto sfasciate.

Alleluja di Fabrice Du Weltz
Per la serie "e questo da dove sbuca" il festival fuori concorso ti piazza un film dalle tinte fortissime, coproduzione belga-francese. Una robetta che amerebbe anche il nostro amicone Nicolas Winding Refn (e magari il LArs Von Trier non bollito di quindici anni fa). Tratto da un'agghiacciante  storia vera, si mette n scena la relazione disfunzionale tra un gigolò e un'anatomopatologa fusi completamente di testa. Gli attori sono bravissimi, la telecamera è pazza nel suo modo di arrotolarsi su se stessa, sgranarsi e spararci in faccia primi piani, la sceneggiatura è ugualmente schizoide, imprevedibile e malata, con scene di feticismo abbinate a macelli del peggio torture porn e una malatissima scena musicale. Da brivido. Da avere. Un gioiello di cattiveria e stile che c'entrerà una sega con i film asiatici, ma che se avete amato Natural Born Killers quanto Gli Abissi della Follia di Stephen King dovete provare a vedere...
Talk0

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