sabato 29 novembre 2014

Hunger Games - il canto della rivolta - prima parte : la nostra recensione



Sono tornate nei cinema le ragazze con la treccina di lato! Dopo tanta attesa è finalmente giunto il momento fatidico, o quasi. Il momento fatidico avverrà nella prossima pellicola, quella prevista per novembre 2015, ma va bene lo stesso, in fondo. Le fan di Katniss (la straordinaria Jennifer Lawrence), che si stanno da tempo facendo tortura di non leggere i libri, potranno sapere come va avanti il triangolo amoroso tra lei, Peeta (Josh Hutcherson, sempre bravo) e Gale (Liam Hemsworth, sempre una vergogna di attore)
Riassuntino micro con spoiler ricavabili già dal trailer. Alla fine del secondo film abbiamo scoperto un sacco di cose. Ora siamo in una nuova location sotterranea Hi-tech gestita da dei fan di Julianne Moore (interpreta il presidente Alma Coin del distretto 13). Katniss viene scelta come ideale testimonial virale per fomentare la rivolta dei distretti contro la capitale di Panem. Una tecnica diabolica non dissimile da quella utilizzata nel 1990 per promuovere il Sega Master System Plus.


Degli spottini tv, in sostanza. Per fare le cose a modino, dare realismo al messaggio politico, la Moore affianca a Katniss una autentica troupe  gestita da una rampante regista ribelle della capitale, Cressida (la bellissima Natalie Dormer, Margaerty Tyrell nella serie Il Trono di Spade nonché Anna Bolena nella serie dei Tudors e Gemma nel film The Rush... una di quelle sante donne che recitano sempre nude come Kate Winslet ed Eva Green... oscar subito... ehm, non divaghiamo...). Solo che Cressida, pur con in tasca il diploma del Dams di Panem, è una autentica tamarra e i suoi filmati promozionali sono scopiazzati con classe direttamente da Rambo 3. In aggiunta ci si mette pure Plutarch (il compianto Phillip Seymour Hoffman), che con il coro della ghiandaie imitatrici propone il remake di una canzone popolare e la assegna direttamente alla nostra eroina, che canta così bene che ne fanno pure un videoclip (purtroppo non lo fanno in stile Miley Cyrus). Il presidente Snow  (Donald Sutherland, gigione oltre l'umana tollerabilità) non riesce a scaricare il brano su Itunes e minaccia una guerra termonucleare. Intanto (e qui arriva il punto che interessa alle ragazzine con la treccia del cinema..) il giovane fornaio Peeta è rimasto indietro, prigioniero politico della capitale. Tutti si rattristano con la nostra eroina per l'assenza del suo amato. Ma nel mentre la nostra è già intenta a riabbracciare l'amato Gale (il canissimo, inespressivo attore fratello di Thor. Liam Hemswoth, il giorno che le fan chiuderanno gli occhi davanti alla sua bellezza da dio greco e baderanno a quanto male reciti sarà sempre troppo lontano). Tra hacking della televisione di regime e spottini vari, la troupe di Cressida, con beneplacito del presidente Coin e una Katniss sempre più smarrita, si sente pronta a rifare dal vero un altro dei suoi film preferiti da tamarra, L'implacabile con Arnold Schwarzenegger. Nota. Se non lo avete ancora visto e vi piace Hunger Games provate a dagli un'occhiata, ha una, due o tremila cose in comune con la saga di Katniss...


Intanto su tutta Panem le spillette dalla ghiandaia vanno di brutto e il mercato del falso imperversa. Ci faranno vedere qualcosa di lontanamente action in questa pellicola o dobbiamo aspettare che esca il prossimo film?

Bello è bello, per carità. Peccato abbia sempre questa espressione, pure quando sta al bagno...
Io che leggevo young adult pensando fossero dei fantasy (capitolo saltabile tranquillamente, fatto solo per tediarvi): Digressione, giusto per dirvi che non sono malfidente con questo prodotto. Ma se avete già letto un post di questo blog dovreste già saperlo da voi. Sono un fan di Hunger Games della prima ora, da quando per Natale mi hanno riciclato il primo libro della saga sci-fi di Suzanne Collins, prima ancora che si parlasse di una pellicola cinematografica. Me lo aveva regalato un amico che mi aveva fatto conoscere ai tempi la saga della Torre Nera di King, così andai tranquillo a tuffarmi nella lettura. Il libro, scritto in modo semplice e dal buon ritmo, con "omaggi" al mito del Minotauro e a Battle Royale, con una intelligente satira sul potere dell'informazione e dell'immagine, roba tipo "Quarto Potere di Wells incontra 1984 di Orwell", un mega trip. L'ho letteralmente divorato in un week-end. Non era a livello di contenuti cattivo quanto Battle Royale, esistevano dei "cattivi" a semplificare la vita (e le turbative dei genitori), ma comunque abbastanza forte, pure splatter. Belli i personaggi, interessante l'ambientazione post-apocalittica quasi da rinascimento industriale, la suggestiva visione di una razza umana divisa per settori lavorativi diversi ma omogenei. E poi c'erano i giochi cattivi, con al centro delle telecamere dei bambini lanciati armati uno contro l'altro, tra roba che esplode e incendia, nubi velenose, animali frutto della ri-combinazione degli stessi bambini,  creature stile uomo lupo zombie (una parte che il film ha tolto, probabilmente per la cruenza di quei passaggi). Poi però c'era anche la storia del triangolo amoroso a distanza della protagonista, una cosa un po' melensa, fatta di bacetti, brodini caldi, conigli arrosto, un accenno di "fuitina". Roba che a me un po' rompeva, ma che, ho scoperto poi, fece attirare alla lettura un sacco di ragazzine, tutte rigorosamente con il taglio a treccina della protagonista. Il triangolo rubava sempre più tempo agli ammazzamenti, così  per gradi mi accorsi di stare leggendo un comunque ben scritto libro per giovani donne. Un libro che era andato così bene che il salto su grande schermo diveniva inevitabile.
La pellicola numero uno fu ben costruita a tavolino, benedetta da una brava regista. Godeva di una ottima attrice in grado di dare credibilità all'intero mondo narrativo, una ambientazione credibile, musiche evocative, una trama ridotta ma avvincente. Belli gli effetti speciali, bravi gli interpreti in genere, un logo che iniziava a comparire ovunque, su cartelle, motorini, cereali. Inspiegabilmente ridotta, deturpata e ridicolizzata la parte di Peeta, peraltro interpretato da un attore bruttino, bassino e con lo sguardo da pazzo (ma che scopro avere un discreto successo comunque). La scelta non fu gradita, al punto che le fan del libro (che guardacaso sono tutte o quasi fan di Peeta) si indignarono della cosa (ma col tempo abbozzarono), mentre le fan del film trovarono più appetibile quello stoccafisso di Gale, per il quale la produzione scelse un attore decisamente più affascinante quanto inespressivo. Altro "piccolo" peccato mortale, gli Hunger Games, i giochi che danno il titolo al romanzo, nella pellicola furono mutilatissimi, ridotti a pochi, veloci ed esaltanti minuti. Di fatto depotenziati di gran parte della crudeltà e splatter che li caratterizzava. Rimanevano abbastanza trucidi ma non troppo. Mentre in casa mia qualcuno che aveva divorato il primo libro sbranava il secondo e aspettava il terzo in uscita, io mi accingevo a leggere il volume numero 2. Una noia apocalittica che mollai in breve. Tuttavia una prima parte sonnolenta che portava a una seconda avvincente e a un bel finale, ma che vidi solo al cinema, trascinato a forza. Il secondo film forse non era fatto bene come il primo, viveva di rendita, l'impatto era minore, il cambio di regia si sentiva. Ma era divertente. Il problema era che terminava con la chiusura definitiva degli Hunger Games. Il mito di Minosse, Battle Royale, il rito di passaggio all'età adulta, la cannibalizzazione nel futuro dei giovani. Tutti temi che avevano senso, che erano forti, proprio in ragione di quei maledetti giochi al massacro, nell'ineluttabilità che la società non avrebbe mai potuto essere differente, cambiare in qualcosa di meglio. Se togli i giochi togli il "realismo", l'immedesimazione, il cenno alla contemporaneità (dove trovare un lavoro equivale davvero quasi a un combattimento mortale contro candidati uguali a noi), trasformi tutto in favoletta dove i cattivi cattivi possono essere distrutti dai buoni buoni. Il terzo libro non ho voluto proprio leggerlo per principio. Ma a vedere questa pellicola penso magari di aver fatto male.


Il terzo film prima parte: Ormai è una moda più che una necessità. Il terzo film diventa la prima parte del quarto, se si parla di mettere in scena l'ultima parte di una saga. Fortuna che non l'hanno mai detto a Peter Jackson... Ciò avviene inspiegabilmente sempre, anche se il libro da cui è tratto è lungo la metà della metà dei libri precendenti. Come risultato, vedi Harry Potter. Un penultimo film in cui non accade assolutamente nulla, sintetizzabile in tre righe e un finale tutta azione. Oppure vedi Twilight, dove nel penultimo film succedono due dico due cose in croce, uguale. L'idea di vedere di seguito, a distanza di un anno, non una ma due pellicole, prive "degli Hunger Games", quando il titolo della saga è Hunger Games, mi è sembrata da subito una scelta sbagliata. Una scelta che si è tradotta automaticamente come una palla al piede per tutti gli spettatori adolescenti che erano presenti in sala durante la visione. Perché l'azione dei giochi arrivava puntualmente nella seconda parte delle pellicole. E qui abbiamo solo una grossa prima parte. Non c'è azione o, per lo meno, ce ne è davvero poca. Tanti discorsi politici, metafore, crisi esistenziali ma poche botte. In dieci minuti gli adolescenti tipo erano a giocare con Candy Crash con un riverbero di luce nella sala buia che ricordava il celebre spot di Coca Cola degli anni '80.

Ma se si guardano le cose da una prospettiva diversa, ecco che il film può anche dare delle belle sorprese. Ve ne sparo un paio, invitando i non interessati alle menate meta-cinematografiche ad aspettare l'uscita dell'home video e vedere la pellicola in tandem con l'ultimo capitolo.
E vai di menate meta-cinematografiche, pretenziose e superficiali, per puro cazzeggio da due soldi: ragazzi, questo film tratta di pubblicità mediatica e cita apertamente L'implacabile (come gli altri due del resto, qui siamo alla terza parte della pellicola diciamo) e Rambo 3 in un modo così spudorato e stranamente "d'autore" che non è letteralmente possibile, se siete fan degli action anni ottanta, trattenervi dall'applaudire a scena aperta. Le chiamavano tamarrate, ora diventano simboli quanto la bandiera con su Che Guevara. Rimangono tamarrate, bene inteso, ma rimarrete al contempo increduli vedendo l'aggiornamento di questa storica scena.


Una delle più iconiche metafore superomistiche del cinema moderno, (la riproduzione della stessa in chiave videogame pure nel finale di Four Rooms di Tarantino, Rodriguez e soci) che diventa arma di propaganda in un meta-trailer che cannibalizza perfino il logo ufficiale delle pellicole, il maledetto logo stesso della saga di Hunger Games. Mi fa piacere perché questo in qualche modo canonicizza i miti anni '80, li eleva a metafora in un gioco intelligente non dissimile a quello operato con licantropi e vampiri in Twilight. Mostri del cinema horror che magari non sarebbero mai stati considerati delle ragazzine come intrattenimento. Film action anni '80 che mai le ragazzine avrebbero visto. Ma, ancora, questo non è il nocciolo della questione. Il punto è l'uso di queste immagini, parimenti alle dirette stile grande fratello dagli hunger games, il fatto di essere quasi intercambiabili. La capitale offre uno show televisivo, la resistenza rilancia non un altro show televisivo ugualmente farlocco, precostruito. Una simmetria di pensiero quasi preoccupante, che ci riporta dritti a Snow Piercer, di cui abbiamo parlato pochi post sotto. Gli opposti sono funzionalmente uguali. E Jennifer Lawrence è bravissima qui nel trasmetterci l'inadeguatezza del suo personaggio, i suoi dubbi sulla effettiva necessità di un conflitto che si presenta da subito sanguinario. Un conflitto che però, astutamente, la pellicola non ci fa vedere se non di sfuggita, se non solo lasciandoci la possibilità di poterlo "ascoltare", nel concerto di esplosioni e calcinacci, all'interno di un bunker. Ugualmente silente è la capitale. Non sappiamo mai quello che effettivamente accada in quel luogo, le comunicazioni avvengono, di nuovo, solo con i messaggi ufficiali, la propaganda. Due mondi che si scambiano bombe ma che comunicano entrambi con immagine illusorie precostruite, false, anche se costruite su sentimenti autentici elaborate in qualcosa d'altro. Stupendo in questo senso il primo "spot" di Katniss, che da un lato cerca un profondo realismo emotivo, ma poi monta le immagini finali decontestualizzate, con appunto la sopra citata, tamarra, scena della frecce esplosive di Rambo.
Sapere da che parte stare diventa davvero un problema emotivo chiave, anche perché, come in Snow Piercer, non è detto che schierarsi sia davvero la soluzione finale. Certo tutti questi pensieri vanno rivalutati, addomesticati in virtù del finale della saga. Ma è molto interessante, curiosa e inaspettata, una pellicola che gioca sulle tematiche della propaganda e sulla sua attitudine a creare (o rendere ancora più grandi) gli eroi. Fine del pistolotto pretenzioso.  
Consigli per il look, con la consulenza di una delle migliori sciampiste lombarde (che vuole rimanere anonima, da cui mi dissocio in parte, ma che stimo e ringrazio per questo importante e doloroso contributo): Ma Hunger Games è anche glam, non dimentichiamocelo. Il look della Lawrence è copiatissimo da legioni di fan non solo perché "iconico", ma anche perché relativamente facile da realizzare quanto non discriminante a livello sociale (fa meno effetto dei capelli alla moicana). Pure i vestiti che Katniss indossa quando ancora è a casa offrono ispirazioni, più difficilmente i vestiti da tributo, ovviamente. Per questo ci affidiamo virtualmente a esperti del look per esplorare al meglio le intuizioni di stile che la pellicola riverserà nella moda di tutti i giorni. Forse. Mamma, non so questo posto da che parte andrà a finire, ho un po' paura...

look n.1: Katniss. La nostra eroina nei film passati godeva di uno stilista personale che era una autentica Rock Star (Lenny Kraviz) e peraltro un paio delle sue notevoli creazioni inedite le porta ancora. Tuttavia il look "distretto 13" (sarà una citazione carpenteriana?), fatto di pigiamoni e trucco minimale, la interpretano in modo molto diverso. Punto di rottura con il passato pure i capelli...


Reazione: I nuovi capi di abbigliamento sono il minore dei problemi, contestualizzano la storia e danno tanto la sensazione che i personaggio siano auto-detenuti. Ma l'iconica treccina ha subito mutamenti anche peggiori. La Lawrence passando di pellicola in pellicola ha fatto di tutto con i capelli e quello che appare oggi in testa a Katniss ha tutta l'aria di essere un parruccone ingombrante, sgraziato posticcio. Il parruccotto raccolto in ogni caso funziona, insieme al nuovo abitino da guerra stile Signore degli Anelli. Nella accezione "non raccolta" molto anni '70 è troppo demodè.


Look n.2: il presidente Coin: look austero anche per il personaggio interpretato da Julianne Moore. Perennemente in grigio sfoggia taglio dei capelli con sfumature alla Crudelia Demon.

Reazione:  va bene il clima teso, l'essenzialità e sobrietà dei personaggio in ragione all'importanza del ruolo, ma qui c'è un evidente peccato mortale del lool designer... tremende spaventose doppie punte!!!


Look n.3: Peeta. Il fornaio dal cuore buono oggi sfoggia un completino bianco immacolato, a rappresentare uno stato di purezza mai messo in discussione. Il ciuffo alto serve come sempre a compensare un po' l'altezza dell'attore.
Reazione: Il gessato bianco ha un collo alto che sembra "ingessato", non slancia per nulla.  Il calzino bianco è da sempre contrario al buon gusto e ordine pubblico. L'onda del capello è decisamente surreale... (ok , questo angolo del surreale è finito...)



Conclusione: una pellicola strana, che decontestualizzata davvero riesce a offrire qualcosa di diverso rispetto alla saga classica. Purtroppo non ha quel carico di azione che garantivano gli altri capitoli e dà davvero l'impressione che succeda poco al di là dell'intelligente e cerebrale scontro a distanza mediatico tra la capitale e il distretto 13. Non mancano nemmeno qui scene piuttosto forti e gli attori sono sempre bravi e adeguati al ruolo. La Lawrence si conferma come la migliore attrice emergente degli ultimi anni, riuscendo a dare spessore e continuità al mondo di Panem grazie alla sua convincente interpretazione. A vedere questo film in tandem con il successivo per me si rischia quasi di dimenticarlo subito, coinvolti come si sarà in una lunga serie di combattimenti. Dal punto di vista degli argomenti trattati questo "Il canto della rivolta parte 1" costituisce però senza ombra di dubbio la pellicola più "alta" del genere young adult. Perderla, come vederla di sfuggita, sarebbe un peccato.
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2 commenti:

  1. Bah voi siete pazzi come fate a dire cose del genere su Josh Hutcherson e Liam Hemsworth bah fatevi curare è stato un film bellissimo e gli attori sono TUTTI fantastici che razza di gentaglia...
    p.s.non siete tanto divertenti con quelle battutine del cazzo!

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  2. Dai non essere così suscettibile, mica ti abbiamo insultato la famiglia ;)

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