domenica 8 novembre 2020

Eggshells - il film “ritrovato”di Tobe Hooper



(Dove trovare Eggshell): Amo profondamente la label Midnight Factory di Koch media, poche storie. Porta in home video horror di tutti i paesi e le tendenze, da Train to Busan di Yeon Sang-oh a Goodnight Mommy dei fratelli Franz, passando da Amer di Cattet e Forzani, virando verso il Babadook della Kent, i film Blumhouse, Lucky McKee, Nicholas Winding Refn, Robert Mitchell, Pascal Laugier, Kevin Smith, Kitamura, Maury e Bustillo. La lista è lunga. Midnight Factory inoltre recupera dal passato, restaura e traduce cose introvabili o mai viste, come Street Trash, il delirante hobo-splatter di Muro, gli Halloween 5 e 6, i film di amabile serie z come Troll 2, Squirm - I carnivori venuti dalla savana e il suo quantitativo oversize di vermi viscidosi. Ci sono le antologie horror come ABC of The death, V.H.S, Holidays, ci sono i classici, Re-Animator, La Mosca, Zombie... tanta roba e tutta gustosa per chi ama il genere horror in tutte le sue declinazioni, al punto che spesso viene la voglia di pescare a scatola chiusa un titolo mai sentito, rischiare sulla fiducia e scoprire magari Road of The Dead, un Mad Max in cui dagli zombie si ricava carburate per auto. Non è certo un rischio comunque prendere tra le mani il lussuoso cofanetto contenete Funhouse di Tobe Hooper, conosciuto da noi come Il tunnel dell’orrore.  E‘ un piccolo cult del papà di Texas Chainsaw Massacre (Non aprite quella porta), per una volta in quel periodo non scritto dall’amico Kim Henkel, con cui realizzò oltre che i due primi capitoli della saga di Faccia di Cuoio (Henkel dirigerà il terzo capitolo: Texas Chainsaw Massacre: New Generation) anche Eaten Alive (Da noi Quel motel vicino alla palude), ma dal carneade Larry Block. Uno slasher divertente, con un villain estremamente interessante, Twibunt (un freak pieno di fragilità che nasconde il volto sotto una maschera di Frankenstein... quasi un personaggio felliniano, nel senso migliore del termine), una bella ambientazione sudicia e fatiscente come da “manuale Hooper”, tanto ritmo, ironia e squartamenti, ragazzetti odiosi che vorremmo vedere subito falcidiati. In un certo senso è la risposta “ironica“ di Hooper all’Halloween di Carpenter, una lettera d’amore all’interno di una palla infuocata di odio, dal New Horror sociale anni ‘70 indirizzata al principale (anche se ancora incolpevole) ispiratore del pruriginoso Teen-horror anni ‘80. Guardate Funhouse e capirete ancora di più l’amore di Rob Zombie per i freak-show che fuoriesce fin dalla Casa dei 1000 corpi. Certo non costa esattamente due lire il cofanetto de Il tunnel dell’orrore confezionato da Midnight Factory, ma ecco la sorpresa. Nel disco 3. Il primo corto di Hooper, per lo più una prova tecnica di stile con personaggi sopra le righe che si tirano torte in faccia in un contesto medieval-umoristico sotto acido. Poi un film intero, accidenti, questo Eggshells, che è invece tutto un acido ricolmo di amore dalla testa ai piedi!


(Eggshells):
Austin, Texas. Quattro amici + “1” che passano da una comunità Hippie a un appartamento più piccolo. Destinazione finale-mortale “sposarsi” e “conformarsi”. Voglia di sballarsi, essere liberi e ribelli, fare sesso, scrivere storie nudi per casa, all’epoca delle marce contro la guerra in Vietnam, Woodstock, Hair. Prendere un’auto, colorarla tutta, metterci sopra un oblò trasparente, farci gli scemi andando in giro e poi nel pomeriggio rompersi le palle, prenderla ad accettate come simbolo di improvviso “conformismo”, darle fuoco insieme a tutti i propri vestiti conformisti e correre nudi con il pisello di fuori, mentre l’auto alle spalle esplode. Iniziare a dipingere una stanza da letto di blu, togliersi i vestiti e dipingere i capezzoli della propria ragazza di blu, andare in bagno dopo aver pennellato su e giù e iniziare a tirare le tette su e giù, allo stesso modo e con lo stesso ritmo. Intorno allo sballo o creato dallo sballo stesso, in giro per casa si trovano tizi che forse sono fantasmi, forse sono invisibili perché sfigati, forse sono personaggi di un racconto, forse una personalità multipla di un altro tizio, forse sono di un’altra dimensione. Tizi che vanno al parco, si innamorano di una che lecca gli alberi e iniziano a ricoprirsi di palloncini colorati. Che diavolo è Eggshells?

È decisamente un film fatto senza una lira con un gruppi di amici, tra cui lo stesso Kim Henkel a pisello al vento (peraltro c’è una scena in cui senza un perché manca un personaggio, forse perché nel pomeriggio aveva Judo o per via della personalità multipla...). Molte scene sembrano rubacchiate a filmati d’epoca, matrimoni e cresime per dare l’impressione che i nostri eroi siano in mezzo a una folla di comparse. Ma quante idee, quanta poesia! Monologhi pre-tarantiniani a non finire, scene di montaggio veloce a telecamera invisibile che piroetta, sgasa, si ribalta, frulla e farebbero impallidire Sam Raimi, psichedelia e roba surreale in ogni dove, tra aeroplanini di carta che prendono fuoco e strumenti alchemici che succhiano e spremono hippie. Perché tutto questo non ha avuto un seguito? Perché Hooper è finito a fare gli horror sporchi e cattivi (tra i più bei film sporchi e cattivi di sempre) senza tornare a bazzicare questa anarchica e satirica visione del mondo? Questo Eggshells dovrebbe essere nella filmografia privata di Nanni Moretti, dovrebbe essere tra i film indipendenti più di grido, invece è semi-nascosto come extra di un film di nicchia (pur un bellissimo film di nicchia), nessuno ha avuto l’incoscienza di scommetterci sopra un ghello. Forse perché Hooper è davvero troppo libero e come sempre, come nei suoi Texas Chainsaw Massacre, “pericoloso”. Nei suoi film i “cattivi” non sono più i mostri fuori dal tempo e dallo spazio della Universal, ma dei freak, dei dimenticato dalla società moderna. Chi va più alla macelleria di Leatherface, se la nuova superstrada in trenta minuti ti porta al centro commerciale più fornito (Texas Chainsaw Massacre)? Chi va più al circo degli orrori, quando in tv c’è già tutto e non si rischia di incontrare la “brutta gente” come i giostrai (Funhouse)? Anche gli Hippie di Eggshells sono a loro modo dei dimenticati. Dimenticati e arrabbiati quanto “bambinoni”, come Leatherface o Twibunt. Gli adulti, il cui credo e idea di famiglia è per loro da rinnegare dichiarandosi “comunisti”, sono sempre fuori fuoco, lontani, come nelle strisce dei Paenuts. Anche gli atti di ribellione alla società più rumorosi (accompagnati da motivetti stile comiche) non sortiscono effetto e l’unica valvola di sfogo è la fuga psicotropa dal reale, la necessità di diventare “spirito”, fondersi con il partner e con il mondo (accompagnati da musiche mistiche) fino a leccare le radici degli alberi, consapevoli che come nel cerchio della vita Disney tutto ritorna e diventeremo concime di quegli alberi da leccare. C’è molta magnificata autodistruzione in Eggshells, come fuga dallo stigma della “normalità”. Ma forse è più forte la gioiosa voglia di vivere degli hippie che brulicano la pellicola, sbattendo gli uni contro gli altri sulle scale della piccola comune/mondo, condividendo i letti in quattro. Forse Hooper li ama davvero e un po’ li rimpiange, quei giovani scapestrati degli anni '60 di Austin. Al punto da sottrargli un futuro deprimente facendoli metaforicamente sbranare dai suoi orchi mangia-uomini di provincia, palude o Freak-Show. Un po’ come il pifferaio di Hamlin, Hooper con la sua arte “nichilista” porta via i bambini e il futuro da quel grande paesone che è l’America, in cui non si riconosce più. È forse per questo pessimismo verso il futuro, come Fulci in Non si sevizia un paperino, che Hooper è diventato un creatore di mostri di celluloide, rinunciando a cantare l’amore e la ribellione giovanile  come un Bertolucci in The Dreamers

The Eggshells ci arriva quindi di nascosto, solo sottotitolato, nel terzo disco di uno slasher a tema freak-show. Ma è un bel tesoro ed è carico di tutta la malinconia e dolcezza che solo chi suona musica pesante sa infondere in una ballata. 

Attenzione al viso d’angelo e al sorriso della splendida Amy Lester, c’è il serio rischio di innamorarsi e iniziare a volare in aria sospesi a palloncini colorati. 

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