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Premessa, non sono un fan di Captain Marvel: Captain Marvel è un'eroina che
negli ultimi anni è sempre più diventata una bandiera del "girl
power". Una supereroina che vola, mena alieni e sconfigge il male, ma
soprattutto una donna piena di valori, una professionista che lavora, un'amica
su cui contare, una figura senza macchia. Un'icona femminile infallibile che
sa sempre rialzarsi davanti alle difficoltà e prende il mondo con un pigio
serio e disincantato. Insomma, il classico personaggio eroico femminile
incapace di umorismo e autoironia, alieno a ogni difetto.
Mi
immagino gli Avengers che iniziano una gara di rutti mentre in un angolo a
scuotere la testa ci sono Captain Marvel e Pantera Nera. Gli unici che
ritengono importante essere seri in un fumettone colorato. Gli unici che sono
lì a dire qualcosa di sociale e importante e, ve lo assicuro, per me in questo
non c'è niente di male, i fumetti servono anche a questo, i fumetti spesso
"cambiano" per dare un messaggio. Sono passati i tempi in
cui Carol Danvers si chiamava Miss Marvel, e in fondo quel "miss"
pareva un po' sessista, come quel vestitino supereroistico ultrasessualizzato.
Carol era in sostanza una "bonazza" disegnata come una culturista
pin-up da infarto da Frank Cho. Una bonazza pure con dei grossi trascorsi
emotivi alle spalle, ma sempre bonazza che oggi, per esigenze dei tempi
moderni, non veste più succinto con il suo costumino nero, mascherina e
fascia rossa sui fianchi, ha forme meno provocanti e più normali, vive storie
votate all'inclusione sociale e il politically correct, piace al pubblico
femminile. È questo il punto, Captain Marvel è un fumetto concepito
principalmente per ragazze, perché anche loro abbiano un'eroina Marvel del tipo
Wonder Woman (un po' lontano dalle luci e ombre di una Vedova Nera pur
disneyana), che sia una sorta di guida morale, che ricordi loro (soprattutto in
un momento di crisi cose l'adolescenza) che le donne non devono arrendersi mai,
che sono importanti e sanno fare la differenza. È giusto veicolare questi
messaggi, è questo fumetto offre la giusta dose di "autostima
mensile". Per questo Captain Marvel indossa una specie di tutone da
motociclista monosex, è interpretata dalla vostra vicina di casa carina (Brie
Larson non è certo una panterona come Gal Gadot o Scarlett Johansson), ha tutto
un percorso di crescita che ne svela piano piano il valore supereroistico ma
che fonda detto potere nella forza morale del personaggio. Quindi, prima di
entrare in sala, devo un po' ragionare su un target che non è il mio, ed è
giusto che io lo guardi con gli occhi più vicini possibili al pubblico a cui è
rivolto. Anche se la formula "mondo femminile / film con effetti speciali /
mostri e robottoni" mi ha già detto malissimo di recente con
Bumblebee, dove la storia del transformers giallo che deve insegnare a una
ragazzina a superare il suo blocco nell'affrontare la sfida di tuffi del liceo
(evento formativo magari importantissimo per la crescita interiore di una
giovane donna) non è che mi avesse appassionato troppo. Chiamatemi insensibile.
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Sinossi: anni 90 dell'era terrestre. C'è un nuovo vigilante alieno in città e
picchia le vecchiette. Ed è una vigilantessa, si chiama "Vers".
Certo, non sono semplici vecchiette quelle che mena, ma alieni mutaforma skull
in grado di imitare in tutto e per tutto delle vecchiette terrestri per
infiltrarsi tra noi e ingrossare la coda alle poste e rubare la pensione ai
terrestri. Per questo "Vers", che ha forse una origine misteriosa
svelata in parte da dei sogni/ricordi, fa una sorta di lavoro sociale,
all'interno di un corpo multietnico di super poliziotti intergalattici guidati
dal carismatico Jude Law. Giunta rocambolescamente sulla terra negli anni '90 a
seguito dell'evolversi di una battaglia spaziale con i mutaforma, Vers precipita
direttamente dentro un Blockbuster nella sezione dvd in offerta, la nostra
eroina viene notata da un baldanzoso e strano Nick Fury interpretato da un
Samuel L.Jackson ringiovanito in digitale, incredibilmente spiritoso. Fury si
appassiona alla nostra eroina quasi quanto al vero co-protagonista della
vicenda, la gattina Goose (come il copilota di Maverick in Top Gun, con
l'identità segreta di Captain Marvel che è quella di una pilota di caccia
militari stile Top Gun... e la testa esplode). Fury, sempre sotto
"botox digitale", riempie di parole dolci e grattini la micina ogni
sei secondi e quando Goose non è in scena il nostro eroe si dimostra una
inaspettata e funzionale spalla comica (forse pure troppo goffa per l'idea
generale che ci facciamo di Fury, sembra la versione maldestra del Danny Glover
di Arma Letale) per la seria e fin troppo professionale (e pure un po' menosa,
concedetemelo) Vers.
Vers e
Nick girano in questi anni '90 vintage (che saranno i nuovi anni '80 vintage)
tra blockbusters e musica di Seattle, facendo i Man in Black, vivendo di
luoghi, aerei e un sacco di suggestioni post Top Gun (come Goose appunto), fino a
che si palesa davanti a loro il supercriminale skull Talos, interpretato da Ben
Mendelshon, nell'attesa che arrivi la cavalleria cosmica di Jude Law . Come
andrà a finire?
- il
Girl-power declinato ai supereroi: il personaggio di Brie Larson, se non fosse
per un paio di sorrisi che ti scaldano il cuore (uno dedicato all'ormai
compianto Stan Lee), non conosce alcuna forma di leggerezza. È tutto un
"dover dimostrare a se stessi", "essere eroici",
"sapersi rimettere in piedi", "avere grandi valori". È una
autentica incarnazione di valore militare, combattività femminile e spirito di
sacrificio altruistico senza uguali. C'è una simpatica sequenza poco dopo
l'inizio in cui la nostra eroina finisce a testa in giù, insalamata, a piedi
nudi e con le mani impossibilitate a emettere i suoi raggi devastanti. Così
intrappolata deve liberarsi e farsi largo tra innumerevoli nemici, in modi
scomodi che ce la fanno sentire quasi umana, quasi maldestra, perfino buffa.
Poi basta, diventa una specie di Santa Martire Onnipotente che non risulta del
tutto antipatica grazie a un'attrice che riesce a donarle un po' di
vulnerabilità con la sua ottima capacità espressiva, grazie a una spalla
comica che alleggerisce i toni narrativi quando diventano troppi solenni e
grazie a un gattino che fa cose buffe ogni tre minuti. Il tutto avviene in un
film molto colorato e anche piuttosto divertente, pieno di inseguimenti e di un
paio di riusciti colpi di scena, perfino in grado di regalare delle lacrimucce.
Molto riuscito il personaggio di Mendelshon, simpatico oltre l'immaginato
Samuel Jackson, sempre tenebroso quanto basta Jude Law, la Larson ce la mette
tutta per piacerci e comunicare alle ragazzine di tutto l'universo che lei è
come loro, che tutte possono raggiungere alti risultati se si impegnano e
perseguono dei valori. Un film semplice, che punta a un target preciso e fila
dritto fino alla fine, rievocando come sopra già menzionato un po' di Top Gun,
un po' di Lanterna Verde, un po' di Men in Black e un po' di Soldato Jane,
condendo sonoramente la musica con un sacco di brani da hit parade vintage alla
maniera dei Guardiani della Galassia. Gli effetti visivi sono carini ma si
accompagnano a scene d'azione forse un po' troppo statiche, il personaggio di
Captain Marvel è così forte da non dare mai l'impressione di subire una
sconfitta e questo pesa un po' sull'economia finale del film (ma si può dire anche
di altri film supereroistici). Credo che prima o poi gli Studios dovranno
emanciparsi dai film emancipatori come questo.
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Conclusioni: partivo prevenuto, ma alla fine lo spettacolo non mi è
dispiaciuto, pur lesinando un po' in sorprese. Visivamente è molto colorato, ha
un buon ritmo narrativo, si vede con piacere dall'inizio alla fine. Forse
l'amaro in bocca (che condivide con altri film di supereroi) è la sensazione
che la nostra eroina non abbia dovuto confrontarsi con un nemico al suo
livello, ma ad Aprile sarà più che probabile che la vedremo incrociare i
pugni con Thanos. E saranno botte spaziali per tutti.
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