C'è un
intero universo da esplorare là fuori. Un'infinità di mondi e razze tra cui
scovare personaggi non legati per forza a livello affettivo o parentale a
precedenti protagonisti di Star Wars, personaggi con nuove storie da
raccontare. Salvo il fatto di avere come protagonista una versione giovane del
personaggio reso celebre da Harrison Ford, Solo riesce a portarci in mondi
nuovi e accattivanti. Pianeti futuristici fatiscenti pieni di povertà e soprusi
e pianeti in salsa western con diligenze da assaltare che fanno tornare alla
memoria il pirata spaziale di Matsumoto. Se risulta evidente che a capo della
malavita spaziale non possano esserci che vermi spaziali, la maggioranza dei
personaggi si muove sul confine tra bene e male in un cosmico triste e
variegatamente privo di eroi e di fede (nella forza, ovviamente), dominato
unicamente dalla sorte e di conseguenza dal gioco d'azzardo. Tra le stelle c'è
solo miseria e un impero spaziale pronto a polverizzare pianeti dal giorno alla
notte. L'unico sogno possibile per chi nasce poveri nei bassifondi di un
pianeta sovrappopolato e sovra-criminalizzato sembra racimolare i soldi per
prendere un'astronave e volare via, verso i confini non ancora esplorati
dell'impero, a cercare un posto dove poter vivere felici e imparare a suonare
una chitarra spaziale. Solo che i soldi possono darteli i gangster
spaziali, persone con dalle quali, una volta che sei in affari, non riesci a
liberarti più.
Pur
seguendo alcune delle più classiche e spesso buffe regole dei film di Star Wars
(gli alieni buffi che cantano nei bar malfamati e le immancabili scenette dei
travestimenti fisici o vocali su tutti), Solo presenta un contesto concettualmente più disperato, carico tanto di pathos da crime hard - boiled
che degli scenari più tipici del western crepuscolare. Tra sparatorie, doppi
giochi e regolamenti di conti dietro oggi angolo, in Solo non mancano indiani
d'America spaziali armati di cavalli volanti e maschere rituali (capitanati
dal misterioso Enfys Nest), cattivi e complicati pistoleri/maestri in luogo
dei nobili Jedi (un grande Woody Harrelson), avvenenti femme fatale da saloon
(la bella Emila Clarke che nel look strizza un occhio a Leia), minatori e
galeotti relegati ai lavori forzati, gli immancabili fuorilegge e i gambler
sbruffoni da tavolo da gioco (tra cui si annidano per
"vizietto" anche Lando e Han). Ci si diverte sul "fronte
western" e almeno una bella scena di "assalto al treno"
rimane impressa, ma in fondo per me a livello visivo "non si vola
mai troppo" e molti degli aspetti più riusciti della pellicola rimangono
più a livello della scrittura dei personaggi, particolarmente valida nella
prima parte della pellicola. Molto belli e potenti i ruoli femminili (umani e
non), che surclassano per eroismo e valori una triste carrellata di maschietti
per lo più infidi, codardi e piagnoni se non proprio muti e da tappezzeria (genere "tappeti" anni '60). Molto arzigogolata è originale la rete
criminale che opera a livello intergalattico progettando piani alla Breaking Bad
intergalattici. Ci si diverte ma si ride pochissimo. Si vede che l'epurazione
di Lord e Miller, rei di aver reso la sceneggiatura troppo divertente per gli
standard, ha dato i suoi frutti e di fatto ha reso eccessivamente serioso un
film che avrebbe avuto le carte per declinarsi come un nuovo Guardiani della
Galassia. Ron Howard dirige con mestiere, ma era decisamente più Lucasiano e
spensierato in Willow. E se a pensare a Howard e Lucas insieme viene alla mente
American Graffiti e le sue corse nella notte tra fiammanti auto sportive fa un
po' specie quanto poco feticismo per i veicoli trasmetta questo film. Il
Millennium Falcon ha le sue scene ma la carrozzeria dell'astronave si vede poco
e le inquadrature sono per lo più spese nel riprendere i protagonisti in cabina
di comando e nel riprodurre un paio di alloggiamenti topico/iconici senza una
particolare passione/ossessione nell'esplorare di più la strumentazione di
bordo e senza la volontà di portarci nelle stanze segrete del Falcon che
ancora non abbiamo visitato. Avrei voluto vedere di più l'astronave più veloce
della galassia in un film come questo, goderne degli ingranaggi più nascosti in
scene di pistoni ed energia quanto un Fast'n'furious. Avrei voluto stare più
tempo con l'Han delle prime scene senza subire un salto temporale repentino
che va rapidamente a cancellare una fase della sua vita che poteva essere
gustosa e caratterizzata da spot sul reclutamento eccessivo/sarcastici che
parevano usciti da Starship Troopers di Paul Verhoeven. Non mi è affatto
dispiaciuto questo film, l'ho trovato originale nell'ambientazione e per
certi versi coraggioso nel scegliere di rappresentare un contesto narrativo
meno epico e più contorto. Mi sono piaciuti anche gli attori, che hanno
ribaltato con una recitazione appassionata molti dei preconcetti che mi
ero fatto sul film. Lo spettacolo visivo mi ha ovviamente convinto e su questo
aspetto non avevo mai avuto dubbi, ma Solo mi rimane in testa come
un film irrisolto, che necessita (anche per precise scelte di regia) di avere
una continuazione per riuscire davvero a definire il personaggio e questo suo
strano mondo in una galassia più lontana lontana del solito. Sembra che Alden
Ehrenreich abbia firmato per tre film e se così fosse credo di poter rivedere Solo
in una prospettiva diversa, ma credo che soprattutto in questo caso sarà il
botteghino a decidere il seguito delle sue avventure. O per lo meno sogno un
terzo Star Wars Story, magari come vociferato su Obi Wan, in grado di fare luce
e completare parti della trama qui rimaste ancora aperte e che il quel film si
amalgamerebbero bene come il cacio sui maccheroni (magari implementando pure
un certo personaggio impersonato da Forest Whitaker in Rogue One). A questo
punto auspicherei volentieri un terzo Star Wars Story che completi i primi due
film come una vera e propria trilogia (magari collocandosi temporalmente tra
Solo e Rogue One).
Mi
aspettavo un'avventura tra i mostri spaziali e mi ritrovo un film quasi
drammatico e dai contorni sfuggenti. La Lucas/Disney mi ha spiazzato come
sempre ma il cambio di volto di Han Solo è stato meno traumatico del previsto.
Il ragazzo ha preso in pieno lo spirito del pirata spaziale e ne imita cuore e
movenze con una naturalezza che sulla carta non credevo possibile. Un plauso al
vanesio e scorretto Lando di Donald Glover, in grado di rubare la scena a tutti
con le sue mossette e inaspettate fragilità. Immenso Woody Harrelson nel ruolo
dello "Yoda che si meritava Han Solo", un pistolero leggendario che
sa ruotare le pistole come gli eroi dei fumetti ma che nasconde molti lati
d'ombra, bravo come sempre Paul Bettany e incisiva, anche se in una piccola
parte, Thandie Newton. Sempre carina Emilia Clarke, premio comparsata da
applauso a Warwick "Willow" Davis, che è sempre un immenso piacere
vedere in uno Star Wars. Magnifica l'androide L3 -37 doppiata in origine da
Phoebe Waller-Bridge, che da oggi ha un posticino nel mio cuore (e spero
presto sulla mensola del modellini) vicino a K2-SO di Alan Tudyk.
Se amate
Star Wars o meno io un giro in sala lo farei, ma con la voglia di essere
stupiti da qualcosa di diverso più che con la speranza di trovare i vecchi
ambienti e i vecchi amici.
Che la
forza sia sempre con il mio amico Gianluca, che attraverso la sua passione per
Star Wars riesce sempre a contagiarmi e farmi tornare bambino per due ore una
volta all'anno.
Talk0
Io invece l'ho vissuto come un divertissement, un'avventura per ragazzi che aggiunge davvero poco al mito di Han Solo. Carino e simpatico finché dura ma ben poco memorabile: fortuna che c'era Chewbacca!
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