- Breve
sinossi: Alice Racine (Noomi Rapace) è un agente segreto con sul groppone un
attentato terroristico non sventato un tempo. Il suo mentore, Eric Lasch (Michael Douglas) sa quanto vale e la prepara per una nuova importante missione.
Londra, c'è una cellula terroristica che potrebbe far partire un attentato
biologico da un momento all'altro e solo Alice può impedirlo, perché per una
serie di sfighe spionistiche è l'unica che parla il dialetto arabo giusto,
conosce il Corano e la sua corretta interpretazione e sa condurre un
interrogatorio con l'unica persona che potrebbe dare le informazioni utili per
sventarlo, fornendole una parola in codice. Alice prende i contatti, si reca in
logo, interroga, scopre quello che deve scoprire e va in pausa caffè. Gli
agenti nella stanza accanto all'interrogatorio chiedono dettagli, ma lei dice
"Fatemi controllare gli appunti del liceo per sicurezza, datemi un minuto
per andare in bagno, telefonare a casa, bere un succo all'albicocca e sono da
voi". Lavoro liscio, autostima a palla, Alice chiama Emily (Toni
Collette), sua amica e capo di Londra per sparare due puttanate sulla pioggia
di Londra e la scoperta del pilates quando, sorpresa, l'amica si incazza.
"Dove sei finita? Gli agenti chiamati per l'interrogatorio non ti hanno
ancora vista, sei da Harrods a prendere orsetti?". E quindi tutto si fa
chiaro, c'è una talpa nell'agenzia, si trova nel posto sbagliato e tutti a due
metri da lei sono pronti a sfoderare armi con silenziatore da spia e spararle
contro non appena rivelerà loro cosa ha scoperto dall'interrogatorio. Come
uscirà di li'? Ad ogni modo durante la sua fuga sarà accompagnata dallo
stupido, molesto e irritante ladruncolo tatuato Jack Alcott (Orlando
Bloom) e avversata dall'annoiatissimo e bolsissimo super capo cia Bob Hunter (John Malkovich).
- Al mio
segnale, scatenate calci in faccia a Bloom!!!: Michael Apted è un regista
inglese eclettico. Oltre al canonico Bond (Il mondo non basta) ha diretto
Gorky Park, Conflitto di classe, Gorilla nella nebbia. Tra molta roba varia,
tra cui un Narnia, figurano anche dei thriller interessanti come Occhi nelle
tenebre o quella bombetta fuori di testa che era Extreme Measures. Peter
O'Brien come sceneggiatore arriva dal videogame Halo: Reach e c'è da dire che
trasporta su pellicola un animo action turbolenta e selvaggio. E poi c'è Noomi
Rapace, una delle più affascinanti, cazzute e convincenti attrici degli ultimi
anni. Brava nei ruoli drammatici, ottima nei ruoli action e con una voce
arrapante che non vi dico (forse più della Johansson, ascoltatela in lingua
originale). Ci aveva fatto innamorare di lei nei panni di Lisbet Salander
nell'originale trilogia svedese di Millennium, aveva fatto innamorare di lei
Ridley Scott che la aveva voluta in Prometheus (e Ridley l'ha un po' buttata
via in Covenant, un peccato) e presto sarà Maria Callas. E qui in Codice Unlock la Rapace conferma che sa menare alla grande. Quello che viene fuori da
questa strana combinazione non è però un noir spionistico elegante stile La
Casa Russia, ma un bell'action, sincopato e tamarro all'inverosimile, dalle
parti delle produzioni Besson. Molti inseguimenti, molte sparatorie, molti
pugni in faccia e pure tanto splatter, anche in contesti grotteschi (vedasi la
scena dell'ascensore pieno di sangue e pitbull). E tamarro all'inverosimile, e
pure convincente come mai in tutta la sua carriera è Orlando Bloom. Sì, l'ho
scritto. Con questa pellicola Orlando ha finalmente trovato il ruolo per cui lo
ameremo negli anni a venire. Sporco, tatuato, sinceramente spiacevole e ambiguo
fino al midollo, la sua trasformazione (per capacità attoriali) pare quella di
un wrestler che viene "turnato" da combattente buono a cattivo per
motivi di cartellone. E funziona, cavolo se funziona! In un'ora e mezza di
pellicola Bloom millanta "bulleria", spara proclami inconsistenti e
incassa più sberle e umiliazioni di Alfie Allen in tutto il Trono di Spade. Per
chi non ha mai amato l'attore è una vera e propria catarsi, un palliativo alla
pulsione insostenibile di tirargli un pugno virtuale, ma c'è di più. Abbiamo
rivalutato Tom Cruise dopo che virtualmente moriva centinaia di volte di fila
sullo schermo in Edge of Tomorrow (un autentico bagno di umiltà dopo troppi
film autocelebrativi e superomistici), amiamo qui Orlando in versione
"viscida" e scopriamo che è la sua versione "giusta", dopo
che con l'aria da finto bravo ragazzo (inespressivo come una pianta grassa,
forse però "fuori parte") ha devastato ElizabethTown di Cameron Crowe
e Kingston of Heaven di Ridley Scott. Insomma, qualcuno chiami Scorsese e lo
avverta che c'è in giro un nuovo caratterista per i ruoli da gangster. Ci sono
poi su schermo anche John Malkovich e Michael Douglas. Il primo ha sempre una
presenza scenica invidiabile, ma pure l'aria di essere lì in attesa del cestino
per il pranzo, conscio che non sarà spettacolare. È incredibilmente centra il
mood giusto! Le sue scene potrebbero essere montante pari pari in almeno 27
action thriller degli ultimi anni, assolutamente a caso. Ma farebbero comunque
la loro scena, perché lui rimane istituzionale, "impassibile", un
grande. In spolvero pure Michael Douglas, anche se il suo personaggio manca
delle giuste sfumature per apprezzarlo, probabilmente per problemi di scrittura
(si adattava meglio forse un Gary Oldman).
-conclusione:
fra spie e contro spie, minacce biologiche, inseguimenti e pugni belli pesanti
abbiamo trovato il B-movie ideale per una bella serata. La presenza di attori
in parte come la Rapace e di belle sorprese come Bloom non fa che rendere più
gustoso il prodotto finale. La regia solida di Apted fa molto action anni '80
alla Bruce Willis, e questo è decisamente un punto positivo. Certo che se i
servizi segreti lavorano in questo modo, si salvi chi può, ma intanto i pop
corn sono garantiti.
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