domenica 17 gennaio 2016

Speciale amarcord: Baldios - L'apoteosi della sigla generalista dell'era pre - Cristina d'Avena

"Buona sera, me lo da un Baldios?". E checcavolo sarebbe un Baldios poi? Ora provate a schiacciare play sul video qui sotto e a chiudere subito gli occhi, limitatevi ad ascoltare il testo.


Certo non aiuta molto sapere che a cantare questo pezzo sia il sedicente "coro di Baldios". Senza le immagini a corredo un "Baldios" potrebbe essere benissimo un robottino da cucina anni ottanta.


Potrebbe essere pure un digestivo.

Invece ascoltando queste note noi, che all'epoca come cantava la sigla eravamo "i giovani che credevano negli eroi", noi "girellari fieri", ancora oggi, ci esaltiamo. Anche senza le immagini pensiamo subito a uno specifico anime,  glorioso anche se un po' sfigato, realizzato dalla  Ashi per la Toei e venuto alla luce all'inizio degli anni ottanta. Uno di quei cartoni animati ultra drammatici alla Zambot, per intenderci, struggenti e pessimisti, melodrammatici e caustici in modo esagerato. Con animazioni che ancora oggi appaiono invecchiate pochissimo, musiche evocative, mecha design da paura che vende ancora modellini in metallo da 300 euro. Baldios aveva e ha ancora "i numeri".


Futuro. Marin, il protagonista, era un alieno e come Actarus era giunto sulla terra per salvarci da altri alieni cattivi a cavallo di un robot enorme. Ma non fu altrettanto fortunato. L'eroe cercava aiuto nella classica base - centro di ricerche - silos dove si parcheggiavano i robottoni anni '70 - '80, ma tutti gli rispondevano picche. Perché i terrestri lo squadravano subito male, pativano subito un complesso di inferiorità. Marin andava in giro con un robot che era fighissimo, di una potenza spropositata e che per questo nell'anime si vedeva davvero poco. Un colosso che peraltro non aveva mai la gioia di pestare duro qualche mostro spaziale, limitandosi a poter schiacciare astronavine piccole e fastidiose come mosche. E poi perché doveva sempre essere Marin a guidarlo mentre gli altri piloti terrestri dovevano limitarsi a "comporre il giocattolone" guidando delle astronavine brutte che diventavano le gambe del colosso? Che fine aveva fatto la democrazia robotica di Getta Robot? Niente da fare, pilotava Marin. Oltre ad avere il robot "più grosso" e a guidare la rispettiva astronave più bella, Marin stava sull'anima probabilmente anche perché era davvero un Figo. L'eroe più gnocco degli anime di sempre. Sguardo languido, ciuffo vaporoso e ribelle, fisico da rockstar e movenze da vero principe azzurro. Occhioni intensi lontanissimi dallo sguardo da pazzo di gente come Tetsuya del Grande Mazinga o Ryoma di Getta Robot. E con una tutina elegante su misura faceva sembrare pure Aram Banjo un burinaccio di periferia. Roba che le bambine di inizio ottanta preferivano Marin a Terrence di Candy Candy. Anche perché c'era dietro alla storia dell'eroe spaziale anche tutto un intrigo amoroso a tre. E una "dei tre" era proprio una dei suoi più acerrimi nemici, una manza aliena da paura legata a lui da intrighi degni di Beautiful. Come conseguenza di ciò Marin piaceva parecchio al pubblico femminile ma stava sinceramente sulle palle a tutto il resto del cast e un po' pure a molto del pubblico del maschietti, soprattutto i più piccini, che da un cartone animato coi robottoni si aspettava di vedere dei cavolo di robottoni che si menavano. E ovviamente non arrivavano mai, perché inoltre in Baldios si parlava un casino e c'era tutto un discorso sui cattivi in fondo non così cattivi, sulla politica e sul rispetto del diverso. Baldios faceva pensare.


Purtroppo per questo Baldios "non finiva". Fu tagliato il budget per i bassi ascolti. Da 39 episodi previsti si chiuse baracca a 35. Ma a sorpresa Baldios il fandom se lo era comunque fatto. Così la storia venne "riaggiustata" in tempo record da un film che lo sintetizzava e chiudeva. Ma che, in perfetto stile giapponese, incasinava tutte le premesse rendendolo una storia alternativa. Un film comunque imprescindibile tanto per i fan che per chi è neofita. Soprattutto per le romanticone e i romanticoni, che apprezzeranno parecchio il suo finale. 
Oggi Yamato Video, che ha già editato la serie e il film da tempo, mette tutto in un unico cofanetto a prezzo imperdibile. Per i nostalgici una occasione ghiotta, anche perché i master sono ancora buoni e gli occhioni di Marin sono profondi come un tempo. E rivederlo da adulti è davvero un'esperienza gustosa e diversa dal solito. Un bel recupero. 
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