Meat boy è... Beh, Meat boy è... un cubetto. Con le gambette, le baraccine e la faccina sorridente. Ed è fatto di carne, se no sarebbe solamente un "cube boy" qualsiasi. Non sarebbe di un fighissimo colore rosso fuoco. Né sporcherebbe di sangue, dopo una delle sue morti frequenti e orribili, tutti i muri, gli spuntoni e le falci rotanti dei livelli infernali del platform in cui si trova. Perché si trova a farsi squartare "a nastro" in posti tetri che manco Hostel di Eli Roth? Per via del terribile Doctor Fetus. Che ha un nome bruttissimo, è ambiguo, piccolo piccolo ma alla guida tipo di un esoscheletro minaccioso. Un esoscheletro ricavato da una incubatrice. I programmatori si drogano. Meat boy ama Bandage Girl, una dolce cubettina rosa con una margheritina in testa e gli occhioni dolci. Nessuno ama il Doctor Fetus, motivo per il quale l'omino patisce, scrive testi metal sulla Smemo, fa i cattivi pensieri e infine rapisce Bandage Girl diventando un genio del male. Meat Boy non si lascia scoraggiare e affronta così una serie di diabolicissimi livelli per salvare la sua amata. Ma siccome è un po' sfigato o babbo o tutte e due le cose insieme, ogni volta che raggiunge Bandage Girl quel lestofante del Doctor Fetus riesce a rapirla di nuovo e portarla alla fine di un altro intricato e splatterosissimo livello. Ogni tanto è il malvagio omino stesso che si cimenta nello sterminio del povero Meat Boy alla guida di robot dotati di motoseghe giganti e roba così. Ma Meat Boy non molla. A meno che non molli il giocatore dopo una crisi di pianto, una esplosione di ira o la morte della sua console o della tv a furia di testate e calci liberatori.
Edmund McMillen nel 2008 creava un giochino flash. Grafica puccettosa ma che nascondeva foschissime ambientazioni horror, in grado di artigliare con sorprendenti tocchi splatter. Comandi facili e intuitivi, ma ostici da padroneggiare, ritmo e difficoltà "seria", hardcore . In un attimo ebbe gli occhi di tutti i player e le case di produzione puntati addosso. Gli arrivarono i finanziamenti, Edmund mise su il suo bel "Meat Team" e tutti i pc e le console ebbero una propria versione del suo omino di carne. Una droga digitale per notti in bianco e urla di frustrazione a monte di pochi sani momenti di pura gioia. Nasceva uno dei giochi più amati di sempre. Un indie low budget ma cazzuto che era un po' una sorta di Super Mario Bros incontra Lemmings saltando come Megaman. Duro come Ghost'n'Goblins, ipnotico come lo sta-cult Rick Dangerous per Amiga. Tutti felici, tutti esaltati, il gioco piace pure alle ragazze. Tutti bestemmiano alla luna dopo la duecentesima morte di fila. Il buon Edmund McMillen batteva cassa, si faceva il "nome" e da lì a poco arrivò il suo nuovo game, ancora indie, ancora horror - puccettoso ma più stile Zelda per Super Nintendo: The Binding of Isaac. La play rimaneva sfigatamente a bocca asciutta dell'avventura del pupazzino di carne, per via di una esclusiva Microsoft. Oggi la grande ingiustizia è finita! Meat boy arriva su Ps4 in versione riveduta e corretta. E io esulto perché anche noi videogiocatori Sony abbiamo diritto di ululare alla luna e rispondere male ai nostri cari se moriamo male in un giochino.
Però cacchio se è difficile.
Una musichina rockeggiante ci accompagna per i livelli caricandoci a mille, i colori sono vivaci ma in un lampo diventano "noir" e iniziamo ad assistere al massacro sanguinario di puccettosi scoiattoli. Non chiedetemi il perché. Ci sentiamo allegri ma il buio è dietro l'angolo, le trappole e gli scenari sono qualcosa di davvero infido. Si inizia un livello con l'obiettivo di raggiungere la cubettina rosa, in genere nascosta da qualche parte, a volte sotto chiave. Si salta con un tasto, ci si arrampica e si corre per saltare più lontano, ogni tanto di collezionano chiavi o si batte qualche boss utilizzando lo scenario, tutto qui e poco altro. Subito possiamo ammirare quanto il game design sia geniale nella sua essenziale ma continua sfida. I programmatori sono dei bastardi puri. Ogni nuovo schema cambiano le carte in tavola. Livelli in cui è chiesta velocità, livelli in cui è chiesta logica, livelli che sembrano fatti per essere passati solo per una fortuna bestiale. La costante è che si muore e rimuore male. E qui torniamo (noi figli degli anni '70) al primo Lemmings per Amiga dei primi '90. Stesso fascino "schematico -brutale" a livello visivo, non tanto nella grafica pompata ma nel modo in cui sono stati costruiti i livelli piattaforma dopo piattaforma, baratro dopo baratro.
A volte davvero sembra un'impresa eroica affrontare due o tre
piattaforme stronze, nonostante non ci siano legioni di draghi giganteschi da
abbattere. Serve precisione, calma e il giusto ritmo per superare le insidie
di Fetus e gli ostacoli naturali (leggi strapiombi e aculei) che ci si parano
davanti ogni pochi centimetri. Tutto l'impegno profuso può sfumarsi a un passo
dalla meta dopo una sequenza di gioco degna delle olimpiadi, ogni errore si
paga e nonostante i comandi siano buoni si ha talvolta la sensazione che il
nostro pezzettino di carne scivoli troppo, ma scivolare è la sua
"essenza" e domare questo aspetto è una delle sfide più impegnative
e appaganti dell'esperienza. Come accadeva nei giochi degli anni '80 qui se
si muore prima della fine di uno stage si ricomincia tutto da capo, per 300
livelli uno più bastardo dell'altro. Alla fine di un livello si può salvare, vero, ma nel mentre... ore e ore di frustrazione dedicate al subdolo giochino manco
fosse un dio pagano. Perché se cadete nel "tunnel" il gioco vi
elettrizzerà e sedurrà con la sua curva di apprendimento progressiva-ripida e
non ne avrete mai abbastanza. Inizierete a ragionare da professionisti e a
rigiocare mille volte le sfide più dure per arrivare al top finendo un quadro
impossibile in otto secondi e bendati, pronti a bullarvi con voi stessi. Meno
tempo ci si mette e meno Meat Boy si sacrificano, più si alza il punteggio e
si possono sbloccare extra. E poi c'è un aspetto proprio malato da "humor
nero", che spinge al masochismo videoludico più estremo. Ogni volta che
moriamo nel gioco il livello si "sporca", arrivando
letteralmente e perversamente a traboccare di sangue. Siamo morti su una
sega circolare? Nel tentativo successivo la sega sarà sporca di sangue. Certo
potrà essere utile per "segnare" maggiormente l'ostacolo, un po' come
i messaggi dei giochi della saga Souls, ma c'è anche il "lato b" della
perversione. Sempre in tono macabro-buffo, una opzione replay che si attiva a
livello superato e ci mostra tutte le nostre morti di quella fase. In un attimo
il replay ci fa assistere allo spettacolo di tutti i nostri meat boy che
contemporaneamente e inesorabilmente vanno incontro a morte certa fino
che l'ultimo riesce a superare la sfiga e la sfida. E tanti meat boy insieme
sembrano un lago di sangue che manco gli ascensori di Shining. Il sangue di
legioni di cubetti rossi defunti è indelebilmente sulle nostre mani ed è qui,
come sopra citato, che torna di nuovo l'effetto "Lemmings". Anche
lì c'era il replay mortale se vi ricordate, anche lì in pochi secondi si
accelerava il livello vedendo spiaccicare milioni di creaturine indifese che cadevano
contro l'asfalto o il fuoco i peggio. Il puccetto-sadismo è potente in Super
Meat Boy.
Non vi spaventate se occorreranno giorni per passare
uno stage. Non distruggete la vostra casa se non riuscite subito a passare le diaboliche
ventole del livello 2.4. Un bel respiro, un po' di yoga e un the caldo faranno
il caso vostro. Anche se dopo la decima tisana probabilmente tornerete a imprecare duro contro il Meat Team e le loro madri. Forse la frustrazione vi
farà prendere in mano dei libri, incontrare gente, tutto pur di non pensare a
Super Meat Boy. Questo gioco è ottimo per lasciare da parte i game e tornare a
socializzare nel mondo reale, una vera terapia d'urto. Ma comunque una droga a
cui è bello tornare per perderci dentro, imprecando al mondo bastardo mentre
abbiamo i pollici sul pad. Possiamo entrare in contatto con il nostro lato più
animale, riconoscerlo e vincerlo. Una perfetta terapia comportamentale che vi
viene offerta grata questo mese se avete il playstation plus. Perdersi questa
chicca di gioco è un delitto. Super Meat Boy è gameplay puro ed è fatto per
divertirvi (poco) e appagarvi (poco ma "abbastanza"). Non ha una
mega grafica moderna, non ha diecimila opzioni online, non ha una "storia"
cinematografica. È solo saltare, correre, schivare ed arrampicarsi. Nel mente
distruggendo pad, console, finestre, pareti e per ultimo dare fuoco alla
vostra abitazione. Ma lo fa in modo spaziale. Puro rock'n'roll digitale,
grezzo e è cattivo ma che non esce mai dal vostro stereo.
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