mercoledì 7 ottobre 2015

Inside out


Riley ha undici anni e deve, come Brandon e Brenda Walsh, lasciare la grande e "fredda" provincia americana (per lei il Montana, per loro il Minnesota) per seguire il lavoro del babbo in una San Francisco che suona subito come "Sanfranschifo", come il "motoschifo" di "allaricercadinemiana" memoria. Una casa nuova e vuota, una nuova scuola, gli amici che si possono vedere solo con Skype, pizzerie con solo un tipo di scelta e solo pizza coi broccoli, Sanfranschifo si merita tutto il suo soprannome. I mobili non arrivano e forse i traslocatori si sono persi o se li sono venduti, i finanziamenti danno problemi, la famiglia di Riley è nel pieno di una polveriera emotiva e dentro le teste della bambina, di mamma e di papà è tutto un susseguirsi di dibattiti tra buffi "omini del cervello (R)" ( marchio registrato da Pasquale Laricchia del Grande Fratello). Perché in ogni persona, alla consolle di comando della emotività, a guardare su grande schermo in streaming dai bulbi oculari la nostra vita,  si alternano dei pupazzetti tutti buffi e pelouchosi (e presto vendutissimi) a prendere la decisione giusta per fare sì che noi possiamo sopravvivere al mondo nel migliore dei modi, se non addirittura vivere felici. C'è Gioia, una palletta di sole saltellante con la zazzera blu, che ci fa vedere il lato positivo della vita. Disgusto, una gnappetta verde buffamente menosa, che fa in modo che noi frequentiamo "le persone e gli ambienti giusti". Paura, uno smilzo grigetto è schizzato che pare un ragioniere, che fa in modo che noi possiamo affrontare al meglio i pericoli. Rabbia, un tarchiato omino rosso con la testa che va in fiamme, che ci dice quando tirare fuori le palle. E infine Tristezza, una chiattina viola occhialuta e con il maglione che la infagotta, che ancora non ha capito il suo ruolo nel mondo e ha paura di fare disastri per la sua sbadataggine. Nel gruppo Gioia fin da piccina detiene il comando, ma forse qualcosa sta cambiando. La vita si sta divertendo a mettere alla prova la piccola Riley e la sta facendo crescere di botto da bambina ad adulta. Ed una serie di eventi farà sì che la palletta di sole dovrà davvero ingegnarsi per salvare la baracca.


Di più non vi dico perché sarebbe un peccato, questo film Pixar è una continua sorpresa e invenzione tanto visiva quanto contenutistica che dovete godere in pieno. Apparentente complicatissimo, il film riesce a scorrere che è un piacere senza mai annoiare un momento, divertendo e, come spesso fanno i Pixar, facendovi commuovere a ripetizione. Preparate i fazzoletti. Io che sono un caso clinico ho iniziato a piangere già dopo il primo minuti del corto, che anticipa il film, "Lava", una canzoncina malinconica cantata da Caccamo e Malika Ayane. Ma io, ripeto, sto messo male. Però ho visto che non ero l'unico in sala, Inside Out riesce davvero a muovere le emozioni e propone situazioni in cui è facile ritrovarsi, autentica "memoria collettiva". Tuttavia i piccini al cinema mi sono sembrati saltuariamente  più interessati a spostarsi tra le poltroncine per i popcorn o la coca o a correre vicino al palco davanti al mega schermo durante l'intervallo. Forse perché nonostante i buffissimi protagonisti e il ritmo indiavolato, il film presenta suggestioni che possono essere apprezzate maggiormente dagli adulti, derive psicanalitiche non così troppo "for Dummies". Qualcosa che mi mette la pellicola di Pete Docter dalle parti del similare e ugualmente spiscioso quanto elaborato Osmosis Jones dei fratelli Farrelly. Splendidi giocattoli visivo - educativi che giocoforza si apprezzano maggiormente da grandicelli.
Pete Docter del resto ci aveva già deliziato con il sognante quanto ultra dettagliato mondo di Mosters & Co. Se vi siete divertiti con Mike e Sully tra strani aggeggi e il tortuoso dedalo di porte dimensionali della Monster Inc. qui vi troverete a casa. E grazie al cielo che ci sono di nuovo in produzione, dopo l'eccelso Up e l'ingiustamente poco performante Brave, pellicole nuove non "sequel di qualcosa" e che non sono troppo livellate per bambini. Tra un Cars e un Frozen ogni tanto pure i più grandicelli si divertono. Artisticamente c'è, come sempre, davvero poco o nulla da recriminare. È Pixar, non sarebbe da aggiungere altro. La casa nata da Lasseter e Bill Gates che con il tempo ha fagocitato-reimmaginato Disney, Marvel e Lucas Arts dimostra negli anni che contro di lei non ce n'è. La tecnologia, l'animazione, gli attori e i musicisti coinvolti. Tutto è ai massimi livelli e ogni nuova pellicola sposta più in alto l'asticella. Visivamente in più del solito qui sorprende la "consistenza" degli "omini del cervello(R)". E' qualcosa di curiosissimo, sembrano pelouches un po' usurati con delle palline di stoffa che sporgono, ma al contempo hanno un'aria immateriale, eterea. Le immagini su piccolo schermo non rendono giustizia del folle lavoro che ci sta dietro e mi dispiace di non aver potuto vedere la pellicola in 3D per coglierne di più la profondità. Anche i capelli dei personaggi, da sempre difficilissimi da realizzare, hanno subito un nuovo step dai tempi degli Incredibili (ma già in Brave erano fantastici). E poi c'è tutto il "mondo interiore" di Riley, con centinaia di dettagli e che non disdegna nemmeno ardite interpretazioni dell'arte pittorica. Magnifico. 


I nostri doppiatori hanno fatto un ottimo lavoro e sono curiosissimo di ascoltare il doppiaggio originale. Il piano surreale e frizzante del mondo interiore si scontra e confonde con il tono e la recitazione del mondo reale, alimentando una gustosa sinergia. Il piano reale è la perfetta base "tragica" ed in quanto tale è abbastanza grigio e deprimente nei luoghi come nella recitazione dei personaggi "umani". Si avverte un po' di freddo nella maggior parte del tempo. Per questo il piano "emotivo" cerca tutti i modi possibili, tanto visivi che recitativi, per "colorarlo", sostenendo un linguaggio più da commedia. Come avrete sicuramente visto dai trailer, i momenti di vita di Riley vengono "gestiti" con tutta la foga e partecipazione del caso dagli omini interiori, che stanno in una danger room che richiama tanto la plancia dei sottomarini che la stanza dei bottoni dei "leader" nei film catastrofici. I tempi comico-drammatici sono scanditi alla maniera del telefilm "Ma che ti passa per la mente", di cui abbia parlato (qui link) nell'anteprima. Ma che forse ho visto solo io e forse non mi ricordo mai il titolo giusto, perciò l'idea non rende. Alcune battute ricordano anche Piacere Dave con Eddie Murphy, ma che ugualmente abbiamo visto in tre. Quindi diciamo che queste scene sono decisamente divertenti e originali. Per il resto la pellicola è più sui binari action del già citato Osmosis Jones e calca tanto il buddy movie quanto il genere che da sempre più racconta l'interiorità, il road movie. E qui le mattatrici indiscusse sono Gioia e Tristezza, che duettano amabilmente grazie anche alle nostre brave doppiatrici. La dinamica in cui si alternano questi momenti è davvero stimolante ma funziona per me meglio quando c'è maggiore equilibrio, soprattutto nella prima parte della pellicola. Ma alla fine è più un discorso di mio gusto personale, perché questa pellicola "senza se e senza ma" è davvero un capolavoro.
Un film imperdibile che trovate in pratica programmato in tutto le sale, fantastico se avete dei bambini, imperdibile se siete adulti. Un altro strike per la Pixar Animation. Preparatevi però a versare qualche lacrimuccia. Magari arrivando a pensare che molti dei ricordi più belli della nostra vita siano andati inevitabilmente persi con l'arrivo dell'età adulta. Ma con la consapevolezza che ce ne saranno sempre di nuovi e incredibili da creare giorno per giorno. 
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