martedì 12 agosto 2025

I fantastici 4 - Gli inizi: la nostra recensione del nuovo cinecomic Disney - Marvel, diretto da Matt Shakman, che riporta al cinema nel modo migliore uno dei più amati super gruppi di sempre


Nell’America di Terra 828 si vive un presente che sembra la realizzazione di tutti i sogni della fantascienza ultra colorata e retro futurista degli anni ‘60. 

Raggiungere lo spazio è diventata una certezza e non solo un sogno. Un tecnologia all’avanguardia ha semplificato la vita e viene condivisa con ogni paese senza rivalità interne. Si può parlare con speranza di “futuro” e tutto questo è stato possibile grazie a “qualcosa di fantastico” che è avvenuto solo 4 anni prima.

4 anni fa, 4 esploratori spaziali si sono imbattuti con la loro astronave in una tempesta cosmica, ritornando a casa per miracolo, ma in possesso di misteriosi poteri che li hanno resi dei potentissimi meta-umani. 

Da allora l’ultra-razionale e introverso Reed Richards (Pedro Pascall) si è ritrovato con la capacità di allungare e torcere all’infinito il suo corpo come fosse di gomma, diventando “Mister Fantastic”. Un elastico vivente la cui parte del corpo più sorprendente è rimasta però la sua mente geniale, in grado di progettare e realizzare con grande rapidità ogni tipo di innovazione tecnologica. 

L’empatica, riflessiva e protettiva Sue Storm (Vanessa Kirby) ha invece sviluppato incedibili poteri telecinetici e la facoltà di rendere invisibili gli oggetti cui viene in contatto, venendo ribattezzata “La donna invisibile”. Lo spericolato fratello di Sue, Johnny (Joseph Quinn), ha trovato una forma consona al suo carattere “focoso”, acquisendo il potere di trasformarsi in una creatura composta di sole fiamme, diventando “La torcia umana”. Il possente e solitario Ben Grimm (Ebon Moss-Bachrach) è stato trasformato in modo permanente in una enorme, potente ma gentile creatura rocciosa, soprannominata con un po’ di timore come “La cosa” ma amatissima da tutti i bambini. 

Da allora vengono chiamati “I Fantastici 4” e il mondo ha più volte chiesto loro aiuto per sventare eserciti di scimmie rosse evolute, misteriosi cyborg malvagi, draghi spaziali e creature del sottosuolo e di sotto i mari. I Fantastici 4 si sono rivelati degli incredibili difensori e mediatori con ogni tipo di razze e alieni, ma anche delle straordinarie guide politiche e scientifiche. Con la loro Future Foundation sono riusciti a parlare a livello internazionale di progresso, clima, fine dei conflitti armati.

I 4 sono diventati amatissimi e occupano le prime pagine di ogni rotocalco, intervengono alla radio, sono protagonisti dei cartoni animati e dei fumetti, svettano su magliette, gelati e gadget di ogni tipo. Puoi trovare le loro miniature parlanti come sorpresa omaggio nei fiocchi d’avena, mentre loro “in carne ed ossa ”vivono in un super palazzo hi-tech nel centro di New York, con un robottino tuttofare di nome Herbie, spostandosi con una favolosa “Fantasti-Car”, progettata da Reed stesso, in grado di trasformarsi da auto ad astronave o sommergibile in pochi secondi. 

Certo, nonostante la fama, vorrebbero presto tornare ad esplorare lo spazio. Sono in proposito già pronte delle nuove tute spaziali e per non farsi mancare nulla è pure già pronta a un passo da Time Square una astronave, la Excelsior, con tanto di rampa di lancio. Finora hanno dovuto rimandare, ma qualcosa di inaspettato li riporterà al di fuori della atmosfera terrestre quanto prima.

Accade durate uno special tv della ABC, commemorativo dei 4 anni in cui i 4 eroi si sono palesati al mondo. 

È un misterioso alieno argentato (Julia Garner) a cavallo di una tavola da surf, che si palesa all’improvviso sui cieli di Manhattan dopo un balzo dallo spazio profondo a velocità supersonica. Dice di essere l’araldo di Galactus, una creatura millenaria in grado di divorare interi pianeti. Dice che ormai non c’è speranza di sopravvivere o scappare per loro. Invita i terrestri a passare gli ultimi momenti prima dell’arrivo del suo signore per stare insieme, in serenità con i propri cari.

La fine di tutto, è già scritta.

I 4 rispondono alle preghiere e paure di un mondo in pochi minuti calato nel caos e si mobilitano subito per contrastare l’apocalisse. Peraltro tutto accade in un momento in cui il loro piccolo mondo familiare sta per essere rivoluzionato dal futuro arrivo del primo figlio di Reed e Sue. Ma il destino della Terra e del nascituro di Reed e Sue saranno misteriosamente collegati, in un modo tragico quanto davvero inimmaginabile. Per salvare il bambino, i 4 si troveranno sul punto di sacrificare l’intero pianeta e forse l’umanità intera, con una folla, che da sempre li proclama come eroi e guide, che sarà per la prima volta spinta a dubitare di loro. Se non a odiarli. Cosa salverà Terra 828 dall’essere divorata da un ancestrale divinità cosmica?


Il regista Matt Shakman, nato a Ventura in California, è alla sua seconda prova sul grande schermo dopo l’interessante thriller del 2014 Cut Bank, realizzato per l’indipendente A24. Ha tuttavia in curriculum la regia di alcune puntate di serie tv di successo come Six Feet Under, Dr.House, Fargo, Game Of Thrones, C’è sempre il sole a Philadelphia e soprattutto la geniale Wandavison, scritta da Christophe Beck e prodotta da Disney Plus. 

La sceneggiatura de I Fantastici 4: Gli inizi è realizzata invece a otto mani da Josh Friedman (La guerra dei mondi, Il regno del pianeta delle scimmie, Avatar - La via dell’acqua), Eric Pearson (i “Marvel One shots”, Black Widow, Thor: Ragnarok, Thunderbolts), con l’ausilio di Jeff Kaplan e Ian Springer (K-Pop: Lost in America). 

Per vestire i panni del geniale e allungabile Mister Fantastic è stato scelto l’attore cileno Pedro Pascal, diventato celebre con la serie  Narcos per poi essere il volto di The Mandalorian e il co-protagonista di The Last of Us. Sue Storm, la Donna invisibile, ha il volto dolce ma determinato della biondissima e bellissima inglese Vanessa Kirby, che si è già fatta notare nelle saghe di Fast’n’furious e Mission: Impossibile, ma è stata anche Josephine Bonaparte nel Napoleon di Ridley Scott. Il “focoso” John Storm è invece interpretato da Joseph Quinn, che vedremo presto al cinema nel drammatico Warfare di Alex Garland ma abbiamo già apprezzato di recente in A Quiet Place - Giorno 1 e nel ruolo lunare del giovane imperatore Geta, ne Il gladiatore II di Scott. Nel cast anche il simpatico “uomo-talpa”, interpretato dall’attore comico Paul Walter-Hauser che vedremo presto nel nuovo Una Pallottola Spuntata. Il mitico Paul Gatiss, attore nonché sceneggiatore del Doctor Who, rivestirà i panni di un presentatore dell’emittente ABC. L’interpretazione di Ebon Moss-Backrach sarà invece nascosta sotto i tanti effetti speciali che compongono l’adorabile “Cosa dagli occhi blu” Ben Grimm. Ugualmente nascosti dagli effetti speciali sono anche Ralph Ineson, “sotto” la corazza e tubi del gigante Galactus, Julia Garner “sotto” la laminata Silver Surfer, Matthew Wood a dare voce ai circuiti del robottino H.E.R.B.I.E.

Per la colonna sonora è stato scelto Michael Giacchino, autore dello score di The Lost, ma anche del re/immaginato score classico di Star Trek per i film di J.J. Abrams. Il direttore della fotografia è l’inglese Jess Hall, già coinvolto in Wandavision ma  che ricordiamo volentieri anche per aver lavorato a Hot Fuzz di Edgar Wright. Il produttore esecutivo è ovviamente, di nuovo e come sempre Kevin Feige: attivo nel Marvel Cinematic Universe fin dai tempi di Iron Man, del 2008, con questo nuovo film da il via alla “Fase Sei” del progetto supereroistico Marvel Disney. 


Una fase che inizia in un “universo narrativo” tutto nuovo e finora inesplorato, l’828, che vive in una realtà “vintage” retro futurista stile America anni '60, che la scenografa Kasra Farahani ha costruito con  chiari riferimenti visivi allo storico ciclo di storie dei Fantastici 4 di Lee e Jack Kirby, con suggestioni “pop” vicine alla graphic Novel Marvels di Busiek e Alex Ross (che è di fatto una reinterpretazione visiva “kirbiana” del 1994). Ispirati a Lee e Kirby anche i costumi dei 4, opera invece di Alexandra Byrne, come Il volto e il corpo de “La Cosa” e di Galactus, sono opera del sontuoso reparto effetti visivi, che annovera artisti di Industrial Light & Magic, Weta e Digital Domain. 

Dopo i due “simpatici” film sui Fantastici 4 realizzati da Story per 20th Fox, seguiti dal terribile “pastiche” del 2015 di Josh Trank, i fan attendevano con impazienza il momento di ricevere un film sui Fantastici 4 davvero convincente sul piano visivo quanto narrativo. 

Marvel Disney ha investito moltissimo nel progetto fin dalle primissime fasi produttive, con la chiara volontà di portare i Fantastici 4 nel posto per loro da sempre designato: al centro del Marvel Cinematic Universe come nuovi eroi di riferimento. Nuovi eroi pronti a combattere, al fianco dei tanti eroi Marvel Disney, proprio contro gli storici, amatissimi supercattivi dei Fantastici 4. Dagli insetti spaziai con il loro leader Annihilus al Super Skrull, dall’Uomo Talpa a quel Dottor Destino che nell’ultimo Comicon si è “svelato alla sala” impersonato dall’amatissimo “vecchio Iron Man”, Robert Downey Jr, annunciandosi come villain principale di un futuro film degli Avergers.

Già dall’ascolto delle primissime note della straordinaria colonna sonora, realizzata da un Michael Giacchino in piena forma, alla direzione di una intera orchestra sinfonica, si ha la sensazione di trovarsi al cospetto di qualcosa di magico e fuori dal tempo.

Una storia dal sapore squisitamente vintage, che sembra scritta e disegnata proprio da Stan Lee e Jack Kirby negli anni ‘60: piena di epica, tragedia e sottile ironia, sorretta con grande stile da una possente, titanica, rocambolesca e psichedelica rappresentazione visiva. Tutto esplode in dolci e polverosi colori pastello, in una New York in cui dominano auto dalle forme aguzze come ne I Pronipoti, un’“arte pubblicitaria” che avrebbe amato Warhol e mostri spaziali e astronavi degni di troneggiare sulle locandine e copertine della migliore Sci-Fi dell’epoca.

Tornando a questi “nuovi anni ‘60”, Disney sceglie di portare in sala il Comic supereroistico nella sua essenza più pura, “primordiale” e “ricercata” dai fan di vecchia data: una forma ideale di una “epica moderna”, votata all’azione e al divertimento, ma sempre ricca di intuizioni drammaturgiche che la rendono stratificata e ricca di simboli. Un intreccio in cui in modo dotto, come nei miti classici (seppur con “nomi diversi”), si affrontano sulla scena, giocando “con le maschere del teatro greco” divinità e semi-dei in perenne lotta: per il destino degli uomini, brame di amore e potere, torti e complotti. L’astuto Odisseo letto al liceo non appare troppo distante dall’astuto Mr Fantastic: entrambi “uomini di scienza”, esploratori di mari, galassie, come di ogni altro confine dello scibile umano. Eroi insoliti, in continua lotta con titani e se stessi.  

Miti greci che si fondono armoniosamente con la sci-fi anni '60, riportandoci con la mente proprio a quegli anni '60 in cui la fantascienza era, rispetto a oggi, qualcosa di avventuroso, “horror”, ma pure positivo, gioioso e carico di speranze. Qualcosa che faceva sognare di “vivere in un futuro” che oggi, in un mondo ritenuto da troppi “senza futuro”, facciamo quasi fatica a “nominare”. Un futuro che si può però felicemente ritrovare solo rileggendo Lee e Kirby, ma anche guardando in sala l’ottimo film di Shakman. 


Finalmente “torniamo” al cospetto di un Galactus “antropomorfo”, dopo che Story con poca lungimiranza nel suo secondo film lo aveva trasformato in una anonima accozzaglia di astronavi. Il divoratore di mondi, più alto della Statua della Libertà, appare meravigliosamente terribile quando regale, lento ma implacabile nella voce come nella forza distruttiva: un gigante così bello e possente che avrebbe potuto realizzarlo Ray Harryhausen. 

Un po’ strana e anche da qualcuno criticata l’idea di una Silver Surfer “al femminile”: che pur nei fumetti si può ritrovare, peraltro in un “sistema narrativo di universi paralleli” in cui nulla vieta che il Surfer classico torni protagonista in future pellicole Marvel Disney. Nel film di Story il ruolo era però stato certamente interpretato alla perfezione nella sua “iconografia più nota” dal grande Doug Jones. La prova di Julia Garner è comunque più che apprezzabile e tra lei e Quinn sembra essersi sviluppata sul set una chimica molto apprezzabile.  

Passando poi al quartetto di eroi, è davvero un piacere incontrare un “davvero roccioso” Ben Grimm, caratterizzato dalla voce profonda di Moss Bachrach e un corpo “di effetti speciali” che per la prima riesce a far trasparire la forza ma pure la tenerezza e malinconia  di un “uomo troppo grosso” (quasi un “parente” del Super della Novel “Contratto con Dio” di Will Eisner…), che si nasconde come un freak per le vie di New York, con abiti e scarpe “troppi grandi”, con un cappello e un lungo trench a coprirlo quasi del tutto, ma conferendo anche un’aura da detective hard-boiled. La nuova “fiamma”, sempre velocissima e scoppiettante nei suoi effetti visivi, rinasce come una riuscita variante estetica di Eminem. Non sarà il “Johnny surfista” di un tempo e del resto anche “l’altro surfista” del racconto abbiamo già detto come non appaia qui nella versione più canonica, ma Quinn riesce a renderlo molto divertente, più “arguto” della media dei Johnny Storm e quindi più interessante del solito, nonché “correttamente spericolato”. Vanessa Kirby dona a Sue Storm con i suoi occhi di ghiaccio e fisico slanciato, quasi “elfico”, tutta la regalità e potenza che il personaggio ha da sempre nei fumetti. La donna invisibile della Kirby anche solo con lo sguardo riesce a distinguersi per dolcezza e fervore. Madre e guerriera, diplomatica e supereroina dai poteri incredibili, il personaggio della Kirby è in grado di rubare a tutti la scena, con classe ed eleganza. Pedro Pascal ha purtroppo tra le mani un personaggio difficilissimo, complicato e contraddittorio. Un personaggio un po’ James Stewart e un po’ Vincent Price, ma anche un po’ Leonard Nimoy: un po’ cowboy e un po' mad doctor, ma pure un po’ “alieno”. Finora nessuno è riuscito a trasporre al meglio sullo schermo in tutte le sfumature il dottor Reed, ma la performance di Miles Teller, nella pur disastrosa regia di Trank, aveva di fatto colto qualcosa di importante e “intimo” sul personaggio Richards: un senso di paranoia che scattava in lui come “risposta” al suo “bisogno di accudire” i propri cari. Qualcosa compare felicemente anche nella interpretazione di Pedro Pascal. Il Reed di Pascal è decisamene un “buon Reed”, anche se forse ancora acerbo, forse emotivamente ”troppo caldo” per un personaggio che appare per sua introversa natura quasi freddo, iper-razionale e calcolatore. Nell’insieme il gruppo di eroi funziona comunque benissimo sullo schermo: tanto sul piano dell’ottima interazione tra gli attori, favorita da una sceneggiatura con afflati drammatici ma anche con interessanti sfumature brillanti,  quanto a livello di “potenza visiva”: quando vengono chiamati a scatenare al massimo i loro poteri contro creature simili a divinità. 

Fantastici 4: Gli Inizi ci è piaciuto tantissimo per la sua sontuosa messa in scena iper colorata, i dialoghi brillanti, le ottime interpretazioni ed effetti visivi in grado di rendere l’azione su schermo sempre spettacolare, interessante e roboante. 

La colonna sonora di Giacchino è incredibile e in grado di conficcarsi nel cervello dello spettatore per intere (piacevolissime) ore. 

La storia è semplice ma ricolma di Pathos e riesce a rendere davvero tridimensionali i personaggi sulla scena. 

Tutto “profuma” dell’epica di Jack Kirby e Stan Lee e non vediamo l’ora di assistere ad altre avventure del quartetto. Vedere Galactus su grande schermo al cinema è quella esperienza incredibile che ogni fan dei supereroi non può mancare. 

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