martedì 11 febbraio 2025

Sonic 3: La nostra recensione del film di Jeff Fowler, che prosegue le avventure cinematografiche del porcospino blu dei videogame Sega, introducendo un nuovo personaggio con la voce di Keanu Reeves

Siamo sempre dalle parti dei lussureggianti parchi naturali di Green Hills, nel Montana. Dopo le due sconfitte ai danni degli eserciti robotici del dottor Ivo “Eggman”Robotnik (Jim Carrey) e la formazione del “Sonic Team” (nome provvisorio), con lo scoiattolo a due code Tails (in originale con la voce di Colleen O’Shaughnessey) e l'echidna Knuckles (in originale con la voce di Idris Elba), è arrivato per Sonic (in originale con la voce di Ben Schwartz)  il fatidico giorno del “complearrivo”. 

Non essendoci un equivalente per lui del “compleanno”, lo sceriffo Tom (James Marsden) e sua moglie Maddie (Tika Sumpter), di fatto diventati i suoi “genitori terrestri adottivi”, in questo giorno hanno deciso di celebrare il momento in cui il nostro porcospino blu è arrivato sulla Terra, attraversando un magico anello dorato, in fuga dagli echidna. Il luogo della festa non è lontano dalla casetta sottoterra che si era scavato il porcospino per rifugiarsi nei primi tempi: piena di disegni, un divano, sogni. Tra tanta commozione e ricordi, arriva il momento centrale della giornata, prima della torta, striscioni e di tutto il resto. 

La prima edizione della gara per “il trofeo di famiglia”, nella quale sarà deciso, in via ufficiale e “superdefinitiva”, chi è il più super-veloce tra Sonic, Tails e Knuckles. Il tracciato è velocissimo, immerso nel verde, pieno di curve e tronchi da schivare stile overbike del Ritorno dello Jedi. Il posto ideale dove tutti e tre potranno dare fondo ai loro poteri super elettrico/cinetici/tecnologici, in totale sicurezza di animali, cose e persone. 

Knuckles è così determinato che è quasi più rosso del solito. Tails è pronto per sfoggiare il suo nuovo Jetpack a reazione perché comunque il regolamento glielo consente. Sonic è tranquillo e rilassato come sempre. I tre scattano, Knuckles passa in testa, ma la competizione viene sospesa, con l’arrivo dal cielo degli uomini della G.U.N. 

Le vecchie conoscenze governative insistono perché il Team Sonic (nome provvisorio) parta subito alla volta di Tokyo, per far fronte a una minaccia aliena che può essere fermata solo con le loro speciali abilità combinate. Si parla di un porcospino di colore nero, molto simile a Sonic ma con occhi rosso fuoco, nome classificato “Shadow” (in originale con la voce di Keanu Reeves), in possesso di poteri altamente distruttivi che potrebbero presto altamente distruggere la capitale del Giappone.

Shadow però è un osso troppo duro.

Nonostante la potenza dirompente che permette a Knuckles di farsi largo a pugni tra ostacoli e palazzi. Nonostante la tecnologia di tracciamento e inseguimento a reazione di Tails. Nonostante la super velocità che può trasformare Sonic in una sfera rotante di energia ed elettricità. Lo scontro si fa largo tra le vie di Shibuya come in Fast’n’furious 3 e sale lungo la struttura verticale della Tokyo Tower. Si infrangono forza di gravità e suono, si scombussola l’area con strani fenomeni meteorologici tra tuoni e fulmini colorati e tutto finisce in un unico, grande boato. 

Il team del porcospino blu a terra e ammaccato. Il porcospino nero che si dilegua nella notte, con aria triste e sotto la pioggia, alla guida di una rombante moto nera. 

Il giorno dopo, il comandate Walters (Tom Butler) predispone per i tre sconfitti un meeting informale in centro città. Viene scelto un locale “molto kawaii”, pieno di pupazzi animatronici peluccosi, in cui il trio può passare del tutto inosservato mentre parla con un militare.  

Walters ha per loro una storia. 

Inizia negli anni ‘70 quando è caduto sulla Terra, dalle parti dell’Oklahoma, un meteorite con al suo interno proprio quel riccio nero alieno. Un alieno affabile, con cui il professor Gerald Robotnik, il nonno di Eggman (a interpretarlo è sempre Jim Carrey, invecchiato con il trucco), sentiva di poter realizzare degli esperimenti, per cercare di comprendere e magari utilizzare quello che lui stesso definiva “il potere del caos”. Shadow sapeva sprigionarlo correndo dentro una specie di tapis roulant hi-tech all’interno di un centro di ricerche segreto, stile area 51 ma con tutte le comodità e confort. 

Era lì che operava nella vigilanza il giovane Walters. Nel laboratorio, tra un esperimento e l’altro, Shadow aveva fatto amicizia con la nipote di Eggman Maria (Alyla Browne). Insieme guardavano film e correvano sui pattini a rotelle, ballavano e la sera guardavano le stelle. A Shadow non mancava più la sua casa. 

Tuttavia, dopo un misterioso incidente, Robotnik era stato imprigionato dalle autorità e Shadow posto in una sorta di cryo-sonno, per tanti anni. Fino a che di recente, all’improvviso, si era destato. Seminando il panico a Tokyo.

Il racconto di Walters termina bruscamente quando irrompe sulla scena l’agente Stone (Lee Majdoub), il “leccapiedi” di Eggman. A quanto pare il dottore non è esploso nell’atmosfera al comando del suo robot gigante come tutti pensavano. È vivo e forse un po’ sovrappeso, perché ama ancora ingozzarsi di tacos mentre guarda in tv telenovele messicane. Ma sembra che il rapporto con il suo vice sia migliorato: da “leccapiedi” ora lo definisce “leccamico”. L’incontro con Stone porta i nostri eroi in giro per il mondo in cerca di risposte:  su Shadow e su chi ha rubato a Eggman i suoi “ovetti robotici”. Ma soprattutto porta Eggman a incontrare per la prima volta nonno Eggman, ultracentenario ma “in formissima”, per rivivere con lui in un solo pomeriggio, in realtà virtuale accelerata, tutta l’infanzia perduta. Nonno Eggman è così gentile e affettuoso che Eggman subito lo rinomina “ninnanonno”. I due scoprono di ballare benissimo e coordinatissimi nelle loro nuove tute colorata in Spandex rosso.

Ma c’è il mistero di Shadow da risolvere a colpi di scontri superveloci con robot-ovetti, ci sono da affrontare intrighi degni di 007. Così l’azione si sposta nel cuore di Londra, patria degli 007, dove “sotto copertura” potranno intervenire ad aiutare i nostri eroi anche lo sceriffo e sua moglie, che lasciati soli a casa si stavano annoiando tantissimo. 

Una mega struttura celata sotto Tower Bridge sta per tornare alla luce e forse segnerà l’inizio della fine del mondo. A meno che i nostri eroi intervengano con un attacco combinato e super veloce. A meno che il cristallo che racchiude i poteri di Super Sonic, celato in un luogo segreto ma facilissimo da trovare, non torni alla luce. 


Tornano al cinema i personaggi creati per Sega da Yuki Naka, Naoto Oshima e Hrozaku Yasuhara, in una storia ancora diretta dal bravo Jeff Fowler e scritta da Pat Casey e Josh Miller, a cui si affianca questa volta anche John Whittington, autore di Lego Batman

Squadra che vince non si cambia e quindi ritroviamo ancora quasi tutto il cast vocale, gli attori e i tecnici che hanno finora lavorato alla amatissima serie come allo spin-off televisivo su Knuckles. 

Jim Carrey “raddoppia”, vestendo contemporaneamente i panni di Ivo e di Gerald Robotnik e avendo il via libera di “scatenarsi a piena potenza”, libero e anarchico come solo ai tempi di Ace Ventura. In una continua serie di invenzioni facciali e corporali esilaranti, accompagnati da doppi sensi e battutacce, Carrey riesce a rendere Ivo bambino e ottuagenario, tenero e terribile, eroe e anti-eroe. “Cartoon” sullo stile dei cattivi di Yattaman (di fatto tutto il brand di Sonic “profuma di Yattaman”), ma anche figura sorprendentemente tragica, profondamente umana. 

James Marsden e Tika Sumpter, ma anche Lee  Majdoub e in una piccola particina Natasha Rothwell e Shemar Moore, rimangono perfettamente sintonizzati con personaggi che sanno essere sempre buffi, divertenti e “adatti a tutte le età, così come per il cast vocale si segnala un Idris Elba in piena forma, in grado di conferire al suo echidna ancora più sfumature “epico-buffe”.

Ma soprattutto entra in scena il porcospino Shadow con tutte le sue “50 sfumature di dark”.  Un “dark alla Lego-Batman”, mutuato  dall’arrivo del nuovo sceneggiatore ma pure offerto dalla voce, bassa e profonda, di un Keanu Reeves che pur in “veste di porcospino” profuma della tragicità di John Wick come del carisma di Neo di Matrix. Un “dark” a cui contribuisce anche la fotografia di Brandon Scott Trost: già attivo sulla serie su Knuckles, ma anche dietro le “luci cupe” di Halloween II e Le streghe di Salem di Rob Zombie, dietro i colori psichedelici e “aspri” di Crank: High Voltage e di Ghost Rider: Spirit of Vengeance di Neveldine e Taylor. 


Shadow e il suo lungo flashback, il suo destino difficile e l’incredibile presenza scenica sarebbero in grado di “mettere in ombra” quasi tutto il resto, fagocitando il film in un modo originale, fresco e per nulla scontato. La pellicola potrebbe prendere benissimo il suo nome e nessuno si offenderebbe, ma c’è da dire che ancora una volta gli sceneggiatori, Ben Schwartz e la Industrial Light and Magic sono riusciti a dare vita a un Sonic che non gli è per nulla da meno. Un Sonic “più adulto”, passato ormai fa tenero “furry” pasticcione a supereroe per caso alla Spider-Man, per infine essere un leader, strampalato ma anche risoluto. Un personaggio in costante evoluzione che non vediamo l’ora di conoscere meglio nel nuovo capitolo della saga, per altro già confermato, in cui le sue avventure prenderanno forse una piega diversa, magari “più fantasy”. Un bel Dungeons & Dragons a tutta velocità magari. 

Sonic 3 ci ha convinto in tutte le sue sfumature, multicolor e dark. L’azione sullo schermo è sempre veloce e concitata, divertente e irriverente come nello spirito dei videogame a cui la pellicola si ispira. I personaggi sanno essere ancora una volta “buffi” ma al contempo iniziano a diventare  sorprendentemente “epici”, anche quelli più “inaspettati.” Un film adattissimo per il pubblico dei più piccoli, ma in grado di divertire anche i più grandicelli, nonché i vecchi nostalgici dei videogame. La dimostrazione che portare videogame al cinema oggi è “tutta un’altra storia”, rispetto all’epoca folle e stranissima del Super Mario con Bob Hoskins.

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