sabato 7 settembre 2019

Provocazione: ha senso fare delle recensioni per i film che escono al Festival di Venezia?



Alcuni dei miei piccoli lettori a volte mi chiedono: "Talk0, perché non ci parli mai di Venezia?" 
Una ragione c'è. 
Prendetela come una specie di sfogo, perché questo pezzo non vuole essere qualcosa di diverso in fondo. La mia è più che altro una constatazione tragica, che non riguarda quei cinque film dal "titolo forte" che arriveranno anche nelle sale italiane, ma "tutti gli altri". Pellicole strane e spesso "aliene", che cadono come UFO in laguna, sorprendono un pubblico che magari non considerava nemmeno la loro esistenza e poi ripartono, per i pianeti lontani da cui erano venute, lasciando gli spettatori nel dubbio più totale circa il titolo del film, l'autore e la nazionalità. Anche se in molte province italiane i film del festival a volte vengono ri-proiettati nei cinema d'essai, l'effetto anche della pellicola più stupefacente sulla gente, passati un paio di giorni è: 
"Che te lo ricordi quel thriller fico coreano con quel tizio che sembrava Bombolo?". 
"Ma non era un film malese quello con Bombolo, tipo una commedia musicale? Ma non era morto Bombolo?". 
Fine. E se sei stato così sfortunato da non trovare i biglietti, il posto auto, il giorno libero, è finita. Sei nelle mani dei distributori italiani e dei cineforum che, bontà loro, qualcosa potrebbero pubblicare in futuro, forse. Che sia il Future Film Festival, Cannes, Sitges, Il Far East di Udine, la solfa è sempre la solita. Il film rimane una graditissima (sempre se gradita) stranezza passeggera per pochi fortunati "festivalieri". Che poi tra i "festivalieri" ti trovi davvero di tutto, compreso chi si pente di essere entrato in una sala dove proiettano qualcosa di cui ovviamente ignorava il contenuto (e come poteva saperlo?) e si rompe amabilmente le palle per tutto il tempo. Magari la sfortuna ha deciso pure che si tratti di uno di quei film particolarmente lenti e riflessivi, carichi di poesia (magari un po' ostica) e paesaggi infiniti (tutti da percorrere per i personaggi rigorosamente a piedi, in tempo reale, per chilometri e minuti di visione) stile Abbas Kiarostami. C'è chi cerca di "comprendere", chi si trattiene, chi bofonchia, chi proprio non ce la a e anche se in totale buona fede finisce per rompere le palle pure a te che gli stai a fianco. E spesso siamo pure noi stessi quelli che vorrebbero morire piuttosto che sorbirci altri 16 minuti magari di telecamera fissa e litania contadina in sottofondo. E ci sentiamo pure un po' in colpa "giudicati dalla cultura", in ginocchio sui ceci davanti a un'arte per noi inaccessibile, maledicendo i biglietti stra-esauriti di quell'altro film in concomitanza, magari Joker di Todd Phillips che avremmo visto più che volentieri. Vorrei elencare tutti i film che hanno ricevuto le più sperticate critiche favorevoli e che non sono mai arrivati alla distribuzione, ma sarebbe un elenco infinito di lacrime. Rimane bello "esserci" a questi festival, rimane assolutamente importante e vitale per mantenere vivace la curiosità e la passione del "cinema come media", grande contenitore di sogni ed emozioni. 
Ma a questo giro voglio parlarvi solo dei film che davvero arriveranno in sala, quando arriveranno per tutti in sala. E se ci vorranno anni, ve ne parlerò tra anni. Non voglio farvi sbavare nella vana attesa di un film magnifico che non vedrete mai perché non ha trovato un distributore né un servizio ondemand che almeno lo sottotitoli in italiano. 
E allora qualcuno in genere mi dice: "Però ogni tanto parli del Far East di Udine! Allora fai delle preferenze?!".
Vero, quando posso, lo faccio. 
Talk0

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