Il
sessantenne Max non vede i suoi amici da molto tempo e si trova come non mai in
una crisi nera a livello economico e familiare. Il divorzio, la grande casa
delle vacanze da vendere, la voglia di lasciarsi abbandonare a se stesso,
magari con un bicchierino in più del sempre ottimo vino francese locale. Poi la
sorpresa, i suoi amici, con cui aveva passato una vacanza a due poco devastante
nove anni prima, si rifanno vivi, tutti insieme, suonando alla porta di casa. È
una sorpresa, sono lì per festeggiare il suo compleanno anche se Max non ama
festeggiare il compleanno e le altre feste comandate e da principio si
arrabbia, sbraita, li caccia tutti via, poi li rincorre, si scusa, li abbraccia
e sarà di nuovo festa, come nove anni prima. Una settimana di festa in cui
incontrarsi di nuovo, incazzarsi, sorridere, piangere, perdere per strada
qualche figlio e scoprire, come troppo spesso si dimentica di fare, che al
mondo, se si guarda intorno, non si è mai davvero soli. Forse.
Dopo
nove anni il regista Guillaume Canet decide di riportare insieme la ciurma di
Piccole bugie tra amici, un enorme successo commerciale del cinema d'oltralpe.
Il cast è ricchissimo e riprende negli stessi ruoli tutti gli attori, che nel
tempo si sono fatti conoscere anche per altri ruoli dalle nostre parti. C'è la
nevrotica Marie, mamma single interpretata dalla stupenda Marion Cotillard che
abbiamo visto in Inception, Forget Paris e ne Il cavaliere oscuro il ritorno.
C'è il misterioso e ricco Eric, interpretato dal Gilles Lellouche dello splendido
C'est la vie (anche da noi recensito) e di 7 uomini a mollo (pure questo
nelle nostre pagine). Max, il protagonista è Fracois Cluzet di Quasi Amici,
c'è in una piccola parte Jean Dujardin di The Artist. Il cast è ricco,
divertente e fracassone quanto malinconico come si conviene a un film corale
seguito di un altro film corale. È un po' Il grande freddo di Kasdan, è un po'
Stanno tutti bene di Tornatore, è diretto con uno stile di "recitazione di
pancia", cordiale quanto sanguigna, nel solco di molto cinema nostrano di
successo, tra Ozpetek e Muccino , tra Paolo Genovese (Perfetti sconosciuti) e
Carlo Verdone (Compagni di Scuola). Si urla molto, ci si mena, spesso ci si
tuffa nel melodramma tra fiumi di lacrime, ma sempre e incredibilmente, e questa
è una cifra precisa del cinema francese che lo fa discostare da quello
italiano, si riesce spesso a riemergere, a scoprire momenti di
leggerezza, quasi a "volare". Così le oltre due ore della pellicola
volano via e stringono gli spettatori nell'abbraccio di una prima distrutta ma
poi ritrovata famiglia allargata, dalla quale infine quasi dispiace separarsi
per uscire dalla sala.
Il film
funziona anche se accusa qualche strattone, fisiologicamente dovuto dal numero
di personaggi da gestire in scena. La parte finale della pellicola coinvolge il
gruppo in una specie di mini-avventura dalle premesse deboli e schematiche, ma
dalla soluzione finale interessante. Più o meno siamo sullo stesso livello
delle Piccole Bugie, ma il film si può vedere autonomamente per poi, se gradito, recuperare il primo.
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